Cap. 1: Aziraphale
Sono nella mia biblioteca ad osservare i vari clienti che sfogliano i miei libri. Non permetto che li acquistino perché sono opere di inestimabile valore di cui vado molto geloso.
Ed è proprio qui che è successo il fatto che ha cambiato tutta la nostra vita.
Ma partiamo prima con le presentazioni.
Sono sulla Terra da circa seimila anni e ho potuto incontrare diversi personaggi ma ho avuto anche la fortuna di innamorarmi di quello che doveva essere il mio nemico.
Il nostro amore è trionfato solo nel 2019 dopo aver salvato la Terra dall'Armageddon e con lo scambio dei corpi per evitare la punizione dalle nostre fazioni: Paradiso e Inferno.
Ci siamo sposati e abbiamo adottato due bambini umani: Matthew e David.
Dopo tante difficoltà siamo riusciti anche a concepire una bambina che a breve nascerà: la piccola Lily Olive. Tutto grazie al nostro amore e a un miracolo divino.
Per quelli che non mi conoscono sono un angelo, un ex-principato per l'esattezza, che ama moltissimo le crêpe e tutto ciò che questo pianeta offre. Mi piace vestirmi con il color crema o tartan anche se mio marito lo odia. Ho corti capelli bianchi e occhi celesti.
Parlando della libreria ho deciso di aprirla, a Soho, negli anni '60.
Ora vorrei raccontarvi tutto dall'inizio.
10 Luglio 2021
Era una calda giornata estiva e il sole splendeva alto nel cielo azzurro di Londra. Era raro che accadesse una giornata così bella e noi avevamo colto l'occasione per mangiare fuori a St. James Park sotto un albero. Quello era sempre stato il nostro abituale luogo di incontro. Gli uccelli cantavano le loro melodie mentre alcuni passanti parlavano tra di loro.
Qualche lieve soffio di vento scompigliava le foglie dell'albero creando una musica meravigliosa.
Mi godevo la presenza di mio marito mentre i nostri due bambini davano il cibo alle anatre o semplicemente giocavano con alcuni loro compagni di scuola.
Lily quella giornata era tranquilla e dormiva serenamente, solo qualche volta scalciava forse in preda a qualche magnifico sogno.
Era un pomeriggio splendido fino a quando non arrivò l'ora di tornare a casa, al nostro piccolo cottage.
Il giorno seguente mi trovavo nella mia camera a guardare un film in compagnia dei miei bambini quando un Crowley, troppo felice in volto, entrò nella nostra camera da letto. Tra le sue mani stringeva un foglio di carta che pareva tantissimo un manifesto di qualche spettacolo di magia.
«Angelo, guarda cosa danno stasera qui vicino! Uno spettacolo di magia. Perché non ci andiamo? Dopotutto tu ami la magia, giusto?»
Io lo guardai e i miei occhi celesti si illuminarono di gioia. Magari avrei imparato nuovi trucchi e migliorato le mie tecniche.
«Crowley caro, è meraviglioso! Vedo anche che in questo luogo, oltre allo spettacolo, ci saranno anche diversi giochi. Oh, caro, è magnifico!» esclamai al limite della gioia battendo le mani come un bambino.
Ma un calcio da parte di Lily spezzò quel momento di felicità.
«Ma purtroppo alcuni non li potrò fare per via della piccolina. Pensa se mi si dovessero rompere le acque, come si potrebbe fare? Oppure si danneggiasse per la seconda volta il sacco amniotico in cui è contenuta. Non voglio ripetere quella terribile esperienza» affermai sconsolato ricordando il momento in cui, io e mio marito, mentre eravamo sotto la doccia e facevamo sesso era avvenuto un incidente improvviso che aveva portato alla quasi nascita di nostra figlia.
Crowley parve comprendere il mio stato d'animo e mi abbracciò calorosamente. Poi lo vidi illuminarsi.
«Angelo, ho un'idea! Se rendessi i giochi miracolosamente adatti per te? Non voglio vederti triste e vorrei rendere questi giorni, prima della nascita di Lily, felici per te. Per noi. So che la nostra bambina sarebbe veramente felice se lo facessi» disse ciò accarezzando il mio ventre e facendo scontrare i suoi occhi gialli ambrati con i miei color del cielo. Io per un po' rimasi sovrappensiero. Non mi eccitava tanto l'idea di mettere in pericolo la mia bambina ora che mancava veramente poco al parto ma, dall'altra parte, quella che voleva godersi appieno quegli ultimi mesi, mi spingeva a dargli ascolto. Dopo degli attimi infiniti di silenzio, in cui l'unico suono era quello della televisione, decisi di dargli una risposta.
«Va bene. Ma i giochi devono essere veramente sicuri, non fare scherzi.» lo rimbrottai scherzosamente.
