Capitolo 31: Il volo dell'Aquila (2/2)


Urchin era rannicchiato su una minuscola amaca, sospesa nel vuoto assieme a quelle di diversi suoi compagni. Erano tutti talmente stanchi da essersi addormentati non appena i loro corpi avevano sfiorato la stoffa. In quella parte del campo c'era un silenzio completo.

Rose abbandonò il nascondiglio sicuro dei cunicoli sotterranei e gattonò verso i letti dei folletti. A malincuore, Artri era stato costretto ad affidare a lei quel compito: era più piccola e silenziosa, e sarebbe stata più difficile da notare rispetto a lui o a Wulfric, entrambi dalla corporatura imponente.

La ragazza era stata felice di accogliere quell'opportunità, e voleva riuscire a dimostrare a quei due di poter essere utile.

Dei Nani pattugliavano la zona di riposo, camminando fra i letti con le mani conserte dietro la schiena, e Rose dovette stare attenta a evitarli. Quando raggiunse la brandina di Urchin, la ragazza fece scivolare con delicatezza le mani nella stoffa e lo nascose nel colletto della sua tunica. Il folletto si allarmò e si dibatté nel tessuto, ma si tranquillizzò non appena ebbe riconosciuto l'odore di Rose.

«Rose!» gemette, con le lacrime agli occhi. «Credevo di avervi perso! Mi dispiace averli seguiti, mi sono fatto ingannare come uno stupido. E' bastata la promessa di banchettare con dei buoni profumini dell'Oltremondo, e mi hanno rinchiuso in una gabbietta mentre ero ancora stordito dal cibo. Prima che potessi dire "bè", mi sono ritrovato nelle miniere dei Nani! Credevo che non ne sarei più uscito.»

«A noi non è andata molto meglio, Urchin» rispose la ragazza, parlando talmente piano che i fruscii della sua veste erano più rumorosi. «Ma ti tirerò fuori di qui, promesso. Adesso fai silenzio. Non dobbiamo farci sentire.»

Il folletto annuì e si aggrappò all'orlo del colletto senza dire più nulla. Diede il via libera a Rose, e lei gattonò rapida fra i letti fino a raggiungere il cunicolo di Artri e Wulfric.

Il primo la guardò con le sopracciglia aggrottate, come se si aspettasse delle grida d'allarme da un momento all'altro, mentre Wulfric le rivolse un ampio sorriso.

«Ce l'hai fatta!» esclamò, e la strinse in un rapido abbraccio spacca-costole. Le sue mani indugiarono su Rose, che sciolse con gentilezza la stretta, mentre lo guardava di sottecchi. Si vergognava per averlo trattato male poco prima. L'espressione di Wulfric si ammorbidì, come se volesse dirle che l'aveva perdonata, e il ragazzo si focalizzò su Urchin. «Sei ancora tutto intero, amico?»

«Sì, anche se puzzo in modo terribile» piagnucolò il folletto, cercando di ripulirsi dalla polvere giallastra che aveva intriso i suoi vestiti. «E' una tortura per me restare qua sotto. Giuro che non voglio più vedere un Nano in vita mia!»

Rose annuì e guardò Artri, che si stava già avviando senza dire niente.

«E gli altri prigionieri?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia. «Non possiamo lasciarli qui.»

«Siamo solo in tre, bambina. Per quanto possiamo essere furbi, non riusciremmo a liberarci di tutti questi Nani» le fece notare il Grande Orso. «Purtroppo dobbiamo lasciarli qui.»

Rose guardò Wulfric e scoprì che lui aveva la sua stessa espressione dubbiosa.

«Rose ha ragione. Non possiamo andarcene senza liberarli.»

Rose sorrise al ragazzo, mentre da Artri proveniva un ringhio di frustrazione.

