Capitolo 4
La sveglia ancora non è suonata, e non suonerà, come ogni primo giorno di lezione da sei anni a questa parte, perché so per certo che Sirius non l'ha affatto impostata, come invece giura di aver fatto. Ed è per questo che adesso, alle sette meno un quarto, già preparato di tutto punto e con la cravatta allacciata, fisso il soffitto, in attesa che il mio cervello mi dia il via libera per poter buttare i mei amici giù dal letto.
Non arriveremo tardi, nossignore, non oggi e con Lumacorno in prima ora.
«James» scelgo di utilizzare un primo approccio pacato, perché Prongs dopo tutto è una persona abbastanza ragionevole, perciò si merita il beneficio del dubbio. Ma il corpo ammassato sotto il piumone rosso non da alcun segno di vita, così mi alzo.
Provo una macabra gioia nell'avere un così grande potere sui miei amici addormentati. Ed è infatti con immensa soddisfazione che osservo con un sogghigno Sirius cadere a terra a gambe all'aria. «Fanculo Moony» ringhia a denti stretti, e il mio sorriso si allarga senza che possa fare niente per fermarlo.
«No!» l'urlo agghiacciato di Peter riempie la stanza. Il suo testone biondiccio si solleva dal cuscino con una rapidità che, solitamente, il caro Wormtail non possiede di prima mattina o in generale nella vita. «Non toccarmi, sono sveglio, lo giuro!»
Verificata con un'occhiata la veridicità delle sue parole, e appurato che, si, non sta per piombare di nuovo nel mondo dei sogni - i suoi occhi spalancati e fissi con terrore su di me ne sono la conferma. Come se poi io volessi davvero fargli del male fisico senza un buon pretesto, cosa che non è, poiché sono una persona ragionevole e dai sani principi, e se decido di colpirlo con il libro da duemila pagine di Trasfigurazione per accertarmi della sua reattività, è solo ed esclusivamente per il suo bene. O almeno questo è quello che mi ripeto per giustificare l'appena accennata vena sadica che vive nella mia persona. - Mi dirigo a passo spedito verso il baldacchino di James.
Sirius mi guarda con le palpebre socchiuse dal sonno, steso a terra nella stessa posizione in cui l'ho lasciato svariati secondi prima e con la testa ancora tra le nuvole per essere davvero arrabbiato con me. Ma sulle sue labbra c'è un ghigno, quindi a qualcosa deve star pensando sicuramente, ed io ho ormai imparato a distinguere alla perfezione il sorrisetto "Me la pagherai" da quello "Ho fatto qualcosa di irresponsabile ma molto divertente, vedrai che spasso Moony". E questo, senza dubbio, riguarda la seconda categoria.
***
C'è sicuramente una maledizione su di me, altrimenti non si spiega perché i mei sogni vengano interrotti sempre sul più bello. Chissà quando mi ricapiterà di stringere la mano al cercatore dei Chudley Cannons, Gabriel Horton.
Apro un occhio alla volta, lentamente e senza riuscire a comprendere, a primo impatto, che cosa diamine sia l'ombra informe che si trova davvero troppo vicino alla mia faccia e che impugna, per quel che ne so, una bacchetta.
Ho il viso ed il pigiama completamente fradici, perciò ci metto poco a ricollegare il tutto ad un unica persona: Remus. Usa l'Aguamenti per svegliarmi dal primo anno, immagino che trovi divertente il modo in cui i mei capelli si afflosciano privi di vita sulla fronte. È molto da lui, in effetti, trovare divertenti cose che non lo sono affatto.
Non perdo tempo a cercare gli occhiali, perché Remus di mattina è particolarmente lucido e pronto ad agire, e poi è esattamente quello che lui si aspetta che io faccia. Al contrario, completamente alla cieca, dopo aver lanciato un urlo di guerra, mi aggrappo con tutte le forze alla massa rossa che non è altro che la sua cravatta, e lo tiro vero il basso, bloccandolo sotto l'ascella.
«Je t'étouffe, Moony!» urlo vittorioso, completamente soddisfatto delle mie brillanti capacità. Solo dopo realizzo che c'è un problema, questa non può essere la mia voce. Insomma, lo è, lo so perché l'hanno prodotta le mie corde vocali, ma le mie corde vocali non parlano francese. Sanno fare tante cose, chiariamolo, come cantare, gridare e mandare fuori di testa la gente, ed a meno che io non abbia acquisito dei super poteri durante la notte, cosa che spero ma di cui dubito, ci sono di mezzo i mei amici. «Mais quoi...?»
