Story of Ambra: Il primo maestro
Rik si massaggiò la guancia rossa, frustato e dolorante, sua madre aveva bevuto di nuovo, bere significava per Rik una cosa: avere un più facile sfogo attraverso la rabbia, sfogandola intorno a sé ma, non su di lei, almeno non su sua sorella di due anni.
La piccola Maibe si era messa a piangere mentre suo fratello sedicenne gli faceva da scudo da una madre alcolizzata, la mamma usava sempre le mani ma, a volte succedeva che prendeva la bottiglia di vetro vuota e la lanciasse verso Rik, il quale come al solito si difendeva senza mai rispondere.
In parte lui la voleva bene ma, buona parte di lui avrebbe voluto non averla mai salvata da quel stramaledetto incidente.
7 mesi fa
Rik era in macchina, nei posti dietro insieme a sua sorella che stava cercando di capire come si teneva un libro aperto, suo padre era al volante mentre sua madre al posto accanto.
Stavano ritornando da un parco giochi quando arrivarono in un incrocio regolato dai semafori, suo padre passò con il verde, una macchina blu invece, non aspettò il semaforo e gli venne addosso.
Le persone intorno, appena capirono cosa succedeva, iniziarono a soccorre chi era rimasto vivo, Rik aveva già tirato fuori sua sorella, subito dopo lo aiutarono a trascinare la madre, mancava solo suo padre.
In quel momento la macchina esplose, insieme a suo padre e l'altro a guidare.
Da allora sua madre beveva per dimenticare, facendo soffrire chi era intorno a lei.
Adesso
Il ragazzo aveva sedici anni e sette mesi, alto un metro e settantacinque, capelli castani e occhi dello stesso colore, un naso piccolo e uno sguardo sempre attento, difficilmente era tranquillo con se stesso.
Non faceva più la scuola ma, lavorava per assicurarsi che sua sorella avesse tutto il necessario per continuare a vivere più serenamente possibile, la loro casa era in periferia, vicino ad un bosco e a separarlo c'era dell'erba alta, ideale per giocare a nascondino.
Rik tornava con la spesa, era sera ed era tutto calmo quando notò che il portone di casa era socchiuso, il che lo fece preoccupare molto, entro velocemente, posò la spesa per terra e pensava che sua madre avesse bevuto per l'ennesima volta, infatti era così e si stava per sfogare con sua sorellina che si metteva a piangere, e adesso aveva quella guancia che gli bruciava.
Sua madre era andata a coricarsi ma, prima che lei si addormentasse gli urlò, con tutto il fiato che aveva in corpo:- SPERO CHE MUORI, BASTARDA!-. Dopodiché era uscito di corsa con gli occhi lucidi, si diresse al boschetto che avevano lì vicino, correva per allontanarsi da quell'incubo giornaliero, cercava di dimenticare ciò che facevano e ciò che si dicevano.
Avrebbe voluto essere morto se non difendeva sua sorella minore da quelle violenze e molte altre cose, di amici li aveva persi tutti dopo che il padre era morto, per il semplice motivo che si erano dovuti trasferire.
Si fermò, rendendosi conto che si era allontanato nuovamente di molto e con la notte difficilmente vedeva i rami che gli potevano finire in faccia, avendo la felpa, si abbassò il cappuccio e iniziò a tornare, finché non sentì una voce dire:- La tua felpa nera si mimetizza perfettamente con il buio, rispetto alla mia grigia-. Rik si voltò per scoprire da dove provenire quella voce, a malapena notava una figura distinta, la figura avanzò rivelandosi un ragazzo pallido e con un orribile ferita al viso, che sembrava un'inquietante sorriso, Rik cercò di non scomporsi:- Sera, mi chiamo Rik, Grazie del complimento-. Il ragazzo aveva un ciuffo di capelli scuri che s'intravedevano, probabilmente neri, tirò fuori un coltello, rispose:- Mi chiamo Jeff, Jeff the killer, e adesso, go to sleep!-. Il ragazzo menò un fendente cercando di colpirlo ma, Rik inciampò nelle radici schivandolo, Jeff si accorse che era per terra e provò a buttarsi sopra di lui ma, venne scaraventato come un peso su una molla, commentò:- Sbaglio o quella è una mossa di autodifesa?-. Rik sapeva che era da pazzi non scappare ma, rispose con un tono di sfida:- No, è una mossa mia quando si ha a che fare con bambini di due anni, sai devi stare attento ad ogni pericolo-. Jeff rimase perplesso, Rik approfittò di quell'attimo di vantaggio e raccolse un ramo da terra, abbastanza lungo quanto un bastone.