«Adesso non fate gli eroi! Stiamo cercando di mantenere un profilo basso. Se facessimo scappare i prigionieri, tutti saprebbero che siamo passati di qui e che voi siete riusciti a scappare dalla Volta Variante dove vi avevano rinchiuso. E' questo che volete? Che l'intero Oltremondo ci sia alle calcagna?»

Rose strinse i pugni. «Siamo dei Mundboran, non possiamo lasciare che delle fate vengano trattate come schiave da...»

«...Altre fate!» completò Artri. «Voi due ancora non capite un bel niente dell'Oltremondo. Non avete realizzato quanto sia pericoloso. Persino degli Gnomi sono riusciti a tenervi in scacco!» Artri puntò contro di loro un dito artigliato e mostrò i denti. «Qui ci sono almeno duecento Nani. Se non scappiamo adesso, ci prenderanno e potrete dire addio al vostro desiderio di salvare Avalon: se voi moriste nell'Oltremondo, non esistereste più nel mondo materiale. Non potreste più tornare indietro, come me, e dovreste dire addio a Geodfrith e a tutti quelli che contano su di voi. In battaglia è importante capire dove si trovano i propri limiti e accettarli, altrimenti si perderà sempre.»

Il sapore della bile risalì lungo l'esofago di Rose. Non era giusto lasciare lì tutte quelle creature. Non era giusto e basta, anche se secondo Artri erano troppo deboli per affrontare i Nani. Rose aveva già abbandonato la sua famiglia e aveva lasciato Avalon nelle mani di Medb. Non aveva intenzione di abbandonare anche gli schiavi dei minatori.

Rose guardò Wulfric in cerca di supporto, ma il ragazzo la evitò. Si era fatto intimorire da Artri.

«Bene» sibilò Rose. «Allora neanche tu vuoi aiutarmi.»

«Rose...»

«No. Ho capito. Farò da sola.»

Rose stessa si stupì della propria aggressività. Non era mai stata tanto determinata in vita sua.

«Aspetta» cercò di dissuaderla Urchin, tirandole il colletto. «Artri ha ragione. Sei stata bravissima, mi hai salvato, ma siete pochi e vi manca l'esperienza! Ti prego, non voglio che tu muoia.»

Anche lui le dava contro, adesso! Rose emise un ringhio soffocato e, dopo averli guardati un'ultima volta, li mandò mentalmente a quel paese. Allungò una mano sulla roccia per darsi la spinta e piombare fra i lavoratori, e fu allora che avvertì una mano sulla spalla. Tutto diventò buio, e Rose si accasciò respirando a fatica per il dolore. Era come se avesse avuto un pungiglione infuocato piantato nel fianco, e un cerchio di fiamme verdi le stringeva il capo. Le orecchie le fischiavano e si sentiva sul punto di vomitare.

Tutto ciò durò a malapena qualche istante, perché subito dopo venne inghiottita dall'oscurità, che portò con sé anche il cerchio luminoso che le serrava la coscienza.

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Un chiacchiericcio lontano le solleticò l'udito e la fece tornare alla realtà.

«Si riprenderà presto, vero?»

«E' solo un incantesimo stordente, ma a quest'ora avrebbe già dovuto svegliarsi. Non vorrei aver calcato troppo la mano.»

L'eco dei passi sulla pietra si moltiplicava fino a trasformarsi in un trapano che le perforava le orecchie. Rose emise un gemito di dolore e si portò una mano al fianco ferito. Il marchio di Morgaine le pulsava nella carne come un cuore alieno. Il cerchio luminoso che aveva visto poco prima di perdere i sensi era talmente stretto che le faceva venire la nausea.

«Rose! Rose, mi senti?»

Qualcuno le stava scuotendo delicatamente un braccio.

La ragazza riuscì ad aprire gli occhi di mezzo centimetro e scorse il volto di Wulfric attraverso una spessa nebbia verde. «Il fianco» rantolò. «Fa male.»

«Dio santo, che facciamo? Artri, ti prego!»

«Calmati, ragazzo! Fammi vedere la ferita.»

