c a p i t o l o 10 - Che c'è, stai facendo il geloso?

Da Rikki - A: Papà
Possiamo pranzare insieme oggi? Ho bisogno di vederti

Rikki apre gli occhi almeno due ore prima che inizino le lezioni.
Il sonno le è scivolato via dal corpo quando dopo essere tornata dal bagno, si è rimessa a letto e nella testa è iniziato a vorticare il pensiero di Terry Suarez e della cena.
Non l'ha vista la sua faccia nel momento in cui ha preso e se n'è andata, rovesciando il vassoio per terra, ma è sicura che un lampo di delusione gli abbia attraversato i tratti.

È ovvio che Rikki non lo ha fatto apposta, che è stato tutto un susseguirsi di secondi infernali dettati dalla paura che Miles Logan potesse rivelare davanti a tutti che in quella foto sull'articolo è ritratta anche lei.
Ed è questo ciò che vuole spiegare a suo padre, tanto non ha più senso tenersi dentro ciò che in qualche modo è già stato rivelato.

E spera vivamente che voglia accettare e che soprattutto non ne parli con Penelope.

Elevandosi in piedi di nuovo, Rikki si spoglia del pigiama e indossa un jeans e una felpa larga della Palm Angels. Lega i capelli in una coda disordinata, applicando qualche forcina; calza un paio di sneakers basse e infine acciuffa i libri e i quaderni e mette tutto nello zaino.

Allegra, che la sente trafficare neanche troppo in silenzio, si ridesta dal dormiveglia, sbuffando.
Rikki, accorgendosene, non manca di farle notare che se non si muove arriverà in ritardo.

«Forza, che il mattino ha l'oro in bocca!»

«E tu da quando sei così pimpante?»

«Voglio solo provare a essere più positiva», fa spallucce Rikki, applicando del mascara sulle ciglia.

La rossa le fa segno di no col dito e «Non ti credo manco un po'». Scosta le coperte e sbadiglia rumorosamente.

«Fa come vuoi, Alle, ma non vedo perché dovrei mentirti»

«Ah non so», si gratta una gamba quella, «Forse perché non sono stati giorni molto carini per te e perché c'è ancora qualcosa che non ti fa star bene». Racconta la Malcuori, infilando le infradito e stiracchiandosi.

Rikki finisce di mettere un burrocacao alla vaniglia sulla bocca, poi si volta verso l'amica. «E appunto per questo voglio provare a sorridere alla vita, così magari lei mi sorriderà di rimando, no?»

«Mh, bella questa. Ghandi?» la prende in giro.

«No, sciocca, è della mia psichiatra. Un po' rivisitata da me, ma è sua.» Si lascia scappare, ammettendo davanti a una mezza sconosciuta di andare in terapia.

Allegra spalanca leggermente le pupille alla sua rivelazione, ma poi cambia espressione, intristendosi.

«Oh...» schiarisce la voce, avvicinandosi alla compagna di stanza. «Come... come mai?»

Rikki sorride piano, commossa dal suo imbarazzo e anche dalla delicatezza con cui cerca di non affondare troppo il coltello nella piaga. «Cosa? Come mai sono in cura?»

Allegra annuisce.

«Lunga storia, tesoro.» Ma Rikki, al momento, non ha voglia di spiegare oltre, già questo è un passo avanti enorme, che non aveva neppure previsto. Ma è successo, e forse non le dispiace. Allegra è una ragazza sensibile, dolce, che capisce più di quanto non dice e per certi versi le ricorda la sua migliore amica Gledis Ortiz.

«Come ti dissi qualche settimana fa, quando vuoi sono qui», le ricorda infatti la Malcuori, lasciandole un bacio sulla guancia e abbracciandola.

«Lo so e ti ringrazio tanto»

Poi il bisbiglio del telefono della castana interrompe il loro momento e Allegra ne approfitta per congedarsi e andare a recuperare le cose per farsi una doccia.

