Il villaggio

Տհҽ աɑsղ'ե ɑƒɾɑíժ եօ ҍҽ հҽɾsҽƖƒ.
⠀Ⱳհҽղ ҽѵҽɾყҍօժყ sɑíժ "ҍҽ ɑ Ɩɑʍҍ",
⠀sհҽ sհօաҽժ հҽɾ ƒɑղցs ɑղժ ҍҽϲɑʍҽ ɑ աօƖƒ.

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Resistere sola alle ostilità della foresta del Nord con una bambina ancora in fasce da accudire divenne presto una grossa sfida per la donna... così le venne concesso di potersi recare al villaggio due sole -tirate- volte per mese. Giusto per procurarsi provviste, indumenti e utensili necessari. Non che il villaggio le rifilasse le merci migliori... ma la donna vi si recava lo stesso e ogni volta portava la bimba con sé, come per dar prova che no! nessuna delle due fosse ancora morta di fame né di freddo. E anche per abituare la bambina a veder volti che non fossero solo quello della madre stessa... e così, mano a mano che cresceva, le malelingue -ormai comprese- ferivano pure il cuore della piccola.
Ma se da un lato la madre incassava i colpi e in risposta rivolgeva elegante indifferenza, la figlia sfogava la rabbia di entrambe su tutto ciò che le capitava intorno! Le malelingue chiamavano "𝑚𝐸𝑡𝐼𝑐𝐶𝑖𝐴" lei e "𝑇𝑟𝐴𝑑𝐼𝑡𝑅𝑖𝐶𝑒" la madre? ° Bene, allora lei si attaccava con zanne e artigli alla gente del villaggio, piantando morsi ai polpacci e unghiate sui volti.
E poi, col petto in fuori pieno di orgoglio, camminava accanto alla madre -mano stretta nella sua- come una fidata guardia del corpo.
La donna, Freya, non mancava di rimproverarla e trattenerla ogni volta, ma in cuor suo ammirava la tenacia della piccola Mouna.
Così si chiamava la peste che metteva a tacere malelingue mordendole!
L'amore che Freya non poteva più rivolgere al bruno lontano lo dedicava tutto alla bambina, che contenta gliene donava forse il doppio! E piano piano, armate entrambe di pazienza - Mouna un po' meno - trascorsero dodici lunghi anni...
M

ouna divenne una ragazzina sana e forte, con la testa più calda di tutti i coetanei del villaggio. Le malelingue passarono anche loro di generazione in generazione, aquietandosi un pizzico ma senza arrivare a spegnersi.
E quando finalmente giunse il giorno del primo menarca, e con esso la prima dolorosa metamorfosi, Freya decise che per la bambina fosse venuto il momento di fare le prime esperienze da sola.
« Vai mia tenera Moon! Io ti aspetto qui. »
Le diceva, affacciata sull'uscio della tenda. E Mouna le annuiva lesta in risposta, poi prendeva un bel respiro e infine iniziava a correre fra gli alberi finché da due piccoli piedini non passava a quattro forti zampe grigiastre.
Seppur facesse male all'inizio, Mouna adorava correre a perdifiato per la foresta del Nord! Inseguiva roditori e pennuti e ogni volta che riusciva ad acchiapparne qualcuno, fiera lo portava in "casa" dalla madre per farne un delizioso spuntino.
« Brava la mia Moon! Che torni sempre, che non ti perdi mai... se un giorno ti accadesse di smarrirti ricordati di guardare la Luna: lei ti segue e protegge sempre, anche di giorno. Guardala e fatti guardare, lei saprà dirti cosa fare... e rendile onore portando il suo nome. »

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