Jeff s'incazzò e cerco di attaccarlo nuovamente ma, stavolta inciampò lui in alcune radici di un abete, Rik gli tirò una legnata al fianco facendolo gemere, notò il coltello di Jeff tra le foglie e lo prese, Jeff si rese conto di averlo perso quando se lo ritrovò puntato alla gola, Rik parlò serio:- Non hai idea di quanta voglia o di ammazzarti, pezzente, quindi go to hell!-. Glielo conficcò nel braccio facendolo urlare e Rik iniziò a correre verso casa.
Mentre correva si rese conto che le ultime parole che gli aveva detto a Jeff, era stato sadico e crudele, per solo un secondo pensò di aver esagerato ma, poi ci pensò e si disse:- Ho usato la sua stessa medicina, se lo merita-. Avrebbe potuto chiamare la polizia più tardi ma, pensò che difficilmente il psicopatico sarebbe tornato, oltre ad essere anche ferito.
Arrivò a casa, si accorse solo allora di aver i pantaloni sporchi di sangue (probabilmente di Jeff) entrò in casa, lavò i pantaloni, controllò se Maibe dormiva serena e andò a coricarsi.
Ebbe un incubo: Vedeva la sua casa bruciare e lui non smetteva che ridere, coperto di sangue mentre in lontananza delle urla di terrore continuavano senza sosta, un attimo dopo lui stesso bruciava e solo allora si accorse di avere il coltello di Jeff in mano, o meglio, lui interpretava il ragazzo-psicopatico.
Quando lo capì si svegliò di soprassalto e iniziò ad annaspare per lo spavento, aprì la finestra in camera sua e diede un'occhiata fuori e notò che tra gli alberi Jeff lo osservava.
Rik per un attimo rimase scosso, si riprese alzando il dito medio verso la sua direzione, solo allora il ragazzo-psicopatico iniziò ad avanzare nell'erba alta, Rik non ci pensò due volte ad uscire in fretta e senza far rumore, uscì dalla porta d'ingresso e si diresse verso il lato da cui Jeff era comparso.
Lo trovo lì ad aspettarlo, c'era una maggior luminosità e notò che Jeff si era medicato la ferita strappandosi un pezzo di felpa e avvolgendolo a mo' di benda, Rik esclamò:- Non ti è bastata la lezione, Signor go to sleep?-. Jeff soffiò, irritato:- Hai del fegato a usare il mio motto ragazzo, deduco che tu non sai chi sia io-.Rik gli rispose con un sorriso ironico:- Jeff il psicopatico?-. Il ragazzo pallido rimase scocciato:- Ma se te lo ho pure detto! JEFF THE KILLER! Non ti suona niente questo nome?-. Rik lo fissò, paco:- No, ma sospetto che sei un coglione-. Jeff impugnò il coltello nuovamente, minaccioso:- Hai avuto fortuna tra gli alberi, non lo sarai ancora-. Rik si mise a braccia conserte, si guardò intorno, alla fine chiese:- Si può sapere cosa ti ho fatto?-. Jeff scrollò le spalle:- Che m'importa, a me mi piace uccidere... a proposito... "go to hell", non suona tanto bene, a mio parere-. Il ragazzo ne aveva abbastanza del psicopatico, così esclamò:- Senti, vuoi rimanere qui a chiacchierare o a fare qualcosa?-. Jeff sembrò rendere il suo sorriso ancora più inquietante
:- Si... devo ammettere che sei il primo a comportarti con un'innaturale calma, nei confronti di uno che ti deve uccidere, sopratutto. Come ti chiami?-. Chissà perché, Rik si sentiva affascinato dal modo di fare di Jeff, così gli rispose con tranquillità:- Rik Hoker-. Jeff gli si avvicinò, squadrandolo e con un tono forte gli disse:- Rik....prendi un coltello, andiamo a caccia!-. Rise in maniera folle.
Il sedicenne per un attimo pensò:- NO, RIK! VUOI DIVENTARE UN ASSASSINO E LASCIARE DA SOLA TUA SORELLA CON QUELLA STRONZA DI TUA MADRE?!-. Infatti per alcuni secondi rimase immobile, poi sorrise in maniera divertita:- Perché no? Sembra divertente, uccidere-. Rik corse in casa e prese il coltello più affilato, lungo 8 cm, manico nero e prima di uscire si scelse i vestiti, pantaloni e scarpe da ginnastica, maglietta e felpa con cappuccio, passò dalla camera di sua sorella e gli diede un bacio prima di andarsene.
Il suo pensiero egoistico aveva avuto il sopravvento, si era stufato di dover badare sempre tutto lui, si era stancato di vivere quella vita di merda, non ne poteva più.
Non voleva continuare a vivere così. Aveva deciso di abbandonare sua sorella per scegliersi una vita di sfogo.