«Ci vediamo a giornalismo, Alle.» Pigola Rikki, afferrando l'iPhone e lanciando uno sguardo alla ragazza, che sta piegando l'accappatoio arancione insieme all'intimo e ai prodotti da bagno.

Rikki, con lo zaino in spalla e il computer in braccio, esce dalla stanza; ancora non ha controllato di cosa parla la notifica arrivatale.

Pensa possa essere suo padre e questo la spaventa tanto. Più di tutto, se lui dovesse non presenziare al pranzo.
Ma si fa coraggio, come ha detto ad Alle prima vuole essere più positiva e perciò lo sblocca.

Da Papà - A: Rikki
Va bene, ci vediamo all'Harrys Crosh sulla quindicesima strada verso le 12AM, spero tu non debba saltare alcuna lezione.

Freddo, oserebbe dire calcolato.
Non sembra lo stesso Terry Suarez, o meglio, lo stesso ma con qualche goccia in più di risentimento.

Beh, non poteva comunque aspettarsi altrimenti. Già è tanto che abbia scelto di esserci.

Per il resto della mattinata, Rikki, s'interroga sul cosa potrà mai succedere tra di loro quest'oggi, se Penelope c'ha messo un po' del suo zampino o sia solo farina del suo sacco.

Il dubbio le rimane finché non parcheggia l'auto in uno dei posti liberi rimasti davanti al ristorante proprio alle 12 e 03AM esatte, finché non macina i passi che le restano per entrare all'interno e finché non vede l'uomo seduto intorno a un tavolo posto vicino all'enorme vetrata che affaccia sull'altra parte della strada. E finché non gli si piazza a pochi centimetri e non gli sorride cordiale.

«Ciao papà, grazie per aver accettato»

Lui sistema la cravatta al collo e poggia i gomiti sul tavolo; il volto è spazientito, dimostra una latente serenità che Rikki prova a bersi per restare lucida.

Dopo quella sera ha deciso che per un po' abbandonerà anche il whisky, pure se non sa per quanto, perché visti i precedenti persino con Conrad avrebbe solo voglia di annegarci dentro.

«Ho poco tempo, tra due ore inizio il turno all'ospedale, Rikaela». L'uomo deve aver già spiegato il tovagliolo sulle gambe, dato che la studentessa non lo vede sul tavolo.
Pare abbia fretta di metter fine a tutto quello senza troppe negazioni, o almeno è questa l'impressione che le suggerisce.

Così come ascoltare il suo nome pronunciato con un disprezzo mal celato, le manda di traverso persino il sorriso.

Dunque si mette meglio la sedia sotto al sedere, è nervosa, irrequieta, non riesce a non prendere una posizione fissa e restarci; successivamente incrocia le dita sopra le gambe, guardandolo con tristezza.

«Perchè mi hai chiamato...» balbetta.

«Perchè è così che ti chiami.» Ribatte distaccato, facendo segno al cameriere di avvicinarsi. E quando questo obbedisce, l'uomo ordina una bottiglia di vino, un'acqua naturale per la figlia e due scaloppine ai ferri con delle verdure al forno come accompagnamento.

Lei si trattiene dal dire che sarebbe andato benissimo soltanto il vino.

«So che sei arrabbiato con me...» lui la interrompe subito.

«Arrabbiato dici?! No, io sono furioso! Dico, ma che cazzo ti è saltato in testa eh? Posso capire il vestito, effettivamente tua madre aveva esagerato, ma la sgarbatezza, il vassoio che per mezzo centimetro non finiva addosso alla signora Logan. E, come se non bastasse, ti sei presentata persino ubriaca», comincia a snocciolare il medico chirurgo, studiandola sbigottito e con la rabbia a macchiargli le pupille.

E Rikki, per quanto cerchi di essere forte, sente che sta per crollare; ha le guance paonazze, calde, come se stessero per prendere fuoco, forse dalla vergogna, dal dispiacere o dalla voglia di piangere che sta trattenendo.

