• capitolo undici • Harry Potter e l'erede mancante •
Dicembre 2005
"Quando la smetterai di essere ossessionata dai Doni della Morte?!" esclamò Gilbert indignato.
Erano passati anni dal termine della guerra, ma, l'ormai regina, non dimenticò la promessa fatta a Voldemort.
"Mai!"
Erano in un bosco, sotto Hogwarts , a cercare la bacchetta distrutta.
Gli alberi oscuravano il freddo sole di Dicembre: la neve nascondeva tesori e occultava arme.
Morgana impugnava la bacchetta come se fosse una bussola.
Proprio sotto il ponte, tra la nebbiolina, un fascio di luce argentea s'intravedeva: solo una cosa brillava così.
"Ana, non dirmi che è il dono dell'angelo creatore"
Lo sguardo di Gilbert era terrorizzato: un ciondolo nero, a forma di cuore, brillava tra la neve.
"È quest'anno. L'Angelo ha scelto."
Morgana formulò quelle parole come se fosse una condanna.
Si calò verso l'oggetto e lo sfiorò col polpastrello: esso divenne incandescente e le bruciò lievemente il dito.
Allungò la bacchetta al graffio e l'indice smise di bruciare.
"Perfetto, è lui. È ora di andare"
"Aspetta"
Gilbert le bloccò il braccio e si perse nei suoi occhi scuri; da tempo aveva imparato ad odiare i suoi occhi, così simili a quelli del fratello deceduto.
Era uno dei pochi ricordi a cui aggrapparsi, come l'anello di opale nero che portava al dito: quel gioiello era importante quasi quanto quella collana scottante. L'anello dei Fearman.
In quanto famiglia fondatrice del Regno dei Dannati, i Rèal entrarono in possesso di una delle armi più pregiate appartenenti alla magia oscura.
"Morgana, io ho già spedito una lettera a Lucius Malfoy."
Ella lo guardò torvo. Come poteva sapere che era l'anno giusto prima di lei?
"Ho incontrato Ferdinando Rèal, l'ultimo dannato e so tutta la storia della maledizione dell'erede"
Morgana continuava a non capire.
Parve che anche gli alberi erano curiosi della rivelazione, poiché il manto di neve li costrinse a chinarsi verso la coppia.
"La maledizione dell'erede è quella dei dannati. Che c'entra la mia famiglia? E poi, Ferdinando è morto un secolo fa"
Scosse la testa, deglutì mostrando il suo pomo d'Adamo e continuò la spiegazione:
"Esiste un'altra maledizione simile a quella dei dannati: si tratta della maledizione del reale."
Morgana non si era mai interessata alla storia della famiglia della madre quanto quella del padre, ma adesso la sua attenzione era rivolta alle rosee labbra di suo marito.
"Ferdinando fu colpito da un castigo poiché rinunciò agli eredi. Essendo un alpha, un suo erede sarebbe stato un ponte coi morti"
"Allora l'ultimo dannato beta è condannato a procreare un ponte al posto suo"
Scosse nuovamente il capo.
Gilbert, per anni, trovò un modo per non perdere la moglie.
I due si sposarono pochi mesi prima nella corte parigina, dove vissero fino a quel momento.
"Lui doveva sposarsi con una donna particolare: Artemisia Peverell.
La chaperon della nobile era una strega antica, no come i maghi oggigiorno."
"Non mi dire che usava l'espressione o invocava gli spiriti"
Se non fosse stata un dannato, ella avrebbe temuto uno scontro con una strega del genere: si narrava che fu una di loro a chiedere la guerra naturale, una lotta atroce tra dannati e spiriti.
"La seconda. Ella era Adelaide Evercreech; ho trovato la sorella, Gabriella Evercreech, che si nasconde da secoli con il nome Ella Cardiff."
"Quindi, se colleghiamo, Adelaide maledisse Ferdinando, che si è ucciso e, da quel che ho capito, è un vampiro"
Gilbert fece un cenno di assenso.
