Capitolo 6

«Black, Frank si stava chiedendo se-»

«Tu, Alice, solo tu te lo stavi chiedendo» puntualizzo, perché non mi piace che la gente mi accusi di pensare determinate cose che invece io non mi stavo domandando affatto. Soprattutto se il nostro interlocutore è Sirius, che praticamente si nutre del disagio provato dalle persone, ed io ne sono un distributore umano.

Vedo già un sogghigno correre ad incurvargli le labbra, e tutto ciò non fa altro che aumentare il rossore sulle mie guance. Perché io, al contrario della mia ragazza, sono piuttosto timido e certi argomenti preferisco catalogarli come riservati. Ma è chiaro che lei non è della stessa opinione.

«D'accordo, noi ci stavamo chiedendo» Alice si affretta a chiarire, ma non sono comunque soddisfatto. «Se sei a conoscenza di modi per renderlo più divertente, non so se mi spiego»

Sirius, stravaccato sul divano e per niente intenzionato a farci spazio sui cuscini, solleva le sopracciglia divertito e scocca la lingua sul palato. Ed ecco che i suoi occhi mi trafiggono con una certa ilarità in grado di farmi desiderare di sprofondare nel pavimento. «Frankie, farfallina, deduco che sei un amante del missionario. Lo sospettavo»

La domanda che qui mi sorge spontanea è perché mai lui dovrebbe anche solo pensare a quale posizione possa essere la mia preferita. Comprendo che spesso durante i momenti morti, come le lezioni di Ruf, qualsiasi cosa è meglio che stare a sentire la sua voce e perciò il cervello parte per un viaggio mistico in cui si esplorano le parti più recondite del nostro essere. Ma questo è imbarazzante.

«Beh, allora?» Alice lo osserva stizzita, con le mani sui fianchi ed una certa impazienza nel tono.

Le gambe del migliore amico del Capitano si spostano per farle spazio. «Ma certo Prewett, siediti»

***

Quando poggio di nuovo i piedi a terra, tra l'erba bagnata del cortile davanti all'ingresso, non riesco a togliermi dalla faccia il sorriso felice che mi incurva le labbra verso l'alto. Alan è proprio sotto il portico ad aspettarmi, con le mani nelle tasche ed i capelli biondi pettinati all'indietro. Gli vado in contro senza voltarmi a guardare Potter smontare dalla scopa con agilità, perché se lo facessi lui avrebbe la piena consapevolezza di avere vinto e non posso permetterlo.

«Lily, asciugati, hai freddo?» mi chiede premuroso Alan, poggiandomi il suo mantello sulle spalle.

Mi sollevo sulle punte per stampargli un rapido bacio sulle labbra. «No, ma grazie» sospiro, e la pioggia scrosciante ne copre il rumore permettendomi di prendere qualche secondo per rimuginare. L'adrenalina è scomparsa, lasciando spazio ad una fastidiosa sensazione di vuoto che mi assicura che adesso è di nuovo tutto come prima. Giusto, ordinario e ad almeno tre metri da Potter.

«Non eravamo in ritardo Evans?» la sua figura slanciata ci passa accanto senza guardarci. Osservo il suo profilo con la coda dell'occhio: gli occhiali rotondi sistemati sul naso un po' all'insù, le labbra distese in una linea priva di vivacità e le larghe spalle strette sotto la maglia bagnata della divisa.

Estraggo la bacchetta dalle tasche per asciugarmi i vestiti. «Non dobbiamo per forza fare la strada insieme, Potter»

«Bene»

«Perfetto»

«Però la prossima volta mettilo in chiaro dall'inizio, non solo quando ti fa comodo»

***

«Remus, questa crostatina ai lamponi è la cosa migliore che io abbia mai assaggiato!» borbotta Peter con la bocca piena, mentre stringe tra le braccia una serie di dolci presi dalle cucine, sotto gli sguardi premurosi degli Elfi che continuavano a porgergli vassoi come se lo trovassero denutrito. «Dovremo tornare indietro a prenderne altre»

«Non se ne parla» esclamo autoritario, posando stanco il piede sull'ultimo gradino. Prendo fiato, aspettando che Wormtail pronunci la parola d'ordine prima di varcare l'ingresso della sala comune, ed entrare.