Le mie orecchie vengono investite dalla risata simile ad un latrato di Sirius e lo sghignazzare di Peter, mentre le mie mani percepiscono con oltraggio il largo sorriso sulla faccia di Remus.
Questa è guerra.
***
«Lo sentire anche voi, giusto?» mi accerto con titubanza, perché dalla parete che divide la nostra stanza da quella dei Malandrini provengono rumori piuttosto sospetti, come una donna che urla in francese, ad esempio, o quello che sembra l'abbaiare di un cane castrato.
«Si, Frank» mi rassicura Corbin Murphy, uno dei mei compagni di stanza, nonché cacciatore e membro anziano della squadra di Quidditch che, conoscendo James ed i suoi amici da anni, ha ormai imparato che quando si tratta di loro è meglio evitare di fare domande, sempre.
«Rassicurante»
***
«Lily quella spilla è talmente lucida che posso specchiarmici dentro, mettila via e pettinati i capelli, piuttosto» mi sgrida Alice con la mano già sulla maniglia della porta, mentre i suoi occhi vispi mi fissano in attesa. È la mia migliore amica da anni e ancora non capisce che: più brilla, più la mia autorità sarà potente. È un dato di fatto, gli studenti restano incantati dallo scintillio e rendono il mio lavoro più semplice, non a caso l'anno scorso mi sono ritrovata immischiata in due soli inseguimenti.
Mary, la più ragionevole e predisposta a preservare la pace nella camera, comprende che non smetterò di fare ciò che sto facendo fino a che non sarò completamente soddisfatta. Perciò, afferra di sua iniziativa la spazzola iniziando a sistemare quella massa rossa che ho sulla testa.
«Va bene, fate con calma, io scendo in Sala Grande» esclama Alice in uno sbuffo. Lancio un'occhiata veloce allo specchio osservando prima il mio riflesso — non sono mai stata vanitosa, tutt'altro, ma la mia ossessione per il controllo mi impone di avere un aspetto impeccabile in ogni occasione. Per questo sorrido soddisfatta quando Mary mi infila due mollette verdi al lato della fronte, e la mia faccia sembra subito incredibilmente più ordinata. — poi su Alice alle mie spalle che, con un gesto stizzito, abbassa la maniglia e dalla fretta calpesta senza volerlo il mazzo di rose fuori dalla porta.
«Oh, ma per favore!» sbotta, chinandosi a terra per raccoglierlo. «È per te, Lils» dal tono contrariato della sua voce posso benissimo intuire che il mittente non è qualcuno di suo gradimento, e che non si è fatta scrupoli a leggere il bigliettino tra le foglie.
Mi manchi
-Alan.
«Non vi eravate lasciati prima dell'estate?» chiede Mary, posando la spazzola per afferrare la sua tracolla.
Agguanto i fiori che Alice mi sta porgendo con lo stesso sguardo di una che vuole dire qualcosa di scabroso, ma che sta provando a trattenersi. «Presi una pausa» puntualizzo, perché mollarsi e prendersi un periodo di riflessione sono due cose diverse, a parer mio, ma le mie amiche non la pensano allo stesso modo, suppongo.
«Quindi state ancora insieme?»
«Vedremo» mi alzo, carica di energia e pronta per fiondarmi a capofitto tra le brioche, mentre nella mia testa già si forma il discorso che intraprenderò in un futuro non molto lontano con Alan. «Parlerò con lui più tardi»
***
«James, lo mangi quello?»
Alzo lo sguardo provando a fulminare Sirius con tutta la forza che ho in corpo, ma lui sogghigna e perciò non penso di essere riuscito nel mio intento. Ma d'altro canto, il mio migliore amico è bravo a non prendere sul serio le tacite minacce di morte, lo fa da tutta la vita.
Annuisco vistoso, mentre le mie mani corrono a stringere il piatto in cui stanzia un buonissimo uovo con pancetta, che non ho intenzione di cedere a nessuno. Neanche a Peter, che mi fissa con la bava alla bocca da quando ha ingurgitato l'ultimo cornetto rimasto sul tavolo.