"L'ultimo beta è destinato a riportare la stirpe Rèal-Peverell per far arrivare il maledetto ponte coi morti" terminò l'uomo dalla sottile barba che aveva sulla mascella.
Adesso Ana capì: per colpa dell'egoismo di sua madre, ultimo dannato degli angeli candidi, era stata scelta lei per quella missione.
Susan era donna fredda e calcolatrice, come lei d'altronde.
Dopo la sua lunga lotta alla sopravvivenza, venne uccisa per l'amore: il sentimento che Morgana si rifiutava di provare a tal punto da sacrifarne la vita.
L'egoismo era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi.
"Sei sicura?" chiese d'un tratto Gilbert, durante il cammino per il ritorno a casa.
La passaporta, una scarpa sudicia e rotta, li stava aspettando.
"Gilbert, io devo dirti una cosa"
Cambiò discorso: certamente non era sicura di ciò che faceva.
"Lo so già"
Per la prima volta, notò Ana, il marito la guardò compassionevole, senza un briciolo di rabbia o delusione per ciò che aveva commesso.
"Non provo niente, nessuna emozione. Ho spento le emozioni."
"Andiamo via"
E con egli, anche la speranza vagò per i vortici della passatempo...
Passarono pochi giorni e la donna algida si affrettò ad andare dal suo Peverell: Harry Potter.
Dalla morte di Sirius, i due si videro solo una volta, di sfuggita, al funerale di Silente.
Ella si nascose dietro agli alberi fitti e non osò avvicinarsi.
Ma Harry scorse tra essi e vide la chioma folta e gli occhi felini della regina.
Quel giorno dal sapore natalizio, Harry si svegliò di buon'ora per augurare una felice giornata alla moglie Ginny e al piccolo James Sirius, il suo primogenito.
Era un bambino, avente pochi mesi, dal caratterino allegro; particolarmente conosciuto per le innumerevoli scope giocattolo gettate contro il padre.
"Ci vediamo stasera, amore" sussurrò Harry alla moglie coricata vicino al figlioletto.
Ella si stiracchiò e accennò un sorriso.
"A stasera" sibilò Ginny
Scese al piano di sotto, uno spazio ampio e rustico, e si affrettò ad uscirne prima di arrivare tardi a lavoro: capo del dipartimento degli Auror. Un ruolo decisamente importante.
Alzò il capo all'insù e respirò un'aria tranquilla e felice: andava tutto bene.
Chiuse gli occhi e cercó di raffigurarsi nella mente il ministero.
I suoi uffici antichi, il profumo della carta stampata, le voci urlanti e i tacchi sul parquet...
Un clop della smatelizzazione e si comvinse di essere arrivato, per la prima volta, in anticipo: aveva corso per nulla.
Quando riaprì gli occhi, però, capì che qualcosa era andato storto.
Sentì l'odore acre della natura selvaggia e il fruscio degli alberi.
Aprì gli occhi e scorse una figura slanciata e vestita di nero.
I suoi capelli erano totalmente sciolti, ribelli ma meno ricci di un tempo.
La guardò in viso e notò che non sorrideva nè compariva una smorfia: era come se non ci fossero emozioni.
"Morgana"
Sussurrò quasi quel nome ma il suo cuore scoppiò quando il corpo della donna si avvicinò.
Era ancora più bella.
"Ciao, Harry. Da un po' che non ci vediamo"
Morgana allungò la mano e strinse la sua.
L'anello d'opale si illuminò di rosso a quel tocco: ciò che vi conteneva sentiva la tensione e la remota passione che li univa.
"Scusa, i Fearmen sono agitati"
Harry non disse nulla: non sapeva chi fossero e non voleva neanche scoprirlo.
"Perché mi hai portato qui?"
"La natura mi rilassa"
Harry ripetè la domanda, più irratato.
