Capitolo 32: La terra desolata (1/3)
Rose tossì e si coprì il viso con un lembo del mantello per non respirare la polvere che ancora saturava l'aria. Nonostante il fianco dolorante, allungò una mano verso lo stivale destro e ne estrasse un pugnale di vetro.
Dove diavolo era la strega? Non poteva essersi allontanata molto. Quando uno dei muri portanti aveva ceduto e i detriti erano piombati in mezzo alla strada, Morgaine era ancora distesa poco lontano da lei.
Rose la cercò con lo sguardo e restò immobile, con le labbra socchiuse. Ci aveva visto giusto, Morgaine era ancora con lei, ma nell'ultimo posto in cui si sarebbe aspettata di trovarla: la Mundbyrnes era bloccata sotto uno strato di pietre che le avevano schiacciato le gambe.
Rose abbassò lentamente il pugnale, con un sorriso incredulo. La maledetta aveva preso male le misure ed era stata vittima della sua stessa trappola. E poi dicevano che la vita non aveva il senso dell'umorismo.
Rose si avvicinò con cautela al corpo inerte della donna e le posò due dita sotto la mandibola. Fece una smorfia: il suo battito cardiaco era ancora presente, nonostante fosse fievole. Se solo Morgaine fosse morta nell'impatto, Rose avrebbe avuto un pensiero in meno. Non se la sentiva di pugnalarla mentre era indifesa, malgrado fosse consapevole che quella strega non si sarebbe fatta tali problemi se i loro posti fossero stati invertiti. In più, c'era un altro motivo per cui non poteva ucciderla. Aveva bisogno del suo aiuto per rimuovere la maledizione, e Rose non era sicura che sarebbe scomparsa, se Morgaine fosse morta... anche se era più probabile incontrare un tricheco che vendeva churros in una di quelle grotte, piuttosto che la Mundbyrnes decidesse di curarla.
Rose non ebbe tempo di pensare al da farsi, perché le giunsero all'orecchio dei latrati familiari. Unholdan, molto vicini. Doveva darsi una mossa a scappare da lì e, purtroppo per lei, non avrebbe potuto farlo da sola.
Rose rimosse le pietre che bloccavano Morgaine, si strappò le maniche della tunica e le usò per legarle polsi e caviglie. La depositò accanto a una roccia ricoperta di foglie verde acido e la esaminò rapidamente: aveva una gamba rotta. Sarebbe stato troppo difficile trasportarla così, quindi Rose decise di farle bere un sorso dalla borraccia che portava in vita, contenente acqua recuperata da una delle fonti guaritrici.
La ragazza si parò davanti al muro di roccia e lo accarezzò lentamente. Non c'erano falle né passaggi che portassero dall'altra parte della gola. Solo un solido torso di pietra che bloccava la strada.
«Artri! Wulfric! Mi sentite?»
Rose restò in ascolto, ma gli altri non risposero. Erano rimasti bloccati dall'altra parte, in una delle miniere di smeraldo. Lei e Morgaine avrebbero dovuto immergersi nelle caverne per sbucare dall'altra parte, e Rose ignorava quanto tempo ci avrebbero impiegato.
Rose scoccò un'occhiata alla Mundbyrnes. I latrati degli Unholdan si stavano avvicinando, non potevano più aspettare lì. A malincuore la ragazza si issò Morgaine sulle spalle ringraziando gli dei per il suo peso piuma, e arrancò lungo il sentiero di pietra che attraversava il monte. La pietra era venata di striature verde acceso che luccicavano al bagliore alieno del sole morente. Rose non aveva idea per quanto tempo fosse stata priva di sensi, ma stava per farsi notte. Forse Artri e Wulfric la stavano cercando proprio in quel momento, però non aveva tempo per rifletterci ulteriormente. Doveva trovare un riparo, e in fretta. Ormai i ringhi degli Unholdan le facevano pizzicare il collo.
A un certo punto notò un'apertura nella gola abbastanza grande da poterci passare la notte. Rose non riusciva quasi più a camminare, il fianco le bruciava e la fronte grondava sudore. Aveva bisogno di riposare, e quel posto era ideale, dato che gli Unholdan erano troppo grossi per entrarci.
