Capitolo 2
Deve esserci un errore, non c'è altra spiegazione. Un enorme, catastrofico e madornale errore. Ma non importa, tutti ne facciamo, persino Silente, il più grande mago di tutti i tempi, al quale a quanto pare la vecchiaia sta giocando brutti scherzi.
Il paesaggio verdeggiante mi scorre davanti agli occhi senza che però lo veda davvero. Sono bensì svariati pensieri quelli che mi attraversano la mente e prendono forma davanti alle palpebre come immagini nitide, perfettamente capaci di scaturire in me un turbine di emozioni contrastanti. È il mio ultimo primo giorno sull'Hogwarts Express, e nonostante Potter si sia appropriato di un ruolo non idoneo alla sue capacità, sono felice. Ma ciò comunque non mi impedisce di ignorare il chiacchiericcio allegro di Alice e Frank, e attribuire aggettivi poco carini al cognome del nostro saggissimo Preside.
Solo un pazzo potrebbe affidare ad un irresponsabile come Potter un incarico così intriso di potere e autorità - anche faticoso e fondamentale per il corretto svolgimento delle attività nel castello, certo, ma vogliamo mettere questo a confronto con il potere? Cavolo, sono la studentessa di Grifondoro Suprema - perciò, di conseguenza, Silente è fuori di testa e ha bisogno di qualcuno, io, che gli chiarisca le idee, mettendogli davanti l'abnormità del suo sbaglio.
«Cosa ne pensi Lily?»
Ma dopotutto non ci vorrà molto prima che Potter faccia esplodere qualcosa o trasformi la testa di qualcuno in uno scolapasta. Devo solo attendere nell'ombra il momento giusto, e poi, con soddisfazione, magari anche lasciandomi sfuggire una risata sadica, gli strapperò la spilla dal petto.
«Lily?»
«Aspetta Alice, è nel mezzo di un monologo interiore»
Non farò le ronde con lui, nossignore, piuttosto mi lascio martoriare dal Platano Picchiatore. Anzi, perché dovrei farmi picchiare quando posso incollare Potter ai piedi dell'albero, e assistere da lontano alla sua fine? Non ci sarà neanche bisogno di parlare con Silente, così.
Merlino, sono un genio.
A riscuotermi dai mei pensieri, è la porta dello scompartimento che viene quasi scardinata con forza disumana, ed Emmeline Vance con il caschetto castano arruffato, che si piazza a pochi centimetri dalla mia faccia. Riesco a scorgere ogni singola sfumatura di marrone chiaro nelle sue iridi, tanta è vicinanza tra i nostri visi, ma mi limito a sbattere le palpebre con calma, impiegando qualche secondo per analizzare cosa diamine sta succedendo.
Dopo un'attenta analisi, in cui mi rendo conto che dovrebbe esserci più spazio tra le facce di due persone che non stanno per baciarsi, la quale si ricollega subito al fatto che probabilmente Emmeline è qui proprio per fare quello, decido che non ho la più pallida idea del perché lei mi stia respirando addosso, e mi schiarisco la voce.
«Va tutto be-»
«Lily, tu sei una Caposcuola, giusto?» domanda, prendendo aria, non ritenendo necessario allontanarsi.
«Direi di si»
«Quindi vorresti sapere se uno scompartimento pieno di Serpeverde stesse per saltare in aria, no?»
Siamo in viaggio da soli trentacinque minuti e Potter ne ha già combinata una delle sue. Privarlo del Potere Supremo sarà più facile del previsto, a quanto pare.
«Portami da loro»
***
«Hai fatto la cosa giusta, Prongs» Remus è così orgoglioso, posso capirlo dal tono pomposo che sfoggia e dal luccichio nei suoi occhi. Continua a sorridere raggiante, ignorando con un certo stile lo sguardo assottigliato di Sirius, che non è mai d'accordo con nessuno, specialmente quando si tratta di fare la cosa giusta o cose in generale che non comprendono Serpeverde mutilati.
Mi sento in dovere di rassicurarlo, dirgli che non sono impazzito e che voglio ancora riempire la sala comune di Piton con le caccabombe. Ma Remus non approverebbe, ed è sempre meglio non avere un Remus in disappunto a pochi giorni dalla luna piena.