La stanza brulica di studenti che, dato il maltempo, preferiscono rimanere all'asciutto. Perciò non mi stupisco affatto quando intravedo Sirius stravaccato su uno dei divani mentre sembra impegnato in un'animata conversazione con Alice, e non mi meraviglio neanche di Frank, rosso come un peperone poco più distante.

C'è una poltrona libera accanto al camino, e niente al mondo mi impedirà di poggiare le mie chiappe su quei morbidi cuscini.

***

Remus mi sta fissando con le spalle sprofondate nella poltrona accanto al camino, mentre il suo sopracciglio inarcato studia la mia faccia con pacata discrezione, ed io non riesco a resistere, perché il suo viso mi ispira fiducia e tanta voglia di confidarmi. Così allungo il collo in avanti, in modo che possa essere l'unico a sentirmi. «Sirius mi prenderà in giro a vita perché mi piace il missionario» confesso, sentendomi incredibilmente più leggero.

Remus, d'altro canto, ha la stessa espressione di uno che non voleva saperlo, sgrana appena gli occhi e tossisce a disagio, ed io mi rendo conto che forse non stava fissando me, ma Peter, alla mia sinistra, intento a soffocare con una caramella gommosa. Ma ormai il danno è fatto e non mi resta che proseguire. «Ehm... okay?» esclama.

«Dammi uno dei tuoi consigli saggi, per favore»

«Devi ignorarlo Frank» dice, come se fosse ovvio, ed immagino che per lui lo sia visto che ci vive insieme da quasi sette anni, e ormai ha sviluppato un notevole autocontrollo che permette alle orecchie di isolare egregiamente la voce di Sirius.

«Non è fattibile»

«Allora ribatti e spera che se lo dimentichi il prima possibile»

Ho sempre stimato Remus, ma al momento mi sembra che mi stia suggerendo di andare in contro alla morte, e non la trovo una cosa saggia o molto amichevole. «In quanto migliore amico del mio Capitano, non posso assolutamente criticare Sirius o dire cattiverie sulla sua persona ad alta voce o anche solo nella mia testa. Perché anche se James non ha accesso ad i mei pensieri, lui saprebbe e questo basta per autorizzarlo ad affliggermi dolore»

«Frank, ti assicuro che James non sa leggere nella mente, quindi sfogati pure quanto vuoi»

Scuoto la testa affranto. «Tu non capisci Remus»

Lui in risposta estrae rilassato un libro dalla tracolla, piantandomi gli occhi in faccia con una certa ilarità, come se avesse a che fare con un bambino particolarmente stupido. «Rydych chi'n cachu, Frank» dice, ed io sbatto le palpebre confuso.

«Cosa?»

«Ho detto che sei una merda, Frank»

«Oh d'accordo... come mai?» accetto la cosa senza offendermi, perché se Remus Lupin crede che io sia una merda, allora lo sono e devo farmene una ragione. Inoltre non mi sognerei mai di contraddire la sua saggia voce pacata.

«È gallese, me lo ha insegnato mia madre. È così che insulto i mei amici, riesco a sfogarmi e mi fa sentire potente perché loro non capiscono ciò che dico e non possono replicare»

«Geniale, ruch chi chu sarà il mio nuovo mantra»

«Magari prima te lo scrivo»

***

Il gargoyle davanti all'entrata dell'ufficio di Silente si sposta al suono della parola d'ordine, rivelando la scala a chiocciola che porta in cima alla torre. Come previsto sono stato il primo ad arrivare, perché conosco a memoria tutti i passaggi secreti disseminati per il castello, e se Evans fosse venuta con me, invece di farsi accompagnare da quell'allocco, senza dubbio adesso sarebbe qui anche lei.