«Ti posso spiegare, papà»

«Sentiamo», allarga le braccia quello. «A me sembra che da quando siamo a New York sei più... Distratta, non so... C'è qualche problema?»

A parte te e la mamma? Mille e duecento + la sottonaggine.

Vorrebbe dire, ma si limita a incentrare i pensieri su un'unica cosa, versandosi una generosa porzione d'acqua nel bicchiere, appena portata dal cameriere, e dopo averla mandata giù, parla.

«Per prima cosa, non ero ubriaca»

«Sì certo, Rikaela... e io sono scemo.» Sogghigna lui, giocherellando con il cestino del pane.

Rikki si sente ancora più mortificata e il respiro inizia a crescere, a imbrattarsi di sfumature che le accendono campanelli d'allarme nella testa. Le mani tremano quando le sfrega insieme.

«Il punto non è questo, il punto è che Miles mi ha messo in difficoltà», svia.

«E ti ha arrogato il diritto di comportarti come una maleducata di prima categoria. Forse tua madre fa bene a metterti le mani addosso, sai? Non ci volevo credere, ma ha ragione: sei un'ingrata. Che cazzo ti costava comportarti bene? Niente, Rikaela, niente! Evidentemente sei rimasta ancora bambina...» tuona a bassa voce lui, scagliando un pugno sul tavolo e guardandola in cagnesco. La mascella è serrata come una catena arrugginita.
Le persone che si voltano dalla loro parte le fanno provare vergogna. Come quella volta in cui stavano in una pizzeria e Rikki aveva sporcato la faccia di pomodoro a una piccola Lindsey di appena due anni per giocare e Penelope le aveva tirato un sonoro schiaffone. I commensali occhieggiavano la scena.

Cresci! A dodici anni sei ancora una poppante» aveva affermato la donna, imbottita di rabbia, mentre lei si era ingoiata le lacrime e aveva concluso la cena.
Nuovamente forte di fronte a un mondo che non le voleva bene.
Di nuovo sola come aveva iniziato a sentirsi da quando la sorellina era nata.

E quei lemmi, anche adesso, le fanno serrare il cuore in una morsa dolorosa.

Forse tua madre fa bene a metterti le mani addosso.

Le scaccia via frettolosamente, riprendendo a conversare.

«Mi dispiace, scusami papà, perdonami»

«Oh no, tu, tu ti devi scusare con i Logan amore mio, non con me. A me devi semplicemente spiegare che cosa ti sta succedendo e che cosa conteneva l'articolo menzionato da Miles»

Rikki annuisce, il corpo svuotato di qualsiasi emozione. Si sente come una candela morta, arrivata alla fine della corsa, a cui basta un ultimo soffio di vento per spegnersi del tutto.

«C'è stata una festa una settimana fa all'Arcadial, il locale annesso alla Prison e un tizio ha tentato di mettermi della droga in un bicchiere. Un ragazzo è intervenuto per difendermi»

«Chi è costui?» vuol sapere, non restandoci male neppure un po' per l'ammissione della figlia, ma d'altronde questa è la filosofia dei Suarez: fregarsene di qualcuno quando ha più bisogno di te. Perché se ne esce più forti, ma la realtà è che Rikki ne è uscita solo più distrutta che mai. E non sa se riuscirà mai a perdonarli del tutto questi loro lati; gli vuole bene, certo, gli deve una vita intera, ma lei ha imparato che una persona si salva soprattutto curandola con l'amore, quello vero.
Quello che spacca il cuore e che aiuta a risorgere.
Non quello marcio caratterizzato da tutt'altro.

Il cameriere si ripalesa al loro tavolo e mette sotto al naso la carne. Terry lo ringrazia con un finto sorriso, Rikki non ci presta troppa attenzione.

«Perchè vuoi saperlo?»