Ciononostante, Sirius sente l'impellente bisogno di dire la sua opinione, e così esclama «Hai fatto una stronzata, James» e io lo so che adesso tutto il disappunto di Remus sarà catalizzato su di lui e che probabilmente lo sbranerà. Ma il mio migliore amico non sente, o decide di non fare caso, all'udibile ringhio sommesso che, d'altro canto, spaventa Peter al punto di fargli fare un balzo all'indietro.
Poi però mi rendo conto che il povero Wormtail, non è stato spiattellato contro la parete dalla forza sovrumana del ringhio di Remus, bensì dalla mano lentigginosa di Evans che, con un sorriso vittorioso causato da chissà quale squilibrio mentale, si osserva attorno alla ricerca di fuoco e devastazione.
Emmeline Vance è subito dietro di lei, trafelata. Arrossisce, e io non sono affatto sorpreso, perché è la fondatrice del Sirius Black Fanclub e perciò il suo assumere la stessa colorazione del sedere di un babbuino quando il mio migliore amico le rifila una rapida occhiata, non è affatto fuori luogo.
«Che sta succedendo qui?» sbotta autoritaria Evans, con quel tono severo che mi piace da impazzire. «Black cosa nascondi dietro la schiena?»
Remus sgrana gli occhi, trafiggendo Sirius con un occhiata raggelante che al settanta percento sta a significare "Ti lancerò sotto le rotaie del treno." Poi fissa me, ormai non più compiaciuto e scuote la testa in un chiaro segno di dissenso. Certo, ho appena impedito che Jeremy Wood inondasse il vagone dei Serpeschifo con quintali di merda, il che avrebbe sicuramente favorito a migliorare il loro solito tanfo disgustoso, diciamocelo, ma non posso di certo negare al mio migliore amico di appropriarsi dell'arma del delitto: due casse nuove di zecca di Caccabombe. C'è una legge nel codice dei Malandrini che lo vieta, o roba del genere, in realtà sono abbastanza sicuro che Sirius se lo sia inventato, perché non esiste un codice dei Malandrini, almeno non concretamente. Ci sono semplicemente cose che ognuno di noi sa, e mai proibire a Padfoot l'arma del delitto è una di quelle. Facile.
Sirius, scrolla le spalle. «Quale schiena?»
Sogghigno, notando sparire rapidamente l'espressione trionfante dal viso di Evans. Infilo le mani nelle tasche, ma non prima di averne passata più volte una tra i capelli, per renderli ancora più scompigliati e irresistibili. «Sei arrivata tardi, collega.» Lei sbuffa, i pugni stretti lungo i fianchi. «Ho tutto sotto controllo. Wood non ucciderà nessuno, per il momento»
«E cosa avresti fatto, esattamente?»
Passo la lingua sulla labbra, compiaciuto, piantando gli occhi nei suoi che si trovano una ventina di centimetri più in basso dei mei. «Gli ho tolto dieci punti, ovvio»
Evans è esageratamente esasperata, ed è ridicolo che si permetta di stringersi le spalle con fare da superiore. Perché nessuno con la divisa già indossata, nonostante non sia neanche un'ora che siamo in viaggio, dovrebbe azzardarsi ad atteggiarsi da regina del mondo. Neanche se l'atteggiamento in questione le dona particolarmente. «La clessidra è a zero, Potter»
«Ah» dico, e a rendere il tutto molto più imbarazzante è Peter, che nasconde la bocca dietro una mano, come se non fosse evidente dagli spasmi del suo petto che si stia strozzando con le risate. «Wood però non lo sapeva, è questo che conta. Era voluto, Evans, una semplice tattica di gioco»
Adesso anche Sirius sta sghignazzando, con l'unica differenza che lui non fa niente per nasconderlo. E io trovo tremendamente ignobile che Remus non mi abbia spiegato come funzionano questi dannati punti. Così mi appunto mentalmente di fargliela pagare in qualche modo, prima di tornare a concentrarmi sul viso lentigginoso a pochi passi dal mio.