La ragazza si infilò nel cunicolo e proseguì a testa bassa. Morgaine sbatté la fronte un paio di volte, ma Rose non ci fece troppo caso. Il corridoio roccioso era buio, ma le continue aperture sul soffitto dovute alla porosità della roccia provvedevano un po' di luce. Il terreno era disseminato di erba secca e piccoli arbusti dall'aspetto mediterraneo che producevano delle bacche coriacee. Rose non si fidava abbastanza da mangiarle, però sarebbero state utili per accendere un fuoco.
Solo quando i versi degli Unholdan furono abbastanza ovattati, Rose decise di accamparsi. Depositò Morgaine a terra con un grugnito e crollò poco lontano, premendosi una mano sul fianco, ansimante. Si sentiva come se avesse avuto la febbre alta: le palpebre si incollavano, la bocca era arida, le gambe tremanti. A stento riusciva a muoversi, e un odore pungente emanava dai suoi vestiti. Rose deglutì a fatica e scostò la tunica, esponendo il fianco. Le venature verdastre nella sua carne erano ancor più evidenti, e la pelle aveva assunto una tinta grigiastra. Dalla ferita proveniva puzzo di sangue lasciato al sole. Ogni volta in cui Rose abbassava le palpebre, il cerchio verde nella sua testa riprendeva a stringere, riducendo il proprio diametro un millimetro alla volta.
La ragazza inspirò a fondo, cercando di calmarsi. L'agitazione le avrebbe solo fatto sentire più dolore. Fu così che abbassò la tunica e si mise a impilare l'erba secca e i ramoscelli per accendere un focherello; lì era sicuro farlo, i fori sul soffitto avrebbero permesso al fumo di uscire.
«Ti divorerà dall'interno finché di te non rimarrà soltanto un guscio vuoto» disse una voce rauca, con una risatina. «Ogni volta in cui verrai ferita dalla magia, il processo si accelererà... e vedo che siamo già a buon punto.»
Rose abbassò lo sguardo su Morgaine. La donna la stava guardando coi suoi occhiacci e un sorriso macabro le tagliava il volto. Decise di non darle soddisfazione.
«Immaginavo si trattasse di qualcosa del genere. Però tu potresti liberarmi da questa schifezza, non è vero?»
Morgaine rise di gusto, sollevando della polverina verde dal pavimento. «Se speri che io decida di liberarti, ti sbagli di grosso, ragazzina. Sei una sporca serva di Nimueh. Hai avuto solo quel che ti meriti.»
Rose scosse la testa e tornò a occuparsi del fuoco, sfregando fra loro due ramoscelli. Morgaine aveva una gamba rotta e l'acqua guaritrice che le aveva somministrato era troppo poca per avere un effetto immediato. Che quel cane di Medb abbaiasse pure, ormai non aveva più denti con cui mordere.
Poco dopo delle fiamme verde brillante scaturirono dal legno, e Rose allungò le mani su di esso per scaldarsi. Malgrado si sentisse febbricitante, aveva freddo. Si aggrappò alla borraccia e bevve l'acqua guaritrice a grandi sorsi. Doveva essere abbastanza forte da raggiungere Artri e Wulfric non appena fosse sorto il sole. Il dolore si attenuò e il cerchio verde venne avvolto da uno strato buio che le diede un po' di sollievo.
Rose riaprì gli occhi e scoprì che Morgaine la stava fissando. I suoi occhi da felino avrebbero dovuto spaventarla, ma era troppo stanca anche solo per riuscire a pensare. Quando il dolore del cerchio se ne andava, lasciava dietro di sé solo terra desolata.
«Perché mi hai salvata?» chiese Morgaine. «Penso tu sia consapevole che, non appena mi sarò ripresa, la prima cosa che farò sarà tagliarti la gola.»
«Sinceramente non lo so» mormorò Rose. «Ho pensato fosse da vigliacchi lasciare che gli Unholdan ti mangiassero viva. A tua differenza, non colpisco gli altri a tradimento.»
Morgaine sorrise. «Oh, sei come il mio fratellino, allora. Una persona onorevole. Che stupidaggini. In battaglia colpisci per primo o muori.»
«Vorrei davvero vederti mentre cerchi di colpirmi con quella gamba rotta. Nemmeno tu puoi camminare, messa così. Dimmi, ti fa male?»
