XV. CON CALMA
"When you smile the whole world stops and stares for a while,
'cause you're amazing just the way you are."
Just the Way You Are - Bruno Mars
Ventotto, tanti erano i giorni in cui Lewis e Mia erano stati lontani, mai come allora da quando si erano stravolti la vita a vicenda.
Lei se ne stava rintanata in uno degli angoli dell'ascensore, in silenzio, sguardo basso, cuore a mille.
I suoi occhi brucianti addosso.
Lui la fissava con insistenza, senza preoccuparsi di nasconderlo. Spalle al muro e respiro regolare, ma interiormente in fibrillazione.
Rimasero in silenzio per tutto il tempo, nessuno dei due emise un fiato, forse troppo concentrati sui loro pensieri, forse troppo impauriti per poter urlare il loro dolore.
Una volta che le porte metalliche si aprirono all'ultimo piano, Lewis seguì Mia fuori dall'ascensore, aspettando alle sue spalle che girasse le chiavi nella toppa per poter fare ingresso in casa sua.
L'attico era spazioso e molto luminoso, arredato in stile moderno, un po' anonimo, ma l'occhio attento di Lewis notò immediatamente alcune foto incorniciate appese alle pareti e appoggiate sulle superfici scure dei mobili.
<<Vado un attimo in bagno>> lo avvisò, facendogli distogliere l'attenzione dai quadretti. <<Fai come se fossi a casa tua>>.
Lewis la guardò per un secondo e sul suo viso prese forma un sorriso malizioso. <<Allora mi spoglio>> esclamò, tirando su il lembo della felpa nera che indossava.
Lei gli lanciò uno sguardo fulminante di traverso, che fece immediatamente passare a Lewis la voglia di stuzzicarla.
<<Mia, sto scherzando>> si difese, facendo comunque trasparire una vena di dispiacere nel suo tono.
Gli faceva male vederla fredda, distaccata, quasi disinteressata.
Eppure ricordava bene i suoi occhi accesi ogni volta che lo guardava, non aveva dimenticato i suoi ti amo.
Quella non era la sua Mia.
E mentre Lewis combatteva i suoi demoni, a pochi passi da lui, dietro la porta del bagno chiusa a chiave, Mia affrontava il suo riflesso nello specchio.
Da un mese a quella parte il suo mostro era lei stessa, i segni che portava addosso, i dolori che di tanto in tanto la tormentavano, quello sguardo spento ancora livido.
L'ematoma, seppur ormai giallastro, sotto il suo occhio era ancora ben visibile, e fino a quel momento davanti a Lewis era riuscita a camuffarlo con un paio d'occhiali da sole.
Il naso era ormai a posto dato che non aveva riportato alcuna frattura, così come le piccole ferite sulle labbra già rimarginate.
Ma faceva male.
Faceva male vedersi così, nascondere, fingere.
Celare il suo corpo sotto strati di vestiti coprenti.
<<Merda>> imprecò quando si rese conto che nemmeno il suo fondotinta fosse in grado di fare miracoli e coprire quei segni giallastri.
Mia non amava truccarsi, era sempre stata una tipa acqua e sapone anche nelle occasioni più importanti, non risultando mai sciatta anche grazie ai suoi lineamenti a dir poco angelici.
Si arrese e stese con cura tutto il prodotto che aveva sul viso, nonostante il risultato non fosse quello sperato.
Tirò lo sciacquone del water per ingannare Lewis che sicuramente avrebbe udito dalle stanze adiacenti e si lavò le mani, per poi uscire finalmente dal bagno.
Senza occhiali da sole, ma con la testa più china rispetto al suo solito.
<<Ma questo sono io>> sentì dire dalla voce di Lewis, e dal suo tono poteva scommettere qualsiasi cosa che stesse sorridendo.
<<Ti sei visto allo specchio?>> ribatté ironica, cercandolo velocemente con lo sguardo.
<<No, sto guardando le foto appese al muro>>.
Mia si bloccò per un attimo, non sapendo come gestire la situazione, e poi si precipitò da Lewis, nell'unica stanza della casa in cui sapeva ci fosse una foto di Lewis.
Del braccio di Lewis.
Nella sua camera.
Lo trovò seduto sul letto, spalle alla porta, e fece il giro per raggiungerlo, trovandolo così con la fotografia tra le mani.
<<Potevi anche lasciarla attaccata al muro>> lo bacchettò.
<<Volevo capire se avessi le allucinazioni o se quello fossi proprio io>>.
Mia annuì in silenzio e lui alzò gli occhi per guardarla nella penombra della stanza da letto, scarsamente illuminata a causa delle tapparelle quasi del tutto abbassate.
<<Perché?>> le domandò soltanto, mettendosi in piedi.
Mia lo guardò e poi guardò la foto.
Il viso di Lewis nemmeno era inquadrato in quello scatto, ma il suo braccio destro tatuato e muscoloso che la avvolgeva era inconfondibile.
Così come lo era il sorriso ampio e sincero di Mia, i cui occhi non puntavano all'obiettivo ma guardavano lui.
<<Ero felice>>.
