• capitolo nove • il patto •

Febbraio

A una settimana da San Valentino, Morgana non sapeva che fare.
Ormai a tutti era nota la sua relazione con Harry e sapeva che proprio il ragazzo era innamorato.
Ogni volta che la baciava, il ricordo della lettera raffiorava: era solo una manipolatrice, proprio come sua madre.
Susan Rèal. L'amante di suo padre.
Il pensiero la disgustava e non vedeva l'ora di fuggire da quella scuola per buttarsi tutto alle spalle e iniziare la caccia chiesta dallo zio. Reggie.
Per colpa sua, un morto, aveva lasciato il suo Gilbert.

Venne disturbata dai suoi pensieri dal cugino Draco, che irrumpe nella sala comune verde smeraldo per parlarle.
"Come va con Potty, cugina?"
Una coltellata.
"Bene"
Guardava in basso, verso le sue scarpe sporche di qualcosa che non riconobbe subito.
"Ho ricevuto una lettera. Da tuo padre" annunciò Draco schifato
"Sirius?" chiese Louis, che non lasciava mai la sorella solo con Malfoy.
Si sedette accanto a lui, gli strappò la lettera tra le mani e lesse in mente tutte le parole scritte con un incostrio nero come la pece.

《Devi dare questa lettera a Morgana.
Deve venire da me, il 14 del mese, per parlare.
Grazie.》

Contorse la mascella e passò il foglio alla sorella.
"Non ci andrò!" esclamò Ana poco dopo.
"Come può chiedermi di andare nella casa che non sarà neanche in mio possesso!" sbottò bruciando le parole del padre
"Morgana, smettila di urlare. È pure normale che Sirius darà la casa ad Harry. Tu lo odi" la rimproverò Louis con un segno di approvazione di Draco.
"Vero! C'è il suo figlioccio. Come posso dimenticarlo!"
Strappò la collana con il nobile simbolo dei Black che portava al collo e gettò anch'esso nel fuoco.
Poco dopo, lasciò la stanza e si diresse nel dormitorio.

"Louis, tua sorella deve sposare Potter. Il signore oscuro vuole che abbia un figlio con lui"
Draco quasi sussurrò quelle parole. Erano così volgari.
"Caro Malfoy, è come se ti dicessi che tuo figlio si sposerebbe con la figlia della Granger. Impossibile.
Non permetterò al tuo padrone di rovinarle la vita per il suo potere."
"Lei ha accettato il lavoro"
"Lei non vuole morire come nostra madre"
Il risentimento per sua madre era sempre forte.
La donna che si era sacrificata per l'uomo che l'ha abbandonata e no per colui che l'amava, nonostante il matrimonio forzato.
"Senti Rèal, non proteggere tua sorella perché lei è solo un egoista. Ti lascerà morire se ti opporrai a Colui che non dev'essere nominato"
"Morirò degnamente"
Ma Louis sapeva che aveva ragione.
Sua sorella era tutta sua madre: bella ma egoista.
Sapeva che metteva sempre se stessa al primo posto, e coma darle torto.
In un mondo abitato da ipocrisia e menzogne, si può contare solo sul proprio ego.
-Ti proteggerò, costi quel che costi-

San Valentino

Come accordato con le mele marce, nomignolo ancora più umiliante per essere al quinto anno, Morgana andó a Grimmauld Place.
Con sua grande sorpresa, era stata invitata solo lei.
Pertanto, non curò molto il suo look: un jeans chiaro con un pullover verde smeraldo.

Quella casa era il suo posto sicuro.
Se solo potesse essere sola e no con la presenza del padre.

Arrivò il pomeriggio a Londra e poco dopo nella sua vecchia dimora.
Respirò profondamente prima di suonare il campanello.
-È solo una casa. Calmati.-
Ma il cuore non ne voleva sapere di calmarsi.
"Oh, padron Ana, che bello vederla! Kreacher ha soferto sua mancanza"
Morgana sorrise e, non appena l'elfo finì il lungo inchino e la sua lusinga a mo' di errori grammaticali, entrò in casa.

