Capitolo 12

Passi. Grida.
Ombre oscure che mi trattengono e mi trascinano verso una prigione, un luogo buio con sbarre che sembrano arrivare fino al cielo.
Mi mettono delle catene ai polsi e alle caviglie per poi iniziare a trascinarmi scalzo mentre grido fino a perdere la voce ed iniziare ad implorare semplicemente di essere liberato.
Il cuore è a mille, il respiro irregolare che mi esce dalle labbra tremanti non può far smettere la sensazione di disagio e di paura che mi cresce nel petto.
Urlo e scalcio ma nessuno è disposto a liberarmi, nessuno vuole che io sia davvero libero.
Tutti mi condannano definendomi un assassino e un traditore, qualcuno di malato che merita la gogna ed essere imprigionato. All'improvviso mi spingono, facendomi cadere con le ginocchia a terra, il capo chino e i capelli castano chiaro lungo il viso sono sudati e gocciolano mentre ansimo.
Rivolgo il mio sguardo in alto, e un uomo dagli occhi scuri, il volto indefinito e nero come la pece, mi mostra la sua luccicante spada affilata per poi con odio esclamare 《Questo si meritano gli esseri come voi!》 dice con vigore per poi colpirmi con tutta la forza che possiede dritto nel cuore, senza via di scampo.
Io arranco e mi siedo sui miei talloni sentendo già la vita scivolare, porto le mie mani al centro del petto vedendo il sangue nero e lucente sgorgare copioso e riempirmi gli abiti.
L'ultima cosa che vedo è lo scintillio del mio sangue su cui mi concentro mentre tutto si annebbia ancora intorno a me.

La notte è insonne e non riesco a dormire, appena oso chiudere i miei occhi e sedare i miei pensieri gli incubi prendono il sopravvendo mostrandomi le cose peggiori e dominando la mia mente facendomi svegliare pochi attimi dopo.
Oggi è stata la mia ultima cena, la mia ultima passeggiata tra le mura grigie di questo castello che è stato la mia casa per tutta la vita.
Qui i primi passi, qui i primi allenamenti, le risate, gli scherzi e i combattimenti. 
Mio nonno continua a ripetere di fidarmi di lui, perché dovrei? Oggi non l'ho nemmeno visto e al banchetto non ha nemmeno osato ribattere dopo avermi giurato protezione.
Sembra che sia sparito dalla circolazione e mi abbia lasciato a rimuginare sui miei errori.

Samuel è qui che dorme al mio fianco,è stato lui a farmi le valigie e a rimboccarmi le coperte dicendo che non voleva perdermi, che ci avrebbe pensato lui a far ragionare i nostri genitori e che non meritavo tutto questo per un singolo errore.

Maxime mi ha baciato di sua spontanea volontà stasera, e con le lacrime che le solcavano il viso mi ha promesso di aspettarmi, di avere pazienza e che al mio ritorno tutto sarà migliore.

Perché mi sa tanto di un addio?
Tutti qui intorno a me non fanno altro che dire belle parole, ricordarmi di essere forte e di quanto io sia speciale, tutti tranne lei però.

Chiudo gli occhi cercando ancora una volta di abbandonarmi al sonno quando sento bussare con forza e pronunciare "Ceallach" ovvero un'antica parola in gaelico antico dal significato "piccolo guerriero" ovvero il soprannome scelto per me dal nonno.

Mi alzo confuso e vedo un uomo con un mantello e con il volto semi-coperto osservarmi e farmi un cenno 《Dobbiamo andare via》 sussurra appena 《Seguitemi principe》

《Silvan?》chiedo prima che lui mi raggiunga e annuisca per poi poggiarmi sulle spalle e sul capo una cappa nera《Annullate le nostre presenze principe》dice con tono solenne per poi guardarmi negli occhi 《ne avremo bisogno》

Annuisco per poi fare ciò che mi viene chiesto e con i miei poteri magici animare una penna e lasciar scritto un messaggio sul cuscino al mio posto, affianco a Sam.

"Ciao insopportabile, irrispettoso ed irriverente gemello mio, ci rivediamo presto"

Io e Silvan ci allontaniamo così tra le mura del castello prendendo corridoi per niente frequentati con pochissime guardie da cui siamo attenti a non farci vedere e fermare.

Lui mi tiene vicino a se mentre iniziamo a correre una volta fuori dalle mura e dal cancello dove una guardia distoglie lo sguardo sussurrando "Ceallach" in segno di fedeltà non potendo far altro che lasciarci correre via mentre gli allarmi iniziano a suonare all'interno allertando le vedette.

I battiti ri accelerano, il respiro torna irregolare come se questa volta stessi rientrando nel mio incubo ma conducendo io le regole del gioco.
Il rumore delle foglie che si rompono sotto i piedi di chi corre per salvarsi o ribellarsi a un'imposizione. La notte ricopre il cielo col suo mantello buio con la fioca luce delle stelle e della luna che illumina il nostro cammino, non ho bisogno di altro che lei, che mi fortifichi e mi ricarichi, mi agevoli e mi nutra.

Io e Silvan ci muoviamo agili, il più velocemente possibile per mettere distanza tra me e il castello.

Il nonno ci aspetta vicino alla foresta con un cavallo e una sacca.

Che sciocco che sono stato, dovevo crederci fin da subito, infondo lo lo sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato.