"Mi mancavi, volevo vederti. Ho scoperto cose del passato che ti faranno abbozzare un sorriso"
Allungò la mano alla sua guancia e l'accarezzò delicatamente.
Lui bloccò il movimento dolce e la spinse verso un albero.
Prese la bacchetta dalla tasca del completo blu e la portò alla sua gola.
"Cosa hai scoperto"
"Tornerà presto. Non esiterà a vendicarsi"
"Bugiarda"
Premette ancora di più ed ella emise un gemito di dolore.
"A te piacciono le bugiarde"
Spinse, con tutte le forze che aveva, l'arma dell'uomo verso il basso: arrivò al cuore e si fermò.
Lo stomaco di Harry fece capriole e salti mortali.
Non si sentiva così vivo da anni: forse era la sua sensualità che lo faceva sentire così.
Harry la guardò incantato quando ella si alzò sulle punte e premette le labbra carnose sulle sue.
Un vortice di lussuria e passione annullò tutto l'odio che Harry provava.
Per la prima volta, anche Morgana provò una strana sensazione: aveva dimenticato cosa volesse dire provare qualcosa da tanto tempo.
Spegneva le proprie emozioni ogni qualvolta esse si riaccendevano.
Harry non riuscì a divincolarsi dalla stretta della donna, lasciando che cadesse anche l'ultima distanza tra i due.
Quando il bastoncino di legno cadde, Ana si strinse a lui e gli impedì di fuggire; però non era per niente giusto tutto quello. Morgana pensò agli aspri sentimenti di Gilbert per ciò che stava facendo e per chi mandava a rotoli la propria vita. Tutto per il potere. Tutto per la vendetta. Tutto per un uomo morto per persone che lo odiavano. Tutto per dimostrare alla propria madre che razza di figlia aveva creato.
I suoi occhi volevano tirar fuori tutti questi sentimenti ma la pelle nuda del giovane la distraeva.
Anche al culmine dell'atto, ella pensava solo al futuro; era colei che giudicava la madre, quando proprio lei stessa non sarebbe stata una madre esemplare.
Quando si divincolò dalle braccia di Harry, Ana si sentiva la donna peggiore del mondo.
La neve nascondeva i loro corpi e la loro vergogna.
"Morgana, era questo il tuo obiettivo?"
Le accarezzava i capelli, ma il suo tono era duro e graffiante.
"Harry, devi credermi. Voldermort tornerà. Ma, adesso, meglio dimenticare questa mattina. Siamo entrambi sposati e non voglio far soffrire Gilbert"
Harry non rispose; in realtà nemmeno ci provò.
Si rivestì in fretta, tra i segni scottanti e i baci rubati sul collo.
"È un addio?"
Morgana si pentì di dirgli di dimenticare: il suo atteggiamento era come quello di un colpevole al processo. Lei era la causa di ciò che era accaduto, il movente.
"Arrivederci"
Così dicendo, si chiuse per l'ultima volta nelle labbra del giovane e vi restò finché egli non scomparse nel nulla.
Luglio 2006
Il piano dei coniugi Rèal-Grindelwald era andato a gonfie vele: la giovane restò incinta di un piccolo fiore, una piccola rosa.
Gilbert scoprì che anche Ginny era in attesa, tra poco partoriente.
Nonostante il desiderio di vendetta ancora forte, egli decise di non svelare nulla alla moglie del padre della creatura di Morgana.
Nel suo cuore, voleva che la bambina fosse sua: lo desiderava come l'aria che respirava.
Ogni qualvolta che accarezzava il ventre della donna, immaginava come sarebbe stato se fosse la sua piccola.
Sperava che sua moglie decidesse di non portarla in orfanotrofio, come stabilì con i mangiamorte, ma decidesse di condurre una vita felice, tutti e tre.
E il giorno del parto arrivò: era una notte senza luna dell'11 Luglio. La mancanza del satellite era un chiaro segno di disgrazia.