«Potremo invitarlo a cena per ringraziarlo»

«No,» replica secca lei, «ci ho già pensato io. E poi non voglio che la mamma ne sia a conoscenza. Non volevo lo sapessi neanche tu»

«E c'è un motivo in particolare? Sono pur sempre tuo padre e ho il diritto di conoscere le vicende che accadono nella vita di mia figlia, o no?» sostiene, tagliando la scaloppina e ficcandone un pezzo in bocca.
Anche la ragazza si sforza di mangiare. L'appetito oggi non le manca.

Surreale, snocciola sulla punta della lingua.
Surreale che tu prima mi attacchi e poi fai il carino.
Surreale dovrebbe essere il vostro secondo nome, papà.
Lindsey è proprio figlia vostra.

«Sì, ma è tutto apposto, davvero.» Si limita a esalare.

Lui fa spallucce. «Ti crederò,» mastica veloce un pezzo di pane, «e dalla signorina Adams come va?».

Intrapreso questo argomento, a Rikki si rilassano immediatamente i tendini e anche il cuore pare mettersi buono, pompando normalmente.

Così, tra la compagnia di un pasto caldo, del chiacchiericcio intorno, del vino, dell'acqua, dei sorrisi e dell'armonia ritrovata, Rikki torna finalmente a sorridere.

Ma si sa, tutto ciò che fa sinonimo con felicità ha un caro prezzo da pagare: l'imprevisto che sta sempre dietro l'angolo.

🌓🌓

Conrad se lo è tenuto dentro ciò che ha provato nel momento in cui ha rivisto Maya Hemmings. Se lo è tenuto talmente dentro, stretto in una parte del cuore, che è riuscito a cacciarlo fuori solo adesso parlandone con Skyler.

Lei lo aveva notato una volta giunto al Jolly Tattoo che qualcosa non andasse, perché aveva il volto circoscritto dalla freddezza, le parole intrise di cianuro anche per la più misera richiesta e il dolore ammucchiato sotto le palpebre, come una ruga fastidiosa.
Lei che lo conosce bene, non ha avuto difficoltà a capirlo.

«È bella, bella come sempre, Sky», rammenta lui, scartando l'involucro dove è contenuta la crêpes alla nutella e portandola poi alla bocca. Un singolo morso e lo stomaco prende a scaldarsi e a farlo stare un pizzico meglio.

Skyler, che invece quel giorno si è comprata al supermercato una porzione di lasagne, la va a recuperare dal microonde che ha appena suonato.
Allestire una piccola cucina dietro al bancone è stata l'idea più geniale che potesse mai venirle.
Tornata da lui, si risiede sul divano in pelle dello studio; Bohijen li raggiunge poco dopo.

«Hai chiuso a chiave?» gli chiede Conrad.

Il socio si scompiglia i capelli e prende posto accanto all'amico; il portachiavi tintinna nella mano prima di sparire in una tasca dei jeans.

«Sì e adesso voglio pensare solo a mettere qualcosa sotto i denti. Avete cucinato?»

Sky, ingoiando un boccone fa segno di no. «Ci sono delle alette di pollo piccanti in frigo. Scaldati quelle se ti vanno, altrimenti non so»

Annuendo, Bohijen si rialza e sparisce di là.

«Bene, adesso che siamo di nuovo soli, puoi spiegarmi cos'è successo di preciso?» ritorna sull'argomento lei; Conrad eleva gli occhi al cielo, pulendosi le labbra con un tovagliolo. Infine appoggia il dolce sul tavolo e si versa un sorso d'acqua nel bicchiere.

«Niente di nuovo a quello che già ti ho detto, Sky»

«E perché mi sembra che non sia così?» eleva un sopracciglio la bionda.

Il tatuatore fa spallucce. «Non so che dirti... Ci siamo scontrati, abbiamo parlato un po', ho visto il bambino e me ne sono andato.»

«Sì, ma come ti sembrava... spenta, felice, tranquilla... come?»

Lui ci pensa un attimo su. «Piuttosto triste»

«E non ti sei interessato a capire meglio?»

