Capitolo 22

Nel capitolo precedente: Festa di Halloween. Lily ha realizzato che Alan (il suo ragazzo) non riuscirà mai a capire come lei si sente in quanto nata babbana. Hanno litigato perché lui ha insultato James e, a fine serata, lei gli ha tirato un pugno. Peter inizia ad avere ripensamenti sui suoi amici e sulla sicurezza che loro gli hanno promesso. Sirius flirta con Remus e lo fa strozzare con la birra.







Allo scoccare della mezzanotte il calendario appeso alla bacheca della sala comune ha lasciato cadere a terra il foglio su cui campeggiava la data 31 ottobre per fare spazio ai giorni del nuovo mese. Proprio quel foglio ora è appiccicato come carta igienica sotto la suola delle scarpe di Alan, il ragazzo di Lily che non piace a nessuno e a quanto pare neanche a lei, visto che gli ha appena assestato un pugno ben piazzato sul naso.

Ho finalmente trovato posto vicino al caminetto, poco importa che sia costretto a stare appollaiato sul bracciolo della poltrona su cui siede Alice – non intende farmi spazio in quanto ritiene che io abbia ballato più con Sirius che con lei, ma al tempo stesso non mi ha proibito di starle vicino perché, d'altro canto, è consapevole che anche lei abbia ballato più con Sirius che con me. Ed è giusto così.

Perciò mi seccherebbe troppo alzarmi per andare a soccorrere qualcuno verso cui non provo alcuna simpatia, sarebbe da ipocriti e danneggerebbe la mia moralità. Anche gli altri, a quanto pare, preferiscono preservare la loro coerenza e se persino Remus, l'individuo più saggio che io conosca, ha deciso di continuare a sorseggiare la birra di Sirius come se nulla fosse, allora questo è ciò che va fatto.

James tiene la mano arrossata di Lily tra le sue, un immaginario completo da infermiera con tanto di capellino per un attimo sostituisce i suoi jeans e la maglietta sgualcita, la tocca come se fosse quanto di più prezioso abbia mai sfiorato.

Non c'è niente di nuovo nel modo in cui il mio Capitano la sta guardando, perché lui di essere innamorato l'ha realizzato parecchio tempo fa. Ciò che mi stupisce è che sto letteralmente assistendo alla caduta del muro più alto del mondo, lo vedo sbriciolarsi difronte ai miei occhi ed è qualcosa di talmente surreale che se Alice non mi avesse appena arpionato un braccio e Sirius non stesse ghignando così palesemente, penserei di stare avendo un'allucinazione. Persino Lily sembra stupita da se stessa, dalla sua mano che è ancora stretta tra quelle di James e dal rossore che le colora le guance.

Ritengo che ciascuno di noi deve attraversare tre fasi per arrivare ad una conclusione finale: negazione, realizzazione, accettazione.

Lily è appena entrata nella seconda.
Ed è ora che la vera storia ha inizio.

***

Mi sono autoconvinta per tutta la notte di non essere brilla, ma la verità è che forse lo sono e anche parecchio.

Lily Evans, da sobria, non avrebbe mai accettato di appartarsi in un angolo della Sala Comune solo per giocare a scacchi con James Potter. D'altro canto, Lily Evans da sobria non avrebbe neanche quasi spaccato il naso del suo ormai ex ragazzo.
Solo che, invece, l'ha fatto.

Siamo soli anche se circondati da persone addormentate.

Tengo il mento premuto sul dorso della mano, la testa leggermente inclinata di lato mentre osservo James. Ha la fronte aggrottata, studia agguerrito le sue pedine nonostante sia evidente ad entrambi che stia perdendo.

Non ho mai fatto troppo caso al modo in cui il suo viso sia cambiato con gli anni, perdendo gradualmente la sua rotondità infantile. Fin da piccola, ammetto di averlo sempre trovato carino: occhiali troppo grandi per la sua faccia, capelli indecentemente disordinati e sorriso così brillante da illuminare le tenebre. Tuttavia, così presa a detestarlo, ho messo il pensiero da parte e mi sono soffermata sui suoi lati negativi.

È da qualche settimana, però, che non riesco più ad ignorare come il mio cuore inizi a battere più forte ogni volta che mi guarda. Sento le guance arrossarsi, le orecchie andarmi in escandescenza e non ne posso più, devo fare qualcosa al più presto prima di impazzire.

Lascio scorrere gli occhi sui suoi lineamenti, sulla linea dura della mascella e sulla pelle olivastra cosparsa di piccole cicatrici, alcune argentee, altre nuove e ancora rosse. La realizzazione del fatto che James Potter sia davvero un bel ragazzo mi colpisce dritta nello stomaco.

Ora capisco il motivo di tutti quei bigliettini smielati a San Valentino, capisco perché le ragazze più piccole pendano dalle sue labbra e quelle più grandi si intrufolino sugli spalti durante gli allenamenti di Quidditch solo per guardarlo giocare. Capisco la loro antipatia nei miei confronti, perché lui ha sempre visto solo me ma io non ho mai visto lui e spero che ormai non sia troppo tardi.

James sposta gli occhiali per strofinarsi le palpebre, una bassa risata causata dalla frustrazione riecheggia nello spazio tra di noi: la sua pedina viene mangiata da una delle mie dopo una mossa sbagliata.