Delle dita fredde si posarono nel punto esatto in cui la spada di Morgaine era affondata nella carne di Rose. Premettero, e la ragazza urlò, gettando indietro la testa. Il cerchio infuocato che le serrava il cranio minacciò di affondarle nel cervello, e il fianco esplose in un falò verde che si diffuse nel lato destro del suo corpo. Le dita si ritrassero e Rose si accasciò fra le braccia di Wulfric, che la guardava inorridito.

«Questo è male, molto male» sussurrò la voce cavernosa di Artri. «Dobbiamo portarla alla prossima Volta Variante e cercare una fonte guaritrice. Presto.»

«La farà stare meglio?»

«Per un po' sì, ma il dolore continuerà a tormentarla finché il maleficio non sarà stato revocato o avrà terminato il suo corso.»

La presa di Wulfric sulle braccia di Rose si strinse. «Non c'è niente che io possa fare?» La rabbia e il dolore che provava per la sua impotenza erano tali che Rose li percepiva come una seconda pelle. Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che avrebbero trovato un modo, ma riusciva a malapena a muoversi.

«Troveremo qualcosa, vedrai» gli disse Artri, dandogli una pacca sulla spalla.

Wulfric annuì e cercò di sorridere a Rose per rassicurarla. «Tu riposa. Presto arriveremo alla Volta e starai meglio.»

Il dolore al fianco era così intenso che lei volle credergli, e chiuse gli occhi, abbandonando il capo sul suo petto. Doveva solo resistere fino al loro arrivo.

Artri e Wulfric ripresero a camminare, e Rose restò in ascolto. Il cerchio verde nella sua mente a tratti si affievoliva, e allora riusciva a seguire la conversazione fra i due uomini.

«Mi dispiace averla colpita con quell'incantesimo» sussurrò il Grande Orso. «Temo che la maledizione di Morgaine l'abbia resa più vulnerabile. Persino una magia così semplice l'ha distrutta.»

«E tu hai dovuto usarla per forza, no, Artri?» intervenne la vocetta di Urchin. «Sei sempre stato solo un orso impulsivo, anche da piccolo.»

«Come facevo a sapere che avrebbe avuto un effetto tanto devastante? A differenza di Myr, non sono un maledetto genio. Le uniche magie che so fare sono quattro trucchetti da usare in battaglia che ho imparato da Finvarra. La ragazza era talmente decisa a salvare tutti che dovevo fermarla, si sarebbe fatta catturare subito. Non siamo qui per fare i paladini, ma per salvare Avalon. Se si vuole troppo, non si riesce a combinare niente, Urchin.»

Wulfric emise un gemito di frustrazione. «Adesso non ha importanza. Quel che è fatto, è fatto. Dobbiamo solo trovare una cura per Rose, e in fretta! Non litigare fra noi come degli idioti.»

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Artri sospirò. «Va bene. Non preoccuparti, manca poco. L'uscita dovrebbe essere a un miglio da qui.»

La risposta di Wulfric si perse nel nulla, e Rose sprofondò in un abbraccio silenzioso, dove nemmeno il dolore della maledizione poteva raggiungerla.

Poi, solo qualche istante più tardi, venne crudelmente strappata da quel sollievo da uno sbalzo che la fece rotolare sulla roccia. Rose gemette di dolore e aprì gli occhi di scatto, rannicchiandosi in posizione fetale. Cos'era successo?

Si guardò attorno e realizzò che non si trovavano più nella terra dei Nani. Non erano nemmeno in una Volta Variante, a giudicare dalla tinta monocroma che caratterizzava il paesaggio: verde. Il verde più profondo e variegato che avesse mai visto, il colore di Medb.

Artri e Wulfric dovevano aver già raggiunto la Volta Variante ed essere ripartiti, ma qualcosa li aveva ostacolati. Rose identificò il ragazzo qualche secondo più tardi, in piedi davanti a lei. Stringeva una spada e tossiva, coprendosi il viso con una mano.