Lewis volse immediatamente lo sguardo su di lei, non trovando i suoi occhioni azzurri come l'oceano su di lui.
Era persa in chissà quali meandri della sua mente.
<<Mia->>.
<<Tu mi proteggevi da qualsiasi cosa>>.
Lewis, scosso ancora una volta dalle sue parole e dalla sua voce tremante, le mise delicatamente una mano sulla mascella, facendo scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli mori.
I loro occhi si scontrarono ed entrambi sentirono un uragano travolgerli.
Erano talmente vicini che Mia poteva sentire il respiro caldo di Lewis infrangersi sulla sua pelle del viso, il suo profumo forte entrare nelle narici ed inebriarle la mente.
<<Io non smetterò mai di farlo>> la rassicurò tenendola sempre stretta a sé.
<<Lew, per favore>> sussurrò piano, chiudendo per qualche secondo gli occhi e cercando di sgusciare dalle sue braccia.
In quel movimento brusco il viso di Mia incrociò perfettamente il raggio di sole dorato che filtrava dalla tapparelle mezze aperte, illuminandole così il volto.
<<Che cos'hai qui?>> domandò subito lui preoccupato.
<<Niente, è una scemenza, non mi fa nemmeno più male>> farneticò lei di fretta e agitata, cercando di sviare il discorso ed allontanarsi sempre più da lui, che invece la tenne ancor di più stretta a sé.
<<È un livido>> constatò accarezzandola con il pollice appena sotto la chiazza gialla per evitare di farle male. <<Cosa è successo?>>.
<<È una cazzata, te l'ho detto>>.
<<Voglio sapere come te lo sei fatto>> si impuntò deciso.
Mia tentennò per un attimo.
<<Sono caduta dalle scale>>.
<<Dalle scale?>> domandò inarcando un sopracciglio.
Annuì stringendo tra i denti il labbro inferiore e Lewis la guardò incerto.
<<Ma da quali scale?>>.
<<Le scale della casa in cui abitavo prima>> continuò a mentire.
<<Ma com'è possibile che tu sia caduta di faccia?>>.
<<Lewis, è successo. Basta, non continuare ad assillarmi di domande>>.
Lo spinse via, innervosita dall'insistenza di Lewis e soprattutto spaventata dall'idea che potesse scoprire tutto così, guardandola solamente negli occhi e scavando nel profondo della sua anima.
Lui la guardò allontanarsi ed uscire dalla camera da letto.
Sembrava essere così spaventata, piccola, indifesa e forse anche più minuta del solito. E pensò che quella lontananza da lui avesse fatto star male, molto male, anche Mia.
Era partito con l'intento di parlarle, di rivelarle tutto quello che aveva scoperto in quegli ultimi giorni, ma ora trovandosela davanti aveva altri mille quesiti da porle.
Cosa ci faceva in quella casa?
Perché aveva una sua foto appesa al muro?
Come aveva fatto a cadere dalle scale e farsi un livido poco sotto l'occhio?
Quel cazzo di livido.
Il cervello gli stava scoppiando, era così saturo di pensieri e dubbi che non sapeva nemmeno lui a che cosa appigliarsi e da dove partire.
Eppure doveva farlo.
In quel momento o mai più.
La raggiunse in cucina, arrivando alle sue spalle, trovandola appoggiata con i palmi delle mani sul piano del mobile a fianco ai fornelli.
<<Tra quanto arriva Max?>>.
Quella domanda la fece sobbalzare e ridestare dai suoi pensieri.
Si girò per rispondergli, trovandolo molto più vicino di quanto pensasse, tanto che il suo bacino sfiorò quello di Lewis mentre si muoveva.
Lui la squadrò dall'alto al basso, leccandosi le labbra involontariamente ed appoggiandosi con le mani sul mobile, intrappolandola così tra le sue braccia che Mia faticò a non guardare.
<<Questa è una questione che dovremmo affrontare con calma>> rispose lei, sentendo il cuore battere all'impazzata per la sua vicinanza.
<<Bene, parliamone>>.
<<Con calma>> sottolineò puntandogli un dito sul petto e spingendolo via.
Lewis alzò le mani con i palmi aperti in segno di resa.
La stava prendendo come una sfida.
La odiava per come lo stava respingendo ma adorava il fatto di doverla conquistare.
Forse quello sarebbe stato l'unico modo per far sciogliere quel muro di ghiaccio che pareva invalicabile che aveva alzato Mia.
<<Posso offrirti qualcosa?>> gli domandò dopo che lui si mise seduto su uno degli sgabelli della penisola.
<<Tutto quello che vuoi>>.
Mia lo guardò confusa e la malizia di quelle parole la percepì solamente dopo che Lewis le strizzò l'occhio.
<<Intendevo da bere>> lo rimise subito in riga.
Lewis sbuffò spazientito dal suo essere così rigida. <<Sei difficile, credimi, ce la sto mettendo tutta ma tu continui a stroncarmi così>> sbottò. <<E comunque non voglio un cazzo da bere, grazie>>.
E in un momento Mia si sentì una merda.
Non era lui ad averle fatto male.
Non era lui a dover pagare le colpe di altri.
