Extra 7: Contro le regole


Anche Merlino ha compiuto lo stesso rituale per proteggersi da Medb circa millequattrocento anni fa. Il tempo vola, eh? Comunque, Rosmarino, tutto ciò che dovrai fare sarà disporre dei mazzetti di sorbo selvatico legati con un filo rosso nei quattro punti cardinali della stanza, creare un cerchio con i ramoscelli di sambuco e i funghi delle fate, e infine pronunciare una preghiera. Non importa quali siano le parole, basta che siano sincere. E' un incantesimo molto potente, perché legato alla volontà di fare del bene a qualcuno. Può essere interrotto solamente se la persona che lo recita si fa prendere da sentimenti negativi, come paura e dubbio, o se le sue intenzioni mutano e si rivelano maligne.

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Se vuoi sapere com'è andata allora, sappi che Merlino cercò di radunare gli ingredienti il più veloce possibile e, una volta inviato a Uther un falso messaggio in modo che si precipitasse in un lontano accampamento per motivi militari, il mago ne approfittò per entrare nelle stanze di Ygraine, serrando la porta alle sue spalle e ordinando alle guardie di non far entrare nessuno e di non spaventarsi se avessero udito dei rumori strani.

«Myrddin, sei sicuro che funzionerà?» sussurrò Ygraine, stringendo a sé il piccolo Artri, mentre gli baciava la testolina ricoperta di impalpabili capelli castano scuro. Il neonato era abbandonato fra le braccia della madre e non emetteva suono, a parte un respiro lieve e affaticato. Il suo volto era pallido e alla sua abituale energia si era sostituita un'apatia totale. Lo sguardo del bambino era assente, e non cercava nemmeno il latte di Ygraine. La maledizione di Medb stava divorando le sue energie più rapidamente del previsto.

Merlino era molto agitato, io lo percepivo. Non era sicuro che quel rituale avrebbe funzionato. Non era nemmeno certo di sopravvivere a quell'incantesimo, dato che avrebbe richiesto un'ingente quantità di energia rimuovere la maledizione radicata in Artri, ma non aveva intenzione di piegarsi al volere di Medb un'altra volta. Fare del male a una creatura indifesa era sbagliato. Per colpa sua Gorlois era morto, e Merlino non aveva intenzione di lasciare che Medb causasse altro dolore a Ygraine. La regina era già costretta a vivere sotto le attenzioni asfissianti e la volgarità di Uther, buono solo a fare la guerra e a strusciarsi contro tutte le donne affascinanti su cui posava lo sguardo. Non aveva bisogno di altra infelicità nella propria vita.

Gli umani cui Merlino aveva voluto bene si potevano contare sulle dita di una mano: sua madre Ynvare, Ygraine e Freya. Sua madre era morta, e io sapevo quanto a Merlino mancasse il suo affetto: aveva sempre saputo che suo figlio era speciale, che era troppo intelligente e le persone l'avrebbero sempre odiato per questo, additandolo come emarginato. Le uniche altre persone che lo avevano fatto sentire apprezzato e compreso erano proprio Ygraine e Freya, e non voleva perderle per niente al mondo.

Credevo di esserci anche io fra le sue piccole felicità, e questo mi faceva sentire onorato, come se avessi qualcosa di speciale.

Sai, Rose, allora Merlino era molto diverso. Ora avrà anche l'aspetto di un giovane, ma la sua anima è arida. Lo dimostra il fatto che io sia qui a parlare con te, anziché a rincantucciarmi nella sua tasca.

Come? Se Merlino esiste veramente?

Ma certo, Rose. Più brontolone e acido che mai, ma non ha ancora smesso di calpestare queste terre. Credevo ti ricordassi di lui... no? No. Va bene, credo di aver capito. Riprendiamo col racconto.

Dunque, ti stavo dicendo delle paturnie di Merlino. Ecco, lui voleva rimediare alla sua vita di cieco servizio a Medb, dunque decise di aiutare Ygraine.

