Capitolo 32: La terra desolata (3/3)
Una volta che l'aria densa di sospensione della Volta Variante tornò a riempire loro i polmoni, Rose si premise di rilassarsi. Erano usciti dal Mondo del Verde. Ce l'avevano fatta sul serio, tutti e quattro, Urchin compreso.
Il folletto aveva preferito lasciare che lei si godesse la riunione con Wulfric prima di riprendere a subissarla di chiacchiere. Da quando avevano raggiunto la Volta Variante si era stabilito nel colletto del mantello di Rose.
«Che posto orrendo» fu il suo primo commento quando si trovarono davanti al territorio inesplorato.
Artri si chinò per raccogliere della terra fra le dita, scuro in volto.
«Questa terra si sta seccando» mormorò, lasciando che la sabbia rossastra gli scivolasse dalla mano, disperdendosi nel vento.
«Che cos'è successo?» chiese Wulfric.
Il ragazzo si accucciò e altrettanto fece Rose, posando le mani a terra. Le venne spontaneo chiudere gli occhi e restare in ascolto, in attesa dei sussurri di quella landa. Ma, se le era capitato di avvertire una vibrazione vitale più o meno vivida in tutti i luoghi dove aveva messo piede, quel luogo era un buco nero. Lì non c'era niente di vivo, nemmeno degli insetti nelle profondità del suolo. Era solo una terra sterile, dove non scorreva un singolo rigagnolo d'acqua.
Rose spalancò gli occhi e guardò Artri, che le rivolse un sorriso tirato. «Vedo che l'hai sentito anche tu. Qui non c'è acqua. Nemmeno una goccia.»
Wulfric si alzò in piedi e si batté i vestiti, lo sguardo fisso sulle crepe apertesi nel terreno.
«Il Mondo dell'Azzurro appartiene a Nimueh. E questa Volta Variante...»
«Esatto. La Volta è connessa al mondo di Nimueh.»
«Credevo che le Volte fossero dei mondi indipendenti, delle pause fra l'una e l'altra sfera dell'Oltremondo. Com'è possibile che la Volta soffra per la scomparsa della Dama?» mormorò Rose, incrociando le braccia sul petto.
«Già, e poi, se è vero che ogni mondo è appartenuto a una Daone Sith in passato, perché le altre Volte e i mondi stessi non sono andati in rovina?»
«C'è stato un periodo in cui anche quei mondi hanno sofferto, subito dopo la morte delle loro fate elementali, le loro Daone Sith. Però, dopo un lungo periodo, l'energia ha dovuto trovare un nuovo ospite, ed è così che i Nani, gli Gnomi e gli Elfi del Fuoco hanno acquisito un potere maggiore, diventando loro stessi i vessilli del potere racchiuso nell'area. Essendo distribuito, il potere non è più intenso come all'interno di un'unica fata, e fra di loro non c'è una vera e propria scala sociale. A livello di capacità magiche sono tutti sullo stesso livello, anche se, ovviamente, ci sono i fortunati e i poco dotati anche fra loro.»
Artri riprese il cammino e si sistemò il mantello sulla bocca per non inspirare la sabbia che si sollevava a folate dal terreno. Un sole viola troneggiava sulle loro teste, punzecchiandoli coi suoi raggi. Rose si coprì a sua volta e agitò la borraccia. Le era rimasta poca acqua, e lì non ci sarebbe stato modo di rifornirsi. Pregò che nel Mondo dell'Azzurro fosse sopravvissuta almeno qualche fonte.
«La Sfera di Nimueh è un caso particolare, perché lei, di fatto, non è morta, dunque il suo potere non può essere ridistribuito fra le fate di grado inferiore presenti nel Mondo dell'Azzurro. E' come se fosse prigioniera in una segreta attraverso la quale le è impossibile utilizzare i suoi poteri o trasmettere la sua energia al mondo che è legato a lei e ai suoi Mundboran. Persino Avalon potrebbe cadere a pezzi, se la situazione non cambiasse. Dopotutto è solo un distaccamento del Mondo dell'Azzurro, una lingua di magia allungatasi sul mondo degli umani. Basterebbe un nonnulla per farla precipitare in un vortice di nulla.»
