c a p i t o l o 9 - Obbedisci e nessuno si farà male
"Ma io non voglio andare fra i matti, - osservò Alice. - Oh non ne puoi a meno, - disse il Gatto , - qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta. - Come sai che io sia matta? - domandò Alice. - Tu sei matta, - disse il Gatto, - altrimenti non saresti venuta qui."
Lewis Carroll
«Di cosa devi parlarmi?» chiede Rikki, diventata di pietra come quando stava da Conrad. Ricaccia indietro le lacrime e preme la schiena alla porta, incrociando le braccia.
«Lei non ha niente da dirti!» gli inveisce contro Allegra, guardando Ebert in cagnesco, mentre lui ha sul volto un'espressione divisa tra il divertimento e la serietà che alla Saurez non piace per niente.
«Potresti lasciarci da soli?» proferisce Ebert, voltandosi verso Allegra.
Quest'ultima ci pensa un po', infine come se la risposta non fosse ovvia, esala: «Neanche per sogno!».
Ma Rikki lo nota il fastidio che Ebert inizia a provare e perciò: «È tutto okay, Alle, davvero.» Finge una letizia che stona da morire con tutto quello; che stona persino nelle corde vocali, infatti le parole escono piuttosto incerte. Ma lei deve starne fuori, si rammenta Rikki. Dunque annuisce, provando a infonderle ancora più autostima, e quando la vede annuire, poco dopo, sospira internamente.
«Sono qua fuori se hai bisogno», le ricorda l'altra, avvicinandosi a lei per uscire.
Rikki annuisce ancora.
Ebert, appena rimangono da soli, si mette a fare avanti e indietro per il piccolo spazio, ghignando.
«Vado dritto al punto, tesoro»
Rikki ingoia un fiotto d'ansia, incrociando le braccia sotto al seno. Gli fa cenno di continuare, perché di aspettare una sorte che non conosce si è già rotta i coglioni.
«Non dovresti fidarti di Conrad Boden»
A sentire quel nome il cuore precipita e le immagini di poc'anzi ritornano vivide nella sua testa. Sembra che qualcuno abbia appena premuto play.
Ma non si lascia comunque corrompere.
«Perché di te sì?» marca lei, inscenando una risatina.
Ebert continua a girare intorno come una trottola impazzita, ma gli è cambiata la faccia e questo instilla pizzichi di paura nella giovane studentessa.
«Almeno io non volevo farti del male... Conrad mi avrebbe ucciso se non lo avessero fermato»
«Forse un po' te lo saresti meritato», commenta lei, alzando un sopracciglio.
Ebert annuisce, la lingua che passa sulle labbra bagnandole; lo sguardo che finisce a terra.
«Solo perché ti ho chiesto di divertirci insieme? Quanto sei esagerata, Suarez», asserisce.
Rikki lancia una veloce occhiata alle sue mani infilate nelle tasche dei jeans e si gratta i capelli. «Perché ti odia così tanto?»
«Vecchie questioni che riguardano Skyler e me», taglia corto.
«Ho sentito dire da tuo fratello che stavate insieme...» curiosa Rikki.
«Sì, la persona che ho amato di più dopo Fabioh», lo sguardo di Ebert sembra perso nel vuoto adesso, fermatosi sul posto con una scarpa sopra all'altra. Quando eleva le pupille, il suo volto pare una maschera di sarcasmo e pazzia. Ha gli occhi scuri, diversi e le labbra piegate verso il basso, la pelle colorata di latte e la scruta come uno di quei matti da manicomio. Inclina persino il volto verso sinistra, lo allunga di poco e con la bocca forma quella di un pesce.
A Rikki, a vederlo così, va di traverso il respiro e il cuore inizia ad accelerare restando in allerta. Sa che non scorderà facilmente questa sua immagine, ma soprattutto, quelle iridi screziate di malvagità.
«Posso... p-osso chiederti perché è finita tra voi?» balbetta, mentre lui scoppia a ridere; gli occhi ancora più dilatati.
«Non sono cazzi tuoi, Rikaela Suarez!» raschia, portandosi una mano a tirare i capelli. Rikki lo vede dai lineamenti tesi che sta soffrendo, ma non si azzarda a intervenire. Anzi rimane ferma dov'è, portando le mani dietro la schiena.