«Non me ne frega più un cazzo di lei, Skyler! Forse non ci siamo capiti!» replica incazzato, mordendo voracemente la crêpes.
Quando sta per aggiungere altro, arriva Bohijen. «Ci ho messo una vita, Dio Cristo, erano gelate!»

«Sono di due giorni fa, ci credo, Bò», chiosa Conrad.

«Vabbè, che mi sono perso?» chiede iniziando a mangiare e occhieggiando sui due.
Skyler, però, pur di non parlare, mastica un boccone dietro l'altro, mentre Conrad la voglia l'ha persa da un po'.
Però è pur sempre il suo migliore amico, e quindi:

«Ho incontrato Maya stamattina dopo aver accompagnato Anemone a scuola», snocciola, studiando la sua espressione stupita. Lascia persino cadere l'aletta nel piatto e rimane con le dita sporche d'olio alzate.

«Che?»

«Hai capito bene», annuisce l'altro.

«Porca puttana! E tu me lo dici così, razza di stronzo? Anzi ti confidi prima con la santarellina e non con me?» replica indignato Bohijen.

«Ehi!» fa l'altra, tirandogli un tovagliolo sporco.

«Non avrei voluto neanche parlarne se questo ti consola,» storce il naso il castano, «ma Sky mi ha visto entrare e lo ha capito subito».

«Complimenti,» sospira Bohijen, riprendendo a mangiare e puntando le iridi sul cibo.

«Scusa fratello»

Non risponde.

«Almeno mi vuoi raccontare?» tralascia.

Conrad fa segno di sì con la testa, finisce la crêpes e «Allora...», comincia, ma un bussare alla porta del negozio li ridesta.

«Chi cazzo è? Non avevamo appuntamenti fissati per quest'ora, o sbaglio?» afferma il socio.

«No non sbagli», conferma Skyler, alzandosi per andare a controllare.

Aperta la porta, urla: «Conrad è per te!».

«Chi mi cerca?» prega silenziosamente che non sia Rikki.

«Rikki»
Come non detto.

Una bestemmia fuoriesce insieme a uno sbuffo, ma non si alza. Non ha voglia di vederla.
Gli è bastata l'improvvisata del giorno precedente e anche il modo che ha di infilarsi nei suoi pensieri quando non c'entra un cazzo.

È stato tutto un gioco tra loro all'inizio, un gioco che è partito da un tatuaggio, da un'attrazione carnale, da provocazioni fatte perché lei ci stava e a lui non dispiaceva. Ma la cosa è morta lì, e Conrad non capisce perché Rikki non vuol ficcarselo in testa.

Va bene, digerire un due di picche non è facile, e non fa piacere, ma se continui a palesarti così non starai meglio!
Ragiona fra sé e sé, un secondo prima di vederla arrivare col volto paonazzo e la stanchezza abbarbicata sotto gli occhi.

Bohijen, appena lei entra, si alza in piedi e si pulisce le mani sul tovagliolo di carta. «Vuoi favorire?» gli chiede gentile.
Ma lei, sospinta dalla bionda a prendere posto vicino a Conrad, mormora: «No grazie, ho pranzato con mio papà».

Non si guardano neanche per sbaglio, neanche nel frangente in cui le loro gambe si sfiorano.
Skyler eleva le pupille al cielo, scorgendo Conrad con la mascella contratta.

«Come mai sei qui? Vuoi prenotare un nuovo tatuaggio?»

Rikki si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi dissente a metà con le mani.
«In realtà per qualcosa di più grave»

«Cioè?» si spaventa Sky.

«Ebert, ieri sera, è venuto a farmi visita nella camera al dormitorio e mi ha praticamente minacciata di tagliarmi la gola se non lo aiutavo a farvi tornare insieme.» Spiffera tutto d'un fiato, occhieggiando principalmente su Conrad e Skyler. «Non volevo dirvi niente, ma poco fa ho visto Fabioh al college e mi ha fatto intendere che ciò che esce dalla bocca del fratello non è poi una cazzata»

«Gliela taglio io la gola a sto imbecille...» replica il tatuatore, battendo un pugno sul bracciolo del divano e fissando un punto sul muro.