«Adesso sì che mi sento rilassato. Se non riuscissimo a sistemare la situazione in tempo, in pratica andrebbe tutto in malora» sbottò Wulfric, abbandonandosi a una risatina disperata.
Artri lo guardò con un sorrisetto, mentre si stuzzicava la barba incolta. «Mi sono ritrovato in situazioni peggiori. Come quella volta, con Parsifal e Lancillotto. C'era anche Galahaad, non vi dico quanto è stato imbarazzante, quando lui si è messo in testa di cercare quella coppa, come si chiamava...»
«Il Graal?» suggerì Rose.
«Già! Quella. Allora mi era sembrato tanto importante, mentre adesso...»
Artri si ammutolì e restarono in silenzio a lungo, prima che Rose rindirizzasse la conversazione sul binario precedente.
«Dunque è per questo che gli altri mondi non stanno marcendo. L'energia è stata redistribuita. Ma la Volta Variante perché sta subendo lo stesso fato del mondo di Nimueh?»
«Ah, scusami. Credo di aver perso il filo del discorso.»
«E' coerente quanto il suo vecchio maestro» brontolò Urchin, inarcando un sopracciglio. «E' tanto se non mi si sono già bloccate le rotelle, ad ascoltare i suoi farfugliamenti.»
Artri emise un ringhio d'avvertimento e fulminò il folletto con lo sguardo. «Ho molta fame. Ti consiglio di non stuzzicare un orso che non mangia da due giorni, potresti finire male, folletto.»
Nella mente di Rose e Wulfric si riavviò il nastro che conteneva la scena in cui Artri sbudellava i conigli e vennero attraversati da un brivido.
«Artri, le Volte» gli ricordò Rose per distrarlo.
«Giusto. Le Volte» mormorò il vecchio re, perdendo l'aggressività. «Vi ricordate quel discorso sul fatto che l'Oltremondo e gli dei non sono nient'altro che esseri che si aggrappano ad altri mondi per sopravvivere? Sul fatto che abbiano bisogno del credo della gente per andare avanti?»
«Certo che me lo ricordo» risposero Wulfric e Rose, perfino con lo stesso grado di seccatura. Ascoltare Artri era peggio di seguire una di quelle telenovelas che prima di far accadere qualcosa di nuovo dovevano ripercorrere le puntate precedenti per il cinquanta percento dell'episodio.
«Le Volte Varianti sono lo stesso. Sono altri mondi, che si sono aggrappati alle Sfere dell'Oltremondo. Ogni Sfera può averne anche centinaia. Nelle Volte un tempo vivevano creature ancor più antiche degli dei, talmente vecchie che nemmeno Finvarra le ha mai viste. Ne ha solo letto in alcuni vecchi manoscritti che è riuscito a decifrare, anche se sarebbe meglio chiamarli PlanetoScritti: si trattava di codici incisi su tutto il terreno delle Volte Varianti, e per giunta molti di essi sono andati perduti a causa dell'erosione. Tutto ciò che si sa delle Volte Varianti è che rispondono alle leggi che vi ho descritto, ovvero che la morte lì è terribile e, se si muore troppe volte in quel luogo, si finisce per venirne assorbiti. E, soprattutto, cambiano e seguono delle regole tutte loro. Impossibile capirci qualcosa. Ti devi solo adattare al flusso, in base alla nuova Volta in cui ti ritrovi, e pregare di essere fortunato.»
Rose pensò che il mondo degli umani non era poi così diverso. Forse un giorno, quando nell'Oltremondo anche l'ultima fata fosse scomparsa, anche quello si sarebbe trasformato in una Volta Variante, legata al mondo degli umani. Forse le Volte Varianti stesse e il modo in cui si alternavano non erano altro che i residui di antiche civiltà che si erano aggrappate l'une all'altra per sopravvivere: delle creature raggiungevano vette inimmaginabili, diventando dei onnipotenti, e, un po' alla volta, venivano assoggettate a nuove, strane regole, che li spingevano a ricercare il supporto di mondi inferiori per sopravvivere, i mondi materiali che avevano abbandonato tanto tempo addietro. Poi il mondo semplice cui si aggrappavano cominciava a crescere a sua volta, e un giorno anche lui si sarebbe ritrovato nella loro stessa situazione. Un ciclo destinato a ripetersi all'infinito, una scatola cinese senza fondo.