Sirius non le venne in contro. Era in salotto, poiché da quella stanza proveniva una melodia drammatica del pianoforte.
Regulus amava suonare con lei tra le braccia e, proprio grazie a lui, si appassionò anche lei di quello strumento.
"Sei molto bravo a suonare." ruppe la melodia annunciando il suo arrivo.
"Non come mio fratello, credo" disse Sirius sorridendole
Morgana non ricambiò il sorriso ed entrambi lasciarono la stanza e si diressero nella cucina.

"Perché volevi vedermi?" chiese sgarbata sedendosi dal lato opposto al padre.
Se non fosse per lo sguardo severo di lei, la scena risulterebbe alquanto comica, ma niente lo era.
"Perché ho trovato un oggetto alquanto misterioso nel rifugio di quel vecchio e inutile elfo"
"Vecchio e inutile sicuramente non è Kreacher"
Sirius capì che l'affermazione era indirizzata a lui, ma non osava contestare la figlia. Non voleva che diventasse una guerra armata invece di una discussione diplomatica.
Prese un oggetto, simile a un amuleto, dalla sua giacca e l'appoggiò sul tavolo impolverato.
"Il medaglione di Salazar Serpeverde che c'entra con me?"
"Non direttamente con te, ma con Regulus. Il mio amato fratello era il braccio destro del tuo signore..."
"Papà, non osare chiamarlo il mio signore"
"Del suo signore. Posso solo pensare che questo oggetto sia importante per lui e prima di dirlo all'ordine voglio sapere cosa ne pensi. Entrambi siamo parenti di Regulus, tu più di me, forse."
"Non so niente" mentì Morgana a fin di bene, forse per la prima volta.
"Questo medaglione non serve a nulla. Ridallo a Kreacher. Tutto qui? Ho una commissione da fare"
"No"
Dal suo tono, ella capì che era qualcosa su Harry. Più di chiunque altro, poteva intuire della manipolazione della figlia.
"Non giocare con i sentimenti di Harry, ti prego"
"Sai una cosa, papà: occhio per occhio, dente per dente"
Solo dopo aver pronunciato quelle parole, si rese conto dell'errore: aveva accertato i sospetti sui sentimenti falsi per Harry.
"Sei tutta tua madre"
"Io direi più la tua"
Morgana si alzò e si diresse all'ingresso.
Ma non poteva andarsene senza aver fatto una cosa che bramava da tempo.
Salì le due rampe di scale che portavano alla stanza dello zio.
-Dev'essere qui la ricerca sul ponte coi morti. Per forza- pensò Morgana correndo più veloce possibile.
"Dove vai!" urlò il padre correndole dietro.

"Stupeficium" lo colpì in pieno riportandolo all'inizio delle scale, steso e per poco non ferito alla nuca.

Regulus Arctucus Black》

Aprì con la magia la serratura forzata e vi entrò.
La stanza era come l'aveva immaginata: stemma di Serpeverde ovunque, mobilio antico di legno di quercia bianca e al centro il letto a baldacchino ricopriva la maggior parte della stanza.
"Accio pergamena bruciata"
Era sicura che così dicendo, subito avrebbe trovato risposta al suo richiamo. Conosceva lo zio.
Tutto ciò ch'era contorto ed enigmatico, come una partita a scacchi, era onorata di sua ammirazione.
La pergamena bruciata arrivò in sue mani e pronunciò <revelio>.
Abile in Trasfigurazione, Regulus aveva trasformato la pagina di un libro in una bruciata.

Ponte coi morti

Creatura celeste, dannato alpha, dotato del potere del controllo dei doni della morte e dei Fearman, spiriti infernali.
Avendo il controllo, alla nascita del ponte, i due doni supremi si ricongiungono e riportano in vita chi è desiderato.
Detti erroriamente così, essi sono gli esseri più oscuri e si deve ostacolare l'arrivo di essi.
Il suo arrivo provocherà distruzione, dolore, mort...

Morgana non riuscì a leggere il resto. La sua vita era in pericolo e sapeva che Harry non era la strada da dover prendere.
Ma Voldemort voleva quella innocente creatura destinata a portare distruzione e solo paura.

Quando Sirius si svegliò, Morgana già era sparita.
-Tutto inutile- si disse sospirando e prendendo del ghiacchio per le ginocchia ferite.

