15 • ENGLISH SETTER
Se di Zoe Zimmerman so poco e niente, di Raisa Rybakova, invece, praticamente, non so nulla, se escludiamo quella sua innata predisposizione a lanciare bottiglie nei momenti di stress.
Non so se studia o lavora, non so se ha o ha avuto storie serie di recente, non so se vive da sola o a casa con i genitori.
Quello che so, invece, è che farmi convincere da Zoe a vederci per parlare qui, nel bagno turco del centro benessere in cui lavora, è stata una pessima idea. E non solo perché non oso immaginare come questa malvagia umidità possa ridurre i miei capelli, ma anche perché, inaspettatamente, Zoe ci ha costrette a entrare tutte nude, limitandosi a fornirci un asciugamanetto microscopico con il quale sarebbe del tutto impensabile provare a coprire tutto quello che normalmente andrebbe coperto. E, siccome le altre (che dovrebbero essere timorate anime di campagna), senza stare a farsi troppi problemi, hanno usato l'asciugamano solo per stenderlo sul sedile di pietra e sedercisi sopra, io (che dovrei essere una spregiudicata cosmopolita londinese) mi sono vista costretta a fare lo stesso.
Certo, per loro è facile. Aveline sembra uscita direttamente da un dipinto vittoriano, così bassina ed esile, con la pelle liscia e chiarissima e le forme contenute. Raisa è magra e tonica e del tutto priva di qualunque traccia di ritenzione idrica. E Zoe... è Zoe. È slanciata, ha le gambe lunghe e sinuose e le tette grosse e alte e, nuda come vestita, si muove come una pantera. È una bomba sexy.
Comunque, ormai, ci siamo. E io non sono venuta qui solo per mettere a dura prova la mia autostima e la mia eterosessualità ma per un motivo ben preciso: indagare sulle ragazze.
«Non so niente di te» dico a Raisa, avvicinandomi un po' a lei. «Come ti va la vita?»
«Intendi come mi andava prima di aver assistito al tentato suicidio di una delle mie più care amiche, nonché fidanzata di mio fratello? O come mi va adesso?»
«Beh... entrambe le cose, credo».
Raisa, un po', mi spiazza. È troppo seria. Non sembra una ragazza di ventiquattro anni. Neanche mia mamma è così formale.
«Normale» risponde. «Lavoro al supermercato, faccio la cassiera».
«Quale supermercato?» domando, incuriosita. Chissà se vende anche biancheria intima.
«Ce n'è solo uno, in paese».
«E stai con qualcuno? Vivi ancora a casa con i tuoi?» la incalzo.
«Ho avuto una convivenza» dice, ma mi sembra che il mio interrogatorio stia cominciando a spazientirla. «Ma è finita l'anno scorso. E quindi sì, sono tornata a casa con i miei genitori».
Uhm. Non so perché ma ho come l'impressione che, secondo lei, il discorso sia finito qui. Si vede che non mi conosce.
«E Richard? Come sta?»
«Come vuoi che stia?» risponde, con un sospiro stanco. «È disperato».
«Sempre a parlare di cose deprimenti, Raisa» dice Zoe, venendo a sedersi vicino a noi. «Susan è viva. Si farà un po' di riabilitazione psichiatrica o che ne so io e poi lei e tuo fratello potranno riprendere le loro vite da sogno: sposarsi, comprarsi un cottage, sfornare tanti bambini biondi, prendersi un cane...»
... e trascorrere i weekend in qualche deprecabile locale per scambisti o impegnati in altro tipo di sfrenata depravazione sessuale con cui riempiere i vuoti emotivi delle loro domeniche pomeriggio, proprio come tutte le coppie così stomachevolmente perfette.
«Che io sappia, l'avevano già scelta» interviene Aveline e, per un attimo, penso che si stia riferendo alla sfrenata depravazione sessuale.
«Che cosa?» le chiede Zoe, perplessa.
