XI. SANGUINARE
"Crawling in my skin,
these wounds they will not heal.
Fear is how I fall,
confusing what is real."
Crawling (live) - Linkin Park
<<Sei impazzita>> la rimproverò Nikita dall'altro capo del telefono.
Mancava appena qualche minuto alle sette del mattino e per le strade del Principato di Monaco non vi era un'anima.
La voce di Nikita sembrava quasi potessere rimbombare in quel silenzio, così come si udivano solamente le rotelle del piccolo trolley trascinato da Mia e il rumore metallico delle chiavi di casa che teneva strette per il portachiavi tra le dita e il cellulare attaccato all'orecchio.
<<Come sta ora?>>.
<<Di merda, come vuoi che stia?>> sbottò Nikita, spazientita. <<Ha detto a Will di voler partire per Los Angeles con la sua famiglia, per stare più tranquillo>>.
Mia sospirò sentendo le lacrime minacciare di scendere sulle sue guance.
<<Perché gli hai tirato quello schiaffo?>>.
Mia rimase in silenzio.
Il labbro inferiore le tremava e lo pinzò tra i denti, fino quasi a sentire dolore.
<<Pensa che ha dovuto anche mettere il ghiaccio, ed è voluto andare a casa prima ancora che la festa finisse>> rimarcò Nikita.
<<Mi stai facendo sentire una merda così>> ribatté Mia, fermandosi sul marciapiede davanti al cancello di casa.
<<Non mi dispiace per niente che tu ti senta così. Tra l'altro, qui a Londra sono le sei del mattino, non ho ancora chiuso occhio e in questo momento vorrei e dovrei essere a letto con il mio uomo>>.
<<Niki non sei simpatica>>.
<<Neanche tu lo sei, amore mio>> la canzonò mentre sbadigliava con noncuranza.
Mia sbuffò e si mise seduta sul bordo del marciapiede, lasciando le sue cose sull'asfalto.
<<Non so più cosa fare>> sussurrò flebilmente, sentendo tutte le forze che le erano rimaste abbandonarla.
<<Non farti passare per la mente di scappare a Los Angeles da lui>>.
<<Per farmi cacciare via di nuovo? No, grazie. Se volesse sa dove trovarmi il cinque Febbraio>>.
<<Sarebbe sicuramente la trama perfetta per un film avvincente, ma non è un film>> rispose Nikita. <<Comunque ti ha cacciata, ma mi ha detto che ti ha fornito un autista e un jet privato>>.
<<Che gentiluomo, hai visto?>> esclamò ironicamente Mia.
<<Considerando che Max ti avrebbe fatto fare la Manica a nuoto e poi una bella camminata dalla Normandia a Monaco, direi che Lewis abbia fatto un gesto carino>>.
Mia sospirò pesantemente per l'ennesima volta, frustrata dalla situazione, stanca fisicamente, distrutta, nervosa e con un'unica immagine fissa davanti agli occhi, nonostante fossero passate ormai alcune ore.
<<Del bacio con Angela ha detto qualcosa?>> domandò sfregando più volte il palmo della mano sul tessuto del pantalone della tuta che aveva velocemente indossato nel bagno dell'aeroporto.
<<No>> rispose Nikita, sentendo la sua migliore amica cadere nello sconforto. <<Però ascoltami, io ero dietro di te e ho visto la scena. Lui non c'entra nulla>>.
<<Smettila di difenderlo>> si lamentò Mia. <<Si sono baciati, non mi importa se sia partita da lei la cosa>>.
<<Tu gli hai tirato uno schiaffone>> le fece notare Nikita.
<<Mi viene da vomitare al solo pensiero delle loro labbra che si toccano>> continuò Mia imperterrita, sentendo la pelle d'oca affiorare sulle braccia.
Nikita la ascoltò ancora, straparlava per la rabbia, il risentimento risuonava chiaro nella sua voce, così come la rassegnazione.
<<Mi sposerò e sarò infelice per il resto della mia vita>> concluse affranta.
<<Non capisco questa ostinazione del doverti sposare, non lo fare, perché rovinarsi l'esistenza così?>>.
Mia si zittì.
Per tanti motivi, pensò.
