• capitolo tre • riunioni di famiglia •
30 Luglio 1994
Grimmauld Place
"Sirius, credi davvero che tua figlia abbia il piacere di vederti, dopo tutto quello che le ha raccontato tua madre?!" iniziò a urlargli contro la signora Weasley quando l'uomo propose di andare da sua figlia, la piccola Morgana.
"È pur sempre mia figlia!"
"Sirius, davvero, non è una buona idea" disse sottovoce Remus Lupin, il suo migliore amico dai tempi di Hogwarts.
Sirius ribatté scorbuticamente e la discussione continuò per vari minuti finché il campanello non suonò forte.
"Silenzio!" esclamò Kingsley, uomo alto e dalla carnagione scura che indossava lunghi abiti colorati.
Il piccolo elfo domestico, più vecchio e maleducato, aprì la porta.
Un uomo anziano dai capelli e dalla barba argentea attraversò il corridoio e si ritrovò in cucina.
I presenti si alzarono e il signor Weasley disse:
"Professor Silente, non aspettavamo sue visite. È successo qualcosa ad Harry?"
"Oh no, Arthur, sono venuto per esporre la mia opinione riguardo la visita di Morgana"
Il suo tono calmo rimbombava nella stanza: ad ogni sua parola il silenzio regnava.
"Sarebbe?"
"Verrà qui, domani stesso"
Sirius guardò soddisfatto l'amico e disse:
"Mando subito una lettera al gran palazzo reale dei dannati"
Dopo che Silente uscì da casa, al piano di sopra i ragazzi facevano ipotesi sull'arrivo di Silente al numero dodici.
"Dalle Orecchie Oblunque ho capito che c'entra una ragazza" disse Fred steso sul letto di Ron
"Ragazza? Saranno rotte quelle cose" disse Ginny, seduta vicino a George
"Non una ragazza come le altre, sorellina, ma la figlia di Sirius" annunciò George guardando i compagni di stanza.
Hermione squittì mentre Ron osservò sognante la parete bianca che aveva di fronte.
"Mi state dicendo che Sirus ha una figlia?" chiese Ron incredulo, in piedi vicino alla finistra.
I gemelli annuirono
"Aspettate, quando abbiamo provato a togliere l'albero genealogico, nessuno ha notato un ritratto ben definito, come se fosse nuovo?" chiese Hermione pensierosa
Gli altri scossero la testa.
"Ma certo! Aveva un doppio cognome. Andiamo a controllare!"
Non appena Hermione si alzò, un ragazzo dai capelli indomabili e dagli occhi verdi entrò nella stanza.
"Ciao"
Era arrabbiato con i suoi amici: lui aveva passato un brutto momento e loro? Loro si divertivano a Grimmauld Place.
"Ciao Harry!"
Hermione l'abbracciò forte, ma questo non servì ad alleviare il suo sentimento negativo.
"Ragazzi! Venite a cenare, Harry è stanco"
La signora Weasley condusse i ragazzi in cucina.
"Harry!" esclamò Sirius, con gli occhi che brillavano nella cupa stanza.
Harry corse ad abbracciarlo: per un momento sentì il calore di un padre.
"Siediti e mangia"
Harry si sedette vicino a lui e iniziò la cena: buona come tutte le cene della signora Weasley.
Passarono alcuni minuti di assoluto silenzio, finché George domandò:
"Perché Silente era qui, Sirius?"
"Perché lo chiedi a me? Parlane con tua madre più tardi. Domani svegliatevi presto, abbiamo tante cose da fare"
"Aspettiamo qualcuno?" chiese Fred, come se non sapesse di cosa si trattasse.
"Fred, no, non aspettiamo nessuno"
"Cambiamo argomento. Lastrange e altri Mangiamorte sono fuggiti" disse Kingsley, notando il colorito verdastro di Sirius
La serata continuò con diversi litigi tra adulti e ragazzi.
Gli adulti litigavano sul fututo di Harry in guerra mentre lo stesso Harry litigò con gli amici per i dissapori passati.
Nel frattempo, nel cuore della foresta inglese, in un palazzo bianco e dalle statue d'oro raffiguranti uomini e donne alati, un barbagianni vecchio e sbadato portò una lettera a una fanciulla dai lunghi capelli castani e dagli occhi scuri; osservava la luna e ammirava le stelle. Il suo lungo abito azzurro dava colore al bianco perlaceo del palazzo.
Ella entrò nella stanza e si stese sul letto.
Il gufo picchiò alla finestra; la ragazza riconobbe l'animale e sobbalzò dal letto.
Sospirò e prese la lettera dal becco del gufo.
Sul retro c'era l'inconfondibile calligrafia di suo padre.
-Devo leggerla con Gilbert- pensò la fanciulla uscendo dalla sua camera e correndo in un'altra, poco distante dalla sua.
Bussò tre volte e alla terza un ragazzo alto dai capelli mossi e gli occhi color nocciola aprì la porta.
"Ana, che succede?!" esclamò preoccupato.
La ragazza era sul punto di una crisi di nervi.
Gilbert vide la lettera e la prese per mano.