Vorrebbe scappare, però probabilmente lo farebbe infuriare e non è il caso.
Anche se lo ha capito ormai che i gemelli Patel hanno dei seri problemi e che dovrebbero stargli tutti alla larga.
«Comunque volevo invitarti a uscire per farmi perdonare», afferma, riacquistando padronanza di sé stesso e forzando un sorriso, che non convince lo stesso Rikki. Difatti: «No Ebert, non voglio nulla da te.»
«Però alla prossima richiesta non potrai sottrarti», pigola rude lui, non arrendendosi mai.
«E chi lo ha detto?»
Ebert non le presta attenzione. «Aiutami a riconquistare Skyler», sgancia, fingendo una tranquillità che fino a poco prima non gli apparteneva neanche un po'. E per questo Rikki pensa non sia normale tutto ciò.
«Perché dovrei? Non la conosco neanche così bene»
«Andiamo, non la metteresti una buona parola per un tuo amico, Rikki? Così mi deludi», inscena lui, tornando a fare avanti e indietro. Poi si ferma davanti al comodino, dove si abbassa a prendere una forcina per capelli. La ispeziona un po', ne annusa l'odore, infine la rimette al suo posto.
Intanto Rikki è ancora impassibile. «Tu non sei mio amico.» Ribatte secca.
«Ah no?»
Lei tralascia la sua domanda sagace e continua a parlare. «Nei tuoi occhi non c'è un minimo di sincerità, Ebert»
Lui, ascoltato ciò, diventa di ghiaccio, assume nuovamente le sembianze di un diavolo. Ferocemente le si avvicina e l'afferra dalle spalle, tappandole la bocca e puntandole un coltello alla gola.
Rikki, impanicata, tenta di mordergli il palmo, ma lui affonda la lama di qualche centimetro, intimandole nell'orecchio di smetterla di dimenarsi, tanto non le servirà a niente.
Trascorso un minuto parla. «Se non fai qualcosa, ti sgozzo come un maiale, hai capito? Quindi ti conviene obbedire e nessuno si farà male, principessa.»
Lei annuisce in fretta, lui le lascia una leccata sulla guancia. «Sei una stronza impertinente, ma mi ecciti da morire, Rikaela. Conrad deve trovarci gusto a difenderti e non lo biasimo, ti vorrei vedere anche io piegata davanti al mio cazzo.» Sputa fiero dei lemmi appena usati, nel frattempo che la molla e si ricompone, piegando il coltellino e ficcandolo sotto il calzino.
«Sogni d'oro, zucchero.» Le dice, prima di lasciarle un bacio in fronte e aprire successivamente la porta della stanza.
Quando Allegra rientra, Rikki ha seppellito quanto successo infondo all'anima, facendosi trovare quasi già sotto le coperte.
Nel frangente in cui la rossa spegne la luce, l'altra inizia a piangere silenziosamente.
🌓🌓
Conrad fa sbattere lo sportello della dispensa, dopo aver preso un pacchetto di patatine e aver farcito un sandwich al formaggio. Li infila in una busta e poi direttamente nello zaino di Anemone.
«Hai finito di fare colazione, piccola?» le chiede, lanciando una sguardo nella sua direzione. La bambina ingoia l'ultimo sorso di latte, posa la tazza vuota sul tavolo e si pulisce le labbra bagnate con la mano. «Sì. Ma nonna dov'è?»
«Nonna ha mal di testa, sta riposando. Ti accompagno io stamattina a scuola», spiega il giovane, chiudendo la cerniera e sistemandolo sulla sedia. «Dai, vai a mettere il giacchetto che altrimenti facciamo tardi»
Anemone scende dalla sedia e intreccia le gambe, sporgendo il labbro. «Posso andare a salutarla prima?»
Conrad sospira, ma un sorriso di tenerezza gli affiora sulla bocca. «Meglio lasciarla tranquilla. Tanto poi quando ritorni lei sta là»
La bambina annuisce, poi corre a lavare i denti e a finire di prepararsi.
E nel frattempo che l'aspetta, Conrad esce fuori e si accende una sigaretta.
Non è riuscito a chiudere occhio quella notte, al Jolly Tattoo c'ha fatto le quattro. Ma non solo per tentare di scarabocchiare qualche disegno, ma anche perché il cervello si era dirottato da un'unica parte: Rikki Suarez. E non aveva nessuna intenzione di scacciarla via.