-

Morgana decise di dirigersi direttamente dal diretto interessato a quest'informazione: Voldemort.
Sapeva dove si nascondeva.
Ci era stata quand'era piccola: la Malfoy Manor.
Quella casa le aveva procurato gli incubi per anni. Lui era l'incubo.
Nella notte le lacrime erano incontenibili, uscivano e basta.

Le candide ali invasero il cielo nuvoloso. Voldemort l'avrebbe vista prima che aspettasse all'entrata del possente cancello in ferro.
"

Nagini, abbiamo ospiti" sussurrò il padrone al suo più fedele servitore: il suo serpente.
Pochi minuti dopo, bussarono alla porta della sua stanza nera.
"Padrone, c'è la principessa Morgana. La faccio entrare?" disse Bellatrix Lastrange, una donna dalla folta chioma riccia e lo sguardo da sirena per il suo signore.
Egli si limitò ad annuire e seguì lo strascico dell'abito nero della dama.

Si ritovava lì, a pochi passi dalla sua rovina. Ma era inevitabile. Ormai non aveva nulla da perdere.
Un elfo malridotto, di cui non ricordava la presenza anni fa, l'accompagnò verso la stanza da pranzo.
La stessa stanza del tempo.
Si ricordava tutto di quel giorno: ogni minimo dettaglio, mobilio e presenti, era inciso nella sua mente come se fosse una cicatrice.

Ed eccolo lì: Lord Voldemort.
"Mia cara, non credevo di vederti così presto. Immagino ci siano novità."
Stese il braccio e le sue dita affusolate indicarono di accomodarsi alla sua destra.
Come Regulus.
"Sì, signore"
Le parole le morivano in gola.
Non riuscì a parlare. Prese la pergamena dalla tasca dei jeans e la consegnò a Voldemort.
Passarono pochi secondi ed egli alzò il capo serpentesco dal foglio.
Mugugnò qualcosa e osservò il volto spento del dannato.
"Spero che tu e Harry abbiate una bella bambina. I maschi peccano di originalità"
Harry era salvo allora?
Questo era il primo pensiero a cui si aggrappò per non pensare a sè.
"Mio signore, Potter non morirà?"
Sorrise malignamente.
"Per quanto ignobile sia da parte mia, mi dole che dovrai diventare una giovane madre."
Una coltellata al petto.
Scosse istintivamente la testa.
"Come no? Come puoi rifiutarti quando hai un debito con me"
Voldemort la scrutò con i suoi occhi rossi.
Un brivido la percorse, deglutì e rispose a tono:
"Mia madre è in debito, non io. Io non partorirò un demone solo per i suoi perversi giochi di potere. Potter, vivo o morto, non è un mio problema. Le ho dato le giuste informazioni, mio signore."
"Per quanto mi dole dover vedere una giovane quindicenne con in grembo l'oscurità, non c'è un'altra beta Reàl con cui far accoppiare Potter."
Le iridi di Morgana cambiarono: un lenzuolo bianco sporcato dal sangue di sua madre.
Una tela imbrattata da schizzi di un rosso vivo, intenso.
E alla visione del cambiamento della fanciulla, Voldemort si meravigliò; era la fine del giochi per l'unione tra le famiglie che più l'avevano disonorato: Rèal-Black.
"Ho un'accordo" ruppe il silenzio la giovane.
Incrociò le braccia alla schiena e non aspettò la replica del suo ascoltatore.
"Perderà la guerra e Potter vivrà per la nascita dell'alpha. Come ha letto, i doni verranno trovati e al momento giusto tornerà per vendicarsi come si deve. Il vero obiettivo è suo figlio, no lui stesso"
"Come è stato fatto con te."
Ella annuì.
"Stimavo tuo zio, tanto. Stimo anche te. Non deludermi e avrai ciò che spetti"
"La libertà di scegliere non concessa a Reggie, solo questo desidero. Con permesso, mio signore."

Nota d'autrice:
Manca sempre meno!
-2 capitoli alla fine.
Vi aspetto in 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐡𝐞𝐢𝐫, non mancate!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top