«Non ho capito, era un no, quello?» Sirius è un grandissimo bastardo e presto mi vendicherò. Non importa se al momento il suo zigomo è viola per colpa dello zoccolo del cervo, non sono soddisfatto e quindi devo trovare un modo per saziare la mia sete di vendetta. «Secondo te Moony cos'era?»
«Non mettermi in mezzo» borbotta Remus, con la faccia nascosta dietro alla Gazzetta del Profeta. A quanto pare lottare di prima mattina lo ha stancato e probabilmente si sente anche in colpa per aver fatto un occhio nero a Peter. Leggerà, quindi, informazioni inutili e farà il saggio responsabile più o meno fino all'ora di pranzo.
«Succo di zucca, Capitano?» spiaccicato al mio fianco sulla panca, ora non c'è più il nulla cosmico, ma un bimbetto del secondo anno con in mano una caraffa colma fino all'orlo.
Scuoto la testa mentre un altro ragazzino scavalca Sirius senza esitazione e si piazza alla mia destra, poggiando un muffin nel mio piatto contro la mia volontà. «L'ho conservato per te» annuncia con un sorriso a trentadue denti, aspettandosi una qualche ricompensa che però non arriverà mai.
«Torta ai lamponi?» è una ragazza, adesso, a spuntare alle mie spalle facendomi andare di traverso un pezzo di bacon.
L'espressione di Sirius, da oltraggiata si trasforma in profondamente divertita non appena nota in me un principio di soffocamento. Grande amico, davvero.
«Io sono Thomas comunque» esclama il bimbetto numero uno, versando il succo di zucca nel mio bicchiere e annacquando gran parte del mio spazio vitale. «Ma gli amici mi chiamano Tommy, tu puoi chiamarmi Tommy»
Tracanno velocemente il liquido dolciastro, riuscendo a ristabilizzare il respiro, mentre Peter ne approfitta per rubarmi il muffin da sotto il naso.
Sospiro, perché al momento il mio unico intento era quello di fare colazione in pace, ma oggi è il giorno delle selezioni e perciò mi aspettano delle lunghe ore all'insegna della corruzione e del ricatto. Ma resisterò, come sempre, e respingerò tutti gli incapaci che tenteranno di entrare nella mia squadra.
«Ehi James» mi richiama Peter il ladro fingendo non colpevolezza, quando in realtà le briciole attorno alla sua bocca sono piuttosto evidenti e perciò non dovrebbe neanche provare a rivolgermi la parola. «Quello all'ingresso non è Belby che fa l'innamorato con Evans?»
***
Se c'è una cosa che non mi piace, si, insomma, dopo il caffè senza zucchero e le traduzioni di Rune Antiche che non hanno alcun senso, è prendermi gioco delle persone. Chiariamoci, vivo per le battute pungenti ed il sarcasmo gratuito, soprattutto se questi sono in grado di sgonfiare l'ego di Potter, ma ho sempre odiato illudere le persone. Perciò, se adesso guardassi negli occhi Alan e rispondessi alla domanda che gli brilla nelle pupille da quando ha incrociato il mio sguardo, mentirei, perché lui a me è non è mancato affatto.
«Lily» il suono che esce dalle sue labbra è dolce, in perfetta armonia con l'aspetto ordinato che lo caratterizza: i capelli biondi pettinati sulla testa, gli occhi azzurri puntati senza insistenza sul mio viso, le labbra sottili distese verso l'alto e la cravatta blu e bronzo annodata con cura. «Morivo dalla voglia di vederti ieri sera, ma eri così impegnata, ho preferito lasciarti i tuoi spazi»
Istintivamente sorrido, perché è proprio questo che mi ha sempre affascinata di lui: il suo modo di essere e il preoccuparsi delle esigenze di chi gli sta attorno. «Grazie per la premura, Alan»
Più lo guardo e più mi rendo conto che non c'è alcun motivo concreto per troncare il nostro rapporto. È bello, intelligente, sensibile e nonostante gli abbia ribadito più volte che non sono ancora pronta per quello, lui mi sta aspettando. Abbiamo idee per il futuro differenti: io voglio combattere, lui trasferirsi e mettere su famiglia, ma c'è tempo.