«Lasciamo perdere, ci penserò io più tardi, dopo aver mostrato a Silente quanto sei inadeguato come Caposcuola»
«Ahia Prongs, la Carota vuole convocare le autorità»
Evans scatta verso Sirius. «La Carota può metterti in punizione per il resto dell'anno, Black. Sono sicurissima che ti diletteresti un mondo a pulire i gabinetti di tutta Hogwarts» replica, e Remus decide di intervenire prima che la situazione degeneri.
«Ignoralo Lily» esclama Remus pacato, come se fosse possibile ignorare Sirius, specialmente quanto questo ha voglia di litigare. «Oggi è particolarmente propenso a prendersi un pugno in faccia. Pronta per la riunione?»
Sirius non è compiaciuto, emette un verso indignato cercando i mei occhi per condividere il suo sdegno. Lo assecondo, perché Remus non sa chiaramente cosa dice, anche se il suo tono ragionevole fa sembrare il contrario.
«Andiamo Potter» mi ordina Evans.
«Ovunque, purché sia con te»
«Merlino dammi la forza»
Il vagone dei Prefetti e dei Caposcuola non è mai stato un luogo rientrante nella mia lista dei posti da visitare. Insomma, l'ho sempre ritenuto un ambiente noioso abilito alla venerazione delle regole scolastiche, in cui giovani uomini e donne con le cravatte perfettamente allacciate, guardarsi la divisa di Remus, si dilettano in irritanti discorsi maturi e sensati, sinonimo di per niente divertenti. Mai mi sarei aspettato che la spocchiosa Penelope Hiliard, Prefetto di Corvonero, fosse così trasgressiva: i suoi piedi infilati in mocassini lucidati sono poggiati sulla panca, impedendo al suo corrispondente maschio di sedersi.
Credo che sarà una riunione tremendamente emozionante.
«Puoi smettere di sbadigliare per almeno un secondo?» sibila Remus nel mio orecchio, con un tono pacato a cui dietro è celata un'implicita minaccia. Non lo trovo un comportamento molto amichevole.
«Sono il tuo superiore adesso Moony» ci tengo a precisare, gli angoli della labbra curvati verso l'alto. «Non puoi dirmi cosa fare, rappresento la massima autorità»
«Chiudi il becco Potter» sbotta Evans, che fino a prova contraria non era parte integrante della nostra conversazione, ma che a quanto pare non riesce a fare a meno di autocoinvolgersi in tutto ciò che mi riguarda. «E presta attenzione, non ho intenzione di ripetere ciò che sto dicendo un'altra volta»
Premo le labbra con forza, infastidito, perché non è umanamente possibile che sia gentile e sorridente con chiunque al di fuori di me, e un'acida bisbetica solo con il sottoscritto. «Rilassati Evans, hai sempre tutta la mia attenzione, lo sai» strizzo un occhio ammiccante, ghignando, anche se in realtà odio che mi tratti come un idiota.
Non lo trovo più divertente come durante gli anni passati, adesso fa male, perché ho la piena consapevolezza che lei mi vedrà sempre come un ragazzino, un immaturo.
"Tu e lui siete uguali"
E non importa quanto io possa impegnarmi, dimostrarle che sono cresciuto e che non ho più quindici anni, Evans non prova nemmeno a guardare oltre, conosce una piccola parte di me, e le basta.
«Allora-»
«Non siamo ancora tutti, Lily» esclama una voce femminile alla sinistra di Remus, che riconosco essere quella di Mary McDonald, anche nota per i suoi cori d'incitamento durante le partite di Quidditch.
Evans sbuffa, l'irritazione evidente nelle iridi verdi e le mani serrate sui fogli scribacchiati. Immagino che un Prefetto ritardatario non sia la causa principale del suo fastidio, anzi, sono abbastanza convinto che sia per colpa mia.
La storia del Caposcuola non le va giù, il motivo della mia esistenza non le va giù, e sull'ultima posso anche passarci sopra, andiamo, nessuno sa realmente perché si trova al mondo. Ma non riesco a credere che non mi reputi adatto ad avere tra le dita quasi tutto il sommo potere di Hogwarts. Lei non lo sa, ma ho già una certa esperienza a riguardo.