«Perché? Ti interessa?»
«No. Per niente. L'unica ragione per cui ti ho portata qui è perché vorrei consegnarti ad Artri. Mi pare che lui abbia qualche conto in sospeso con te, o sbaglio?»
Morgaine digrignò i denti e si dimenò. «Quello che c'è fra me e mio fratello non sono affari tuoi, lurida mocciosa. Se mi togliessi queste corde, ti farei vedere quello di cui sono capace.»
Rose si strinse nelle spalle e fece finta di niente. «Ringhia quanto vuoi. Tanto io non ti libero. Comunque, sappi che non ce l'avevo nemmeno con te, prima che mi conficcassi una sciabola nella pancia. Sei stata tu a metterti in questa situazione, così come Medb. Questa lotta fra noi è talmente inutile. Abbiamo tutti a cuore le fate, non vedo perché dovremmo continuare a odiarci.»
La ragazza giocherellò con il pugnale di vetro e guardò il soffitto della caverna, attraverso il quale si riuscivano a scorgere delle costellazioni mai viste prima. Si sentiva svuotata. Trovarsi in una grotta da sola in un mondo ostile era già abbastanza, ma essere costretta a parlare con quel mostro folle di Morgaine era anche peggio. Sapeva bene che era come conversare con un muro, ma non poteva farne a meno. Il dolore al fianco la spaventava, e cercava di dare aria alla bocca per non pensarci.
«L'unica persona con cui sono furiosa è Myr» sussurrò Rose, rivolta più a se stessa che alla strega. «E' stata solo colpa sua. Avremmo potuto vivere in pace, se non fosse stato per lui. E' stato lui a mettere Medb e Nimueh l'una contro l'altra.»
Il sorriso di Morgaine si era affievolito durante il suo discorso, fino a scomparire. Ora la donna la guardava con serietà, come se stesse cominciando a considerarla degna di attenzione. «Myrddin è sempre stato così. Il maestro degli inganni, bravo a raccontare bugie a tutti, specialmente a se stesso. Si dice di fare la cosa giusta, e nel mentre distrugge tutto quello che ha intorno.»
Rose si inumidì le labbra secche con la lingua e occhieggiò la borraccia. Quanto avrebbe voluto bere ancora, ma non poteva, o l'acqua non sarebbe bastata fino al mattino. «Sembra che tu lo conosca bene.»
Morgaine rise di nuovo e i suoi occhi si ridussero a due fessure. La sua risata assomigliava a quella di una bambina capricciosa, in grado di passare dalla solennità alla presa in giro in un battito di ciglia. «Io lo conosco meglio di chiunque altro. Medb ha influenzato la mia nascita in modo che mi trasformassi nella nemesi di Myrddin. Punirlo è l'unico scopo per cui sono venuta al mondo.»
C'era qualcosa di molto triste nelle sue parole, e in quel momento Morgaine perse l'aura inquietante che aveva sempre avuto. A Rose parve una persona sola, che non aveva mai conosciuto la vera gioia. Aver dedicato una vita a far soffrire qualcuno per conto di Medb avrebbe spezzato la mente di chiunque.
«Mi dispiace che le cose siano andate in questo modo.»
«E perché?» sibilò la strega, stringendo le mani per la rabbia.
«Perché non credo che tu abbia avuto una vita molto felice.»
Il volto di Morgaine si increspò come quello di una tigre che mostra le zanne. «Che ne vuoi sapere tu di me? Sei solo una ragazzina sciocca, non capiresti mai quello che ho passato.»
Rose la guardò con la coda dell'occhio. «Forse hai ragione. Non posso capire, però posso immaginare. Artri mi ha raccontato di te.»
Morgaine sussultò nell'udire il nome del fratello e restò in silenzio. Rose lo interpretò come un permesso di continuare.
«Mi ha detto della morte di Ygraine, e che Uther è diventato l'ombra di se stesso, dopo aver perso lei e Artri. Ha lasciato il regno nelle mani di Medb, mentre Myr si è preso tuo fratello. Artri non sapeva nemmeno di te, Morgaine, altrimenti avrebbe cercato di aiutarti. Ma Myr? Come ha potuto voltarti le spalle? Anche tu eri figlia di Ygraine. E' stato meschino a essere così indifferente. Ti ha lasciata da sola, in balia di Medb. Sei una vittima delle azioni di Myr, come tutti noi. L'unica colpa che abbiamo è stata sperare in lui.»