Non aspetto che mi raggiunga, ho sempre una dignità dopo tutto, perciò metto il piede sul primo gradino senza esitare, e continuo così fino a che non tocco l'ultimo.

Osservo annoiato la massiccia porta di legno dietro la quale proviene più di una voce, ed incrocio le braccia al petto, schiacciando la schiena contro il muro e battendo un piede a terra impaziente. Probabilmente il Preside sa che sono qui - perché Silente sa sempre tutto, tranne che nel suo castello ci sono tre Animagi non registrati che durante la luna piena tengono a bada un lupo mannaro, ma d'altronde è la massima autorità di Hogwarts ed ha una barba perfetta che, secondo me, deve essere dotata di un qualche potere mistico perché altrimenti non mi capacito di quale sia l'utilità di avere una coperta sul collo così lunga e folta, e perciò credo che abbia questioni più importanti a cui pensare. - quindi, senza dubbio, visto che lui sa, dovrebbe degnarmi della sua austera e stravagante presenza.

La testa rossa di Evans sbuca dalla scala a chiocciola, ed io non posso farci niente quando i mei occhi si posano su di lei contro la mia volontà. Perché a quanto pare i mei muscoli ed i mei organi sono del tutto autonomi, e non hanno bisogno di consultare il cervello prima di agire.

La guardo, e percepisco di nuovo l'odore del suo profumo trasportato dal vento, le sue spalle contro il mio petto, e la sua risata cristallina nelle orecchie. La guardo e mi si stringe il cuore, perché infondo è colpa mia se lei non mi vedrà mai come la vedo io.

«Era dal primo anno che non salivo su una scopa» dice, gli occhi verdi che mi scrutano diversi centimetri più in basso, e le labbra rosse forzate a non aprirsi in un sorriso.

«Ti direi che non l'avevo notato» sento gli angoli della bocca curvarsi involontariamente verso l'alto. «Ma ti assicuro che non è così. Neanche Peter trema così tanto, e lui ha paura dell'altezza»

«Beh» il rumore della serratura che scatta, cattura la sua attenzione. «Grazie»

Resto interdetto a fissarla, senza rispondere. Perché anche io come lei, noto con la coda dell'occhio l'ombra di due figure in cappotto scuro uscire dall'ufficio, e la voce allegra di Silente mi costringe a voltare il viso verso di lui, lasciando che le parole mi restino bloccate in gola.

«Perfetto, tienimi informato» replica, rivolgendosi ad un mago dai capelli colorati che riconosco essere un ormai ventunenne Sturgis Podmore, ex Capitano della squadra di Tassorosso, che mi riserva un ampio cenno di saluto, prima di proseguire per la sua strada. Al suo fianco Edgar Bones, ed io mi chiedo cosa ci facciano due vecchi studenti qui, a quest'ora. «Oh Lily, James, entrate pure!»


























Le cosce di pollo spariscono dai vassoi alla stessa velocità della luce, ed io ho la piena certezza del fatto che Peter ne sia responsabile, diciamo, all'incirca al cinquanta percento. Non spreco tempo a dirgli che non riuscirà mai a mangiare tutte le varie pietanze che strabordano dal suo piatto, perché c'è Remus per questo, e lui può senz'altro esporgli le varie motivazioni in modo molto più pratico ed efficiente.

Mi osservo attorno sistemandomi gli occhiali sul naso. È tradizione che i vecchi ed i nuovi membri della squadra si riuniscano a cenare insieme dopo le selezioni, per questo non trovo affatto bizzarro che a circondarmi durante la cena non siano solo i Malandrini, ma anche altri ragazzi ancora in tenuta da allenamento.

Ivy Wilson non ha più il fiocco tra i capelli a differenza della nuova divisa rossa che sfoggia con orgoglio. Il dorato numero otto campeggia in bella mostra sulla sua schiena dritta, mentre lei beve succo di zucca e lancia occhiate rapide alla mia destra, dove si trova Sirius. Ed io mi appunto mentalmente di dover fare il discorso ad i mei giocatori prima che perdano la testa e si deconcentrino, poiché la legge stilata dal sottoscritto al quinto anno dopo aver ricevuto la spilla da Capitano, decreta che il mio migliore amico è off-limits in quanto fonte primaria di distrazione.

