Capitolo 20
Pensare prima di parlare non è il mio forte. Mia madre me lo ripete sempre, ma mi ripete sempre anche che sono il ragazzo più bello del mondo solo quando Sirius non è nei paraggi, quindi non l'ho mai presa sul serio.
Ma mi rendo conto di quanto in realtà avesse ragione, non appena Lily si volta lentamente verso di me, le labbra dischiuse dall'incredulità e la fronte aggrottata in modo adorabile ma anche terrificante.
«Potter, ma che ti sei fumato?» esclama, lo sguardo fermo, quasi impassibile. Eppure, sono sicuro di aver visto una scintilla divertita attraversare le sue iridi verdi - non che io stia qui a lamentarmi, è già una grande svolta rispetto alle occhiatacce di morte che mi lanciava qualche mese fa. Ormai è come se fossi già tra le sue grazie. Se il mio corpo al momento si trovasse tra qualcos'altro sarebbe ancora meglio, ma non bruciamo le tappe.
Accantoniamo l'operazione matematica meno me stesso e più il mio migliore amico, perché se durante questi setti anni di scuola Sirius non l'ha conquistata con i suoi modi cadenzati e provocanti, chiaramente un me in versione Sirius non ha fatto altro che terrorizzarla ulteriormente.
Per questo Remus è la scelta giusta. Devo solo procurarmi un libro e ringhiare pacatamente risposte passivo aggressive. Semplice. E poi dicono che non sono io il genio del gruppo. Solo che Lily dice «No» come se fosse riuscita a leggermi nella mente e sapesse esattamente quali sono le mie intenzioni. Forse è perché sto fissando Moony immaginandomelo come la personificazione del Santo Graal, ma potrei sbagliarmi.
Anche la Prewett e Frank adesso mi stanno squadrando come se fossi una sottospecie di formaggio particolarmente ammuffito - il mio portiere si è appena guadagnato cinquanta giro di campo in più, mi annoto mentalmente - e comincio a sentirmi vagamente idiota. Mai quanto Peter con la testa ciondolante da un lato e un accenno di bavetta sul mento, ma mi ritengo comunque ad un livello di idiozia intermedio, il che, per i mei standard, non è niente male.
Mi schiarisco la voce per fare uso delle mie brillanti capacità oratorie e complimentarmi con Lily per la lucentezza divina dei suoi capelli fiammeggianti, come avevo intenzione di fare dall'inizio. Quello che mi esce dalla bocca, però, è più o meno questo: «Brilli più del sudore sulla mia fronte dopo una partita di Quidditch»
Mi assale all'improvviso una forte voglia di morire.
La risata di Sirius, simile ad un latrato, è così forte e contagiosa che tutti, e con tutti intendo davvero tutti, hanno smesso di farsi i fatti loro e hanno iniziato a ridacchiare sommessamente anche se non hanno la più pallida idea di cosa sia appena successo. Persino Lily si è portata una mano davanti alla bocca per nascondere un sorriso.
Mi maledico mentalmente, ma non è come se mi importi davvero di sembrare ridicolo. Lei non mi ha ancora tirato un pugno e il verde dei suoi occhi sembra di nuovo pieno di vita dopo settimane di sguardi vacui. Queste sono le uniche cose che contano.
A salvarmi è una ragazzina mulatta e con i capelli legati in due codini. «Salve Signor James Potter» esordisce, stringendomi vigorosamente la mano sotto la mia espressione inorridita da me stesso. «Io sono Cristina, l'amica trafficante di Caccabombe di Ivy»
«Che cos'è che fai tu?» chiede Lily, inclinando il viso con scetticismo. La spilla da Caposcuola sulla sua divisa si fa improvvisamente più abbagliante.
Mi affretto ad afferrare Cristina e a nasconderla dietro la mia schiena. «Niente, sta scherzando»
Lei ovviamente non ci casca, mi gira attorno per avere di nuovo la bombatrafficante di fronte. «A quanto le vendi?» le domanda come se le stesse chiedendo del meteo. Strabuzzo gli occhi, ricevendo in risposta una tranquilla alzata di spalle. «Che c'è, Potter?»
Ed è in momenti come questo che mi ricordo perché Lily Evans è, e sempre sarà, l'unica e inimitabile regina del mio cuore.
***
Gli invitati non pensano mai a quanto sia faticoso organizzare una festa, in particolare se questa viola almeno cinque regole del regolamento scolastico e autorizzerebbe la Mcgranitt a buttarci fuori a calci dal castello e sbarrare l'entrata. Loro attendono semplicemente il momento in cui la carriera scolastica di noi Malandrini oscillerà verso il baratro, trastullandosi su cosa indossare, su chi conquistare, e su quali uscite di emergenza usare nel caso venissimo beccati.
La verità è molto diversa, perché il firewhisky, i bicchieri, la musica, persino quell'ingombrante sagoma di Sirius formato gigante che ricicliamo dal suo compleanno di tre anni fa, di certo, non appaiono da soli. C'è sempre uno sfigato (io) che ha il compito di andare a recuperare quanto più materiale da festa possibile, nonostante non desideri altro che starsene davanti al camino a leggere.
