XII. FERITE

"My mind is a place
that I can't escape your ghost."
Wrecked - Imagine Dragons

9 Gennaio 2022.

<<Mia, inizio a preoccuparmi, è da ieri mattina che non ti sento. Non è da te>> parlò velocemente Nikita dopo il segnale acustico della segreteria telefonica di Mia. <<Anche Max ha il telefono spento, è successo qualcosa?>>.

Sbuffò.
L'ansia la stava divorando.

<<Senti, oggi pomeriggio vengo a Monaco e->> si bloccò per un attimo, aveva delle pessime sensazioni ma le scacciò dalla mente per qualche istante.

Magari Mia aveva solamente deciso di staccare il telefono per un po' e viversi Max, pensò.

<<E potremmo fare una torta insieme, se ti va>> chiuse gli occhi e mandò giù il groppone che aveva in gola. <<Fatti sentire, ci vediamo dopo>>.

Faceva avanti e indietro per la stanza, sotto gli occhi di Will che, sdraiato a letto, la osservava attentamente.

<<Niki, amore>> la chiamò, aprendo la braccia come per invitarla a stringersi a lui, e Nikita non pensò un attimo in più, accoccolandosi al petto di Will. <<Non preoccuparti, non sarà successo nulla di grave>> cercò di consolarla, lasciandole dei teneri baci sui capelli.
<<Mia non starebbe mai per così tanto tempo senza farsi viva, soprattutto in questo periodo sento che ha tanto bisogno di me>> e lasciò che le lacrime le bagnassero il viso.

<<Niki>> sussurrò Will con voce tenera, passando i pollici sotto gli occhi della fidanzata. <<Se ti fa stare più tranquilla andare a trovarla, vai pure>> continuò, parlandole sempre con dolcezza e Nikita annuì. <<Vuoi che venga con te?>> le domandò ancora.

Nikita scosse la testa. <<Vorrei stare un po' da sola con Mia, se non ti dispiace>> si giustificò accarezzandogli il volto, e Will acconsentì senza problemi.

<<Sei una donna speciale>> le confessò tenendola stretta a sé.
Nikita sorrise e lo abbracciò più forte. <<È il tuo modo per dirmi che mi ami da morire?>> gli chiese guardandolo dritto negli occhi e sforzandosi di mantenere un'espressione seria.

Lui boccheggiò qualcosa senza dire realmente niente e Nikita scoppiò a ridere.
<<Willy, guarda che scherzavo>> esclamò, sentendosi un po' in colpa dopo aver visto la sua reazione.

In colpa e in imbarazzo.

Non si erano mai detti ti amo, probabilmente la cosa era sottintesa dato il tempo che condividevano insieme, la loro sintonia.

Will e Nikita si erano trovati, per caso, grazie a Mia e Lewis.

<<Io ti amo davvero>> le confessò.

Nikita rimase spiazzata.
Lo guardò con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, incredula, non sapendo come comportarsi.

<<Davvero?>> gli domandò e Will la osservò stranito.
<<Perché, tu non mi ami?>> la interrogò a sua volta, iniziando a dubitare dei sentimenti di Nikita nei suoi confronti.

<<Non ho mai detto a nessuno un ti amo sincero, non mi ero mai innamorata seriamente prima d'ora>> confessò guardandolo dritto negli occhi.

Will fece per parlare ma Nikita gli posò un dito sulle labbra. <<Sto facendo una fatica immane>> ammise con un sorriso imbarazzato dipinto in volto.

Lui le sorrise a sua volta, comprendendo la difficoltà di Nikita e osservandola attentamente con gli occhi lucidi.

<<Ti amo>> gli rivelò finalmente. <<E mi sento così stupida>>.
Will scoppiò a ridere. <<Perché?>>.
<<Perché Nikita De Roma è allergica a questo tipo di cose>> rispose parlando di lei in terza persona, facendo una smorfia di disappunto.

La guardò divertito dai suoi modi, dal suo tono, dalla sua espressione.

Non poteva esserne certo, ma lo sentiva dentro, Nikita De Roma era decisamente la sua persona.