Il primo, il più importante, per Lewis. Per tutelarlo, per salvargli la faccia, perché a lui doveva tutto e quello era l'unico e l'ultimo modo rimasto per dimostrare il suo amore smisurato.
<<Beh, io ora entro in casa>> annunciò sviando il discorso e rimettendosi in piedi, pulendosi con le mani il tessuto dei pantaloni che era stato a contatto con l'asfalto.
<<Sarà contento tuo marito di vederti tornare senza alcun vestito da sposa>> ironizzò Nikita.
<<Gli dirò che c'erano molte modifiche da fare e che manca troppo poco tempo al giorno del matrimonio>> rispose, mentre si avviava al cancello di casa.
<<Stai diventando una bugiarda patologica>> la prese in giro la sua migliore amica per sdrammatizzare.
Si salutarono mentre Mia infilò le chiavi nella toppa della porta di casa, riponendo il telefono in borsa e facendo il suo ingresso in modo delicato, pensando che Max stesse ancora dormendo.
Ad accoglierla però trovò delle valigie, che riconobbe subito come quelle di Max. Erano gli stessi bagagli enormi che usava quando partiva per i Gran Premi, non facendo a volte ritorno a casa per settimane.
Le luci in casa erano spente, fatta eccezione per i faretti della cucina, che emanavano una luce calda, attirando così l'attenzione di Mia, che fece qualche passo in avanti in quella direzione.
<<Sei già tornata?>>.
La voce di Max la fece sobbalzare per lo spavento, e lo trovò poi davanti al piano cottura intento a preparare il caffè, riempiendo d'acqua la caffettiera che Nikita gli aveva regalato quando avevano comprato casa.
Mia annuì. <<Tu devi partire?>> gli domandò, indicando con la testa le valigie all'ingresso.
<<Sì, ma ne parliamo dopo>> rispose, mentre aggiungeva il caffè macinato nella moka. <<Raccontami di com'è andata per il vestito>> disse, sporgendosi per darle un bacio a stampo.
Mia esitò un attimo, mormorando qualche sillaba sconnessa, sotto lo sguardo di Max, che non le aveva tolto per un secondo gli occhi di dosso.
<<Bene>> si decise a dire infine mentre accendeva il fornello. <<Però ho scelto di non prenderlo>>.
<<Perché?>>.
Gli mentì, raccontando la stessa scusa che aveva detto a Nikita poco prima, e Max sembrò crederle immediatamente mentre la guardava spogliarsi dei suoi vestiti ed infilare una maglia rossa oversize che le arrivava poco più su di metà coscia.
<<Per me potresti venire anche vestita così>> le sussurrò abbracciandola da dietro, lasciandole poi un bacio sul collo.
Le passò le mani sulle gambe scoperte, procedendo verso l'alto ed intrufolandosi sotto la t-shirt.
<<Maxie, dai>> cercò di scostarlo mentre sorrideva.
Non ne aveva voglia, non era dell'umore, probabilmente non lo sarebbe mai più stata con lui.
E quel sorriso forzato era l'esatta rappresentazione di come Mia immaginava il suo futuro.
Fingersi felice al fianco di un uomo che non voleva.
Ogni giorno, ogni anno, tutta la vita.
Le accarezzò l'addome con la mano destra, mentre con la sinistra girò la manopola del fornello per spegnerlo, spingendosi poi con il bacino contro il suo fondoschiena, affondando con la testa tra la chioma mora di Mia.
<<Max>> mormorò chiudendo gli occhi.
Lui non le rispose, continuò, non curandosi del suo irrigidirsi ad ogni tocco, del fatto che lo stesse allontanando ogni volta un po' di più.
Le sfilò la maglia, baciandola in modo languido sulle spalle, lungo la schiena, mettendosi poi dritto dietro di lei e le spostò i capelli di lato.
<<Posso non mettere il preservativo?>> le domandò piano all'orecchio.
Mia non ebbe nemmeno il tempo di pensare che si ritrovò con il viso schiacciato contro il marmo freddo del piano della cucina.
<<Ma che cazzo fai?>> si lamentò dolorante.
<<Tu che cazzo sei andata a fare a Londra?>> domandò e la prese per i capelli facendole sbattere più volte il volto sulla superficie dura.
Mia strillava ogni volta che impattava sul marmo, sentendo lo zigomo e parte della fronte già gonfi.
