Cap. 3: Loro
Dopo quel sabato pomeriggio mi dedicai ai miei trucchi di magia.
Mi chiusi nella mia vasta biblioteca e aprii tutti i libri di magia che possedevo. Cominciai con dei trucchi da principianti, primo fra tutti far sparire una moneta. Il mio unico pubblico era formato dalla bambina che dormiva beata nella mia pancia.
Quel primo trucco consisteva nel far sembrare come se stessi spostando una monetina dalla mano sinistra alla destra per poi farla sparire in quella stessa mano quando, in realtà, la moneta rimaneva sempre nella sinistra.
Quel trucco fu abbastanza semplice e passai al seguente che consisteva nel far sparire una carta. Le indicazioni sul libro suggerivano di:
1) Alzare indice e mignolo e mettere a contatto le altre dita nel vecchio gesto del "Rock n' Roll" ;
2) Mettere la carta in modo che 2,5 cm fossero dentro alla zona fra il medio, l'anulare e il pollice;
Evitai la parte nella quale si diceva di schioccare le dita per evitare che accadesse qualche miracolo. Dopodiché aprii la mano. Però la carta era sempre lì. Ci riprovai molte volte e alla fine anche quel piccolo trucco riuscì alla perfezione, o quasi.
Passai al prossimo ovvero far scomparire una matita. Anche quello mi occupò gran parte del tempo.
Passai interi a giorni a esercitarmi su quelli non uscendo mai dalla biblioteca.
Un pomeriggio invitai la mia carissima amica Ariadna per avere del pubblico: il mio intento era quello di esercitarmi davanti a lei prima di mostrare i miei progressi a Crowley.
Lei si mostrò subito felice di aiutarmi e di insegnarmi qualche illusione. La feci sedere e portai un piccolo tavolinetto con sopra carte, monete e altri oggetti che mi sarebbero serviti.
Iniziai dal primo e lei rimase a bocca aperta applaudendo energicamente. Quel suo effetto mi rallegrò nel cuore.
Passai al seguente e anche quello la stupì.
Poi procedetti al prossimo: indovinare il numero magico.
«Cara, ora devi pensare a un numero, un numero qualsiasi e poi devi moltiplicarlo per 2. Una volta fatto ciò devi aggiungere 8 al totale, dividere per 2, sottrarre il numero originale al totale.»
Lei seguì attentamente tutte le mie istruzioni e poi le domandai.
«So a cosa stai pensando: il numero 4 e al daino in Danimarca!»
«Sì, esattamente! Wow, come hai fatto? Cioè adesso mi devi spiegare caro il mio angelo» esclamò euforica mentre saltava sul posto come una bambina.
«Un mago non rivela mai i suoi trucchi, cara, sennò che gusto c'è?» le spiegai sorridendo alla sua emozione.
Il resto della giornata la passammo a divertirci con altri trucchi e magie fino a quando non si fece abbastanza tardi. Lei mi salutò allegra dando anche un bacio a Lily che parve davvero felice di quel piccolo gesto.
Chiusi la biblioteca e andai a dormire nella mia stanza emozionato per il giorno seguente. Il giorno in cui avrei mostrato a mio marito il trucco di magia che mi premeva di più: far apparire un coniglio all'interno di un cappello da prestigiatore. Prima di addormentarmi definitivamente rimembrai quando quell'illusione non aveva funzionato al compleanno del falso Anticristo. Risi. Quella volta sarebbe andato tutto a meraviglia, ne ero sicuro.
Mi alzai dal letto di mattina presto visto che Lily era mattiniera: già alle otto iniziava a scalciare esigendo la colazione per poi giocare tutto il giorno fino a dopo pranzo, l'unico momento della giornata in cui era calma. Mi alzai da letto sospirando e mi preparai una cioccolata e feci comparire dei biscotti. Mangiai mentre lei si muoveva allegra facendomi sorridere. Spesso quando compariva una parte del suo corpo la toccavo e lei si stirava o si allargava. Mi sarebbero mancati moltissimo quei momenti.
