Capitolo 33: Costellazioni sconosciute (2/2)


Se ne andò a recuperare il vecchio re, intento a sogghignare con due Tritoni che gli stavano mostrando dei tridenti, sostenendo che fossero più letali dei suoi artigli. «Non credo proprio, signori. I miei artigli li farebbero a fettine, quei vostri stuzzicadenti!»

Artri si abbandonò a una risata ruggente e Rose strinse il ciondolo che portava al collo per darsi un po' di coraggio. Avvertiva lo sguardo insistente di Wulfric sul viso e non riusciva più a ignorarlo. Era così assurdo. Aveva voluto quello che stava accadendo fra loro due da sempre. Non era affatto una ragazza timida. Non riusciva a capire perché vicino a lui dovesse trasformarsi in un bradipo silenzioso.

«Ho fatto qualcosa che non va?» chiese lui, accarezzandole goffamente una mano.

«No, no» mormorò Rose. «Non hai fatto niente.»

«E' da quando abbiamo raggiunto il Mondo del Giallo che sei strana. C'è qualcosa che ti tormenta, non è vero? Te l'ho detto, puoi parlarmene. Sono qui apposta, Rose.»

La ragazza trovò la forza di guardarlo in viso e avvertì una serie di brividi scenderle lungo la schiena e i fianchi. A differenza di Artri, Wulfric era a proprio agio vestito in modo elegante. Nonostante avesse odiato essere sempre imbellettato da bambino e dover indossare la cravatta ogni volta in cui usciva coi genitori a cena fuori, portava molto bene quegli abiti. Era abituato a essere appariscente, sia per via della sua ricchezza che per il suo aspetto massiccio. Difficile non notarlo in una folla.

Era stato quello a spingerlo ad adottare abiti più umili e a tentare di nascondersi fra gli altri, pregando di passare inosservato. Era rimasto così poco del bambinone buono di cuore ma cieco ai problemi degli altri che Rose aveva conosciuto; quel Wulfric che le stava davanti la faceva sentire inadeguata.

Gli avevano fatto indossare un paio di pantaloni di seta decorati con dei fili d'argento e una casacca viola sulla quale spiccava un motivo a pesci che ne decorava l'orlo. Alla vita portava una cintura bianca, e da essa pendeva un pugnale tempestato di pietre lunari. I suoi capelli erano stati appiattiti contro la fronte, e una treccina decorata da perline di zaffiro gli scendeva lungo il collo. All'orecchio destro portava un orecchino raffigurante un Anello di Claddagh, simbolo di unione e lealtà, che consisteva in un cuore stilizzato racchiuso fra due mani e sovrastato da una corona.

I suoi occhi azzurrini erano limpidi e trasmettevano esattamente quello che le aveva appena detto. Voleva solo aiutarla e far parte del suo mondo, non capiva perché lei non glielo permettesse.

Rose toccò di nuovo il talismano di Ilioputli e poi posò la sua mano sopra quella di Wulfric, racchiudendola fra le proprie. «Mi dispiace. E' solo che... pensavo ad Alan...»

«L'avevo immaginato. Ma puoi parlarmene, Rose! Quante volte ti devo dire che non sei sola? Non devi tenerti tutto dentro. Ti fa male.»

Rose deglutì e, all'improvviso, avvertì una pressione all'interno del petto, come se fosse stata sul punto di soffocare.

«Rose...»

«Io non voglio diventare come Myrddin. Non voglio vivere solo per vendicarmi, perché ho aspettato troppo» farfugliò la ragazza, col cuore in gola. «Mi sento come se finissi per far stare male tutti quelli attorno a me, ed è proprio quello che è successo a Myr, e io non voglio...»

Wulfric scosse la testa e la strinse in un abbraccio. In quel momento l'intera tavolata scomparve assieme al caos della festa, e ci furono solo loro due, circondati dalle lanterne fluttuanti. «Tu non sei come Myrddin. Neanche lontanamente, Rose. Perché continui a pensare queste cose?»