«Per quanto terrificante, trovo che tutto ciò abbia un che di poetico» mormorò Wulfric. «E' come se la vita si rinnovasse, e dalla morte di un'altra civiltà nascesse la successiva.»
«Lo si può vedere anche nelle micro-epoche della storia umana. La vita è come un'onda.»
«Come Nimueh» sussurrò Rose. «E senza acqua non c'è vita. Senza le fonti... adesso capisco perché sono tanto importanti, specie per le fate. Le fonti sono vita in sé.»
Sembrava che le fate, più che nutrirsi di alimenti veri e propri, riuscissero a sopravvivere grazie a dei simboli.
«No. E' solo acqua, e noi abbiamo sete» disse Urchin, grattandosi la testa.
Rose scoppiò a ridere e, dopo un istante, anche Artri e Wulfric si unirono a lei, ognuno per il loro motivo. L'unico a fissarli perplesso fu Urchin, che si tormentava la punta del naso. «Che ho detto di così divertente?»
«Niente, è che forse hai ragione. Forse la spiegazione di tutto sta in una risata, e le fate come te l'hanno capito.»
Urchin si grattò più intensamente il naso, come se questo lo aiutasse a concentrarsi. Si strinse nelle spalle e tornò a rincantucciarsi nel colletto di Rose. «Certo che ho ragione. Io ho sempre ragione.»
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Quando raggiunsero l'ingresso del Mondo dell'Azzurro, Rose aveva le labbra ricoperte di taglietti. Avrebbe dato qualunque cosa per una lacrima d'acqua. Le sembrava quasi di non riuscire a respirare.
Guardò il deserto che si erano lasciati alle spalle e si appoggiò contro Wulfric per trovare conforto. Chiuse gli occhi. Aveva un tale bisogno di riposare. Non ne poteva più di mettere un passo dopo l'altro e arrancare contro le folate del vento impietoso che agitava i loro mantelli come delle bandiere. Non ne poteva più nemmeno di proseguire con gli occhi socchiusi per impedire che le si depositasse uno strato di sabbia sulle palpebre; quel paesaggio arido, popolato solo da alberi striminziti e cespugli di rovi, le era diventato odioso.
Il vento era così forte che persino le torce di fuoco azzurro all'ingresso della Sfera di Nimueh riuscivano a stento a restare accese.
Artri bussò alla porta di massiccia acquamarina che bloccava l'ingresso, e restò in attesa. Poco dopo una finestrella si aprì nel minerale, e un paio di occhi privi di sclera, simili a due globi d'acqua, li osservarono dall'altra parte.
«Sì?»
«Sono Artri, il Grande Orso» si presentò il re, sollevando una mano in segno di saluto. Chinò leggermente il capo e indicò Rose e Wulfric, dai quali provenne un mugolio. Erano talmente stanchi da non riuscire a sollevare la testa, che tenevano posata l'uno sulla spalla dell'altro. «Questi sono i miei allievi. Voglio dire, sono allievi del mio maestro, quindi penso che per forza di cose siano... no. Lasciamo stare, cancelli tutto quello che le ho detto finora. Sono le mie zavorre. Ecco, questo è più sensato.»
«Dio, sei stato silenzioso tutto il tempo e ora tiri fuori il papiro?» gemette Rose, premendosi le mani sugli occhi.
Artri si schiarì la gola e sorrise alla custode, malgrado stesse facendo ticchettare gli artigli.
La creatura dall'altra parte lo valutò attentamente. «Ti lascio passare solo perché hai i bambini. Non ci piace lasciare in giro dei cuccioli, se possiamo evitarlo. Ma i musi duri come te non li vogliamo qui, Artri.»