Jeff attese, tra il nervoso e la noia, lo spronò:- Andiamo?-. Rik annuì, una sensazione strana iniziò a fargli strada nella mente: era una sensazione ossessiva, in bilico tra il piacere e l'insoddisfazione. La sua pazzia iniziò a comparire, infatti gli venne spontaneo, parlare Jeff in questa maniera
:- Maestro, chi è la mia prima vittima?-. Jeff sbuffò:- Se mi chiami ancora maestro, ti faccio uccidere un vecchio, quelli ti divertono poco...I GIOVANI! Siiiii....quelli sì che ci faranno divertire-. Rik chiese, confuso:- Sono le quattro di notte, dovremo entrare in casa loro Jeff-. Il killer scrollò le spalle, rispose:- Un po' di ginnastica ci farà bene... sai se c'è qualche pigiama party, o robe così?-. Rik scrollò le spalle, Jeff sbuffò, annoiato.
Rik però accelerò il passo, gli si mise di fianco:- Dovrò avere una nuova identità?-. Jeff si fermò, si girò e lo guardò per bene, propose vari nomi, alcuni idioti:- Rik l'Assistente? Il servo di Jeff? Il ragazzo con un coltello da cucina?....-.Alla fine propose Rik:- L'Apprendista?-. Jeff annuì, soddisfatto:- Visto che un buon nome alla fine esce? Copriti bene se non vuoi che qualcuno sappia la tua identità, se ci tieni o meno-.
Mentre camminarono, finalmente si trovarono davanti ad una casa, Jeff pronunciò solenne ma, pur sempre sottovoce:- Ecco! Da adesso in poi imparerai ad uccidere, prima però alcune regole: NON si risparmia nessuno, disegnagli un bel sorriso se non hanno chiamato la polizia e infine divertiti-. Rik, ridacchiò:- Mi pari Joker-. Si accordarono su come fare e Rik doveva entrare dal retro.
Come sentì Jeff sfondare la porta d'ingresso, Rik aveva trovato una finestra socchiusa e da lì entro, la casa aveva due piani, Jeff corse verso le scale mentre delle voci confuse iniziarono a sentirsi, l'Assistente notò un cane che provò ad attaccarlo, finendo a trovarsi un coltello nel cranio.
Tirò il coltello e controllò le altre stanze mentre Jeff rideva mentre faceva sicuramente scempio, dal trambusto che proveniva sopra sentì qualcuno correre a piedi nudi giù per gli scalini e si ritrovò un ragazzo ventenne, muscoloso.
Egli come lo vide rimase paralizzato, Rik sorrise:- Dove credi di andare?-. Il ragazzone gli si buttò addosso, cercando di prenderlo, ma fu un gesto stupido: l'Assistente gli tranciò di netto alcune dita e si fece spingere per poi prenderlo dal colletto e trascinarlo nella caduta, di conseguenza riuscì ad infilzarlo più volte, finché il corpo del ragazzo si afflosciò con il suo ultimo respiro.
Rik era imbrattato di sangue, Jeff scese con tutti i vestiti quasi del tutto sporchi, rispetto a Rik, egli continuava a ridere, si volse verso Rik e vide il cadavere:- Niente male, hai del potenziale, ti avevo riservato una vittima, l'ammazzi tu?-. Rik sorrise divertito:- Se proprio insisti..-. Corse e si diresse verso una camera da cui si sentiva qualcuno singhiozzare, una bambina piangeva disperatamente, come lo vide gli implorò:- Ti prego non voglio morire!-. Rik in tutta risposta gli disse:-go to hell!-.
Quando scese le scale emise un sospiro soddisfatto, chiese a Jeff:- I Prossimi?-.
Jeff rispose con un ghigno:- Cerchiamoli, no?-. Mentre pronunciava queste parole iniziarono a sentirsi delle sirene, Jeff stava per scappare quando Rik, lo fermò:- Maestro, è solo un'auto. Ci potremo divertire-. Jeff però era dubbioso, infatti gli ordinò:- Non sei ancora pronto. E NON CHIAMARMI MAESTRO!-. Scapparono nella foresta i due killer e con il buio al loro favore non furono visti.
Jeff lo portò in una casa abbandonata:- Ho trovato questo rifugio ieri, forse un giorno ti presenterò gli altri ma, nel frattempo tu starai qui, intesi?-. L'Assistente annui, tranquillo, entrò e vide tre oggetti in pessimo stato: un letto, un tavolo e una sedia, tutte e tre gli oggetti polverosi e malandati, Rik ignorò il fatto e si sdraio sul letto, aspettava la sera dopo con impazienza.
Notò uno specchio in frantumi per terra, e attraverso il riflesso, iniziò a tagliare la carne per avere lo stesso sorriso di Jeff.
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