Qualche ora più tardi chiamai Crowley per avvertirlo di venire alla mia biblioteca alle quindici per mostrargli il mio trucco di magia. Lo sentii sospirare però accettò.
Dopo aver pranzato insieme al nostro ristorante preferito, il Ritz, ci salutammo per rivederci il pomeriggio.
Entrai all'interno della mia biblioteca e vidi qualcosa di assurdo: era un oggetto circolare grande con un vortice azzurro. Ero spaventato ma anche molto incuriosito. Mi domandai come ci fosse finito lì un oggetto del genere. Poi vidi sulla mia scrivania un libro spalancato. Non mi ricordavo di averlo aperto e nemmeno che potesse esistere un tomo del genere. Lo iniziai a leggere.
Parlava di portali spazio-temporali che potevano assumere qualsiasi forma e condurre in luoghi diversi del medesimo mondo, nel passato o nel futuro oppure in un mondo parallelo.
Lessi tutto attentamente e compresi che quello che era comparso nella mia biblioteca era proprio un oggetto del genere ma mi domandai come fosse finito lì. Mi alzai dalla mia sedia in cui ero seduto e una statua di un angelo mi spinse all'interno di quel portale.
Vorticai per un tempo infinito fino a quando non caddi in quello che doveva essere un castello antico: la volta era celeste e a crociera. Il pavimento era rivestito da mattonelle marroni e davanti a me c'erano quattro troni scuri. Non so bene dove mi trovassi ma quel luogo parve stranamente familiare. Mi massaggiai la testa e, reggendomi il ventre, mi alzai. Una ragazza con lunghi capelli biondi, una carnagione pallida e gli occhi rossi rubino, mi si avvicinò. Vidi che portava una tunica nera e rossa scura e un ciondolo a forma di "v" dorato.
«Aro...sei tu? Ma cosa ti è successo? Sei ingrassato e hai capelli bianchi! Da quando indossi una veste color crema?» parlò e dal suo tono avvertii che era stupita e sorpresa.
Le presi le mani per spiegarle tutta la situazione ma altri sette uomini entrarono all'interno della stanza. Uno di loro era la mia esatta copia solo che aveva i capelli lunghi neri, gli occhi rossi e una carnagione color cipolla.
«Abbiamo un ospite a quanto pare, o meglio, uno schiavo. Cosa ti ha portato a Volterra?» mi domandò il personaggio che assomigliava moltissimo a me anche per il tono di voce.
Non riuscii a dire niente perché ero troppo spaventato da quelli che avevo compreso essere i Volturi, i vampiri creati dalla penna della Mayer. Tremavo dalla testa ai piedi come una foglia che stava per cascare dal suo albero.
Vedendo che ero troppo spaventato per parlare, Aro, il vampiro che aveva parlato, mi toccò una mano e sorrise inquietantemente. Poi però il suo sorriso scomparve e sul volto cadaverico comparve un'altra espressione come se avesse avuto mal di testa. Poi parlò nuovamente.
«Non riesco a leggere gli altri tuoi pensieri perché c'è qualcos'altro che li ostacola...un momento...sono i pensieri di una bambina...una neonata. Adesso ho capito tutto. Tu sei un angelo e ti chiami Aziraphale e quella che porti in grembo è tua figlia. Un miracolo divino...che cosa meravigliosa! Sai,i neonati sono il nostro cibo preferito, soprattutto per il loro sangue. Ma che sciocco, non mi sono presentato. Sono Aro Volturi mentre questa ragazza è Jane.» disse indicando la giovane che mi aveva "accolto". Il suo sorriso metteva molta inquietudine.
Sapendo della sorte di mia figlia mi ritornò tutto il coraggio in corpo. Nessuno avrebbe toccato la mia bambina!
«Voi non le farete del male! Nessuno glielo farà!» esclamai con gli occhi che mandavano scintille. I vampiri risero.