«Abbiamo lezione insieme le prime due ore» gli ricordo, osservando le sue mani che corrono a stringere le mie ed i suoi pollici che mi accarezzano i palmi. «Possiamo lavorare insieme, sono sicura che ad Alice non dispiacerà»
«Sarebbe fantastico»
Per rendere il tutto ancora più ufficiale, mi sporgo in avanti e sollevandomi di poco sulle punte gli scocco un bacio su una guancia. «Vieni, siediti al mio tavolo»
***
«James» mi richiama Remus abbassando la Gazzetta, ed io lo ringrazio perché finalmente riesco a distogliere lo sguardo dalla scena raccapricciante a cui ho assistito.
«La Caposcuola Evans e quel Corvonero stanno insieme?» domanda il ragazzino del muffin a cui spiccicherei volentieri in faccia la crostata che ha nel piatto Sirius, ma immagino che farlo non sarebbe un comportamento maturo e perciò mi limito a ringhiare in francese.
«Sparite tutti» traduce il mio migliore amico che ha vissuto in casa Black per quasi sedici anni e perciò è in grado di capirmi alla perfezione, e anche di suonare il pianoforte, ma adesso questo non c'entra.
Gli intrusi non se lo lasciano ripetere due volte, lasciandomi a ribollire nella frustrazione.
Nessuno dei miei amici mi critica o mi da dell'immaturo quando la crostata ai lamponi vola, senza preavviso, in faccia a Peter, perché lui ha detto innamorato e sa benissimo che quella parola è proibita e che avere il viso sgocciolante di marmellata è quello che si merita.
***
«Nuovo anno, nuove complesse pozioni da preparare!» trilla Lumacorno e lungi da me criticare un professore, ma quell'enorme doppio mento ondeggia in modo inquietante ogni volta che apre bocca, e se riesco a vederlo io dall'ultimo banco, non immagino a che orrore siano sottoposti quelli del primo.
«Dammi la tua piuma, Remus» una goccia d'inchiostro si allarga sulla pergamena quando smetto di scribacchiare per osservare James, accanto a Sirius poco più a destra, e mi domando mentalmente cosa ci sia di sbagliato nella sua di piuma, e perché voglia proprio la mia, visto che la sto usando. Poi Padfoot se la infila in bocca come se fosse fatta di zucchero, ed adesso mi è tutto più chiaro.
Potrei dire di no, farlo sarebbe comprensibile e non mi sentirei in colpa, siccome scrivere è un mio sacro diritto e sono più che certo che James, oltre a disegnare caricature di Lumacorno sul banco, non se ne faccia un bel niente. Ma d'altro canto, sarebbe davvero da sciocchi negare qualcosa a Prongs quando ha quello sguardo.
Allungo la piuma verso di lui, che l'afferra senza ringraziarmi o notare quanto io sia un amico meraviglioso. Per ora posso rilassarmi perché sono quasi certo che siamo tutti salvi. O almeno, la faccia di Alan Belby lo è.
«Mi dispiace, non volevo dirlo, ma mi è uscito dalla bocca senza che potessi farci niente!» piagnucola Peter a bassa voce, con le labbra increspate e lo sguardo che si alterna velocemente da Lily, tre posti più avanti, e James. «Sono una brutta persona, Remus?»
Si, vorrei dirgli, perché non mi sta facendo sentire una sola parola della lezione. Ma anche fare una cosa sconsiderata come abbassare l'autostima al povero Wormtail, sarebbe da schiocchi, quindi mi limito a scuotere la testa e a rassicurarlo. «No Pete, sono sicuro che tra qualche ora se ne sarà già dimenticato» mento.
«Spero che quest'estate abbiate letto i capitoli che vi avevo assegnato. Se così non fosse...» Lumacorno sorride sornione scrutando le reazioni decisamente poco interessate della classe. «Lo scoprirò al termine della pozione invecchiante che preparerete oggi. Ora vi dividerò in coppie e non accetto lamentele» subito un brusio di disapprovazione si solleva per l'aula.
I professori hanno l'eterna convinzione di dover fare da mediatori. Si sentono Cupido o la Dea dell'amicizia, sempre che esista, quando accoppiano persone che si odiano credendo che con un paio di ore quelli, sommersi da occhi di rana e sostanze potenzialmente mortali, mettano da parte tutte le divergenze e diventino inseparabili. Non è così, mai. Perciò non mi stupisco affatto quando inizia ad elencare i nomi.