"Come osa scrivermi dopo tutto quello che ha fatto!"
"Ana, calmati. Non sai quello che ha scritto."
"Non mi interessa!"
Gilbert prese la lettera e chiuse la porta; le urla potevano disturbare i dipendenti di corte.
"Leggiamola insieme. Ci sono io con te"
Morgana aprì la lettera e lesse ad alta voce:
《Cara Morgana,
Ti scrivo per la prima volta da quando sei nata...
"Almeno sai che esisto, strano" commentò aspra Morgana
...sembra buffo, ma non ho mai smesso di pensarti da quando ti ho visto appena nata tra le braccia di mio fratello, quello stupido che è morto per servire il suo padrone...
"COME OSA CHIAMARLO STUPIDO!"
"Ana, ci sono stati tanti litigi tra loro. Regulus era dalla parte dei buoni, ma questo Sirius non lo sa"
Morgana lo guardò e continuò a leggere.
...comunque, volevo invitarti a Grimmauld Place domani a pranzo. Scusa il poco preavviso.
un bacio, papà》
"Se lo scorda! Io in quella casa non ci entro se c'è lui!"
"Ana, ti prego, vai. Io e Louis resteremo qui a controllare il regno."
"Il regno è l'ultimissima cosa di cui mi preoccupo. Non voglio vederlo."
"Prima o poi devi. Meglio adesso che in guerra"
Morgana strappò la lettera e gettò un letto.
Gilbert si mise vicino a lei e l'abbracciò.
"Mia madre è morta per lui! Lei lo amava più di quanto amava me e Louis."
Una lacrima le rigò il volto.
"L'amore che tua madre non ha potuto darti, te lo dò io." disse Gilbert stringendola di più.
"Ci andremo, insieme."
Morgana si alzò e si diresse alla porta.
"Insieme?"
"Sempre"
Si avvicinò a Gilbert e lo baciò.
Il mattino seguente, la ragazza si svegliò molto presto.
Un raggio di sole le illuminò il viso: un fuoco ardeva dentrò se e quel dolce calore la fece rabbrividire.
Quel fuoco era collera, no amore.
Si diresse nella cabina e prese dei vestiti corti; nell'etichetta della corte, i vestiti erano lunghi e colorati, come all'inizio del secolo.
"Il nero sarà perfetto"
Prese un abito nero a maniche corte di velluto.
"Accio gioielli argento"
Una collana e degli orecchini a forma di serpente comparirono nelle sue mani.
"Oggi farò vedere cosa è in grado di fare un vero Black."
Un energia scoppiò in lei e i suoi occhi scuri divennero bianchi dalle sfumature rosse: uno spettacolo bello quanto orribile.
Si avvicinò alla scarpiera e prese dei semplici tacchi neri.
Un brividò le percorse la schiena.
"Tu puoi"
Uscì dalla stanza e si guardò intorno.
Una donna giovane, grassotella e dal viso buono, le passò avanti.
"Gregoria"
La donna si fermò e si inchinò.
"Avvisa il re che per il pranzo non ci sono, ho un impegno."
"Certo, signorina. Posso fare altro?"
"Louis è sveglio?"
"Non ancora, ho appena controllato."
Morgana abbandonò la domestica e si diresse vero la quinta camera del corridoio, quella con scritto:
<Principe Louis Rèal>
Non bussò neanche: aprì la porta e battè due volte i piedi sul parquet.
Il ragazzo, dai capelli e gli occhi castani come la sorella, sobbalzò e urlò.
"Ma sei per caso impazzita!"
"Sono sempre la figlia di un assassino"
"Oh, non mi uccidere per favore. Sei un po' stressata ultimamente."
Il ragazzo respirava a fatica; la paura percorreva il suo corpo ormai.
"Devo andare da mio padre oggi."
"C-cosa?!"
Louis la guardò sconvolto, come se fosse morto qualcuno.
"Vengo con te!" esclamò furioso
"No! Probabilmente non sa neanche che esisti"
"Sa che esisti grazie al fratello! E poi, giusto per ricordartelo, sono io il più grande, dovrebbe saperlo che la sua amante ha avuto un figlio prima di te"
"Questo non è importante adesso. Andrò con Gilbert"
Louis parve ancora più sconvolto.
"Verrò anch'io, basta. Non è giusto che il caro Sirius conosca il tuo fidanzato e no tuo fratello!"
Morgana non ribatté, alzò gli occhi al cielo e uscì.
"Hai dieci minuti" annunciò prima di chiudere la porta.
I tre si presero per mano, nel giardino incantato del palazzo, e si smatelizzarono di fronte al palazzo: Grimmauld Place era sempre la stessa per la ragazza.
Fuori era vecchia e mal ridotta, ma dentro era come se fosse appena ristrutturata.
"Conosciamo il bello e il ribelle dei Black" disse Gilbert
"Beh, la ribellione è il suo forte."
"Sorellina, prima gli aventi diritto"
Il fratello le fece spazio ed ella aprì la porta.
Al numero dodici, il campanello suonò e i presenti si guardarono tra di loro.
"È lei!"
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