«Peter, andiamo, quello è il mio pollo!» si lamenta Trent Sawyer, del quinto, mio secondo battitore a cui Dorcas infonderà tutto il suo brillante sapere, che chiaramente non sa che Wormtail sarebbe in grado di ucciderlo pur di appropriarsi del suo cibo. «L'ho visto per primo!»

Sposto lo sguardo un po' più a sinistra, perché adesso Peter si è infilato la coscia di pollo di Trent in bocca senza ritegno, ed io non ci tengo ad assistere, al contrario di Padfoot, che sembra trovare il tutto piuttosto divertente.

Corbin Murphy tenta di fare conversazione con la sua nuova compagna Cacciatrice, ma lo vedo piuttosto in difficoltà. «Hai presente il detto babbano "quando si chiude una porta"-»

«...si può anche riaprire perché di solito è così che funzionano le porte?» replica Alayna Shan, con le sopracciglia bionde inarcate. E devo ammettere che il suo ragionamento non fa una piega.

«Stavo per dire "si apre un portone" ma okay»

«Frank metti giù la torta» esclamo emanando autorità da tutti i pori - e anche sudore, visto che ancora non ho avuto la possibilità di fare una doccia, e quindi se volessi potrei alzare un'ascella e stendere con un colpo solo sia Sirius che Remus.

«Ma-»

«Giù»

«Rydych chi'n cachu, James»

«Grandioso, anche tu adesso. Mi hai appena lanciato una maledizione?» mi accerto, minacciandolo con una forchetta.

«Non lo farei mai Capitano» esclama, ma la sua faccia non mente, e quella è chiaramente una faccia colpevole.

***

«Reg, sta notte devi approfittare della ronda per cercarlo, capito?» ripeto, a bassa voce, portandomi un pezzo di pane alla bocca. Sono però gli occhi del Black sbagliato quelli che si posano su di me e smettono di scorrere lungo il nostro tavolo, come se avessero trovato ciò che volevano. Mi disgusta avere qualcosa in comunque con il ripudiato, ma conosco la sensazione che si prova quando non puoi fare a meno di cercare con lo sguardo una persona a cui tieni. «A Lucius serve»

«Lo so Severus, senza quello non possiamo spostarci» ribatte piccato. «Ma avrà bisogno di essere sistemato, hai sentito cosa ha detto Lestrange, ed io non credo di esserne capace»

Avery appella la brocca di succo di zucca, strappandola via dalle mani di un ragazzino. «Ci aiuteranno i Sinister, non è un problema»

«Bene allora»

***

Proprio mentre sto per afferrare l'ultima fetta di torta al limone prima che possa farlo una bambina del secondo anno, ed aggiudicarmi così il ruolo di persona più egoista del pianeta, adocchio Amelia Bones alzarsi dalla panca della sua tavolata. Con la mano che si rifiuta di ritirarsi e lasciare perdere l'ammasso di zucchero delizioso nel vassoio, scatto in piedi e decido di raggiungerla.

«Lily dove stai andando?» chiede Mary confusa, mentre Alice mi insulta in tutte le lingue possibili e immaginabili, visto che le ho appena rovesciato un intero bicchiere d'acqua addosso. E dovrebbe ringraziarmi, visto che non era succo di zucca, quello sì che è impossibile da togliere dai vestiti senza un incantesimo ben eseguito.

«Torno subito»

Avverto addosso due occhi neri, che mi rincorrono e tentano in tutti i modi di incrociare il mio sguardo, ma sono ormai quasi due anni che riesco egregiamente nel mio intento di ignorarli.

«Ehi Amelia» la richiamo prima che possa lasciare la Sala Grande.

