89. Sei passi per la consapevolezza

I

Nella casa in mezzo alla neve

nacque un bebè dai capelli rossi.

Era un essere davvero bello

finché un giorno un'idea gli venne:

ammirò la canna della pistola

e la infilò docile nella sua bocca.

Quando sparò, il bianco pavimento

era come la neve del suo compleanno:

tinto di rosso come i capelli

confusi nel sangue, nella carne.

Come dalla carne, col sesso, tutto ebbe inizio,

così nella carne tutto finì.


II

Il battito della cassa in marcia

mi fa scordare quell'acre odore:

mentre mi amputo la lingua

è più svelto del mio cuore.


Mi rimane da vegliare

verso l'orizzonte aspettando

i soccorsi delle armate alleate

che forse stanno morendo.


Non vedrò il mare,

ma le sbarre

dentro cui morirò.

In una stanza chiusa

sono nato

e per sempre ci rimarrò.


Il battito della cassa è cessato:

la marcia si è abortita.

La mia lingua l'ho, in mano,

strappata, ora è matita.


Non più parola mi è data,

ma un lungo sonno gelido.

L'armata alleata è arrivata

la mia vista si spegne in un brivido.


III

Chissà al di là del mondo cosa troverò,

ho sempre voluto là volar,

uscire da questa città,

trovare ciò che altro il sole fa brillar.


Sarà come uscir di qua nella felicità.

Finalmente libero sarò,

saprò tutto quel che il mondo dà

e nuove case troverò.


Ma solo questa città

vi ho trovato ancora,

senza limite alcuno

tutta egual dimora.


IV

Mi riempio di scale

per salire in paradiso.

Apro la porta ma sono qui

dove ero partito.


V

Santi

martiri

morti

putrefatti

dimenticati

falliti.


Ciò che ci resta

non è che attendere.


VI

Nessuno aprirà la cella,

neanche la morte

che nessuno salva

ma solo illude:


morto in prigione

o vivo in prigione

nulla cambia

nella pena da scontare.


La libertà mai giunge:

si può solo tornare

in eterno in cella

nell'eterno vagare.


Quella persona dai capelli rossi

sul pavimento rimarrà:

nessuno mai la sposterà

qui sotto il cielo immutato d'ascessi.


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