***

-Sono davanti casa tua-.

Nikita era partita immediatamente per Montecarlo. Non avrebbe aspettato un giorno in più, l'ansia la stava divorando e il continuo silenzio di Mia era per lei una tortura.

Aveva mandato quel messaggio fissando con insistenza le finestre dell'abitazione monegasca di Mia e Max.

Nessun rumore proveniva dall'interno della proprietà privata, come se nessuno fosse in casa in quel momento.

Erano le tre del pomeriggio e le serrande erano ancora abbassate, così come la veranda ancora chiusa del terrazzo, che Mia di solito adorava tenere aperta anche d'inverno.

Un ordine surreale.

Nikita si decise a suonare al citofono esterno, continuando a fissare con insistenza l'abitazione, sperando in un cenno di Mia o di Max.

Chiamò Mia al cellulare, e per la prima volta dopo ore, risultò spento.

Imprecò e prese coraggio nel fare l'unica cosa che si era ripromessa di fare solamente nel caso in cui Mia avesse continuato a non farsi viva.

Afferrò il mazzo di chiavi che la sua migliore amica le aveva affidato per le situazioni di emergenza, quando sia lei che Max erano fuori per molto tempo a causa dei Gran Premi, ed aprì il cancello automatico con il telecomando.

Entrò guardandosi attorno, il giardino vuoto, un pallone mezzo sgonfio abbandonato in mezzo al prato, il sole debole di febbraio che batteva timido.

Anche il vialetto che portava all'ingresso di casa era stranamente desolato, e solo in quel momento Nikita capì che Max sicuramente non era in casa, perché la sua Vanquish blu non era parcheggiata lì.

Tutto pareva essere avvolto da un'aura tetra.

Si avviò lentamente verso la porta blindata, intenzionata ad immettere il codice per disattivare l'antifurto, ma rendendosi conto che questo non fosse nemmeno inserito.

Tentò di infilare le chiave nella toppa, ma le sue mani tremavano così tanto che dovette fermarsi per respirare.

<<Cazzo>> imprecò per la frustrazione.

Respirò a fondo e ci riprovò, riuscendoci.

Si richiuse la porta alle spalle e si guardò in giro.

<<Mia>> la chiamò restando ferma sul posto, non muovendosi di un centimetro, facendo solamente balzare i suoi occhi da destra a sinistra, cercando di catturare ogni minimo particolare. <<Sei a casa?>> parlò ancora con la voce che le tremava.

La luce debole dei faretti della cucina attirarono la sua attenzione, e fece qualche passo lento in quella direzione.

<<Mia>> la chiamò ancora impaurita. <<Mia, sei tu? C'è qualcuno?>>.

Dei mormorii quasi impercettibili arrivarono alle orecchie di Nikita che, allarmata e spaventata, entrò in cucina sentendo subito il cuore mancare un battito, e poi immediatamente dopo correre come un matto nel petto.

<<Mia>>.

Tirò un urlo straziante.

Il sangue ovunque.

Mia riversa sul pavimento, gli occhi serrati e gonfi, le labbra schiuse contornate da sangue ormai secco, il volto completamente livido, così come il suo esile corpicino.

<<Amore mio>> sussurrò piano accovacciandosi al suo fianco, sentendola respirare debolmente.

Non si trattenne, lasciò che le lacrime le irrigassero il viso, totalmente vulnerabile, completamente a cuore scoperto.

<<Come facevi->> cerco di parlare Mia, bloccandosi, sentendo mancare il fiato.

La bocca secca, il gusto ferroso del sangue sulla lingua.

<<A sapere che avessi bisogno di me?>> completò al posto suo la frase Nikita, mordendosi le labbra.
Mia rispose con un verso sconnesso, solamente per farle capire che intendesse esattamente quello.

Lei sorrise amaramente e si morsicò le labbra, trovandosi a mischiare la saliva con le lacrime salate.

<<Sento quando il pezzo più importante della mia anima trema di paura>>.

La voce rotta, la mente che faticava a rimanere lucida.