«Non riesco a fidarmi di nessuno. Quando ci provo, sento come se ci fosse un muro davanti a me. Ero riuscita ad aprirmi con te, eppure mi sento di nuovo spaventata, come se tornasse a formarsi una barriera attorno a me. Io non voglio soffrire più, Wulfric. Prima Alan, poi Myrddin... non sopporterei se qualcun altro cui voglio bene mi tradisse, e ti amo così tanto che non so nemmeno come riuscire a parlartene. Mi si attorciglia la lingua ogni volta.»

Wulfric sciolse la stretta e la guardò negli occhi. I loro volti erano talmente vicini che Rose poteva sentire il profumo della sua pelle, quell'odore di sandalo che ormai le era familiare. «Dovresti saperlo, ormai. Io preferirei tagliarmi un braccio, anziché usarlo per colpirti, Rose. Ti puoi fidare di me. Totalmente» mormorò Wulfric. «Però come posso mostrartelo? Cosa devo fare per convincerti che io...»

«No, no, no» gemette Rose, sfiorandogli il viso con una mano. Gli poggiò la testa sul petto e si sentì in colpa anche solo per aver tirato di nuovo fuori l'argomento. «Tu non mi devi convincere di niente, sono io a essere una sciocca.»

Quella parola, "convincerti", l'aveva ferita, perché aveva visto un tale dolore negli occhi di Wulfric, nel momento in cui lui l'aveva pronunciata, che le si erano strette le viscere. Era tutta colpa di Rose, che non riusciva a fidarsi di nessuno.

«Non sei una sciocca» disse Wulfric, facendo per accarezzarle i capelli.

Rose non riuscì più a sopportare di stargli vicino e sgusciò fra le sue braccia, correndo verso il percorso che portava alle terme dei Tritoni. Non riusciva a capire perché fuggisse sempre quando c'era il bisogno di trovare il coraggio. Non aveva avuto paura di Morgaine nel Mondo del Verde, ed era stata pronta a offrirle il beneficio del dubbio. Perché non riusciva a fare lo stesso con Wulfric, che era così cambiato? 

---

L'unico rumore era quello della fontanella che sciabordava fra le radici delle mangrovie prima di immettersi nella polla d'acqua. La superficie del laghetto era liscia, fatta eccezione per le perturbazioni della fontana, e talmente limpida che si poteva vedere il fondo.

Rose si era allentata i lacci del vestito per respirare meglio e aveva gettato lontano le scarpe in un moto di rabbia. Aveva immerso i piedi nell'acqua e li stava osservando come se fossero stati due propaggini estranee.

Si sentiva mortificata. Il talismano di Ilioputli non era servito a niente. Era Rose il vero problema. Si portava una spina di angoscia nel cuore sin da quando era ragazzina, e non aveva fatto altro che ingigantirsi tutte le volte in cui qualcuno le aveva voltato le spalle o l'aveva delusa.

Sapeva che non bisognava aspettarsi niente da nessuno, eppure le era inevitabile. Wulfric le sembrava così perfetto per lei che non poteva esistere davvero. Era una montatura, un modo per farle abbassare la guardia ancora una volta.

Però lei voleva solo stargli vicino. Com'era possibile vivere seguendo due direzioni opposte? Doveva scegliere una strada, altrimenti sarebbe sempre rimasta sospesa in quel limbo che era peggio di qualunque altra tortura.

Ci fu un fruscio alle sue spalle e le orecchie di Rose si mossero in direzione del rumore. Non era un fruscio minaccioso, di un predatore che si acquatta, ma quello di qualcuno che voleva segnalare la propria presenza per non spaventarla.

«Ti stavo cercando» mormorò la voce di Wulfric.

Era così calda.

Si inginocchiò accanto a Rose e le passò un braccio attorno alle spalle. La ragazza si irrigidì e si rilassò lentamente, per poi appoggiarsi contro di lui.

«Ero preoccupato. Mi dispiace averti detto quella cosa, non avrei dovuto.»

«No, hai ragione. Non è giusto che io mi comporti così» mormorò Rose. «Tu mi piaci, Wulfric, più di chiunque altro. Eppure ho un freno.»

«Penso sia normale, dopo tutto quello che è successo. Sei stata tradita da delle persone importanti per te e non vuoi rivivere l'esperienza. Ti stai solo proteggendo.»

Rose lasciò che la voce di Wulfric l'avvolgesse un altro po' e portasse lontano la sua paura.