«Sbrigati Moony!» borbotta la voce indistinta di Padfoot, il cui corpo è nascosto dietro chissà quale pila di scatoloni accatastata nella cantina di Mielandia.
Noi non possiamo entrare dalla porta principale, ovviamente, siccome gironzolare per Hogsmeade con le braccia piene di casse di cibo e addobbi sarebbe sospetto e smaschererebbe la nostra colpevolezza. Di conseguenza, Moony medesimo è costretto a strisciare in un sudicio passaggio segreto, per poi sbucare nel luogo più peccaminoso sulla faccia delle terra, il quale mette a dura prova il mio autocontrollo: potrei mangiare dieci tavolette di cioccolata senza neanche rendermene conto.
Moony non vuole sbrigarsi, sussurra la voce della mia coscienza. Moony vuole restare qui per sempre e crepare per overdose di zucchero. Il che, se ci rifletto, sarebbe un'alternativa migliore a dover ripercorrere tutta la strada a ritroso con un Sirius annoiato, pronto a demolire il tunnel per divertimento.
Sbuffo sconsolato nell'esatto istante in cui la faccia impaziente di Pad appare nell'ombra e mi fa cenno di raggiungerlo. Accantono i miei pensieri, issandomi definitivamente fuori dal passaggio segreto, e gli lancio uno sguardo sdegnato che spero gli abbia trasmesso tutto il mio disappunto.
«Non fare finta di essere arrabbiato, Remus» mi sbeffeggia, alzando un sopracciglio e sfidandomi a contraddirlo, come se non si ricordasse che solo ieri l'ho infilzato con una forchetta e posso fare molto di peggio. Mi lancia una cassa di zuccotti tra le braccia che per poco non mi fa schiantare al suolo. «Sappiamo entrambi che muori dalla voglia di mangiare qualcosa, sarà il nostro segreto»
Lo dice con convinzione, sfoggiando lo stesso tono che usa quando vuole convincere qualcuno a fare qualcosa. Una campanella dall'allarme scatta nel mio cervello, perché se Pad vuole che io faccia qualcosa di moralmente illegale, è solo perché anche lui vuole fare qualcosa di illegalmente illegale, e sbattermi in faccia il mio errore quando proverò a dissuaderlo dal comportarsi da stupido.
Si sbaglia se crede che mi importi cosa pensa la gente della mia dipendenza dalla cioccolata o dei brufoli che mi sputeranno sulla pelle come funghi.
James mi ucciderebbe, ma a quanto pare James non lo saprà mai. Un sorriso diabolico si fa largo sulle mie labbra, ma si trasforma presto in una smorfia confusa: Sirius mi ha appena toccato il sedere e questo non è dignitoso.
La sua mano che mi spolvera le chiappe con un po' troppa enfasi e suo il sogghigno irriverente, rendono il tutto ancora meno accettabile. Io non sono né Prongs né Peter, quindi sono perfettamente in grado di pulire da solo i mei pantaloni dal terriccio, e Sirius lo sa, eppure per qualche strana ragione lo ignora.
«Cosa stai facendo?» chiedo, elaborando una domanda pacata ragionevole nonostante il cuore che mi rimbomba nelle orecchie non sia nello stesso stato d'animo.
«Aiuto il mio caro amico Moony a rendersi presentabile, non è ovvio?»
Borbotto un sonoro insulto in gallese. «Non mi convincerai a fare nulla di idiota, quindi non provarci nemmeno» esclamo solenne, scansandolo via. Il mio tono è così autoritario che quasi vorrei complimentarmi con me stesso.
Padfoot si porta una mano al petto come se fosse profondamente colpito dalle mie parole. «Qualcosa di idiota? Io? Così mi offendi Moony»
Sollevo le sopracciglia, imprimendo in quel gesto tutto lo scetticismo presente nella mia persona. «Non so cosa tu abbia in mente, ma la mia risposta è no» chiudo il discorso, soddisfatto del mio brillante autocontrollo.
Sirius ha chiaramente qualche problema di comprensione e il mio autocontrollo non è potente come pensavo: ha fatto qualcosa di idiota e ora lo stampo delle mie cinque dita spicca vistoso sulla sua faccia.
***
Ore 03: 31 Sala Comune
Se qualcuno dovesse mai chiederlo, io risponderei prontamente che quella sera, dopo aver tirato un cazzotto sul naso del mio ragazzo, non ero in me.
La verità è che ero infastidita e perfettamente sobria: Alan non la piantava di rubarmi baci che non volevo dargli, qualcuno aveva finito tutti i dolci alla crema, Potter non mi aveva chiesto di uscire, e il mio vestito preferito si era macchiato di pomodoro.
«Lily!» esclama James, mi osserva con gli occhi che brillano dietro le lenti degli occhiali, confuso ed elettrizzato, come se spaccare il naso a qualcuno fosse prova di grande onore e coraggio. Mi esamina la mano con attenzione, il pollice che scorre delicato sopra le mie nocche indolenzite.