Poi un ragazzino con corti capelli marroni disse.
«E come pensi di fare, eh angioletto? Noi siamo in otto e tu sei solo e pure in dolce attesa. Non puoi fare nulla contro di noi.»
«Non mi sottovalutare, ragazzino! Ho anch'io dei poteri»
Non ebbi il tempo di fare nient'altro che Jane mi si avvicinò toccandomi e facendomi gemere dal dolore.
Svenni.
______________________________________
CROWLEY'S POV
Io non avevo la più pallida idea di dove fossi.
Anzi, sapevo benissimo dove fossi, vivevo a Londra da abbastanza anni da riconoscere la mia periferia anche a occhi chiusi.
Ma quella non era la MIA Londra.
Anche se la domanda non era DOVE ma QUANDO.
Decisi di incamminarmi per la città, alla ricerca di qualche punto di riferimento che mi aiutasse a tornare a casa, ben sperando di trovare Aziraphale al mio ritorno, pronto ad accogliermi con un dolce sorriso e una delle sue tazze di porcellana colme di tè asiatico.
Avevo deciso di dirigermi verso il quartiere di Soho il prima possibile. Se avessi avuto fortuna avrei trovato la biblioteca di Aziraphale.
Preso dal nervosismo presi a calci un sasso lì malcapitato e quest'ultimo andò a rimbalzare con un sonoro tonfo contro una curiosa cabina blu della polizia.
Sobbalzai a quel suono inaspettato. Mi girai a guardare curioso cosa lo aveva prodotto e mi sorpresi. Vivevo a Londra da abbastanza anni da essere certo che quelle cabine blu fossero scomparse dalla città da decenni.
Mi avvicinai, vigile, le mani ancora affondate nelle tasche dei jeans.
La cabina era in legno, la vernice blu era sbiadita, come consumata dagli anni e portava la classica insegna " Police Box - Public Call". A prima occhiata sembrava normalissima.
Bussai.
....
Silenzio.
Bussai una seconda volta.
....
Ancora silenzio.
...
Bussai una terza volta.
...
Ancora silenzio.
...
Bussai una quarta volta.
...
Silenzio.
Poi udii una voce e mi voltai.
«Papà, perché stai bussando al tuo stesso TARDIS? Un momento...ma ti sei rigenerato! Ora abbiamo entrambi i capelli rossi! Wow! Cioè doveva avvenire in un altro modo ma non importa.»
Quella che aveva parlato era una ragazzina di più o meno venti anni con lunghi capelli rossi e gli occhi marroni. Portava un paio di jeans, delle calze nere e un paio di dottor Martin's color prugna; la parte superiore era occupata da una maglietta bianca a maniche corte.
Io non ci stavo capendo nulla. Che cos'era il TARDIS? E perché mi aveva chiamato padre? Eravamo negli anni '70 e io e Aziraphale non avevamo concepito ancora Lily Olive. Ma che fosse lei dal futuro e che si fosse spostata con questa cabina?
Le andai incontro per abbracciarla.
«Lily, tu sei bellissima! Hai ereditato i miei capelli! Aziraphale, sarà così contento di vederti!» lei si staccò dall'abbraccio confusa.
«Papà, sicuro di stare bene? Io non mi chiamo Lily, mi chiamo Johanna e mia madre si chiama Rose Tyler. Questa rigenerazione ti ha dato alla testa?»
Fui io ad essere confuso in quel momento.
Proprio mentre stavamo parlando un uomo uguale a me fece la sua comparsa da quella cabina blu.
«Hey, sei tu che stavi bussando? Scusa ero nella mia biblioteca. Sai un paio di Angeli Piangenti sono sparsi per tutta Londra e pare che siano riusciti a costruire un portale per viaggiare attraverso dei mondi paralleli...ma aspetta un secondo...tu sei uguale a me!»
Io mi ero congelato sul posto. Quell'uomo era la mia copia in tutto e per tutto: stessa voce, stesse identiche lentiggini sul volto, stessa forma del naso, denti appuntiti e la forma del viso. Per non parlare del fatto che eravamo magri allo stesso modo.