Non tutto le era sembrato chiaro da comprendere, ma l'assenza di Max era per Nikita la risposta a quasi tutte le domande, anche a quelle più scomode e macabre.

La fece sollevare delicatamente con il busto, ponendola poi in posizione seduta con la schiena appoggiata alla parete.

Le inumidì con cura le labbra, dandole poi gradualmente da bere l'acqua, a piccoli sorsi per evitare che si affaticasse troppo.

<<Chiamo un'ambulanza?>> le domandò dopo un po'.
Mia scosse solamente la testa.
<<Ti porto in ospedale?>>.
Mia fece nuovamente di no.
<<Ma per quale motivo?>>.

<<Puzzo>>.
Nikita ruotò gli occhi cercando di trattenere una risata. <<Adesso ti lavo io>> la rassicurò lasciandole un bacio sulla fronte, stando attenta a non sfiorare le ferite di Mia.

Riempì la grande vasca da bagno, versando dentro l'acqua calda del bagnoschiuma delicato, e si assicurò che sul corpo di Mia non vi fossero tagli o ferite profonde per poterla far immergere fino alle spalle.

Il silenzio surreale che le avvolgeva mentre Nikita l'aiutava a sfilare l'intimo, non fece altro che aumentare il dolore che entrambe provavano.

Il dolore fisico di Mia, il dolore emotivo di mettersi a nudo davanti alla propria migliore amica in quello stato. Non l'avrebbe mai giudicata, ma vedere l'espressione di Nikita sempre più consapevole di ciò che fosse accaduto la stava logorando.

E a sua volta Nikita moriva dentro nell'osservare i lividi che ricoprivano il corpo di Mia.
Avrebbe voluto proteggerla, se solo avesse saputo, se solo avesse capito prima le implicite richieste d'aiuto della sua amica.

Gli ematomi erano freschi ed estesi, rossastri e in alcune zone del suo corpo il loro colore iniziava a virare già verso un viola intenso, scurissimo, quasi tendente al nero.

Nikita trattenne le lacrime, non riusciva nemmeno ad immaginare quanto potessero aver fatto male a Mia quei colpi, la violenza con cui erano stati sferrati, la cattiveria.

La vigliaccheria.

L'aiutò a mettersi a mollo, cercando di fare tutti i movimenti con cautela, ma nonostante ciò sul viso di Mia comparvero alcune espressioni di dolore, seppur limitate perché muovere i muscoli della faccia in quel momento le pareva essere uno dei movimenti più faticosi che avesse fatto in vita sua.

<<Da quanto?>> chiese Nikita accovacciandosi vicino al bordo della vasca, per stare alla sua stessa altezza e poter percepire ogni suo sospiro, ogni sua parola appena accennata, ogni movimento involontario che avrebbe potuto farle capire molto di più.

La sua pareva essere una domanda senza capo né coda, ma era chiara la sua richiesta.

Da quanto Max ti alza le mani?

Da quanto non mi accorgo di quanto sia grave la situazione? Da quanto avrei dovuto tagliargli i coglioni e appenderli all'albero di Natale in Piazza del Casinò?

<<Da sempre>>.

Lo ammise con la voce rotta, stanca.

Quanto faceva male parlarne.
Quanto aveva fatto male stare in silenzio tutto quel tempo.

Nikita le prese i lunghi capelli mori tra le mani, inumidendole le lunghezze, sapendo fosse una delle cose che piacesse di più a Mia, che coccolata dalle dita della sua amica, iniziò a tirare fuori tutto quello che da troppo tempo era rimasto intrappolato dentro lei, ricoperto di catrame.

<<Promettimi di non dirlo a Lewis>>.
<<Mia...>> cercò di protestare la ragazza.
<<Promettimelo, né a Lewis né a Will>>.

Nikita annuì, contrariata ma accettò il suo volere.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di contraddire le sue richieste in quel momento.
I soliti occhioni azzurri e profondi di Mia erano spenti, gonfi e lividi, alcune macchie di sangue coloravano il bianco della sclera, oscurando così la brillantezza di quel suo turchese che avrebbe fatto invidia anche all'acqua cristallina delle Maldive.