Ci guardiamo in silenzio per un breve, fugace, secondo. Lui sorride, la fossetta che gli compare al lato delle labbra. Subito i suoni attorno a noi si fatto più ovattati e quasi non sento più i grugniti di Alan che si preme del ghiaccio sul viso.
Avverto le mie guance arrossarsi.
Nessun rimpianto.
Tre ore prima...
Mi verso del succo di zucca che so essere stato copiosamente modificato con del firewhisky. L'occhiolino che Sirius mi rifila mentre mi porto il calice alle labbra ne è la conferma schiacciante. Lo osservo, lanciandogli uno sguardo malandrino tanto quanto il suo, per informarlo che non mi sta affatto fregando, perché io so, e di conseguenza mi sto ubriacando di mia spontanea volontà. Non che comunque un solo bicchiere basti a mandarmi fuori di testa, sia chiaro.
Sirius sta ballando in mezzo alla sala comune, anche se la definizione corretta sarebbe: sta ancheggiando sensualmente circondato da ragazze (e Frank?) mentre Potter cerca, invano, di imitare i suoi movimenti. Solo che il risultato è un tantino diverso. Sembra impegnato in una danza tribale della pioggia, sempre che esista. Ha i capelli scuri sparati in tutte le direzioni e, anche se la musica alta me lo impedisce, riesco ad immaginarmi il suono della risata sguainata che gli illumina i lineamenti.
Strabuzzo gli occhi quando mi rendo conto di avere un sorriso indecente stampato in faccia.
Mi volto verso le poltrone accanto al caminetto - una rigorosamente occupata da un Remus Lupin con il naso immerso in una tazza di cioccolata, e l'altra divisa a metà tra la chiappa sinistra di Mary e quella destra di Alice. I miei piedi si incammino a passo spedito in quella direzione, sfidando la forza attrattiva che li tiene incollati al pavimento e vuole obbligarmi a guardare Potter ridere.
***
Un punto interrogativo lampeggia vistoso sulla faccia lentigginosa di Lily. Lo so perché di nome faccio Remus Lupin e rispondere alle domande stupide partorite dalla testa della gente è qualcosa che faccio da tutta la vita.
"Perché non smetti di giocare con i gatti? Ti riempiono di brutte cicatrici" è la frase che ha segnato l'inizio della mia carriera da bugiardo, a otto anni.
Le persone non vogliono davvero che tu dica loro la verità, chiedono anche se già sanno, e inorridiscono se la risposta non è di loro gradimento. La Signora Smith sarebbe corsa via in preda al panico se avesse scoperto che il figlio dei suoi vicini era in realtà un abominio. Mentire, a volte, è molto più conveniente. Quella volta, ad esempio, mi ha risparmiato l'umiliazione di venire additato come mostro da tutto il quartiere.
So per certo, quindi, che Lily al momento non vorrebbe mai che le rivelassi la realtà sconcertante che c'è dietro le occhiate guardinghe che sta lanciando a James. Sarebbe troppo per il suo cervello ancora in fase di negazione. Di conseguenza, decido di farmi i fatti miei e sorseggiare la mia cioccolata - anche se di cioccolata ce n'è ben poca, visto che Padfoot tende a versare firewhisky in qualsiasi bevanda si trovi in un raggio di un chilometro da lui.
Alan Belby, chiaramente una mente inferiore, segue gli occhi della sua ragazza e li interpreta come un pretesto per professare ad alta voce il suo disgusto per Prongs. «Imbarazzante, non trovi? Siamo in piena crisi, la guerra è alle porte, e lui perde tempo ad organizzare feste»
«Eppure anche tu sei qui» esclama Lily, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Con la tua sola presenza stai partecipando, non è forse imbarazzante allo stesso modo?»
Alice, Mary ed io ci scambiamo uno sguardo.
Poi Peter mi si catapulta addosso, le guance arrossate e uno zuccotto in una mano. «Remus» soffia in un'esclamazione affaticata e nell'esatto istante in cui il mio nome esce dalla sua bocca, io già so.
Ma va bene, perché sono Remus Lupin: il bugiardo che risolve il problemi. In pratica, se i mei amici dovessero mai ammazzare qualcuno, sarei io a dovermi sbarazzare del cadavere. Non sono sicuro che mi dispiaccia, ma è probabile che sia solo l'avvento della luna piena che sta influenzando il mio umore.
«Codice blu... o forse era giallo? Mi confondo sempre con quello dell'emergenza da arto mutilato...»
«Pete» lo interrompo, alzandomi dalla poltrona. Incredibilmente elettrizzato dall'idea di avere una giustificazione per prendere a calci uno dei miei Malandrini. «Arriva al punto»
«Che codice devo dire quando James è ubriaco e sta rivelando i nostri segreti in piedi su una sedia?»
La voce di Prongs mi arriva alle orecchie prima che riesca a rispondere.
«No che non ho mai baciato Sirius, è lui che ha baciato me! Ma solo perché pensava che fossi Remus»
Ho finalmente aggiornato!!
Ci ho messo tantissimo, lo so, non odiatemi XD
Spero vi sia piaciuto.
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