«Il cane, una cucciola» risponde lei. «L'ultima rimasta di una cucciolata di Gerald».
«Gerald alleva cani?» domando.
«Sì, Setter Inglesi» risponde Zoe, battendo Aveline sul tempo. «E li addestra anche alla caccia. Mio padre, tempo fa, aveva un cucciolo che sembrava senza speranza: non teneva la ferma, aveva addirittura paura degli spari. Ma Gerald, con lui, ha fatto il miracolo. È il migliore in assoluto. Pensa che ora è talmente quotato che vengono da tutta la contea per accoppiarsi con lui».
Ah. Cioè, cazzo. Mi chiedo come questo faccia sentire la povera Aveline. Io non me la passerei tanto bene se arrivassero donne da tutta la contea per accoppiarsi con il ragazzo di cui sono innamorata da una vita.
«Il cane di mio padre ha una vita sessuale più intensa della mia» conclude Zoe, scoppiando a ridere.
Ah...ok. Beh, meglio così.
«Non credo che ti manchino gli uomini con cui fare sesso, Zoe» le dice Raisa.
«Invece sì» risponde. «Non mi piace nessuno. Non mi piacciono i campagnoli. Gli uomini di città sono migliori, vero Peppa?»
«Non necessariamente, no» rispondo e, non so perché, mi vengono subito in mente le mani grosse e callose di Danny. Mani in grado di brandire una zappa o una chiave inglese o di strappare in un sol gesto mutande con i rapaci.
La porta del bagno turco si spalanca e veniamo raggiunte da una zaffata d'aria gelida e da una figura fumosa, indistinguibile in mezzo al vapore finché non ci è arrivata praticamente di fronte.
«Ci si incontra spesso, ultimamente» mi dice Candace, lanciando l'asciugamano accanto a me. Miseriaccia. Potrebbe competere con Zoe, in quanto a tette.
Fa in tempo ad accomodarsi e a raccogliersi i capelli alla bell'e meglio poi si accorge di qualcosa che la fa saltare di nuovo in piedi.
«Non dovresti lasciare entrare le lesbiche» dice a Zoe e, intanto, si copre con l'asciugamano, per quanto possibile.
«Falla finita e torna a sederti» le risponde lei.
Non ho capito niente. Lancio un'occhiata a Aveline, ma lei sta fissando il pavimento.
«Non voglio che mi guardi le tette!» insiste Candace e, per un attimo, temo che si stia riferendo a me. Cioè, l'occhio mi ci è cascato e non starò qui a negarlo, ma...
«Vaffanculo, Candace» le risponde, invece, Raisa. «Guarda che non ti calcolo proprio».
Ah. Ora ho capito.
«Vado via» dice Candace, si volta tutta impettita e sparisce in mezzo al vapore.
«Ci ha sbattuto le chiappe in faccia con molta disinvoltura, considerato quanto pareva preoccupata dalla possibilità che le guardassi le tette» dico a Raisa, quando sento la porta del bagno turco richiudersi.
Lei abbozza un sorriso.
«Non ho guardato le tette a nessuna, comunque» dice.
«Io a tutte, se devo essere sincera» rispondo, e Zoe scoppia a ridere.
«Anche io» ammette, scostandosi dal viso la ciocca di capelli bianchi che ha sulla fronte. «Devo prestare molta attenzione a cosa c'è in giro. Dovesse spuntare fuori una più bella di me, sarei costretta a ucciderla».
Ah, questo è molto interessante.
«Oh, no, per favore» dice, alzando una mano verso di me. «Non ricominciare con la storia dell'aggressione. Non ho spinto Susan giù dalla finestra. Nessuno ha spinto Susan giù dalla finestra».
Beh, questo è tutto da verificare.
«Anche perché non è più bella di me» conclude e, in quel momento, la porta del bagno turco si apre di nuovo.
«È sempre così affollato, qui?» domando, perplessa.