«Wulfric» gorgogliò Rose, cercando di alzarsi. Il fianco le diede una fitta e la costrinse ad appoggiarsi alle pareti di roccia che delimitavano la gola dove si trovavano. La terra del posto era porosa, color verde chiaro, ed era attraversata da buche e cunicoli vari, come se dei grandi conigli ci avessero scavato delle tane a tempo perso. «Che succede?»

«Rose!» Wulfric la guardò e si concesse un breve sorriso, prima di tornare a scrutare nella polvere. «Come ti senti?»

«Bene» mentì lei, zoppicando fino a raggiungerlo.

Artri si trovava qualche piede più avanti e brandiva la sua pesante spada nella mano destra. I muscoli del suo braccio erano tesi, e si guardava attorno a denti scoperti, ringhiando sommessamente. Doveva essersi dimenticato da tempo come si interagiva con le altre creature senza spaventarle a morte, ma in quel momento la sua ferocia era molto utile.

«Che succede?» ripeté Rose, appoggiandosi a Wulfric.

Il ragazzo le passò un braccio attorno alle spalle e la guardò con aria preoccupata. «Qualcuno ci ha attaccati. Scusa se ti ho fatta cadere. Stai bene?»

«Te l'ho detto, sto benissimo. Chi ci ha attaccati?»

«Non lo so, c'è stato un lampo verde e...»

Wulfric non ebbe tempo di terminare la frase, che la polvere venne tagliata da un'altra coltellata smeraldina. Wulfric si abbassò e portò con sé Rose per impedire che venisse colpita; Artri invece colpì alla cieca con la spada, tentando di ferire una sagoma sottile che volteggiava sopra di loro. Piume ambrate, ornate di punte verdi, e un becco ricurvo: era un'aquila reale.

«Morgaine!» gridò Artri. Tentò di aggredirla una seconda volta, ma il volatile era troppo rapido per poter essere colpito. Il re cominciò a perdere la pazienza, e la sua sagoma cominciò a deformarsi, finché non ebbe recuperato le sue sembianze d'orso.

Il grande predatore dal pelo corvino salì su una roccia, aggrappandovisi con gli artigli, e restò in attesa che l'aquila tentasse un'altra picchiata. La polvere sollevata dai fulmini lo proteggeva dalla vista del volatile e, non appena questo volò abbastanza vicino, Artri saltò per afferrarlo. L'aquila emise uno stridio e sgusciò fra le sue zampe. Fece un atterraggio d'emergenza e rotolò sulla roccia, mentre la sua sagoma si ingrandiva, fino ad assumere le sembianze di una donna dal fisico sottile e muscoloso.

Rose strinse la mascella e si premette una mano sul fianco. Le faceva ancora male, ma doveva cercare di aiutare Wulfric e Artri. Nonostante fossero entrambi forti, Morgaine era abbastanza brava da tenere testa a entrambi.

L'orso saltò giù dalla roccia e si avvicinò alla donna. La sua espressione si era ammansita e non stava più mostrando i denti. Non voleva farle del male, nonostante fosse pericolosa, e Rose si chiese cosa potesse esserci fra loro due. I loro conti in sospeso non sarebbero stati semplici da risolvere.

Morgaine strinse gli occhi, uno dello stesso blu tempesta di quello di Artri e l'altro verde brillante, e sollevò una mano. La puntò contro di loro e Wulfric gridò, spingendo via Rose. Il calore del fulmine che scaturì dal palmo di Morgaine si abbatté su uno dei muri portanti della montagna bucherellata, e ci fu un rombo simile al ringhio di un gigante.

L'ultima cosa che Rose udì prima che un muro di pietra la separasse dagli altri fu un bramito dell'orso nero che invocava la sorella.

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N/A: Ecco il tanto atteso ritorno di Morgaine! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi mancava la strega di Medb :D

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