Capitolo 13

Quando Cat riaprí gli occhi, vide l'azzurro del cielo e del mare congiungersi in una sottile linea d'orizzonte. Amber Heist, capo dei Creatori di Fuoco, dormiva ancora, con la testa appoggiata al sedile e gli occhi coperti dalla mascherina. Cat, con lo zaino stretto al petto, si arrischió a guardare oltre il vetro dell'elicottero. Lo spettacolo era assolutamente magnifico; onde blu scuro spumeggiavano, infrangendosi violentemente sugli scogli di una grande isola. Aveva una forma bizzarra, una sorta di culla verde dalle pareti a strapiombo sul mare. Era completamente spoglia, solo uno splendido prato e una minuscola casupola bianca la occupavano.
Cat non era mai stata in un posto tanto bello quanto selvaggio e libero, pieno di orgoglio e magnificenza. Appoggiò le mani al vetro, appannandolo con il fiato caldo, per guardare ancora meglio.
Improvvisamente, la visione delle pareti dell'unica casa dell'isola si distorse, come il riflesso di qualcosa sull'acqua, increspandosi. E comparvero alte mura, torri e camminamenti, feritoie e finestre. Un vero castello era comparso praticamente dal nulla, sostituendo la casa bianca. Cat era assolutamente sbalordita.
《Hai visto vero?》esclamò Amber, togliendosi la mascherina e sbadigliando.
Cat la osservò, dubbiosa.
《Come mai non abbiamo creato un Buco per arrivare qui?》chiese all'improvviso. Amber la guardò, il sopracciglio destro alzato.
《Intendevo sottolineare la bellezza di questo luogo Cat, non il modo in cui ci siamo arrivate.》
Il sospiro di Amber fu ben udibile, nonostante il rumore delle pale in movimento.
《L'isola di Ellidaey è uno dei posti più protetti al mondo, ed è impossibile aprire dei Buchi in questo luogo.
Siamo in Islanda, nel Nord Europa, dove ghiaccio e fuoco si incontrano》
《C'è un castello lì...》sussurrò Cat, perplessa. Non aveva mai visto una cosa del genere se non nei libri di storia medievale alle lezioni della Wallace. Ma era davvero meraviglioso.
《Quello è il Castello Rosso, sede dei giovani allievi Creatori di Fuoco. Non vedo l'ora di fartelo visitare》rispose Amber, scostandosi una ciocca di capelli rossi dal volto. Il piccolo elicottero stava per atterrare , e la ragazza lo intuì dalle circonferenze sempre più strette disegnate dal velivolo. Oltre al castello, l'isola era praticamente vuota, una sterminata distesa di verde. Come avesse fatto quel piccolo elicottero a trasportarli da New York fino ad una sperduta isola islandese era un mistero , ma Cat in quei giorni era decisamente abituata alle stranezze. Le due si tennero strette durante l'atterraggio, ed un forte scossone accompagnò il loro arrivo sul suolo erboso dell'isola.
La giovane donna ringraziò il pilota, il quale le rispose con un cordiale cenno del capo, e aprì lo sportello d'uscita; Cat la imitó e, con un piccolo salto, le fu accanto sul terreno.
Il vento le scompiglió i capelli, ma Cat era impegnata a guardarsi attorno. Il castello era un'enorme costruzione in pietra nere, con finestre inserite in trifore decorate e torri alte, che culminavano in stendardi svolazzanti al vento. Il grande prato piegava gli steli dei fiori e i fili d'erba ai capricci dell'aria, che li tendevano verso destra come le onde di un mare in tempesta. Il rumore dei cavalloni che si infrangevano sulle rocce degli scogli era un sottofondo piacevole, così come lo stridente verso degli uccelli marini a caccia di pesce nella baia. Cat non aveva mai visto un posto così incredibilmente bello e armonioso, selvaggio e incontaminato come quello. La ragazza inspirò a lungo l'aria salata, aprendo i polmoni alla libertà che le scorreva nelle vene.