Le uniche cose differenti erano i colori degli occhi e la capigliatura. Lui aveva i capelli marroni e gli occhi color nocciola.
Tutto ciò non aveva veramente senso.
«Ok, ora non ho la più pallida idea di quello che sta succedendo.» Affermai all'unisono insieme a quella ragazza.
Lui mi studiò con uno strano aggeggio che emetteva un suono a sua volta strano.
«Ehi, stramboide,smettila! Cosa stai facendo?»
Lui si mise gli occhiali che gli erano caduti alla mia vista per osservare quello strano aggeggio.
«Togliti gli occhiali» mi ordinò e io lo feci anche se ero stato un po' titubante.
Lui sorrise giocando con quell'affare per poi dire girandomi intorno.
«Come il mio cacciavite sonico* ha rilevato tu non sei umano, giusto? Sei un demone.»
«Senti stramboide, io vorrei ritrovare solo mio marito, ok? Se mi vuoi aiutare, bene. Sennò farò da solo.» gli risposi stanco delle sue stranissime affermazioni.
Johanna, che prima era stata in silenzio a osservare i nostri battibecchi, si fece avanti e il suo sguardo non prometteva niente di buono.
«Sentite, sembrate due bambini delle elementari. Uno, tu, demone, vedi di non chiamare più stramboide mio padre. Per tua informazione è un Signore del Tempo e due, non credo nemmeno che tu sappia come sei finito nel 1975 e l'unico modo per ritrovare tuo marito è darci ascolto. » mi disse puntandomi il dito contro con gli occhi che mandavano scintille.
Io mi tirai indietro ma un urlo di dolore, nella mia testa, mi fece accasciare a terra. Un urlo di bambina. La MIA bambina. Le stavano facendo del male e io ero lontano mille miglia da lei e Aziraphale.
Mi risvegliai con un tremendo mal di testa in un letto blu e mi ricordai tutto quanto. Mi alzai e corsi da quei due.
Li trovai in una stanza circolare con una stazione di controllo e dei rampicanti, non mi feci domande. **
«Ehi, ti sei svegliato. Cosa ti era successo? Hai iniziato a urlare.» mi domandò Johanna preoccupata.
«La mia bambina sta male,ha cercato di difendersi da qualcuno che la stava ferendo, non so chi. Io posso percepire i suoi pensieri, come ad esempio la sua paura, e adesso è in pericolo. Lo sono entrambi. Sapete come trovarli? Comunque mi chiamo Crowley Fell.»
«Io sono il Dottore e so chi...» si presentò lo stramboide.
«Solo Dottore? Non hai un cognome?»
«No, solo il Dottore. Comunque stavo dicendo che sei arrivato qui per mezzo degli Angeli Piangenti. Un Angelo Piangente esiste dall'alba dell'universo e si nutre dell'energia derivata dal tempo potenziale degli esseri viventi. Esso non uccide le proprie vittime ma le spedisce nel passato e si nutre quindi di tutto il tempo che quelle persone avrebbero vissuto se fossero rimaste nella loro epoca. Gli Angeli sono quantisticamente bloccati: possono muoversi molto velocemente solo se inosservati, mentre si pietrificano, letteralmente, se vengono visti dato che questo è il loro massimo sistema di sopravvivenza che hanno ideato, in quanto, non si può uccidere un sasso. Quando ne vediamo uno non bisogna muoversi e nemmeno battere ciglio; per ucciderli basta unirli e far sì che si guardino a vicenda. In parole povere ti ha spedito nel passato e l'unico modo per tornare alla tua epoca è attraverso il mio TARDIS.***Ma prima devo farti qualche domanda di routine: nel tuo tempo è stato costruito un portale interdimensionale?»
Ascoltai tutto il suo discorso attentamente e per quanto riguardava l'ultima domanda gli risposi che non ne avevo idea.