«Tu non fai proprio un cazzo, Conrad, okay? Promettimelo! Hai firmato un ordine restrittivo», comincia la bionda, cercando di calmarlo pur essendo lei quella da tranquillizzare.

Il moro contrattacca. «Sì l'ho firmato, ma a patto che lui la smettesse di fare lo stronzo con le persone a cui voglio bene e con Rikki! E non mi sembra che ciò stia avvenendo, non ti pare?» dice, rendendosi conto troppo tardi di aver esalato anche il suo nome e di averlo intriso di preoccupazione, dispiacere e rabbia.

Il cuore prende a battere forte, come un tamburo, all'unisono con quello della ragazza.
Un sorrisetto le scappa involontario.

«Riparlerò di nuovo con zio Newman», tenta Skyler, ma Conrad scuote la testa. «E come la contengo la voglia di rompere i denti a quel mancamentato, eh?»

«Conrad, per piacere»

«Per piacere un cazzo, Sky! Ti ha messo le mani addosso fino a qualche mese fa, spaccia, versa la droga nel bicchiere delle ragazzine e tu vuoi ancora difenderlo?»

«Io non difendo proprio nessuno, voglio solo evitarti di finire in galera»

«Stavolta almeno avrebbe avuto un senso...» commenta lui, sfinito.

«Sei stato in prigione?» sussurra Rikki, incerta, voltandosi a guardarlo. E lui i suoi occhi addosso non li vuole più, perciò: «Se qui abbiamo finito, non sarebbe il caso di tornare a lavorare?»

La castana sospira. «Io torno in università», mormora alzandosi.

Conrad si sente sollevato alla sua affermazione, ma Skyler non tralascia niente. «Vieni stasera all'Arcadial?»

L'altra, cammina fino a raggiungere la porta, poi si rivolta e guarda fisso Conrad: «Sì, ci sarò.»
E prima che se ne vada il moro non riesce a tenersi quel: «Dammi il tuo numero, Rikki, così posso girarti il mio. Mi raccomando, scrivimi all'occorrenza.»

🌓🌓

Come promesso, eccola varcare la soglia al fianco di Allegra, acchittata in una gonna che arriva alle coscie e un top azzurro, dello stesso colore della gonna. Allegra, invece, ha scelto un pantaloncino di jeans e un top verde fluo che le risalta i capelli.
È bellissima e tutti la guardano quando passano.

Anche questa sera l'Arcadial è gremito di gente e per passare è necessario spintonare qualcuno. Soprattutto per raggiungere il bancone e la pista da ballo.

La prima tappa, Rikki e Allegra, la fanno al bancone, ordinando due birre.

«E menomale che dicevano di volerlo chiudere», commenta la rossa, ringraziando la ragazza per averla servita.

Agguantare la bottiglia, fa provare a Rikki un brivido di freddo data la temperatura che sta iniziando ad abbassarsi drasticamente.
A breve si svolgeranno anche i primi esami e devi mettersi sotto con lo studio o non ne passerà uno.

«Non lo faranno mai finché ci starà la Prison a finanziare.»

Le due poi si spostano in pista, iniziando a ballare.

La testa sta pian piano cominciando a sgombrarsi dai pensieri.

Aver parlato con Conrad e Skyler nel pomeriggio le ha risollevato un po' l'umore. Anche se aveva deciso di stare zitta, vedere Fabioh tornata dal pranzo e conversarci sul fratello, le ha fatto capire che Ebert non scherzava e che sarebbe veramente capace di fare del male alle persone. D'altronde lo ha fatto anche con Skyler.

E ad avere il numero di Conrad, Rikki, ora, è ancora più tranquilla.
Non se l'aspettava in realtà, ma le ha fatto molto piacere. Pure se ha deciso di restarsene nel suo e provare a dimenticarlo.