Lei si volta lentamente, con la frangetta scura a coprirle la fronte ed un caldo sorriso sulle labbra screpolate. «Ciao Lily, tutto bene?» chiede con vivacità, ed io non riesco a capire, perché alcuni conti non tornano.

«Volevo farti la stessa domanda» confesso, mentre il mio cervello tenta di elaborare una frase che non risulti troppo da impicciona. «Tuo fratello era nell'ufficio di Silente questo pomeriggio, è successo qualcosa?»

«Edgar era qui?» mi guarda con le sopracciglia aggrottate «Non ne sapevo niente»

«Oh, allora meglio così, evidentemente non era nulla di importante. Comunque sai che per qualunque cosa io ci sono»

Amelia si stringe al petto il libro di rune antiche, annuendo impercettibilmente. I suoi piedi iniziano a muoversi con calma, mentre il sorriso sulle sue labbra si estende ancora di più. «Certo, grazie»

***

«Sono stanco» lagna Peter alzandosi a fatica dalla panca, con la mano grassoccia che tenta in vano di afferrare l'ultima fetta di crostata, che però svanisce come tutto il resto dei piatti e del cibo. «Al mio tema sui funghi allucinogeni da non buttare mai in un calderone con il fuoco acceso, mancano ancora trecento parole!»

«Wormtail» esclama Remus pacato, assestandogli una leggera pacca su una spalla. «Credo che Lumacorno ti abbia assegnato questo compito per un motivo»

Sirius mi poggia un braccio sulle spalle, e lo apprezzerei, è mio fratello, se solo fosse davvero una dimostrazione d'affetto e non banale tentativo di farmi perdere l'equilibrio. Perché lo conosco, e so benissimo che, così come trova divertente ammiccare alle ragazze per vederle arrossire, adora in modo esagerato quando riesce a provocarmi dolore fisico. Ed io sono un ottimo migliore amico, ed è per questo che accetto con grande contegno che mi trascini da una parte all'altra con un sorriso felice sulle labbra. Perché per lui farei questo ed altro: anche colpirlo in testa con il pesantissimo libro che vedo sbucare dalla tracolla di Remus, se necessario.

«Ci hai quasi fatti saltare in aria oggi, Pete» gli ricorda ghignando. «Credi che potresti rifarlo? Però durante la lezione con i Serpeverde»

«Sirius»

«Si? Moony»

Mi lascio andare ad una risata divertita alla vista di Remus che assottiglia gli occhi con fare minaccioso, e bisbiglia qualcosa in gallese che nessuno di noi capisce. Tutta l'allegria però svanisce in attimo, perché una voce odiosa ha appena richiamato la mia attenzione.

«Domani c'è la luna piena, sta volta rinchiuderete il mostro o proverete ad uccidere qualcun altro?»

La mia testa gira verso di lui così velocemente che gli occhiali rischiano di schizzarmi via dal naso. Sento la rabbia ribollirmi nello stomaco come acido. La luce delle fiaccole in corridoio illumina indistintamente i lineamenti del suo viso, e nonostante continui a nascondersi nell'ombra, non ho alcun dubbio che si tratti di lui.

Sirius serra la mascella, la mano già stretta attorno alla bacchetta, perché la ferita provocata ai Malandrini con quello scherzo ormai è solo una cicatrice, ed anche se non fa più male, funge da promemoria indelebile.

«Gira alla larga Piton, o ti faccio ingoiare quello stupido libro che ti porti dietro» ringhio, consapevole che ormai sulle labbra di Remus non c'è più la minima traccia di un sorriso.

Il mio migliore amico non mi guarda, troppo preso a tenere gli occhi inchiodati su di lui.«Il suo vero nome è Mocciosus, James»

«Arriverà il momento in cui smetterete di ridere e tutti i torti saranno ripagati»

Sbuffo divertito. «Lo hai visto nella palla di vetro o è solo un allucinazione causata da tutto l'olio che hai in testa?»

«Tu sarai il primo, Potter»

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