Rose tacque e restò in attesa di una reazione. Morgaine però si era rannicchiata in un punto della caverna e stava fissando il soffitto. Il suo sguardo era vacuo, come se non fosse più lì. Poi, proprio quando Rose si era rassegnata all'idea che la loro conversazione fosse finita, la Mundbyrnes parlò.
«Medb è stata la sola a mostrarmi un briciolo di comprensione. Per il resto del mondo sono sempre stata la figlia del demonio, nata sotto il segno di una dea folle. Myrddin mi ha lasciata a marcire con lei, e ha tradito la Regina. Per quanto tu pensi il contrario, Medb teneva davvero a Myrddin e all'umanità. Tutto quello che ha fatto, dall'alba dei tempi, è stato per ricordare agli uomini da dove venivano e quali fossero le loro radici. Medb non è del tutto malvagia. E' come una madre severa ma giusta.»
Morgaine tornò a guardare Rose e il solito sorriso sprezzante le danzò sul viso. «Tu non puoi capire. Sei stata amata, sempre, anche se percepisco del dolore in te. Anche Artri è stato amato, e persino Myr. Tutti voi avete sperimentato l'amore. Io invece sono nata solo per venire odiata. Se fossi stata al mio posto e Medb ti avesse offerto la sua comprensione, dimmi, cos'avresti fatto per lei?»
«Non so nemmeno se sarei sopravvissuta. Però non credo avrei agito in modo diverso.»
Per Morgaine Medb aveva lo stesso significato che per Rose avevano Wulfric e la sua famiglia, racchiusi in un'unica figura. Medb era l'intero mondo di Morgaine. Rose non dubitava che la Mundbyrnes sarebbe stata disposta persino a togliersi la vita, se la Daone Sith glielo avesse chiesto.
«Ma Artri? Penso ti volesse bene, e che te ne voglia ancora. Ho sentito come parlava di te.»
«Non voglio discutere di lui» sibilò Morgaine, in tono secco. «Era dalla parte di Myrddin, quella sbagliata. Non c'era altro da fare, andava ucciso.» La Mundbyrnes tacque e guardò Rose dritto negli occhi. «Proprio come te.»
Quanto accadde in seguito si verificò in una manciata di secondi. Morgaine si liberò dai legacci che la bloccavano e scattò in piedi con un colpo di reni. Rose portò una mano al coltello e menò un fendente, ma Morgaine lo schivò piegando la schiena all'indietro. Colpì il braccio di Rose con due dita, e una scossa di dolore le risalì lungo la spalla. L'arto le ricadde inerte sul fianco. Non riusciva più a muoverlo.
Morgaine contrasse una delle mani ad artiglio, e le sue dita si ricoprirono di fuoco verdastro. Rose non poté fare niente, mentre quell'arma avanzava verso il suo fianco. Un bruciore intenso esplose nel suo addome quando quei cinque pugnali roventi affondarono nella carne. Il grido che echeggiò nella caverna fu così straziante che le parve quello di un'estranea. Rose si accasciò contro Morgaine, incapace di restare in piedi, e la Mundbyrnes la accompagnò a terra.
«Avevi... una gamba rotta...» rantolò Rose, la testa inerte sulla roccia.
Morgaine abbozzò un sorrisetto. «Guarisco più in fretta di quanto tu possa immaginare.»
La Mundbyrnes ritrasse la mano ricoperta di sangue violaceo dal suo fianco e si alzò in piedi, guardandola dall'alto in basso. Era la statua di una dea, paragonabile a Medb. Rose non aveva mai avuto una sola possibilità contro di lei.
L'immagine della Mundbyrnes si stava sfocando, trasformandosi in una tavolozza di acquerelli.
«Sei libera» disse la voce di Morgaine, ormai lontana. «Per quanto tu mi creda un'assassina a sangue freddo, neanche a me piace combattere contro un avversario inerme. Ma la prossima volta che ci incontreremo... presto... non avrò pietà.»
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