«Ma certo, certo. Non è che potrebbe aprire la porta? Così, gentilmente...»
La creatura sospirò e chiuse la finestrella. Un istante dopo, la porta cigolò, scivolando di lato. Rivelò un corridoio umido, costellato di ampolle d'acqua luminosa dai colli stretti e lunghi che si incontravano sul soffitto, formando degli archi che costeggiavano l'intero percorso.
La creatura che li aveva accolti, una figura alta ed evanescente che sembrava fatta di acqua, disse ad Artri di seguirla. Il re le rivolse un sorriso smagliante, prima di voltarsi verso i ragazzi. La sua facciata cordiale cadde nello stesso momento in cui le ebbe dato le spalle, e rivolse loro un ringhio imperioso.
«Muovete il culo, ragazzetti. C'ho fame. Non so per quanto ancora riuscirò a non vedervi come due cosciotti a misura umana.»
Rose e Wulfric si alzarono con un grugnito di fatica e si trascinarono dietro di lui. Una volta che la porta di acquamarina si fu richiusa alle loro spalle, gli parve di essere diventati sordi per l'improvvisa assenza di suono. Niente più vento, niente più fischio nelle orecchie.
«Certo che ha preso pure il brutto carattere dal suo maestro» commentò Urchin, inarcando un sopracciglio.
Artri gli rivolse un ruglio assassino e il folletto si nascose in un secondo, perdendosi fra le pieghe del mantello.
«C'è ancora della strada da fare, e non abbiamo tempo. Potrete riposare dopo, ma ora dovete camminare!» ordinò il Grande Orso, prima di mettersi in marcia dietro alla custode dell'ingresso.
La creatura che sorvegliava l'entrata rivolse uno sguardo di disapprovazione ad Artri e si avvicinò a loro. Si poteva vedere attraverso di lei, e le immagini apparivano deformi, come quelle in un bicchiere rovesciato. Era una Ninfa d'acqua, e la prima cosa che fece fu far apparire due bicchieri di ghiaccio colmi di liquido trasparente.
«Ecco. Bevete, bambini. Presto saremo dall'altra parte, ci vuole solo un ultimo sforzo. Non badate a ciò che dice quel bruto...» Artri grugnì. «... si è dimenticato cosa significhi avere la vostra età. Dirò alle altre ninfe di preparare un banchetto per voi, mentre riposerete. Sappiamo quello che state facendo per noi e per la nostra signora, e non potremo mai esservi abbastanza grati.»
Rose trangugiò l'acqua come se fosse stata l'elisir della vita eterna, e sospirò di soddisfazione. Quindi cominciò a rosicchiare il ghiaccio, lasciando che il fresco riparasse le piaghette sulla sua lingua.
Quella Ninfa le stava simpatica. Sicuramente lo era più di Artri, nonostante non ci volesse molto.
«Perché tutti ci chiamano bambini?» sussurrò il ragazzo, mentre si posava il bicchiere sulla fronte, gemendo di sollievo.
«Che ci chiamino come vogliono. Se hanno l'acqua, non ho intenzione di offenderli» disse Rose, dandogli una spallata scherzosa.
Wulfric emise uno sbuffo e, come lei, si premette il bicchiere sulle labbra.
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N/A: vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino a questo punto, ragazzi :) Spero che la storia continui a intrigarvi e che non vi stiate annoiando... nel prossimo capitolo ci saranno degli elementi che piaceranno in particolare ad alcune persone, e che aspettavano da un bel po'. La storia di Rose mi ha aiutata a scrivere di questi aspetti dell'esistenza e ad avvicinarmi a un personaggio femminile, cosa che non avevo mai fatto prima per una storia tanto lunga.
Mundbora è stato scelto alla prima selezione dei Wattys. Sono felice di questo traguardo, e anche se non andrò avanti nelle successive fasi del concorso, sono soddisfatta del fatto che diverse persone abbiano seguito questa storia :) Alla prossima!
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