«Anderson e Paciock, Brown e Smith, Black ed Evans» Sirius sbuffa sconsolato e Lily sembra pronta a lanciarsi dalla finestra, nonostante siamo nei sotterranei e non ci siano finestre. La lista continua, ed io mi ritengo piuttosto fortunato quando vengo assegnato a Corbin Murphy, un compagno di squadra di James. «Prewett e Pettigrew»
Alice si volta e lancia un'occhiata a Peter, che trema come una foglia al solo pensiero di sedersi accanto alla ragazza di Frank. «Potter e Belby»
D'accordo, questo potrebbe essere un problema.
***
«Evans» la sua voce fastidiosa mi arriva alle orecchie come una coltellata piuttosto violenta. Ronda Stone di Corvonero, d'altro canto, non sembra affatto condividere il mio stesso pensiero, e la sua faccia mi sta rimproverando perché se lei fosse stata al mio posto, deduco dall'insolita piega delle sopracciglia, che avrebbe fatto i salti di gioia e magari anche baciato il pavimento su cui l'idiota cammina.
«Black» mi volto lentamente una volta constatato che non posso continuare ad ignorarlo, anche perché Lumacorno mi sta fissando con una certa aspettativa da svariati minuti, ed io non posso deluderlo proprio oggi. «Te lo dico subito: stai ad almeno due metri dal calderone e lascia fare a me»
«La ritengo un'affermazione presuntuosa» esclama con un sogghigno mentre si lascia cadere sullo sgabello accanto al tavolo da lavoro.
Faccio un respiro profondo, perché sono intelligente e non devo assolutamente abbassarmi al suo livello. «Bene, allora renditi utile e vai a prendere gli ingredienti»
Giocherella con una piuma e sbadiglia annoiato. «No, penso proprio che me ne resterò seduto qui»
Saranno le ore più lunghe della mia vita. Lancio uno sguardo al mio ragazzo, accanto a Potter, e spero che almeno lui se la stia cavando meglio.
***
Al contrario di ciò che la faccia di Remus possa pensare - lo vedo benissimo che mi tiene sotto controllo con la coda dell'occhio, siccome probabilmente pensa che a me importi qualcosa delle stupide mani di Alan Belby che affettano una radice, o del suo stupido corpo a poca distanza dal mio a cui è attaccata la sua stupida testa da idiota, ma la verità è che non mi interessa. - non provo niente nei suoi confronti, a parte un profondo odio che potrebbe scatenare in me reazioni violente. Ammetto di aver pensato più volte in questi cinque minuti a cosa potrei usare per cancellargli quel sorriso felice dalle labbra: fuoco, sostanze corrosive, caccabombe... la lista è lunga, solo che alla fine non otterrei niente, oltre ad un notevole incremento del disgusto di Evans nei miei confronti. Quindi Remus può stare tranquillo, e glielo faccio capire con un intenso sguardo rassicurante, che per poco non gli fa scivolare il coltello dalle mani e mozzare un dito.
«Ho bisogno dell'assenzio, Potter» annuncia Belby, come se me ne fregasse qualcosa, mentre mescola la brodaglia nel calderone e io spero tanto che gli esploda in faccia. «Puoi andare a prenderlo tu per favore? Non posso muovermi da qui»
Gli sputerei in un occhio piuttosto che schiodare le chiappe dallo sgabello.
Ringhio qualcosa in una perfetta imitazione di Sirius in versione cane, perché non posso permettermi che Belby senta il mio ridicolo accento francese, non sarebbe dignitoso e perciò poi dovrei ucciderlo.
Giro il viso verso l'armadio delle scorte, per ragionare mentalmente su quanto tempo impiegherei per raggiungerlo, ma la mia attenzione viene catturata da una lunga chioma vermiglia e delle gambe magre infilate nei calzettoni della divisa. Sospiro, perché ormai mi è chiaro che guardare Lily Evans da lontano è l'unica cosa che mi è concessa.
Ehilà
La storia per adesso vi piace? Mi farebbe tanto piacere sapere il vostro parere, siccome è la mia prima ff sui Malandrini e ho paura di snaturare i personaggi.
Mi scuso per gli eventuali errori in francese. Se pensate che qualche frase sia sbagliata fatemelo sapere!
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