《Amo tornare qui. Questa è casa mia, la mia terra, anche se non ci sono nata. Lasciarla è ogni volta più triste.》stava dicendo Amber, accanto a lei. Il vento giocava con i suoi capelli rossi, gettandole dietro alle spalle un mantello color rubino scintillante. I suoi occhi verdi scrutavano l'orizzonte, come a tenere il conto di ogni sassolino, fiore o filo d'erba che aveva lasciato, per controllare che ci fossero ancora tutti. L'orlo del vestito le ondeggiava sulle gambe pallide, sferzando la pelle come una frusta, ma Amber pareva totalmente assente a sé stessa. Poi, all'improvviso, parve tornare lì, accanto a lei. Scosse la testa e sorrise, indicandole il sentiero di ciottoli candidi che conducevano direttamente all'enorme portone del castello.
《Andiamo Cat. È tempo che tu conosca anche gli altri.》

Il sole di metà settembre, pallido e poco luminoso, lo rassicuró.
Ashton Bate, appoggiato contro il muro nel cortile della Wallace High School di Vancouver, Canada, osservava i compagni riuniti in piccoli gruppi, chiacchierando e fumando. Nonostante il divieto abbastanza ferreo, a nessuno importava, e le nuvole di fumo grigio salivano pigramente in aria. Il ragazzo si scostó le ciocche castane, decisamente troppo lunghe, dagli occhi, nel tentativo di vedere meglio. I visi degli studenti parevano tutti normali, nessun segno di Creature nel piccolo cortile. Nonostante non fosse in servizio, i suoi sensi da Creatore continuavano a stare all'erta, pronti a segnalare qualsiasi cosa fuori dal comune.
E lo aiutavano a non pensarla.
Da quando Cat era partita per seguire l'addestramento, Ashton non faceva altro che pensare a lei, al loro bacio. Avrebbe tanto voluto salutarla prima di partire, ma non ci era riuscito. Qualcosa gli aveva impedito di salutarla, di dirle che l'avrebbe aspettata per tutto il tempo del mondo. Qualcosa di troppo doloroso da dirle.
Fin da quando l'aveva vista per la prima volta, aveva sentito qualcosa di assolutamente inevitabile, come un filo indistruttibile che lo legava a lei.
Era legato al sogno che aveva fatto per così tanti mesi, quel sogno che condivideva con Cat, la stessa, identica scena di fuga. Non avrebbe saputo dire il motivo per cui facevano lo stesso sogno; era qualcosa di raro, anche fra i Creatori. Qualcosa di molto oscuro, di ignoto.
Per mantenere la loro copertura, Becca gli aveva detto di tornare a scuola come se niente fosse, giustificando l'assenza con un raffreddore. Ma sua sorella non aveva ancora avuto il tempo di risolvere la questione dell'assenza di Cat.
Anche quel mattino, all'appello, Shelbourd Catherine era risultata assente, e alle domande dei professori su dove fosse finita nessuno rispondeva. Nessuno chiedeva niente ad Ashton, anche perché nessuno conosceva il legame che avevano.
Improvvisamente, di fronte a lui si paró una ragazza, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Era alta, con i capelli rossicci e incredibilmente ricci. Le lentiggini le punteggiavano il viso arrabbiato, e le sopracciglia erano aggrottate.
《Dov'è? 》esclamò, incrociando le braccia al petto. Ashton ci mise qualche istante per capire che chiedeva a lui.
《Chi?》rispose, sorpreso. La ragazza parve arrabbiarsi ancora di più.
《Dove diavolo è Cat?》ribatté, scrutandolo come se la nascondesse sotto la giacca.
《Tu chi sei?》rispose invece Ashton, evitando la domanda. Ancora nessuno le aveva chiesto dove fosse, e sperava che nessuno glielo avrebbe chiesto mai, visto la scarsa popolarità di cui godeva Cat a scuola. Ma, evidentemente, era una speranza illusoria.
《Sono Ruby Walters, la migliore amica di Cat. E tu sai dove si trova ora》esclamò. Ashton mantenne la calma, lisciandosi i capelli con le dita.
《E perché dovrei saperlo io, scusa?》domandò, guardandola.
Ruby sostenne lo sguardo, furiosa.
《Non mentire. Ho chiesto ad Alison del Samantha's, e vi ha visto insieme proprio il pomeriggio in cui è scomparsa. L'ho chiamata, ma lei non ha risposto, e nemmeno sua madre. Sei l'ultimo ad averla vista.》rispose. Ashton si sforzó di ridere.