Disse a lei e a Freya di allontanarsi e non avvicinarsi finché l'incantesimo non fosse stato completo, e raccolse il fagotto di Artri. Si sedette a gambe incrociate nel cerchio di ramoscelli e cominciò a recitare una preghiera, mentre cospargeva la schiena del bambino di cenere di sambuco.

Anche io assistetti dall'esterno, rannicchiato contro il collo di Freya. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere.

Man mano che Merlino andava avanti nella sua preghiera, cantilenando a voce sempre più bassa, i mobili della stanza cominciarono a tremare, e le fiamme delle candele a ingigantirsi, arrivando a bruciacchiare le frange del letto a baldacchino di Ygraine.

Una luce verde che ricalcava la sagoma della runa emerse dalla schiena di Artri. Il bambino scoppiò a piangere, ma Merlino continuò, gli occhi chiusi, le sopracciglia contratte, una mano posata proprio dove c'era la runa. Le sue dita erano diventate rossastre, come se stessero ribollendo per via dell'energia negativa che Merlino stava tentando di estirpare dal corpo del bambino.

«Artri!» singhiozzò Ygraine, non riuscendo più a ignorare i lamenti del piccolo.

Cercò di raggiungerlo, ma Freya la trattenne con fermezza per un braccio.

«Ferma dove siete. Lo sta aiutando. Presto sarà tutto finito, Lady Ygraine. So che è molto difficile per una madre assistere al proprio bambino che soffre senza poter fare nulla, ma in questo caso potete solo affidarvi a Myrddin. Vi prego, pazientate.»

Ygraine emise un gemito soffocato, premendosi una mano sulle labbra, ma non disse più nulla, stringendo convulsamente le maniche della propria veste da camera. I suoi occhi luccicavano per le lacrime.

All'improvviso Freya sussultò per lo spavento e per poco non caddi dalla sua spalla. Alla finestra, mentre artigliava l'aria tentando invano di entrare, c'era Medb. I suoi capelli muschiosi fluttuavano come anemoni nello spazio circostante, la pelle color ebano rifletteva la luce ormai accecante delle candele, e il suo bel volto si era trasformato in una maschera demoniaca ricoperta di bozzi e rughe. Dalla sua bocca sporgevano le zanne di un orso assetato di sangue.

«Myrddin!» ruggì, la voce che echeggiava nella stanza come se a parlare fossero state cento persone. «Myrddin, cosa stai facendo?»

Merlino non rispose, continuando a cantilenare, ma una ruga sulla sua fronte mostrava che aveva percepito la presenza della sua signora.

Medb gridò e ci tappammo tutti le orecchie, nel tentativo di tenere lontani gli stridii che uscivano dalla sua gola, un richiamo di morte peggiore di quello di una banshee.

«Non oserai disobbedire, Myrddin. Io ti conosco. So cosa c'è nella tua mente e nel tuo cuore, tu odi gli umani. Li hai sempre odiati! Non ti hanno mai accettato fra loro, mentre io ti ho permesso di camminare fra le mie fila. Ricordati che sono stati quei mostri a versare il sangue di tua madre! Non mi tradirai, mio Mundbora» continuò Medb, mentre Merlino voltava il capo in sua direzione, guardandola, nonostante le sue labbra stessero continuando a recitare la preghiera per salvare Artri. «Sì, Myrddin. Lo sai che sarai sempre infelice fra loro. Sei ancora in tempo per tornare indietro. Vieni da me... lascia perdere il bambino.»

Per un terribile istante pensai che Merlino si sarebbe alzato e avrebbe raggiunto la finestra, posando la propria mano su quella tesa di Medb. La Daone Sith aveva recuperato il suo aspetto attraente, e aveva un'espressione supplice in volto. Comprendere le emozioni di una creatura tanto complessa è quasi impossibile, ma credo che fosse davvero disperata per l'ipotesi di perdere la stima di Merlino. Solo che non sapeva di averla già perduta.