La palla al piede più fastidiosa che abbia mai conosciuto.
Testarda come pochi.
Spera di essersela messa distante almeno stavolta, di averglielo ficcato in testa che futuro per loro non ci sta.
«Sono pronta», irrompe Anemone, riportandolo al presente. Lui annuisce, chiude tutto e, prendendola per mano, s'incamminano verso scuola.
«Perché non prendiamo l'auto?»
«Ho dimenticato di fare benzina»
Conrad la sente sbuffare.
«Sei nata stanca?» ride, oltrepassando il piccolo parco dove la lascia giocare quasi tutti i pomeriggi, prima di portala a danza.
Entrati in città, vengono subito investiti dalla folla di persone affaccendata nel raggiungere i propri posti di lavoro.
«No, però volevo arrivare prima di una mia compagna»
«Come mai?»
«Le piace lo stesso bambino che piace a me, e quando arriviamo tardi li trovo seduti vicino»
Conrad si blocca e si accuccia. «Lo vuoi un consiglio, piccola?»
La bimba annuisce.
«Non dare troppa importanza a noi maschietti, che poi ci montiamo la testa e farvi soffrire diventa un gioco.»
A quel discorso, Anemone si rabbuia all'istante. «Sei cattivo. Dopo glielo dico alla nonna di tirarti un ceffone»
«Mica ho detto che lo faccio pure io, amore», si rialza il tatuatore, scompigliandole un poco i capelli. Dopo pochi minuti, giungono davanti alla scuola elementare, accolti da vocine dolci e maestre che richiamano all'ordine.
«Ciao piccola», e le deposita un bacio in fronte, vedendola sparire via.
Quando si rivolta, però, sbatte contro qualcuno. «Oh, mi dispiace... Maya?!» Appena si rende conto che si tratta della sua ex, Conrad si fa cupo.
Gli viene quasi da vomitare.
Della ragazza spensierata che conosceva è rimasto solo il ricordo. Così come dello stile che aveva. Adesso pare una stracciona; trasandata, stanca, vestita di povertà d'animo.
Quei pantaloni a scacchi larghe infondo alle gambe e il maglione a maniche lunghe marrone non ti donano per niente, Maya. Vorrebbe dirgli, ma sta zitto.
«Conrad», inscena lei, sistemandosi la borsa sulla spalla e tenendo stretto per la mano un bambino dai capelli biondi. Boden gli lancia un veloce sguardo.
«Che ci fai qui a New York?»
Maya si guarda un po' intorno. «Sono venuta a fare conoscere il bambino ai miei genitori. Sai dopo tutto il casino ci hanno messo un po' a perdonarmi e...»
«Non ne dubito», mormora secco, cacciando una sigaretta dal pacchetto e accendendola. Sbatte quasi il fumo in faccia al piccolo.
«Mi piacerebbe se un giorno lo facessi anche tu», si lascia scappare la rossa, cercando le sue pupille, ma Conrad è sfuggente, perché tutto lo schifo che gli ha fatto ingoiare è tornato a galla e si sta trattenendo dal farglielo sapere con sgarbo.
Ma, «questo sarà impossibile», si limita soltanto a esalare, picchiando la cicca per fare andare via la cenere.
«Perché?»
Maya ha imbastito un'espressione da cerbiatto nel mentre gli porge quell'interrogativo e ascoltarlo fa ghignare il ragazzo.
«Davvero hai il coraggio di chiedermi perché?»
Sospira forte, il bambino che la tira per proseguire la loro camminata. «Conrad hai ragione... Io... Faccio schifo, okay, lo ammetto, però... Potremo restare amici»
A quel punto, Conrad non può fare altro che elevare le iridi e tirare su col naso, il cuore a raschiare la pazienza. «Vaffanculo, Maya. Davvero, vaffanculo!»
Gettando la cicca a terra, prende e se ne va.
🌓🌓
La gamba le trema dal nervoso, il gomito destro poggiato sulla borsa col rischio di spaccare tutto ciò che sta all'interno.
Rikki non riesce ad aspettare quel pomeriggio, la calma si è suicidata con Ebert ieri notte.
O forse, meglio dire, il terrore.