<<Max non torna>> affermò sedendosi di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo. <<Max non torna e non tornerà mai>>.
Tremava e si torturava le dita, tirando le cuticole delle unghie per sfogare il nervoso sulle pellicine e Lewis, che aveva notato quei suoi movimenti, la fermò prendendole le mani tra le sue.
<<Mi spieghi o ti devo fare il terzo grado?>> disse ironico, guardandola poi dolcemente quando vide le labbra di Mia incresparsi in un sorrisino.
<<Però giurami che non ti incazzerai>> lo avvertì stringendogli più forte le mani.
<<Mh>> mormorò indeciso e lei gli tirò un buffetto sul braccio facendolo sobbalzare. <<Promettilo>> lo obbligò ancora.
Lewis ruotò gli occhi indietro. <<Sì, sì, lo prometto, ma tu avresti dovuto farmi diventare un pornostar e non accettare di sposare quello lì>>.
Mia lo guardò allibita.
<<Tu-tu-tu lo sapevi?>> balbettò con la bocca e gli occhi spalancati.
<<Sono venuto a saperlo>>.
<<Te lo ha detto Nikita?>>.
<<Nikita lo sapeva?>> le domandò sorpreso. <<È proprio una stronza, non mi ha detto nulla>>.
Mia sorrise pensando alla sua migliore amica. <<Parola d'onore di un'italiana>> esclamò fiera.
Lewis la osservò sorridere veramente felice per la prima volta, le brillavano gli occhi, il modo in cui muoveva le labbra, la sua dentatura perfetta.
Probabilmente era la canzone che non aveva mai scritto,
La pista su cui non aveva mai trionfato,
Il mondiale che non aveva mai vinto,
La donna che non avrebbe mai smesso di farlo sentire felice come un bambino e fiero come un uomo.
<<Ma quindi domani non ti sposi?>>.
Aveva bisogno di sentirselo dire.
E Mia sorrise divertita.
<<No, non mi sposo>>.
<<Ma non vi sposerete nemmeno tra qualche mese, no?>>.
<<Lewis, non mi sposerò mai>> rise.
<<Non ti sposerai mai con Max>> precisò lui.
Mia alzò le sopracciglia sorpresa, cogliendo tra le righe cosa volesse intendere l'inglese.
<<Lo chiamavano Hammertime>> lo prese in giro schioccando la lingua sul palato e Lewis non lasciò perdere la sua provocazione, sporgendosi sulla penisola fino a raggiungerla e scostarle i capelli dietro l'orecchio.
<<Mi chiamano così per tanti motivi>> le sussurrò piano.
E tutti e due vennero scossi da un brivido dietro la schiena, come se il loro essere così vicini fosse fonte di elettricità.
<<Lewis, con calma>> gli parlò a sua volta all'orecchio, faticando a rimanere lucida.
Tornò composto e scese dallo sgabello, non levandole mai gli occhi di dosso.
<<Hai da fare stasera?>>.
Mia lo guardò.
<<Intendo con calma>> chiarì facendola scoppiare a ridere.
Lei annuì, tornando a guardarlo con la luce negli occhi che aveva sempre avuto per lui.
<<Potrei esserci>> lo assecondò accompagnandolo alla porta.
<<Ci vediamo alle otto e mezza?>>.
<<Come mi devo ve->> fece per dire ma lui la bloccò, sapendo già cosa gli stesse chiedendo.
<<Una tuta andrà benissimo>>.
Si guardarono in silenzio prima di andarsi incontro per salutarsi.
Lewis si abbassò su di lei, tenendo gli occhi aperti per godersi ogni minima espressione di Mia, sentendola fremere.
<<Con calma>> le sussurrò a fior di labbra e in un secondo si rialzò lasciandole un bacio dolce sulla fronte.
Andò via chiudendosi la porta alle spalle, la stessa porta su cui Mia si appoggiò con la schiena chiedendosi se il suo cuore si fosse fermato in quell'istante o se avesse ripreso a battere con il suo ritorno.
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CUORICINIIIIIIIII COME VAAAAA?💕
Sono in ritardo, ma in anticipo di due giorni nel mio ritardo😂😂😂
Non vi rompo tanto il cazzo con il mio angolino delle minchiate perché tanto tra qualche giorno ne parlerò su insta.
Critiche, consigli e commenti vari sono sempre ben accetti💕
E, piccola info di servizio, vi avviso che probabilmente mi prenderò qualche settimana di ferie dalla scrittura. Questa settimana lavorerò ancora, ma dalla prossima sarò in ferie e non credo di riuscire a scrivere🙁
Mi dispiace molto e spero mi capiate perché è stato un anno duro e ho bisogno di staccare un po' la spina.
Ma non vi disperate troppo perché dal 23 agosto tornerò alla mia solita routine e la scrittura sarà in primo piano💜
Vi lascio i miei socccccccial:
Ig: @whoismonique_wattpad
Tw: @whoismonique__
Se non dovessimo sentirci più prima della mia partenza, vi auguro delle splendide e serene vacanze☀️
Vi mando tanti bacini,
Monique 🫶🏼
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