81. Ultimo canto d'amore
Spegni la luce
sotto le stelle.
Mi stavi accarezzando
e io ricambiavo.
Sotto la tua maglia
mi hai bastonato
fino a farmi perdere coscienza.
Ora sputo inchiostro
a gocce limpide
come le stelle
di quella sera,
spente e morte
come i tuoi occhi
cavati e spalancati,
accesi e ondulanti.
Non so cosa volessi,
cosa tu hai voluto,
cosa vorrai ancora,
né cosa voglio io.
Non posso guardare in alto
alla ricerca della tua pelle:
ho troppe fratture,
e tu troppa miopia
per vedermi in faccia
se ti volti indietro.
Perciò non voltarti
e io non mi volterò.
Forse è così il paradiso:
esattamente come l'inferno
ma senza sincerità.
Spegni la luce
se non vuoi guardare,
ma non sprecare saliva
per leccare via i ricordi.
Non mostrare il tuo volto
a chi incredulo non crede
nella tua bellezza desta.
Dopo avermi sfregiato
ed esserti fatta sfregiare
da sillabe incoerenti
e frasi malfatte,
in mezzo a banali parole
non posso che stare qui mesto:
volevo scrivere una poesia d'amore,
ma mi è uscito solo questo.
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