Chi, se non uno di noi Malandrini, avrebbe potuto sostituire Remus durante la luna piena?
«Sono sicura che Richards possa riferire gli avvisi al suo collega» replica, fissando con una certa intensità una Serpeverde simile ad un insetto stecco. Cecily, è il suo nome, lo so perché Sirius aveva il compito di distrarla e rabbonirla durante le ronde notturne, in modo che non ci togliesse una cinquantina di punti ogni volta che ci trovava fuori dal dormitorio oltre il coprifuoco, e poi perché il mio migliore amico non è mai stato bravo a ricordare i nomi, quello è un compito che spetta a me.
Poi, prima che possa aggiungere altro, la porta dello scompartimento si spalanca e non appena incrocio gli occhi familiari del ragazzo sulla soglia, mi si gela il sangue nelle vene.
***
Leggo il libro prestatomi da Remus nella speranza che se fossi riuscito a distrarmi, non avrei assecondato il volere di Sirius durante il viaggio. Ma, nonostante io stia sforzando ogni singolo neurone presente nel mio cervello, le parole continuano a scivolarmi davanti agli occhi senza assumere alcun significato, perciò non mi sento affatto realizzato quando, arrivato a pagina trenta, mi rendo conto non aver capito niente.
Le iridi grigie del mio amico mi distraggono non poco. Mi guarda distratto, mollemente sdraiato sul sedile, con la giacca di pelle a fasciargli le braccia nonostante faccia abbastanza caldo e una sigaretta accesa tra le labbra.
Cerco di non fare caso all'odore pungente di fumo che ha avvolto lo scompartimento, e sospiro mentalmente, perché so per certo che se Remus fosse stato qui non avrebbe approvato. Giro pagina con in testa un'unica consapevolezza: Sirius è annoiato, e ciò non va affatto bene.
«Peter» è il mio nome, e il tono con cui lo pronuncia mi fa capire che se continuo ad ignorarlo mi accadrà qualcosa di terribile, quindi accantono il libro e mi preparo al peggio. «Non credi anche tu che questo treno sia troppo silenzioso?»
***
C'è qualcosa di dannatamente sbagliato negli occhi chiari che soppesano con distaccata sufficienza il vagone dei Prefetti. Sono freddi, lontani, però li conosco: ne vedo un paio simile ogni singolo giorno, solo che questi non riesco a leggerli, a guardarci dentro. Il motivo è palese, a dir poco evidente oserei dire, il ragazzo sulla soglia non è il mio migliore amico.
Lo guardo, ed è come se tutto in lui gridasse Black a pieni polmoni. Lo guardo, e rivedo Sirius nella postura altezzosa, nella camminata cadenzata, nella curva fiera delle labbra, nella forma del naso aristocratico, nella pelle bianca, e nei capelli neri bensì quelli di Regulus siano corti, appena un po' ondulati sulla fronte. Lo guardo, e vorrei prenderlo a pugni.
La porta si richiude lentamente alle sue spalle. Riesco a scorgere le figure di Avery e Piton, in corridoio, chinati a parlottare sopra lo stupido libro di pozioni. Respiro forte.
La mano di Remus si posa, arpiona, a dir la verità, la mia spalla. Lo fa con nonchalance, come se volesse convincere chiunque stia guardando che si tratti di un semplice gesto d'affetto, e non di un codice criptato che mi intima a non fare niente di stupido.
Evans riparte con la sua scaletta dettagliata riguardo argomenti noiosissimi, le labbra un po' arricciate e delle ciocche rosse ad oscurargli il viso. Ma non le presto attenzione, perché una spilla da Caposcuola sulla maglietta non cambierà mai ciò che durante gli anni ho imparato a perfezionare: un'impeccabile estraneazione da qualsiasi cosa il mio cervello non reputi indispensabile, come le lezioni di Ruff o Peter di prima mattina, quando farfuglia assurdità che non hanno capo né coda.
Ribollo di profonda irritazione in silenzio, con il viso disteso in un espressione serena, in modo che nessuno capisca ciò che mi passa realmente per la testa.