È il terrore che la fa stare così, il terrore che possa capitare qualcosa a Conrad o a Skyler... O a sé stessa.
Ha scelto di non dire niente a nessuno, ma chi la proteggerà stavolta se non ci sarà qualcuno a farle da ombra?
Toccandosi il bracciale di Conrad, la domanda non smette di frullare nel cervello.
Zampetta da un neurone all'altro come una cavalletta impazzita.
«Vieni, Rikaela, puoi entrare.» Col sorriso sulla bocca, pochi secondi più tardi, l'accoglie Veronica Adams. Stretta in un tailleur nero e nel camice bianco classico, Veronica chiude la porta appena Rikki entra, facendola accomodare.
E quando la castana la vede sedersi davanti a lei, inizia a snocciolare qualcosa senza bisogno che sia sempre l'altra a chiederle come sta.
«Mi hanno...», schiarisce la voce, «mi hanno invitato a una cena a casa ieri sera i miei genitori»
«E com'è andata?» La Adams alza un sopracciglio.
«Come vuole che sia andata?! Di merda!» Un respiro le esce più profondo degli altri.
«C'era sto ragazzo, Miles, figlio di uno dei colleghi di mio padre che mi ha insultata, fatta sentire uno schifo perché frequento la Prison Ally University e pure mia mamma»
«Scendi nel dettaglio, se vuoi»
Rikki, prima di continuare a parlare, si fa offrire un bicchiere d'acqua; il sorriso amaro però non sparisce. «A Penelope non andava bene il mio vestito, non era troppo da zoccola come il suo, questo è il motivo. Ma io non mi sono piegata al suo volere e Miles me lo ha fatto notare con sarcasmo, chiedendomi se lo avessi preso su Amazon, perché è da straccioni.»
«E come mai dicevi della Prison?»
«Qualche sera fa sono stata a una festa in un locale annesso al college e uno stronzo ha tentato di mettermi della droga in un bicchiere», poi abbassa gli occhi sul braccialetto al polso, toccandolo di nuovo. «Mi hanno salvata, dottoressa, come a una cazzo di principessa delle favole»
La Adams ride, battendo piano la penna sulla cartelletta.
«È lo stesso vero?» le indica il tutto.
Rikki allora eleva le pupille, «sì è lo stesso, ma non mi guarda neanche per sbaglio e io ci ho perso la testa, dottoressa.»
Seguitano a parlare dell'attacco di panico, di Gledis, dei soliti mostri sotto al letto.
«Mi mancano da morire le mie amiche, soprattutto Gledis... E non so neanche se ho fatto la scelta giusta a venire qui a New York»
«Perché dici così?» la psichiatria si intristisce.
«Perché... Perché va tutto male!» esclama Rikki.
«Ti svelo un segreto, tesoro», la donna allunga le mani nella sua direzione e si fa dare quelle dell'altra per stringerle. Si guardano dritte negli occhi. «La vita non è bella come tutti vogliono farci credere, la vita è una puttana con la sorte sulla punta della lingua. Appena la sputa, sai che non ci sta più tempo, però tu, tu devi saper cogliere i momenti in cui essa non guarda e goderti le piccole cose. Se riesci a fregarla almeno un po', hai vinto.»
#Spazioautrice
Buonasera dolci fiorellini🌻🤍
Come state?
Mi scuso per aver aggiornato così tardi, ma sto capitolo è stato un parto. E, detto fra noi, non ne sono ancora soddisfatta, ma ahimè, che ci possiamo fare?!🥲
Fatemi sapere cosa ne pensate invece voi, ci tengo tantissimo, lo sapete 🤍
Dunque, abbiamo conosciuto Maya Hemmings, la ex di Conrad. Cosa mi dite di lei?
E di Ebert? Quanto è pazzo? Io ho adorato scrivere quella scena ahaahah me lo sono proprio immaginato 😂🤓 mi ha ricordato un po' Viola di Mare Fuori
Anche quando ha puntato il coltello alla gola di Rikki ehheeh
Cosa credete succederà adesso? Rikki gli obbedirà? 🤭🤭
E nieeeente
Vi aspetto nei commenti 🥰
Un bacione grande grande 🤍
P.s. seguitemi sugli altri miei social
Tik Tok: gliabbraccidizayn
Instagram: zaynhugstories__
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