«Jo,hai trovato la presenza di qualche Angelo Piangente in questa zona?» il Dottore si rivolse a sua figlia ma lei negò.
«Io vorrei ritrovare solo mio marito,avete idea di dove possa essere finito?» domandai spazientito.
La ragazza si illuminò.
«Papà, ti ricordi di quei portali su quel pianeta su cui siamo stati qualche ora fa? Magari potrebbe essere in uno di quelli e potremo cercarlo attraverso un segnale...ci sono! Tu, demone, hai detto che puoi sentire i pensieri di tua figlia e se ti collegassimo alla centrale di controllo riusciresti a captare il luogo dove si trova?» domandò Johanna con gli occhi che brillavano dall'emozione.
Non avevo mai fatto una cosa simile da quando Lily era stata concepita però poteva funzionare.
Annuii e loro mi attaccarono uno strano macchinario in testa che sembrava tantissimo quello per far l'encefalogramma. Mi spiegarono tutto quello che dovevo fare e io lo feci.
Lily, sono io, sono il tuo papà.
Per un breve attimo non successe nulla poi sentii la sua voce. Era cristallina come se fosse veramente qui con me.
Papà, hanno fatto del male ad Aziraphale. Lo hanno ustionato ma io sono riuscita a creare un campo difensivo per allontanare quella persona. Mi hanno ferita. Papà, ti prego, vienici a salvare.
Stava piangendo e il dolore alla testa ricominciava.
Ssh, tesoro, va tutto bene. Non piangere. Papà sta arrivando. Resistete!
Il contatto terminò e vidi che il Dottore stava lavorando con strani pulsanti.
«Allora, l'hai trovata?»
«Sì,ho agganciato il segnale telepatico e adesso siamo pronti a partire. Reggetevi forte...allons-y!» disse saltando e tirando giù una leva.
Immediatamente quella strana astronave prese a muoversi.
«Il viaggio sarà molto lungo quindi perché non parliamo un po'?» suggerì l'uomo dello spazio.«Tipo, per esempio, mi hai detto che ti chiami Crowley ma non so niente di te.»
Iniziai quindi a parlare di tutta la mia storia: da quando ero un angelo fino ai tempi recenti. Lui parve molto interessato e la figlia rimase sorpresa quando le parlai della gravidanza di Aziraphale.
«Cioè, attraverso un miracolo divino e il vostro amore siete riusciti a concepire una bambina? Ma siete due uomini e il vostro corpo non è adatto per dare alla luce una creatura!»
«Siamo due creature soprannaturali e questo corpo che possediamo è solo un contenitore della nostra vera essenza, niente di più.» Le spiegai dolcemente.
«Sì,quello lo capisco. Ma intendevo come farà a nascere. Nascerà attraverso un miracolo o roba simile oppure tuo marito diventerà una donna?»
Alla sua ultima domanda risi.
«No,niente di tutto ciò. Hai presente l'uovo di qualsiasi uccello? Ecco il ventre di Aziraphale è come quello e da una piccola cicatrice nascerà la nostra bambina. Il parto,per quanto ne possa sapere,avverrà allo stesso modo degli esseri umani ma con la sola differenza che la cicatrice si romperà come il guscio di un uovo. Penso di essere stato abbastanza chiaro.»
Lei era meravigliata e stupita, lo potevo capire dai suoi occhi marroni che brillavano come diamanti.
«È stupendo! Ma quindi quando dovrebbe avvenire?»
«Ad agosto. Ma non sappiamo bene il giorno preciso. So solo che all'inizio del mese a qualsiasi smorfia del mio angelo mi preoccuperò. Non voglio nemmeno pensarci.» Le risposi sentendo già l'ansia pervadermi tutto il corpo. Eravamo ancora a luglio e avrei avuto tutta l'occasione di allarmarmi a tempo debito.
Per allontanare quel pensiero dalla mia mente domandai al Dottore.