Regulus è composto, ogni suo gesto appare perfettamente controllato e adattato alle circostanze. Farlo esplodere, intravedere la rabbia divampare sul suo viso è pressoché impossibile. A volte però succede, e non è inusuale che sia Sirius l'unico in grado di abbattere la parete di calma glaciale che lo avvolge.
Fisso il mio migliore amico, pericolosamente vicino alla copia leggermente più bassa e dai lineamenti tondeggianti, ancora da bambino, di se stesso. Rimango in allerta, pronto a scattare in ogni momento, la mano nascosta nella tasca del mantello ben serrata attorno alla bacchetta.
«Durante le vacanze siete andati a far visita a Voldemort, o lui è venuto direttamente da voi?» la voce dura, apparentemente distaccata di Sirius, nasconde in realtà lo struggente bisogno di sapere.
Grigio nel grigio: uno scambio di sguardi che nasconde migliaia di parole non dette, le percepisco nell'aria affilate come coltelli. Regulus sussulta appena, il nome che nessuno osa pronunciare ancora vibrante per il corridoio isolato. «Ciò che succede nella mia vita non ti riguarda, hai smesso di farne parte quando te ne sei andato»
«Punti di vista, Regulus, per come la vedo io sei tu che sei troppo codardo ed hai preferito rimanere all'inferno anziché seguirmi»
È quasi impercettibile il lampo che attraversa il viso pallido del più piccolo. Ingoia a vuoto.
«Ma ora dimmi, li porta i vestiti? Dicono che se ne vada in giro nudo avvolto dalle tenebre. Immagino che tu lo sappia»
Regulus stringe i pugni. «Ma ti senti quando parli? È tutto uno scherzo per te?»
«Fammi vedere il braccio»
Odio Regulus perché ci sta mettendo troppo ad aprire gli occhi e a capire che tutto quello in cui crede è sbagliato. Forse non lo farà mai. E non ha importanza se il suo avambraccio sinistro è ancora immacolato, presto o tardi smetterà di esserlo, e io dovrò essere pronto, perché Sirius crollerà, e questa volta mi ci vorranno più di qualche battuta squallida e Serpeverde feriti per aiutarlo a rialzarsi.
***
James crede che la sua faccia rilassata sia in grado di non destare sospetti, ed è ridicolo, perché il fatto che stia in silenzio lo rende piuttosto terrificante. E la pensa così anche Lily, intenta a lanciargli occhiate inquisitorie di sfuggita, temendo probabilmente che da un momento all'altro possa esplodere o peggio, possa far esplodere qualcosa in faccia a qualcuno. Avrei paura per la mia incolumità anche io, se solo non lo conoscessi.
***
Comprendo che è il momento di spiegare le ali e prendere il volo quando Alice, la mia dolce metà, e la sua amica Amelia Bones di Corvonero iniziano a scambiarsi consigli ena dibattere su argomenti che un ragazzo non vorrebbe mai e poi mai ascoltare. Così, borbottando con sicurezza parole prive di logica, sgattaiolo via prima che Alice si renda conto di non star stringendo la mia mano, bensì una sciarpa appallottolata.
Effettivamente Remus mi aveva gentilmente chiesto di passare a dare un'occhiata nel loro scompartimento, giusto per avvisarlo in caso Sirius e Peter decidessero di distruggere il treno o nella peggiore delle ipotesi, saccheggiare il carrello dei dolci.
"Non ti coinvolgeranno in nessun piano malvagio Frank, non preoccuparti. Sono sicuro che se ne staranno tranquilli. Tu però vai a controllare comunque." Mi ha rassicurato, e non riesco a credere di essere stato così idiota da credere che tranquilli, potesse significare effettivamente tranquilli e non intenti a maneggiare casse di pericolose Caccabombe.
Sirius è in piedi al centro dello scompartimento, una confezione di Tutti i Gusti +1 volteggia accanto alla sua testa. Sposto lentamente lo sguardo su Peter, e la disperazione che trovo nei suoi occhietti azzurri deve essere la stessa che aleggia anche nei mei.
«Ehi Frank!»