《Sì, l'ho vista e ci ho mangiato insieme. Ma poi l'ho riaccompagnata a casa, e non ci siamo più sentiti. Per cui, non ne so niente.》
《Ho telefonato allo studio legale di Yaletown, e mi hanno detto che Nancy Shelbourd non si è presentata al lavoro, e sono già tre giorni. Sono scomparse, e nessuno sembra essersene accorto.》rispose prontamente Ruby, gli occhi verde pallido.
La campanella suonò, e Ashton si trattenne dal ringraziare l'universo.
《Mi dispiace Ruby, ma io non so niente e mi piacerebbe che tu non ne parlassi più. Ora ho Biologia, devo andare.》
Ashton si staccò dal muro e fece per andarsene, ma Ruby lo bloccò per un braccio. La ragazza aveva le lacrime agli occhi.
《Ho paura che le sia successo qualcosa. Ti prego, aiutami a ritrovarla》disse. Ashton, con molta calma, staccò le dita di lei dal suo braccio.
《Lasciami in pace.》rispose, voltandosi per andarsene.
Era stato senza cuore, ma non poteva fare altrimenti; il segreto di Cat andava preservato nel modo più assoluto possibile.

Quando spalancò la porta in legno, Cat aprì la bocca.
Amber, accanto a lei, ridacchió.
《Ti piace, vero?》
Era la stanza più bella che Cat avesse mai visto; un letto a baldacchino di legno, con appese lunghe tende di broccato rosso. Un armadio di quercia, alto fino al soffitto, uno scrittoio e una toeletta con specchio del medesimo legno occupavano la stanza. Una grande finestra inserita in una bifora gotica in pietra dava sull'oceano, al lato sud del castello. Cat gettò lo zaino per terra e corse a vedere il panorama; le onde si infrangevano sugli scogli, selvagge e tempestose.
《Potrei guardare questo panorama in eterno. 》sussurrò Cat, appoggiando i gomiti sul davanzale. I tacchi di Amber risuonarono sordi sul pavimento di pietra, e la sua mano le strinse la spalla.
《Sono felice che ti piaccia》disse.
Cat si staccò dalla finestra e corse a prendere lo zaino, appoggiandolo sulla sedia dallo schienale alto chiusa contro lo scrittoio.
《Credo che sia il caso che tu ti riposi, Cat. Domani mattina conoscerai i tuoi compagni e i professori. Ora è piuttosto tardi.》
《Frequenteró lezioni?》chiese Cat, sorpresa.
《Certo, non saranno le lezioni a cui sei abituata, ma sì, ci sono.》
Amber Heist le sorrise e fece per uscire.
《Ci vediamo dopo Cat. Se hai bisogno di me sono nel mio ufficio. Ah, la cena viene servita alle otto in Sala dei Ritratti. Te ne accorgerai dagli studenti affamati》disse, ridendo.
Cat annuì con un sorriso e Amber uscì, chiudendosi la porta alle spalle. La ragazza prese lo zaino e si sdraió sul letto, stringendoselo al petto.
Chissà cosa facevano Becca, Misty e gli altri...
Erano più o meno le diciotto, e presto sarebbe dovuta scendere in Sala dei Ritratti per mangiare.
Del Castello non aveva visto praticamente niente; Amber aveva aperto il grande portone dai battenti di ferro con un rapido gesto delle dita, segno che aveva utilizzato la magia. Nell'anticamera numerosi quadri le avevano accolte, ritratti ottocenteschi di uomini e donne dagli sguardi fissi e orgogliosi. Facevano da contorno ad un'ampia scala di legno che conduceva ai piani superiori, scala che si divideva in due singole rampe. Avevano preso quella di destra, e Amber l'aveva condotta in un corridoio pieno di camere chiuse, scegliendo per lei una delle più lontane. In tutto quel tempo, Cat non aveva visto nessuno, come se l'edificio fosse totalmente abbandonato.
Era molto diverso dalla sede della Eather Society di New York, moderna e futurista, come era altrettanto diversa dalla villa della Società del Cerchio Eterno a Vancouver.
Ma, nonostante tutto, Cat la preferiva ad ogni altro posto in cui fosse mai stata, così come l'isola. Era casa sua, ormai.
E sentiva che lo sarebbe stato per sempre.

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