«Sono pessimo a scacchi, ricordami perché ho proposto di giocare?» domanda, la voce un sussurro per non svegliare gli altri. Si china in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo.

«Forse ti piace quando ti faccio il culo» dico, lasciandomi contagiare dal suo sorriso.

«Beccato, mi dai la rivincita?»

Non so cosa mi spinga ad essere così avventata, fatto sta che esclamo: «Giocherò con te fino a quando non vincerai»

«È una promessa?»

«Si, è una promessa»

***

Ho bevuto più di quanto avrei dovuto. Due birre, per l'esattezza, ma considerando la quantità esorbitante di firewhiskey che James e Sirius hanno aggiunto a qualsiasi sostanza liquida nel raggio di chilometri, è un miracolo che io non sia finito in coma etilico. Ho lo stomaco in subbuglio, la lingua intorpidita e la gola secca, eppure nulla mi sta infastidendo più del peso che avverto sulle gambe. Impiego un notevole sforzo fisico, accompagnato da un grugnito davvero poco elegante, per spostare il braccio che tenevo davanti agli occhi, la luce accecante che subito mi abbaglia.

Una figura sfocata dai capelli scarmigliati sta fischiettando, zigzaga tra i corpi di studenti ancora addormentati sul tappeto e raccoglie quelli che Sirius definirebbe i resti di una festa gloriosa.

Una voce nella testa mi sussurra che devo essere ancora ubriaco, non c'è altra spiegazione, perché è impossibile che io stia assistendo alla scena di James Potter, il ragazzo abituato a lanciare i vestiti sotto al letto pur di non piegarli, che, sacco della spazzatura in mano e guanti gialli da cucina tirati fino ai gomiti, sistema e ripulisce dai rifiuti la Sala Comune.

Sposto lo sguardo verso una delle poltrone davanti al camino ormai spento. Alice è avvolta in una coperta, sorseggia quello che sospetto sia caffè caldo – lo spero per lei, più che altro, non desidererei dover riunire un'assemblea generale degli alcolisti anonimi — Frank collassato sul pavimento ai suoi piedi. Mi guarda, la fisso di rimando come a chiedere silenziosamente conferma di ciò di cui siamo spettatori. Lei annuisce solenne e l'ufficialità della situazione non viene alterata dalle chiazze di rossetto che ha disseminate su tutta la faccia: James sta pulendo e Lily ha finalmente avuto la sua epifania.

Avverto un moto d'orgoglio crescermi nel petto e mi rilasso nel realizzare che forse James quest'anno non minaccerà di gettarsi dalla Torre di Astronomia dopo un rifiuto di Lily, perché forse Lily quest'anno non lo rifiuterà affatto. Ma il futuro non è mai certo quando si ha a che fare con i miei amici, perciò per il momento decido di concentrarmi sul corpo dalla massa non indifferente disteso sulle mie gambe, che mi sta intorpidendo gli arti.

Sirius è un cane anche nella sua forma umana, e in quanto tale è alla continua ricerca di calore, contatto e attenzioni, persino mentre dorme. Spesso si dimentica, tuttavia, di non essere delle dimensioni di un barboncino e che in entrambe le forme il suo corpo sia più pesante del mio.

Non mi stupisco quando lo trovo sdraiato a pancia in giù, il petto schiacciato sulle mie cosce e una tempia premuta contro il bracciolo del divano, il viso rilassato rivolto verso il mio stomaco.

Non è la prima volta che l'istinto ferino di acciambellarsi sul grembo di qualcuno prende il sopravvento su di lui. Non capisco perché quel qualcuno debba essere sempre io, ma ho commesso l'errore di addormentarmi da seduto e ora ne devo pagare le conseguenze.

«Pad, svegliati» esclamo, la voce rauca a causa del deserto inaridito che ho nella gola. Non ottengo risposta e il mio indice corre a spostare i ciuffi scuri scivolategli davanti alle palpebre durante il sonno, prima di stringergli una spalla e scuoterlo leggermente. «Ho sete, devi alzarti»

«Non rompere, Moony» borbotta, gli occhi ancora chiusi.

Lascio che la mia mano scivoli tra i suoi capelli, le ciocche morbide e fresche che mi scorrono tra le dita come seta, con l'iniziale intento di trovare un appiglio per afferrarlo e trascinarlo via a forza. Il mugolio gutturale che emette, però, mi costringe a fermarmi. Sirius spinge la testa contro il mio palmo in una muta richiesta: vuole che continui ad accarezzarlo quando accarezzarlo non è in primo luogo neanche quello che stavo facendo.

Tuttavia sono debole, intorpidito e di prima mattina sono facilmente manipolabile. O almeno, questo è la scusa con cui decido di prendermi gioco della mia coscienza quando lo accontento.

***

Le piccole zampe del topo si muovono sul freddo pavimento di pietra, cammina con rapidità e sa esattamente dove sta andando.

Non ha paura di essere trovato dal gatto del custode, né di venire spazzato via dagli Elfi indaffarati a rassettare prima dell'alba.

C'è qualcosa di più grande, qualcosa di terrificante e malvagio che incombe e a cui la sua mente non riesce a smettere di pensare.

Deve salvarsi.

Deve salvarsi.

Deve salvarsi...














Dopo anni che non aggiorno la storia eccomi qui. Non ricordo bene quello che è successo nei capitoli precedenti quindi devo andare a rileggermi tutto lol, abbiate pazienza se ci sono delle sviste.

<3

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