«Ciao ragazzi» esclamo sicuro, perché se Remus ha riposto la sua fiducia da Prefetto in me, deve essere perché crede nelle mie capacità persuasive. Perciò devo elaborare un piano alla svelta. Mi schiarisco la voce. «Che ne dite di giocare a scacchi?»
Corro più veloce che posso, con la consapevolezza che se il mio Capitano mi vedesse annaspare in questo modo probabilmente attenterebbe alla mia vita e poi mi rimpiazzerebbe con uno di quei ragazzini del quarto anno, secchi ed atletici, che provano a farmi fuori ogni volta che possono.
Chiaramente le abilità persuasive di Sirius sono migliori delle mie, e Remus mi ammazzerà con uno di quei libri da duemila pagine che si porta sempre nella tracolla.
Sarei dovuto rimanere con Alice.
***
Non voglio che Sirius bombardi i Serpeverde con la cacca, insomma, lo voglio, solo non senza un piano decente che non comprenda il "lancia e fuggi" perché in primo luogo ho una pessima mira e rischierei di abbattermi da solo, e poi perché ho le gambe troppo corte e non so correre veloce. Ma ho come l'impressione che il mio pensiero non interessi molto a Padfoot.
«Le devi rimpicciolire, Pete, così puoi metterle in tasca» suggerisce, colpendo con la bacchetta una Caccabomba.
Lo imito, nonostante il mio buonsenso mi stia gridando di non farlo. Al tempo stesso però il mio istinto di autoconservazione mi sta suggerendo di farlo, perché ormai ho una certa esperienza, e so per certo che dire di no a Sirius, a meno che tu non sia James Potter, porta solo danni, vendetta, tanto dolore e un lungo soggiorno in infermeria.
«Stavo pensando» inizio con cautela. «Adoro seppellire negli escrementi i Serpeverde, davvero, è il posto che si meritano e tutto, ma se lanciamo la cacca nel loro vagone, poi la puzza si propagherà e il viaggio è ancora lungo, non voglio morire soffocato.»
Sirius solleva gli occhi, per una manciata di secondi mi sento tremendamente in colpa perché ho notato un importante dettaglio prima di lui, infatti sembra quasi che voglia darmi un pugno. «Giusto Wormtail, ottima osservazione.» si riprende in fretta «Facciamo prima saltare il tetto nei loro scompartimenti, avremo abbastanza aria così»
Grandioso.
***
La riunione è appena finita, e io sono profondamente rilassato e fiero del fatto che tutti i mei amici abbiamo mantenuto una parvenza di autocontrollo per questi trenta minuti. È quasi un sogno, in realtà.
«Evans!» James ha smesso di rimuginare, e la sua voce squillante che riempie il corridoio ne è la prova. Lancio un veloce sguardo di scuse a Lily perché quando si tratta di un Malandrino è sempre meglio prevenire, e mi allontano con calma. «Allora, quali sono i nostri piani per questa notte?»
«Noi non abbiamo piani, Potter. Io ho i miei personali impegni che non includono te»
«Ma ora siamo una squadra! Lavoriamo insieme»
«Esatto, ma restando separati. Diciamo, approssimatamente, a quindici metri di distanza l'uno dall'altro»
James sta per dire qualcosa di molto stupido e inappropriato che romperà la serenità del momento, quando scorgo la figura di Frank correre a velocità massima verso di noi.
È stato bello finché è durato.
E come succede ogni mattina, a volte anche nel bel mezzo della notte, ci si deve svegliare, e i sogni si dissolvono nel nulla. In caso contrario, probabilmente si è passati a miglior vita.
***
«Black, stai davvero per fare quello che io credo che tu stia per fare? Perché se è così, e io so che è così, farò in modo che tutti i tuoi preziosi capelli prendano fuoco»
Continuo a camminare; Peter mi trotterella dietro affaticato e per un attimo, solo un attimo, sono tentato di voltarmi e spingerlo con tutte le mie forze contro Alice Prewett, poi però mi rendo conto che farlo sarebbe davvero inadeguato, poiché la massa corporea di Wormtail non è indifferente e probabilmente se cadesse di peso su un essere umano, sprofonderebbero entrambi al centro della terra. E sono abbastanza sicuro che James non mi perdonerebbe mai se mandassi in depressione il suo portiere uccidendogli la fidanzata, per di più prima delle selezioni di inizio anno.