<<Io e Max ci siamo rovinati a vicenda per anni>> iniziò a parlare.

<<Ci siamo amati in modo malato, niente è mai stato totalmente sano nel nostro rapporto. I nostri litigi sono sempre stati forti in modo smisurato, rabbiosi, rancorosi>> prese un respiro.

<<L'ho amato, certo che l'ho amato, ma ho iniziato ad odiarlo, a maledirlo. Non mi capiva, Jos è sempre stato invadente, e Max non riusciva a rendersi conto che non avessimo più sedici anni, che fossimo cresciuti e che fossi diventata una donna>>.

<<Perché non mi hai mai detto nulla? Io lo percepivo che qualcosa non andasse, ma tu mi hai sempre detto che con lui eri felice. Finché->>

<<Finché non è arrivato Lewis>>.

Nikita sorrise sentendole pronunciare quelle parole, e sorrise anche Mia, ritrovandosi poi a piangere all'improvviso.

Lacrime che bruciavano sul sangue.

<<Ma l'ho perso, così come ho perso il nostro bambino, come ho perso il mio lavoro e la mia intera vita>>.

Nikita lavò via dei pezzi di sangue incrostato dai suoi capelli, la accarezzò, cercando di tranquillizzarla quanto più potesse.

<<Mi dici tutto, per favore?>>.
<<Mi prometti di nuovo di non dire niente?>>.

Nikita le mostrò il mignolo, a cui Mia legò il suo, sapendo di potersi fidare.

<<Ho avuto bisogno di tempo per metabolizzare il fatto che non amassi più Max e che volessi Lewis, avevo paura della reazione della gente e di quella di Max soprattutto. La prima volta che mi ha alzato le mani è stato dopo Silverstone, aveva visto me e Lewis molto vicini ed è impazzito>> si fermò, probabilmente ricordando quell'episodio ancora vivido nei suoi ricordi.

<<Mi aveva promesso di non farlo mai più>>.

Nikita scosse la testa e l'appoggiò al bordo della vasca, rimanendo in ascolto.

<<A Spa mi ha tirato uno schiaffo davanti a Lewis, avrebbe voluto colpire lui ma per sbaglio ha preso me e non mi ha mai chiesto scusa>>.
<<Davanti a Lewis?>> esclamò incredula.
Mia annuì. <<E Lewis lo ha attaccato al muro>>.

<<Lewis attaccherebbe al muro anche il Papa se ti torcesse un solo capello>> constatò Nikita. <<È pazzo di te, come un uomo dovrebbe essere pazzo della propria donna>>.

<<Ed io sono pazza di lui>>.

Nikita fece per parlare e Mia la stoppò immediatamente.

<<So che vuoi dirmi che sono stata una cogliona a farmelo scappare>>.
<<Almeno ne sei consapevole>>.
<<C'è una motivazione, Niki, più di una in realtà>>.

Nikita tornò ad ascoltarla in silenzio.

<<La sera che Max è andato via di casa mesi fa, è stato a causa di un litigio. Lewis mi aveva mandato dei messaggi di notte e Max li aveva visti immediatamente mentre io dormivo>> prese fiato prima di continuare. <<Mi ha strattonata per i capelli, mi ha minacciata e poi è andato via>>.

<<E tu sei andata da Lewis in quelle settimane>>.
Mia annuì.
<<E sei rimasta incinta di Lewis>>.
Annuì nuovamente.

<<Poi l'incidente e hai finalmente lasciato Max per stare con Lewis>>.

Mia fece di sì con la testa.

<<Da lì in poi però mi mancano dei tasselli>>.

<<Pensi sia stata incoerente?>> le domandò.
<<Un po'>> ammise sinceramente. <<Eravate felici, non ti avevo mai vista così radiosa, ti brillavano gli occhi e poi hai accettato la proposta di Max ad Abu Dhabi. Ero incazzata nera, lo sono ancora adesso per questo, ma che ti è saltato in men->>.

<<Mi hanno ricattata, Niki>>.

Nikita scattò velocemente, mettendosi seduta dritta e fissando Mia.