«Non voglio essere come Myrddin» ripeté la ragazza, in tono più deciso. «Non voglio perdere tutte le occasioni che mi si parano davanti perché ho paura di soffrire.»

Si voltò verso Wulfric e, nonostante stesse ancora tremando, si allungò verso di lui. Cercò le sue labbra e lasciò che incontrassero le proprie. Erano calde e morbide.

«Rose... ne sei sicura?»

Lo baciò un'altra volta, e un'altra ancora, e percorse la sua mandibola con le labbra, scendendo fino a raggiungere l'incavo del collo. I nervi di Wulfric si tesero sotto le sue mani e il suo respiro diventò più accelerato. Rose sciolse i laccetti che bloccavano la tunica di Wulfric e infilò una mano sotto la stoffa per poter toccare la sua pelle.

«Sì, sono sicura. Non voglio più avere paura di te. Mai più.»

Wulfric deglutì a fatica e annuì. Si tolse la tunica, che scivolò a terra in un cumulo di pieghe, scoprendo il petto. Cominciò ad armeggiare con il vestito di Rose con crescente urgenza.

«Per gli dei... 'sti cavolo di laccetti...»

Quel commento allentò la tensione e Rose si mise a ridere. Era sempre Wulfric. Sciolse i lacci per lui, finché il vestito non le scivolò lungo i fianchi. Le si bloccò a metà vita e Rose gemette.

«Artri aveva ragione. E' talmente attillato che neanche respiro a momenti» sbottò, trattenendo il fiato per finire di toglierlo.

La gonna si radunò a terra come un fiore e la ragazza si distese sopra al vestito. Wulfric le fu sopra un istante dopo e riprese a baciarla. Rose gli passò le braccia sulla schiena e avvertì i suoi muscoli guizzanti sotto le dita. La sensazione del suo corpo contro il proprio non era spaventosa come aveva creduto. Aveva pensato che si sarebbe sentita vulnerabile, ma Wulfric invece la faceva sentire protetta, al sicuro.

«Scusa se...» sussurrò Rose, fra un bacio e l'altro. « ...sono stata così. Non ho mai voluto che tu stessi male.>

«Non ti devi scusare» mormorò Wulfric. «A me dispiace solo di non fare di più per aiutarti. Vorrei tanto non avessi dovuto subire quello che è stato, ma non posso cambiarlo. L'unica cosa che posso fare è starti vicino.»

Rose si sentì sul punto di piangere, ma si trattenne. Non voleva lui pensasse fossero lacrime di tristezza. In quel momento si sentiva felice e soprattutto amata, come non le era mai successo.

Un attimo dopo anche gli ultimi vestiti che avevano indosso finirono nell'erba e si ritrovarono uniti. Non fu come Rose si aspettava, veloce e doloroso, ma una danza lenta, che culminò con loro due appoggiati l'uno sull'altra, i nervi tesi, mentre i loro corpi venivano attraversati da ondate di piacere.

Il rilassamento che ne seguì li indebolì per qualche istante, e trassero un sospiro appagato. Rose si stese accanto a Wulfric e appoggiò la testa sulla sua spalla. Chiuse gli occhi e ascoltò il suo respiro.

Restarono in silenzio, godendo della reciproca compagnia. Wulfric cominciò ad accarezzarle i capelli e Rose sorrise.

«Ti va di fare un bagno?» le chiese lui, parlando sottovoce.

Lei annuì e si immersero nell'acqua, guardando il cielo notturno. Era tempestato di luci che si univano in costellazioni sconosciute.

«Sono così felice di aver scelto questo mondo, quel giorno» mormorò Rose, stringendo la mano di Wulfric. «E te.»

«Se non l'avessi fatto, sarei rimasto nel mondo degli umani» disse lui, sorridendole nell'oscurità, rischiarata solo dai pistilli luminescenti delle ninfee. «Non me ne sarei fatto niente di un'eternità senza di te.»

---

N/A: spero che il capitolo via sia piaciuto :) Dicevo che sarebbe successo qualcosa... XD Manca poco alla fine della terza parte, e finalmente, nel capitolo 36, arriverà qualcuno che aspettate e di cui si è parlato molto :D

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top