«Non ci provare nemmeno» esclama, e io mi chiedo perché, prima di tutto, stia accusando il sottoscritto di qualcosa, visto che fino a prova contraria sto solamente camminando e le Caccambombe sono ben nascoste nelle tasche di Peter. Ma ormai è chiaro che la mia fama da Malandrino mi precede.
«Prewett, non intralciare la giustizia»
«Sirius Orion Black» Alice mi ha appena chiamato con il mio nome completo, e lo ha fatto con talmente tanta autorità che non posso ignorarla. Ha detto Orion, Orion, dannazione! Mi blocco spiazzato, perché nessuno lo pronuncia mai oltre alla befana con la quale ho vissuto per quindici anni, e James quando è particolarmente propenso a prendermi in giro. Ora ha tutta la mia attenzione, e lo sa. «Riporta immediatamente le tue modeste chiappe nello scompartimento. Non posso permetterti di distruggere parte del treno, anche se ammetto che sarebbe divertente, perché se ti scopriranno - e fidati, ti scopriranno, farai finire in punizione non solo la tua irresponsabile persona, ma anche Potter che in qualche modo cercherà di coprirti, e a quel punto il Capitano perderà un numero di allenamenti sufficiente da sequestrare Frank per il resto dell'anno. E adesso ascoltami bene, se mai dovesse ricapitare una cosa simile, Black io ti cercherò e poi ti darò in pasto alla Piovra Gigante»
«Mi hai perso a "modeste chiappe" »
«Sirius?» Peter tentenna, le gambe grassocce in preda ad uno spasmo. «La Prewett ha la faccia tutta rossa, forse dovremmo scappare»
***
Il mio portiere si è appena portato le mani sulle ginocchia, piegato in due in una posizione affatto dignitosa, con un fiatone esageratamente inappropriato e continua a pronunciare parole che prese separatamente non hanno alcun senso, come: Caccabombe, Sirius e Serpeverde, ma che associate l'una alle altre stanno a significare che Padfoot ha intenzione di sterminare la razza verde argento, con grande stile e tanta merda, senza di me.
Frank emette un rantolo sommesso non appena vede Remus avvicinarglisi con fare pacato ma minaccioso.
E io corro atleticamente, con Evans che, per la prima volta in sette anni, mi segue di sua spontanea volontà senza che ci sia una mandria di Pixie incavolate al nostro seguito. Cosa che, giuro, è successa solo una volta e non per colpa mia.
Quando apro la porta dello scompartimento con il cuore che palpita all'impazzata, Evans accanto e i capelli che hanno raggiunto il picco massimo del loro splendore, la scena che mi si para davanti è a dir poco agghiacciante.
«Black stai per morire!» sbotta Alice con una scintilla inquietante nello sguardo.
«Non se io ti faccio esplodere prima!» ringhia Sirius, stringendo i pugni.
«Ho un po' paura» ammette Peter, sepolto sotto una montagna di dolci.
«Ragazzi, dovreste prendere gli scacchi meno seriamente» suggerisce Evans, e io sono d'accordo con lei.
«Pronta a perdere?» esclamo ghignando, consapevole delle mie brillanti abilità negli scacchi magici, acquisite nel corso degli anni venendo ripetutamente sconfitto da Sirius. Il quale, alla mia sinistra, sogghigna ilare senza prendere minimamente in considerazione il fatto che, essendo il mio migliore amico, il suo unico compito al mondo è quello di supportarmi, e non ridere di me. Ma lo accetto, perché dopo tutto questo è il suo modo perverso di fare le cose.
Evans resta impassibile al contrario della sua pedina che si muove sotto suo ordine, e distrugge una delle mie, lasciandomi spiazzato. «Si Potter, dicevi?»
Alzo gli occhi al cielo, il viso contratto in una smorfia, ma infondo non mi importa davvero se mi sta stracciando, lei è qui, nel mio scompartimento, al mio fianco, e sta ridendo. Queste sono le uniche cose che contano.
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