Il nonno ringrazia formalmente Silvan e lo congeda con un sacchettino contente probabilmente innumerevoli monete per poi guardare me 《Non te lo aspettavi eh ragazzino?》 fa un sorrisino divertito e poi mi fa cenno di salire sul cavallo 《Muoviti,il viaggio è lungo e non ci metteranno molto a capire che non sei più nel castello.》

Annuisco salendo al galoppo e poi lo guardo curioso vedendo anche lui salire sul suo destriero《Andiamo nonno?》

《Andiamo nipote,di certo non ho architettato tutto questo per guardarti cavalcare》 fa con ironia mentre fa correre il suo cavallo ed io lo seguo al galoppo spronando Ares a dare il meglio di se.

Dopo svariati minuti vedo le luci del castello già in lontananza accendersi e affianco il nonno in un leggero moto d'ansia《Sanno della fuga nonno.. ci hanno scoperto》

《Non importa, ho già pensato a questo》 dice sicuro di sé ridacchiando 《tutti i cavalli del castello hanno le coliche e tutti i cani e i mastini demoniaci hanno mangiato l'erba del mastro, staranno tranquilli almeno fino a domani non potendo cercarti se non a piedi》

《Quindi niente può trovarci》dico applaudendo al suo ingegno e al suo minuzioso rigore dei dettagli.

Lui mi fa un sorriso per qualche secondo e poi torna serio 《Tu sei il principe Seth e futuro re del regno e niente deve minimamente danneggiare la tua reputazione, Tuo padre non ha mai seguito le mie volontà ma tu sarai la mia soddisfazione e pretendo da te il massimo impegno capito?》

《Si nonno, ho capito 》

Non posso assolutamente deluderlo e non lo farò, sono deciso a fare tutto ciò che posso per conquistare il mio agognato trono, diventando il Principe guerriero che il nonno mi ha insegnato da sempre.

Passano ore probabilmente prima di vedere un'enorme villa antica ma ben tenuta, i muri bianchi e l'edera circonda e abbraccia le pareti che sembrano solide e per niente scalfite dal tempo e le intemperie, i vetri grandi e decorati ricordano graziose punte gotiche puntando fino al cielo disperdendo e aumentando la loro imponenza, il tetto verde per una sottile copertura in rame completamente ossidato fa si che la villa si intoni perfettamente al paesaggio, sparendo nella foresta.

Vedo fuori al cancello un uomo vestito in modo elegante che appena vede mio nonno fa un cenno con la mano e si apre in un sorriso generoso.

L'uomo mi risulta famigliare insieme ai capelli di un biondo scuro che gli ricadono mossi sulle spalle e quegl'occhi glaciali.

Il nonno mi sorride e si appresta a legare i cavalli alla recinzione sul retro mentre io scendo e lo aiuto sistemandomi il pigiama, non che Silvan mi abbia dato il tempo di cambiarmi e essere più presentabile.

《Seth lui è William Percival Leroy, un mio vecchio conoscente e uno zio di Maxime》 mi rivela il nonno che mi presenta l'uomo il quale mi sorride lievemente e in modo educato.

《Piacere di conoscervi giovane Re》

《Buon giorno Signor Leroy》dico mentre lentamente la luna alle nostre spalle inzia a nascondersi nelle montagne.

Il signor Leroy inizia ad avanzare per poi farci accomodare in casa e subito il nonno mi affida alle sue mani dopo poche raccomandazioni

《Abbiamo già parlato ieri mattina,il signor Leroy farà ciò che gli ho detto e ti metterà a disposizione anche il suo esercito》mi dice stringendomi le mani e guardandomi negli occhi in quello sguardo grigio che assomiglia tanto al suo《Cerca di non fare cazzate, non ti esporre, sii diligente e agisci sempre dal re che vuoi essere》escalama prima di andarsene e darmi una specie di pozione

《Che cos'è nonno?》gli chiedo osservando il liquido violaceo contenuto nell'ampolla mentre un leggero e triste sorriso compare sul mio volto, non vorrei che se ne andasse..

《Bevila una volta al giorno,l'effetto dura 24 ore, serve a nascondere il tuo aspetto, nessuno deve sapere chi sei veramente, nemmeno i soldati dovranno sapere davvero chi sei finchè non sarai sicuro della loro fedeltà.》

Annuisco mentre lui mi lascia tra le mani anche dei documenti falsi con la foto da affissare.

Un abile calcolatore, un esperto truffatore dal demone nobile quale era, lui pensa sempre a tutto e questo fa si che non venga mai colto in fallo, è il mio idolo.

Lo vedo andare via mentre il signor Leroy mi raggiunge e mi spiega già cosa ha fatto per conto del nonno, raccontandomi dell'assalto a Salem, di come si siano conosciuti all'inferno e di come divenne uno tra i primi demoni a seguirlo diventando un Thiefling.

《Qui ci sono già tanti vestiti che potrai indossare e tu ufficialmente sarai per tutti un mio nipote che non vedo da parecchio tempo, venuto nella residenza di campagna per alleggerire i suoi impegni e ricevere una miglior disciplina》

《Certo, caro Zio》dico con un leggero sorriso 《Adesso se non vi dispiace mi recherei nelle mie stanze, è stato un viaggio difficile》

Lui annuisce e mi indica le stanze riservate a me per poi allontanarsi, al di fuori il corridoio è contornato da rose nere e notevoli falci e piante verdi che mi accompagnano alla porta finemente intagliata e decorata.

Non presto particolare attenzione una volta dentro all'arredamento sono fin troppo stanco, mi butto sul letto a baldacchino e sospiro.

Sono salvo, un fuggitivo ma salvo e mi chiedo anche quanto tempo ci metteranno le guardie reali a presentarsi qui.

Con la mia fuga ho segnato la mia stessa condanna, sono qui e se dovessi tornare a casa ci tornerò da Re perché è quello che sono e per sempre rimarrò: Il Re.

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