«Il terzo martedì del mese le under 30 entrano gratis» risponde Zoe. «Ma a venire sono sempre le stesse tre o quattro persone».
«Buonasera» dice la prima evanescente figura.
Uh, l'ho riconosciuta.
«Ciao, Kate!» esclamo, ma lei scuote appena la testa.
«Sono Peggie, sua sorella» dice, poi saluta anche tutte le altre con un educato cenno della testa. «Ciao, Peppa. Kate mi aveva detto che eri qui in paese».
Niente, oggi non ne azzecco una. Deve essere l'umidità che, per osmosi, mi sta facendo seccare il cervello (Ride Me: liofilizzazione?).
Comunque, Peggie Chen: busto lungo, punto vita poco segnato, tette piccole e sedere piatto. Niente per cui Zoe debba preoccuparsi, a quanto pare. Passo in rassegna la persona dietro di lei ma, anche qui, credo che Zoe possa dormire sonni tranquillissimi. Magrezza esasperata e malsana, pallore cadaverico, pelle secca e depilazione molto approssimativa. Ah, ma un attimo. Ho già incrociato questa sciatteria, di recente.
«Ciao a tutte» dice Wendy Woolford, infatti, prendendo posto tra Peggie e Zoe.
Ma è una mia impressione o qui dentro, improvvisamente, sembra calato un certo imbarazzo?
«Forse è meglio se vado via» dice Raisa.
«No, aspetta...» la richiama Wendy, con un filo di voce. Ma lei se ne è già andata.
«Non ti sembra che sia arrivato il momento di chiarirvi?» le domanda Zoe. «Sono passati mesi da quando vi siete lasciate».
«Non c'è niente da chiarire» risponde Wendy, più derelitta che mai.
«Come sta tua nonna, Peppa?» mi chiede Peggie, di punto in bianco.
«Molto bene, grazie» rispondo, un po' stupita.
«È una persona dolcissima» dice, «è stata buonissima con me, nel periodo durante il quale ho lavorato con i tuoi nonni».
«Hai lavorato con i miei nonni?» domando. Non ne avevo idea.
«Sì» risponde, con un sorriso dolce molto diverso dal ghigno da cocainomane della gemella. «Ho fatto loro da collaboratrice domestica. Tuo nonno era già malato e aveva bisogno di assistenza costante».
Beh, questo, per quanto mi faccia sentire mortalmente in colpa, mi sembra abbastanza comprensibile. Quello che mi sembra assolutamente incomprensibile è che io lo stia scoprendo in questo momento.
«Peppa» mi chiama Zoe. «Andiamo da Raisa, dai».
«È stato un piacere» mi dice Peggie, cordiale.
Ora, i lettori più attenti potrebbero domandarsi: ma tutti sti discorsi queste sgallettate non li potevano fare tipo sedute al bar davanti a un bel grappino anziché nel bagno turco tutte nude? E la risposta, ovviamente, sarebbe CERTO CHE SÌ. Però non ho saputo resistere a questo richiamo supertrash fatto di tette spizzate, soppesaste, disprezzate e invidiate ahahhahaha. Vabbè, fortuna che non ho lettori attenti (NO, NON VI HO ANCORA PERDONATO LA FACCENDA DEL PENE DI CANDY CANDY).
COMUNQUE, siccome mi pare evidente che la maggior parte di voi sta perdendo qualche colpo strada facendo e siccome il ritmo narrativo di questa vaccata di storia si sta facendo via via più incalzante (?), Peppa vi viene incontro con un dettagliato riassunto delle ultime scoperte.
E dunque, alla luce di quanto appreso, c'è qualche teoria che sta prendendo forma nelle vostre menti afflitte? Confermereste ancora il sospettato che avevate indicato al capitolo 6?
Io intanto vi avviso che nel prossimo capitolo ci sarà un momento di serietà (però sarà breve e indolore, promesso 😅). Pensate di essere in grado di sostenerlo? ç_ç
🦉Baci baci🦉
AppleAnia
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