Per tutto il pomeriggio restammo a guardare quel film d'animazione, Encanto, con i nostri bambini poi una volta finito ci preparammo per andare a quello spettacolo.
Le luci di Brighton Palace Pier si stagliavano verso l'alto contro il cielo della sera estiva e contemporaneamente anche verso il basso tuffandosi nell'acqua per essere poi rifratte in un variopinto gioco psichedelico.
Il suggestivo luna park di Brighton occupava fieramente l'ultimo tratto del molo panoramico inaugurato nel 1899 che malgrado la veneranda età attirava ancora a sé frotte di visitatori e costituiva una delle principali mete turistiche dell'Inghilterra.
Ogni tanto qualcuno ci intercettava con lo sguardo e magari si lasciava sfuggire un sorriso intenerito da quanto noi quattro formassimo una bella famiglia: bizzarra, forse, ma certamente unita e affiatata.
Percorremmo il molo fino ad arrivare all'ingresso del Pier, con la sua pomposa insegna luminosa e le torri parallele sulle quali svettava la Union Jack mossa appena dalla pigra brezza marina. Dall'interno del parco proveniva una musichetta allegra: una fanfara irriverente e scanzonata dal sapore un po' vintage appositamente scelta per regalare agli avventori la sensazione di trovarsi alcune decadi indietro nel tempo, quando, prima dell'avvento di internet e dell'era digitale, posti come quello rappresentavano un baluardo di sollazzo e aggregazione per umani di tutte le età.
Ci fermammo ad ammirare la facciata costruita in modo da richiamare quella di un palazzo reale balzato fuori direttamente dalle pagine de "Le mille e una notte".
Ci avviammo senza fretta verso l'entrata con i nostri bambini che gridavano dalla gioia e comprammo dei biglietti.
Una volta entrati venimmo investiti da un miscuglio di odori, suoni e colori: l'aroma zuccheroso e penetrante dei dolciumi si univa a quello degli hot dog e dei pop corn che scoppiettavano vivacemente; tutt'intorno a noi risuonava un concerto di risa, chiacchere spensierate e voci di bambini che andavano ad unirsi al sottofondo della fanfara preregistrata che aveva appena attaccato un valzer dai toni un po' sfacciati e un po' dissonanti, quasi che i musicisti fossero stati ubriachi durante l'esecuzione; le giostre dai colori sgargianti erano tutte in movimento creando l'impressione di trovarsi in un chiassoso caleidoscopio multidimensionale.
David e Matthew non facevano altro che urlare a squarciagola indicando tutti giochi. Io, a guardarli alcuni, mi preoccupavo per la mia bambina. Crowley parve intuire quello che mi stava passando per la testa.
«Ehi, angelo,ho detto che alla piccolina non succederà niente e non le succederà niente. L'ho promesso. Ho fatto un piccolo miracolo al tuo ventre per poterti permettere di fare anche le montagne russe. Lei non si accorgerà di niente, fidati» mi disse prendendomi per mano.
Salimmo quindi, per provare quel miracolo, sulla prima attrazione che era una piccola giostra con delle tazzine che giravano vorticosamente.
Ci accomodammo all'interno di una tazza e stringemmo saldamente il sostegno circolare. L'ultima cosa che vidi prima che il mondo iniziasse a vorticare a più non posso fu l'occhiata colma d'amore ed entusiasmo che Crowley mi indirizzò.
I nostri bambini, intanto, gridavano dall'euforia e dalla gioia.
Al termine mi accorsi di stare stranamente bene: la piccolina non dava segni di essersi fatta male e anzi giocava come se niente fosse. Tirai un sospiro di sollievo.
«Te lo avevo detto che ti dovevi fidare di me, angelo. Non avrei mai permesso che le potesse succedere qualcosa di pericoloso. Sono sempre suo padre, no?» mi disse regalandomi uno dei suoi bellissimi sorrisi che mi facevano sciogliere il cuore.
Il tour del luna park proseguì seguendo all'incirca lo stesso schema: io indicavo una giostra e Crowley mi illustrava il funzionamento, lasciando poi che fossi io a stabilire se fosse il caso di provarla o no. Le adrenaliniche montagne russe vennero strategicamente ignorate, senza che i nostri bambini si lamentassero sapendo della mia delicata situazione, mentre la giostra dei cavalli meritò addirittura un bis.
Anche la ruota panoramica ci regalò una gemma preziosa da conservare nel proprio scrigno dei ricordi. La mia memoria andò immediatamente a quando, due mesi prima, la magia del sole aveva potuto mostrarci il corpicino di nostra figlia.
Quando avevamo provato tutte ( o quasi) le attrazioni offerte dal Palace Pier andammo verso il tendone rosso e bianco dove si sarebbe tenuto lo spettacolo di magia.