«Quello non è il tizio dell'altra volta? E lei è la sua ragazza?» Allegra, mentre stanno ballando sulle notte di una Waves di Mr Probz remixata, le picchietta sulla spalla, facendola voltare verso la parte dei bagni. Si stanno dirigendo dall'altra parte della sala, proprio dove sta Bohijen, dj e loro amico.

Skyler ha addosso un vestito bianco piumato e dei tacchi vertiginosi; pendenti color oro. Conrad, invece, dei jeans neri strappati sulle ginocchia, Converse e una maglietta a maniche corte con sopra una giacca.
Semplice, ma infinitamente bello. Soprattutto il sorriso che rivolge a Bohijen, prima di mischiarsi nella folla sotto di lui.

«Ti sei incantata?» la prende in giro la sua compagna di stanza, facendola tornare con gli occhi nei suoi.

«Piantala. E comunque non lo so»

«Ma come, non li conosci?» Allegra è perplessa.

«Sì, li conosco, ma... scusami, devo andare in bagno.» Tergiversa, per poi andarsene. Solo che la fila alla toilette è da capogiro, neanche si riesce a intravedere le porte dei cessi.

Nel mentre che aspetta, cullata dalla musica, una mano le arpiona il polso col tatuaggio e la trascina via.

Rikki si ritrova improvvisamente faccia a faccia con un'Ebert Patel visibilmente alticcio e fuori di sé, con i primi due bottini della camicia slacciati e il sudore a colare dalla fronte.

«Che vuoi? E levami le mani di dosso!»

Ma lui non le presta ascolto e: «Hai notizie per me?». Va dritto al sodo.

La castana alza le sopracciglia, bagnando la lingua con le labbra; poggia la schiena al muro, la pipì che preme nella vescica.

«A che ti riferisci?»

Lei lo sa a cosa Ebert sta alludendo, ma mente comunque.

E lui lo capisce, anche se è brillo glielo legge in faccia. Perciò sogghigna malevolo. «Evita di fare la pecorella smarrita, Rikki. Parlo di Skyler»

«Ah già, Skyler... Beh, mi dispiace, ma lei non ha nessuna intenzione di uscire con te»

«Forse non mi sono spiegato bene», la sua espressione facciale cambia in un'istante, tramutandolo in una bestia inferocita. Peggio dell'altra volta.

La spinge dolorosamente contro il muro, attento a non farsi vedere da nessuno, la mano a chiudersi intorno al collo. I suoi occhi sono spilli che bucano il respiro. E lei da forte, passa a impaurita.

«Tu devi rimediarmi un appuntamento, devi insistere, è chiaro?»

Rikki annuisce e lui dopo alcuni secondi la molla.

Quando si riaffaccia alla sala, Rikki sente due occhi puntati addosso, è Conrad.

Così prende il primo ragazzo che gli capita a tiro e per levarsi dalla faccia l'espressione intrisa di paura, inizia a ballare in modo sensuale, a strusciarsi sul tizio, a farsi baciare il collo.

Fin quando non ha l'istinto di girarsi di nuovo, solo che di Conrad, adesso, non c'è più traccia.
Che c'è, sei geloso Boden?










#Spazioautrice
Buon pomeriggio miei adorati fiorellini 🤍🥰 anzi, buon inizio serata!
Come state? Io infreddolita sul divano 🥶🥶
Comunque... Capitolo bello lungo, forse il più lungo fino ad adesso e anche quello più carico di cose 😜😜
Che cosa ne pensate? Soprattutto di Ebert, del fatto che Conrad ha lasciato il suo numero a Rikki e che lei si è lasciata trainare da un altro ragazzo in discoteca 🥲
Come proseguirà la storia?
Fatemi sapere tutte le vostre impressioni che sono super curiosa 🥰🤍
Vi amo immensamente e vi ringrazio altrettanto immensamente per le 32k letture a Mostri 😍😍
Siete fantastic* 🤍

P.s. vi lascio anche i miei social:
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