«Ora mi sono presentato,ora tocca a te,uomo dello spazio. Chi sei? La ragazza mi ha detto che sei un Signore del Tempo,ma cosa vuol dire?»
«Come avrai già capito,io non sono umano ma un alieno. I Signori del Tempo provengono da Gallifrey, un pianeta nella costellazione di Kasterborous. Ho più di 900 anni e possiedo due cuori, caratteristica importante nel processo di rigenerazione che viene messo in atto quando vengo mortalmente colpito. Se uno dei due smette di battere si attiva. Durante questo procedimento cambio totalmente corpo, carattere e personalità ma i ricordi rimangono inalterati.» si fermò e vidi che i suoi occhi si erano fatti lucidi come se quell'argomento fosse fin troppo recente poi continuò.«Quindi in una certa maniera sono immortale, non posso invecchiare ma posso morire se vengo colpito durante la rigenerazione.» spiegò tutto con gli occhi imperlati da lacrime trattenute.
Non capivo perché tutto ciò lo rendeva così triste e mostrai un'espressione confusa. Fu Johanna a spiegarmi la situazione.
«Sei arrivato in un momento molto particolare. Su mio padre grava una profezia ed essa dice che qualcuno busserà quattro volte e lui si rigenererà. Doveva accadere dopo che noi siamo usciti dal portale di Harry Potter ma siamo stati attirati nel tuo.****Ed è triste sapere che non potrà più rivedere le persone che ama, soprattutto mia madre.»
Ascoltai tutta la sua spiegazione rapito e stregato. Se io potevo cambiare corpo con uno schiocco di dita, senza pentimenti, per il Dottore a quanto pare non valeva.
«Ma perché mi stai aiutando? Dopotutto hai accettato quando nemmeno mi conoscevi, qualche attimo fa.» Chiesi curioso di sapere la sua motivazione.
«Ho visto nei tuoi occhi l'amore forte che provi verso tua figlia e il tuo compagno. I medesimi sentimenti li provo io per Rose e Jo, sulla quale grava una profezia: lei si dovrà sacrificare per me. Io la vorrei salvare ma non posso così come non ho potuto salvare sua madre.» mi spiegò profondamente addolorato raccontando l'episodio che li aveva separati per sempre.
Quel momento di tristezza venne spezzato dal TARDIS che ci annunciò che eravamo arrivati a destinazione.
Il mio cuore iniziò a battere sempre più forte. Speravo che entrambi stessero bene.
Angolo Autrice
Salve a tutti, spero che la storia vi stia piacendo. Ora siamo entrati nel vivo e tra poco ne succederanno delle belle, preparate i pop corn!
Ora vi spiego alcuni dettagli.
* Cacciavite sonico
Il cacciavite sonico è un oggetto multifunzione utilizzato principalmente dal Dottore. La sua funzione più utilizzata è l'apertura dei lucchetti, ma può essere utilizzato per altre operazioni, come fare scansioni mediche, controllare remotamente altri dispositivi e cercare forme di vita aliena. Non può però aprire le porte di legno.
** Stazione di controllo del TARDIS.
Ed esterno del TARDIS***
Il TARDIS o la TARDIS, a seconda di come si vuole tradurre, è la navicella spaziale del Dottore.
Viene chiamata la TARDIS perché in un episodio l'anima della navicella si rivela una donna.
A parte questo questa navicella è più grande all'interno: infatti oltre ad avere la zona di controllo ha infinite stanze che cambiano di posto ogniqualvolta che il Dottore si rigenera.
Ha un aspetto di una cabina della polizia per il semplice fatto che il " circuito camaleonte" ha smesso di funzionare facendo restare la navicella nella sua attuale forma.
**** Questa parte si riferisce al capitolo " End of the Time" nel mio racconto "Me, The Doctor and TARDIS" in cui Johanna e il Dottore si trovano su un pianeta con diversi portali tra cui quello di Harry Potter. Per saperne di più potete tranquillamente leggere il racconto che trovate sul mio profilo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top