Gli occhi del mago erano arrossati per via delle lacrime trattenute, che gli scivolarono lungo le guance. Avrebbe voluto dire a Medb che gli dispiaceva, ma preferì utilizzare il poco fiato che gli restava per portare a termine il rituale.

Dalla schiena di Artri si liberò uno sbuffo verdastro; la maledizione evaporò assieme a esso, e Medb cacciò un urlo tale da rompere tutti gli specchi nella stanza.

Quel suono sconvolse i sensi a tutti i presenti e, poco dopo, ci risvegliammo accasciati a terra. Le candele si erano spente e l'aria era satura di fumo. Freya emise un mugolio, raccogliendomi da terra, mentre si portava l'altra mano al viso. Un rivolo di sangue le colava dal naso, e se lo pulì con malagrazia su una manica dell'abito da uomo che indossava.

«Myrddin» sussurrò, con voce flebile.

Ygraine era accasciata accanto a lei, i capelli color oro pallido sparsi sul pavimento come un velo. La sua veste lasciava scoperti i polpacci generosi da nobile di campagna e i piedi dalla punta arrossata. La regina emise un lamento, pulendosi anche lei il viso su una mano, del tutto dimentica dell'etichetta.

Dei timidi vagiti richiamarono subito l'attenzione di Ygraine, che gattonò verso il centro della stanza, dove si trovava già Freya, china su Merlino.

La regina guardò il mago con il cuore in gola, gli occhi sbarrati.

«Myrddin?» lo chiamò, accarezzando una delle sue mani, pallide come il marmo.

Il Mundbora stava stringendo Artri al petto, come se avesse voluto proteggerlo, e il bambino si era aggrappato al suo mantello in pelliccia d'orso. Non stava più piangendo, e da lui provenivano solo dei versi di apprezzamento per la consistenza del tessuto sotto le sue manine. Ygraine deglutì a fatica e sfilò il piccolo dalle braccia inerti di Merlino per controllare che stesse bene. Artri le afferrò una ciocca di capelli, tirando con la sua solita irruenza, ma la regina gli diede un bacio sulla fronte, lieta che lui fosse tornato a tentare di liberarla dal suo scalpo. «Artri sta bene, grazie agli dei. Ma cos'ha Myrddin? Freya... sei la sua apprendista, vero? Dimmi che si riprenderà.»

Io trovai il coraggio di controllare lo stato di salute di Merlino solo in quel momento, facendo capolino dalla chioma di Freya.

Il volto del Mundbora era privo di espressione, le sue labbra socchiuse. Le guance, di solito rosate, avevano una tinta giallastra, e dei suoi occhi era visibile solo una strisciolina biancastra.

«Freya» ripeté Ygraine, con voce spezzata. Aveva sempre avuto dei sentimenti contrastanti per Merlino. Da un lato non si era mai dimenticata che era stato lui il responsabile della morte di Gorlois, dall'altro era l'unico amico che avesse in quel castello freddo e inospitale, circondata da uomini bruti, che amavano guerreggiare e cantare canzonacce, facendo commenti non appena Uther non era vicino a lei. «Ti prego, dimmi che sopravvivrà. Non ho mai voluto che morisse.»

Io avvertivo il tremito di Freya e le accarezzai il collo, cercando di infonderle un po' di coraggio. Vedere che Merlino non reagiva quando lei gli passava le mani fra i capelli o gli stringeva le dita era scoraggiante, ma sentivo che c'era ancora un alito di vita in lui, malgrado l'incantesimo l'avesse sfinito.

«Possiamo ancora fare qualcosa, Freya» le dissi. «Myrddin ti ha insegnato un sacco di cose, non devi farti prendere dal panico.»

«Sono solo un'apprendista» sussurrò lei, tentando di non far trasparire la propria agitazione. «E'... non sono in grado di riportarlo da questa parte. La mano avida della Cailleach si sta stringendo su di lui, la posso avvertire.»

«E tu non lascerai che se lo prenda senza almeno provare ad allontanarla, Freya! Non farti prendere dalla disperazione. Myrddin è ancora qui, con te

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