102. Morte di una musa

Capricciosa

lentamente, morbosamente

sovviene tra mille carni

vagamente.


Spazio si dilaga

capriccioso

come un bimbo seduto

piangente.


Adesso spia

ogni mio pensiero,

recalo lontano tra le carni

disgustosamente vive,

e crea, divina mente,

crea

fino a morire di stenti.


Mischiato tutto,

capricciosamente subdolo

come un liquame fognario

che giace

nel mondo cattivo

capriccioso, lento, morboso, vago,

disgustoso.

Piange.


Piange dolce la carne in rima,

in uno sguardo tutto tace.

Nulla la luce per vedere:

è così che una musa muore.


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