<<Dimmi che cazzo sei andata a fare>> le urlò a due centimetri dal viso, facendo pressione sulla sua testa con le mani.
<<Niente>> rispose Mia con un filo di voce.
<<Niente>> ripeté lui spazientito. <<Niente>>.
Lasciò la presa su di lei e sbuffò, passandosi nervosamente le mani tra i capelli.
Mia rimase piegata, immobile, tenendosi con le mani sui bordi dei mobili della cucina.
Le gambe le tremavano per la paura.
Max la prese di nuovo per i capelli, facendola mettere in posizione eretta, e girandola con poca delicatezza, per far sì che si potessero guardare negli occhi.
<<Io so che non c'era nessun vestito da sposa a Londra>> affermò con un ghigno. <<Dimmi per quale motivo sei andata>>.
<<Per nessun altro motivo>> rispose lei con la voce che tremava e gli occhi lucidi.
Max sbuffò e poi sorrise.
Sapeva tutto.
Alcuni fan, che avevano assistito alla litigata di Lewis e Mia fuori dal locale, gli avevano mandato dei video e delle foto.
Aveva deciso di andarsene, di rinunciare al loro matrimonio e di chiudere la relazione con Mia, ma la rabbia che aveva dentro lo stava letteralmente accecando.
Non voleva neanche più vederla, sentendosi tradito per l'ennesima volta a meno di un mese dalle nozze.
Quel barlume di lucidità lo aveva però presto abbandonato, lasciando spazio all'ira incontrollabile, alla voglia di farle male, di distruggerla.
Avrebbe voluto sentirla gridare di dolore.
E le sferrò un pugno.
Mia barcollò, trovandosi addossata al muro.
Le nocche chiuse di Max sul suo occhio erano arrivate all'improvviso, senza che nemmeno vedesse partire la mano, senza che se ne rendesse conto.
Urlò forte.
Chiese aiuto, ma nessuno l'avrebbe mai sentita.
Max le si avvicinò di nuovo e la colpì ripetutamente al volto, la umiliava, sfogava il peggio di sé su di lei.
Mia si accasciò a terra.
Sentiva i suoni ovattati, la testa le pulsava e credeva che le tempie le potessero esplodere da un momento all'altro.
Vedeva in modo sfocato la figura di Max accovacciarsi davanti a lei, e portò istintivamente le mani al volto per ripararsi.
Sanguinava.
Gli occhi erano gonfi e quasi del tutto chiusi, il naso tumefatto, le labbra spaccate.
<<Come ti sei ridotta per farti scopare da uno del genere>> la sbeffeggiò, scostandole le mani dal viso.
<<Ammazzami>> soffiò piano con le poche forze che le erano rimaste. <<Ammazzami>> lo incitò ancora.
<<Stai zitta>>.
<<Io lo amo e morirei per lui>>.
<<Devi stare zitta, cazzo>> imprecò lui urlando.
Si mise nuovamente in piedi ed iniziò a colpirla ripetutamente, assestandole calci all'addome.
<<Mi fai schifo>> le gridò.
La colpì un'ultima volta e andò via sbattendo la porta di casa, lasciando Mia sul pavimento di casa.
Il respiro corto.
Il sangue.
Le ali rotte di una falena, libera.
🦸🏻♀️🦸🏻♀️🦸🏻♀️
Ciao cuoricini, come state?
Spero bene💗
Mi scuso per il mega ritardo di questo capitolo, ma è un periodo in cui sono molto indaffarata e sto revisionando anche Catrame, con cui ho deciso di partecipare ai Wattys🍀
Il capitolo è molto pesante e crudo, me ne rendo conto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi informo che con questo capitolo salutiamo definitivamente Max, e un po' mi piange il cuore per come l'ho trattato per ben due storie :(
Ti farò giustizia, Maxie, un giorno scriverò di te come meriti💞
Ci tengo a dire una cosa molto importante, denunciate sempre, non giustificate mai, se vi tratta male, vi alza le mani, non è amore.
Vi ricordo come sempre il mio profilo instagram: @whoismonique_wattpad, e il mio profilo twitter (che non so usare): @whoismonique__
Vi mando tanti baci e spero di farmi sentire al più presto,
Monique🫶🏼
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top