<<Mi hanno obbligata>>.

<<Cosa vuol dire?>> le domandò con l'agitazione facilmente percepibile.

<<Max, credo anche Angela e Jos, con la complicità di qualcuno. Non so come>> farfugliò in modo confuso.
<<Cos'hanno fatto?>>.

<<Avevano un video>>.
Nikita la osservo di traverso, cercando di capire. <<Un video mio e di Lewis>> specificò Mia.
<<Che tipo di video?>> e sperava con tutta se stessa di aver pensato la cosa errata.

<<Quel tipo di video>>.

<<Che schifosi, bastardi, pezzi di merda e meschini>> urlò balzando in piedi ed iniziando a fare avanti e indietro per tutta la lunghezza del bagno.

<<E tu hai accettato di sposare Max per evitare che diffondessero questo video?>> domandò retorica.
<<Tu hai accettato di sposarti per non rovinare la reputazione di Lewis?>> le chiese ancora, avendo in quel momento tutto più chiaro.

Mia rimase in silenzio.

Nelle orecchie le rimbombavano le parole che Lewis le aveva pronunciato due sere prima, al suo compleanno.

"Tu cosa faresti per me?".
"Tu non sei disposta a rischiare nulla per me".

<<Tu sei arrivata a questo punto per difendere Lewis>> affermò Nikita, accovacciandosi nuovamente vicino a lei.

<<Io rinuncerei a qualsiasi cosa per vedere Lewis felice, anche alla mia vita>>.

E iniziò a piangere.

<<Non hai idea di quanto mi maledico per quello schiaffo che gli ho tirato, ma ho avuto paura. Mi aveva presa per il polso, mi erano tornati in mente i gesti di Max>>.
<<Amore>> le sussurrò Nikita, abbracciandola in modo che la testa di Mia si appoggiasse al suo petto.
<<Io so che lui non mi farebbe mai del male>>.

Pianse, bagnando la felpa di Nikita, a cui non importava nulla se non di vedere la sua Mia stare meglio.

<<Mi sta scoppiando la testa, Niki>> si lamentò mentre ancora era accoccolata al suo petto.

<<Andiamo in ospedale>> disse, non accettando più alcun rifiuto da parte di Mia.

<<Non mi lasciare da sola però>>.
<<Mai, amore mio, mai>>.

***

<<Denuncia a carico di?>>.
<<Max Verstappen>>.

Trauma cranico.
Due costole incrinate.
Contusioni.
Ecchimosi.
Emorragia sottocongiuntivale.

Venticinque giorni di prognosi.

Non sono state delle scale, non una porta non vista nel buio della notte.

Sono state delle mani, dei pugni, dei calci, una mente malata.

Amore non alza le mani.
Amore non tira pugni, Amore ti accarezza.
Amore non richiede giustificazioni.
Amore non è malattia, Amore è cura.

🦸🏻‍♀️🦸🏻‍♀️🦸🏻‍♀️
Buongiorno cuoricini, come state?💓

Sono riuscita finalmente a pubblicare con un ritardo supersonico, per questo ancora una volta vi chiedo scusa, ma temo che i miei ritmi di scrittura e pubblicazione ormai saranno questi purtroppo :(

Spero però che l'attesa ne sia valsa la pena, e che il capitolo vi piaccia💙

Non saprei dirvi quanto effettivamente manchi alla fine, perché sono veramente disorganizzata con questa storia e non è assolutamente da me, ma IN TEORIA, non dovrebbe mancare moltissimo.

Però, tranqui, anche se sembra tutto ancora incasinatissimo, giuro che questa volta il finale sarà un finale vero😂

Fatemi sapere la vostra come sempre, e soprattutto dopo questo capitolo vorrei sapere il vostro pensiero riguardo Mia. Avete più chiaro ora il suo personaggio controverso?
Ditemiditemiditemi

ME SO DIMENTICATA DEI SOSCIALLLLL:
Ig: whoismonique_wattpad
Twitter: whoismonique__

Vi mando un bacio enorme🌈
Spero di farmi sentire prestissimo,
Monique🫶🏼

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