Le donne anziane tremavano ad ogni urlo della regina; la nascita del ponte porterà solo dolore, era letteralmente così. Era come se Morgana rivivesse tutto il dolore della propria vita: la morte di suo padre, di suo fratello, di Reggie, di sua madre, Voldemort, i mangiamorte, la maledizione. Tutto era lì in ogni urla.
Il dolore, però, cessò quando vide il viso sporco di sangue della sua piccola e sentì il pianto assordante.
"Chiamate Harry Potter" sibilò a delle cameriere, aventi pezze bagnate.
Quando vide le donne di servizio uscire dalla camera da letto, Gilbert vi si precipitò dentro e non credette ai suoi occhi.
La sua consorte era nel letto, bella come una rosa, con un neonato fra le braccia.
"Come state?" chiese dolcemente.
Una ruga di preoccupazione comparve quando ella non rispose.
Guardava la sua bambina e non osava smettere per voltarsi verso di lui.
"Come la vuoi chiamare?"
Gilbert mostrò il suo sorriso smagliante e corse al suo fianco.
Prese la creatura dalle braccia della madre e finalmente la vide: il suo visino roseo era quiete, la sua mente ignara delle sofferenze a cui sarà sottoposta.
"Rose Hayley Rèal-Black" formulò trattenendo le lacrime da commozione.
Morgana sorrise e schioccò un bacio sulle guancia morbida di Rose.
"Rose Hayley Rèal-Black" ripetè Morgana prima di incupirsi per ciò che aveva da dire.
"Ginny avrà partorito. Mi dole che uno dei gemelli è morto"
Gilbert sospirò: cosa stava per chiedergli?
"Devi portami la bambina deceduta"
"Uno scambio!" esclamò l'uomo inorridito
Posò la piccola addormentata nella culla e aspettò che la moglie si alzasse per rispondere.
Con la sua lunga camicia da notte perlacea, ella si avvicinò al marito.
"Non sarà mai felice qui. So quanto tenevi a crescerla, sperando che io cambiassi idea. Se non facciamo come hanno detto, la uccideranno."
Gilbert scosse la testa incredulo. I mangiamorte non avevano pietà per nessuno, nemmeno per una creatura appena nata.
Senza rispondere, prese Rose dal suo lettino e la strinse a sè.
Chiuse gli occhi, si concentrò sull'ospedale San Mungo e separò Morgana dalla sua bambina.
Quella fu l'ultima volta che la donna vide Rose da piccola.
L'Aurora spuntò e con essa anche Gilbert con una creatura pallida e senza vita.
Si voltò di scatto quando la vide e chiese subito di posarla nella culla.
Egli non le rivolse la parola: il suo cuore si spezzò non appena lasciò andare nelle braccia dell'infermiera la piccola.
E assistì anche a ciò che accadde dopo: i mangiamorte avevano preso la sua Rose e l'avevano portata nell'orfanotrofio, come da patto.
Vide la chiara disperazione di Harry e le sue imprecazioni: dava la colpa a Morgana.
"Andrò da lei e mi darà mia figlia!" sentì urlarlo ai quattro venti prima di andarsene.
E così fece: Harry arrivò al castello del regno poco dopo di lui.
Non seppe mai, però, cosa accadde nella stanza della moglie...
"Come hai potuto Morgana!" urlò strattonandola non appena si materializzò nella camera da letto.
Non fece caso nemmeno alle rigature delle lacrime: l'ira era troppa per provare pena.
"Dove hai portato Lily!"
"Harry, calmati. Io non ho tua figlia, o almeno una delle due"
"C-cosa?" balbettò Harry quando si voltò verso l'indicazione della donna.
Era la vera Lily, colei che aveva partorito Ginny; ma lui non lo sapeva.
"Harry, ero incinta e ho partorito una bimba morta"
Bugie su bugie a formare un castello, come i mattoncini.
Questa non era una vita che ella riusciva a sostenere. Era una coltellata ogni volta che ripeteva <bambina morta>.