Prima di entrare scorsi lì vicino un carretto con dei dolciumi. Mi venne l'acquolina in bocca a vedere tutte le prelibatezze. Crowley mi guardò male.
«Che c'è? È da tanto che mangio solo roba per conigli, ora vorrei cambiare. Non credo che un po' di zuccheri facciano male alla bambina, giusto?» lui mi fece allontanare da lì prima che mi venissero altre voglie. Ma io, testardamente, feci comparire una mela zuccherata tra le mie mani. Crowley sospirò e prima che potessi addentarla la fece scomparire.
«Angelo, capisco che hai voglie assurde di dolci ma non voglio far star male la piccolina, quindi evitiamo d'accordo? Se fai il bravo dopo potrò concederti una crêpe.»
A sentir nominare il mio dolce preferito sorrisi ringraziando il demone.
Entrammo con i nostri biglietti e ci mettemmo seduti nei posti davanti al palco per ammirare il mago. Le luci si spensero immediatamente e un uomo arrivò con il suo microfono salutando il pubblico. Dopo le presentazioni cominciò a fare i suoi prodigi facendo applaudire e rimanere estasiati tutti noi. Io ero al settimo cielo. Anche se non era di certo Houdini era davvero strabiliante.
Dopo un paio di incantesimi chiese chi dal pubblico si sarebbe offerto per indovinare una carta qualsiasi. David si alzò in piedi gridando "io, io, io!" e il prestigiatore gli fece segno di salire sul palco. Lo seguii con qualche difficoltà.
«Ciao, come ti chiami?»
«David, mi chiamo David»
«Invece lei deve essere suo padre. Bene David e...»
«Aziraphale»
«E Aziraphale. Ora dovete scegliere una carta qualsiasi da questo mazzo»
Lo facemmo e dopo qualche istante vedemmo che la carta che avevamo scelto era proprio quella. Rimasi a bocca aperta. Le cose più piccole riuscivano a stupirmi come un bambino.
Alla fine dello spettacolo uscimmo all'esterno e vedemmo che si era fatta l'ora di cena. Il mio stomaco iniziò a brontolare e la piccola, sentendo quello strano rumore, scalciò impaurita. Risi.
«Caro, sai dove si potrebbe trovare un ristorante per cenare? Mi è venuta fame e non sono il solo»
Uscimmo da quel parco e andammo alla ricerca di una tavola calda lì nelle vicinanze. La trovammo. Era un locale molto carino e semplice all'interno di un giardino verdeggiante con alcuni tavoli molto rustici. Il mio stomaco, udendo attraverso l'olfatto, i buoni odori di pizza e molto altro continuò a brontolare e la piccola a muoversi infastidita da quel rumore e terremoto.
Crowley, attraverso un piccolo miracolo, liberò quattro posti in un tavolo lontano da occhi indiscreti e iniziammo a leggere il menù. Come antipasto ordinammo dei crostini al pomodoro e ai funghi, come primo una margherita ai porcini per i nostri bambini e infine per noi una normale.
Parlammo del più e del meno e soprattutto di quanto ci eravamo divertiti.
Una volta che avevamo mangiato sia il primo che il secondo ordinai un dolce, una crêpe così come anche i bambini, e Crowley solo un caffè. Quando arrivò l'addentai immediatamente. Il gusto della cioccolata inondò le mie papille gustative che gioirono. In tutti quegli otto mesi mi erano mancate moltissimo. La piccola Lily parve apprezzare quel dolce squisito perché scalciava felice di provare qualcosa di diverso.
Dopo aver mangiato mi venne un' illuminazione.
«Crowley, vorrei esercitarmi nuovamente nei miei giochi di prestigio. So che ho grandi capacità»
Lui sbuffò ridendo.
«Angelo, non sei sempre stato molto bravo con la magia umana. Ti devo ricordare la figuraccia che hai fatto quando eravamo al compleanno di Warlock? Ti prego, anzi ti supplico, non ti cimentare in cose che non sono alla tua portata»
Sapevo a cosa si stava riferendo ma non lo potevo di certo contraddire: in quel momento ero in ansia poiché doveva arrivare un cane demoniaco che avrebbe affiancato l'Anticristo ma ciò non successe.
«Caro, io so di essere molto bravo devo solo impegnarmi di più»
Lui sapeva che non poteva farmi cambiare idea così si arrese.
Durante il viaggio di ritorno i bambini, nella Bentley di Crowley, dormirono come ghiri e mi fecero un enorme tenerezza.
Come mi ero ripromesso chiusi la mia libreria e mi dedicai ai giochi di prestigio non sapendo quello che sarebbe accaduto un giorno.
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