"Mi dispiace, davvero"
Harry riuscì a dire solo questo: era stato insensibile dinnanzi a una madre che aveva perso la propria figlia.
La manipolatrice aveva vinto, ancora.
La strinse a sè ma Morgana si ristrasse immediatamente.
Quel contatto bruciava come il legno del caminetto.
I lividi del dolore impressi sulla pelle urlavano.
-Tutto per amore- si ripeteva per contrastare l'odio per sé stessa.
Voleva riverlargli tutto, per prendere in mano la propria vita e stravolgerla.
"Gilbert l'aveva chiamata Hayley Rèal-Black"
"Bel nome"
Ella sospirò, gli prese la mano e lo invitò a sedere sul letto.
"Voldemort vuole nostra figlia per un esercito. Vuole distruggerti con i dannati. Rose è il ponte coi morti, la figlia del Paradiso e dell'Inferno. È l'incarnazione della bellezza del male che caratterizzava L'Angelo Creatore. Harry, ti prometto che la troverai prima o poi. La proteggerò, anche se sono una madre pessima. Sempre e per sempre"
Poi impugnò la bacchetta e distrusse la sua mente, facendogli dimenticare parte della verità; solo una frase rimase: sempre e per sempre.
31 Agosto 2017
Gilbert entrò di corsa nella sala del trono della Reggia Dei Dannati, nella città del Vaticano.
Nonostante l'età adulta, più di trent'anni, era sempre affascinante e dall'animo nobile.
Un giovane dai capelli biondo scuro era seduto al fianco di Morgana, vestita di rosso, e scrutava colui che correva.
"Credevi davvero che i mangiamorte avessero mantenuto la parola, mia cara?"
"No. Che hanno fatto a Rose"
Ella si alzò e si avvicinò al marito.
"Hanno colto l'occasione per mandarla ad Hogwarts. È il momento di mandare la lettera a Ginny"
Impugnò la bacchetta e la indirizzò a un'aquila nera dalle iridi sanguigne.
Tra le fiamme di un lume di ferro uscì una lettera dalla carta d'avorio e l'inchiostro porpora.
Morgana non contestò.
Ancora quel giorno ricordava le parole che scrisse dopo l'ultimo incontro col padre di sua figlia.
《Cara Ginny,
So che odierai questa lettera, ma io mi compiacerò immaginando le tue sopracciglia rossicce aggrottarsi.
Quell'undici luglio, o almeno la notte del dodici, oltre ai tuoi splendidi gemelli, nacque la mia piccola Hayley, come si chiama per suo padre, tuo marito. Buffo vero?
Harry ha procreato un dannato più forte degli altri, fatto dall'odio e no per amore.
Egli stesso, però, non sa la verità: la piccola gemella di Albus (o almeno così credo si chiami) è morta! Harry sa che a morire fu la mia piccola, no la tua.
Mi dispiace davvero, mia cara, ma per amore si fa tutto.
La troverete, se mai Voldemort vorrà.
Ricordati, la cara, piccola, Lily (Hayley) è l'erede mancante di Harry Potter.
Regina Morgaan Rèal-Black Grindelwald;》
La storia di Rose è stata scritta qui, dalla madre e dagli spiriti. Da chiunque altro che non sia lei.
La povera ragazza cresciuta in orfanotrofio, tra le stesse mura sporcate di sangue, porterà realmente dolore e disgrazia.
Rose Rèal-Black Potter è un nome che mai nessuno dimenticherà nel mondo magico.
Nessuno dimentica la mia oscura in carne ed ossa.
È solo l'inizio...
~
Nota d'autrice:
Ecco qui la fine di questo breve viaggio!
Vi aspetto in 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐡𝐞𝐢𝐫, dove conosceremo la grande Rose, il nostro grande ponte coi morti.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno le mie storie e spero che vi appassionino, davvero.
Un grandissimo bacio a tuttə, ❤
vostra, Gaia♡
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