Capitolo 19
31 ottobre, Halloween
Cammino baldanzoso verso la bacheca dei Grifondoro, appesa alla parete della nostra sala comune, con un rotolo di pergamena stretto nella mano destra. I pantaloni del pigiama a quadretti che indosso non mi conferiscono, di certo, l'aria solenne che speravo di sfoggiare questa mattina per adempiere al mio rischioso ma coraggioso compito. Così come i calzini spaiati che ho infilato ai piedi prima di scendere dal letto. I mei capelli, però, sono talmente arruffati che sembrano aver raggiunto il picco massimo del loro splendore, e mi basta questo per sentirmi uno schianto. La pensano allo stesso modo anche le ragazze che arrossiscono alla vista del mio viso assonnato ma angelico.
Ho ancora gli occhi un po' impastati dal sonno, ma sono sicuro che stiano litigando per me e non per quell'idiota a petto nudo del mio migliore amico.
Gli studenti appollaiati sulle poltrone e sui divani, persino quei secchioni che studiano di sabato mattina facendomi dubitare del loro reale appartenere a questa casata, allungano il collo curiosi, perché oggi è quel giorno dell'anno e tutti sanno che cosa accadrà dopo cena.
Ho alle calcagna non solo un corteo di pupille che mi osservano con profonda ammirazione, ma anche i mei Malandrini, Ivy Wilson, la mia cacciatrice in vestaglia azzurra, Alice e Frank, che per qualche inspiegabile motivo è rotolato giù dalle scale nell'esatto istante in cui il mio piede si è poggiato sull'ultimo gradino, schiantandomisi addosso.
Remus mi fissa con le sopracciglia inarcate. Glielo leggo perfettamente in faccia che da me si aspetta un comportamento maturo. Vorrebbe che io afferrassi una piuma e cancellassi senza esitazione la firma che ho appena apposto sulla pergamena, o che dessi fuoco direttamente a tutta la pergamena. Gonfia il petto per mettere in mostra la sua spilla che sembra brillare molto più della mia, e tutto ciò non mi sta bene, perché qui il supremo Caposcuola sono io.
Il problema è che anche Sirius mi fissa con le sopracciglia inarcate, aspettandosi da me l'esatto contrario, la bacchetta ancora puntata contro il petto di Remus per impedirgli di affatturarmi. La goccia che poi fa traboccare il vaso è Ivy, che incrocia le braccia al petto con fare autoritario in attesa. Frank invece continua a guardare Alice con la bocca spalancata - suppongo perché lei stia fissando gli addominali di Sirius - ma questa è un'altra storia.
Sollevo le braccia, ignorandoli, perché fare di testa mia è qualcosa che mi riesce incredibilmente bene e appendo la pergamena alla bacheca.
La scrittura quasi illeggibile di Sirius recita così:
Festino illegale nella torre.
Ammessi solo Grifondoro dal quarto anno in poi e Tassorosso solo se disarmati e ubriachi. Passaparola.
Niente vinili di musica disco (si Frank, sto parlando con te)
I Malandrini.
«Finiremo nei guai» sbuffa Remus, la fronte aggrottata in un cipiglio esasperato.
«Moony lo dici ogni anno» gli faccio notare.
«Perché ogni anno finiamo nei guai»
La Mcgranitt ci osserva con gli occhi talmente furiosi e assottigliati che dubito riesca davvero a vedere qualcosa - ma è probabile che sia io, complici gli occhiali storti sulla faccia e il firewhisky bevuto, che non riesco a vedere un bel niente, non lo escludo.
Singhiozzo, dalla mia bocca escono delle bollicine colorate di dubbia provenienza, non adatte in nessun modo alla situazione così come la bandana gialla a fiori sulla testa di Sirius. A quanto pare non importa se la Mcgranitt sta indossando una cuffietta da notte con lo stesso motivo floreale che spicca tra i capelli del mio migliore amico, perché anche se sono fratelli di bandana uniti, di conseguenza, da un vincolo indissolubile, lei vorrebbe comunque incenerirci.
Remus mi tira un calcio su uno stinco senza motivo, immagino che stia approfittando del momento per vendicarsi. So perfettamente che non me lo merito, perché ho solo mangiato la sua tavoletta di cioccolata posizionata al terzo posto nella sua scala di gradimento, ma siccome sono una brava persona incasso il colpo in silenzio. Il sonoro lamento che emetto, dunque, non è affatto collegato al suo calcio.
«Spero per voi che abbiate una giustificazione plausibile per tutto questo» ringhia la Vicepreside, con la vestaglia a quadri che non fa altro che renderla ancora più terrificante.
«Ma certo professoressa» esclamo, la mano che corre ad arruffare i capelli.
Sirius annuisce. «Ne abbiamo quattro, scelga un numero»
«Volevano dire che siamo profondamente dispiaciuti»
Ivy vorrebbe saltarmi alla gola, glielo leggo dallo sguardo assatanato negli occhi. Lo so che non dovrei avere paura di una microscopica ragazzina di tredici anni, soprattutto se la ragazzina in questione indossa un pigiamone rosa confetto con le maniche piumate, ma è più forte di me. Rabbrividisco alla sola idea di vietarle di venire alla festa, perché temo che possa ricorrermi con la sua mazza per tutto il castello e massacrarmi di botte. Non a caso è una dei migliori giocatori. Tira delle mazzate micidiali.
«Ivy» esclamo sicuro di me, perché d'altronde sono il Capitano e non posso mostrarmi indifeso davanti ad una mia subordinata. «Tu puoi partecipare anche se sei piccola. Fai parte della squadra»
«Grazie, James!» mi colpisce sul braccio per dimostrarmi tutto il suo affetto e la sua immensa gratitudine. «Posso portare la mia amica Cristina?»
«No»
«Ma lei spaccia Caccabombe, posso fartene avere quante ne vuoi»
«E Cristina sia»
Adesso quello con lo sguardo assatanato negli occhi è Remus, ma di lui non c'è da preoccuparsi. Non mi sfiorerebbe neanche con un dito dopo che ieri ha superato il suo limite di violenza settimanale, conficcando, per sbaglio, la sua forchetta nella mano di Sirius.
Alice arriccia il naso, impiegando una manciata di secondi per decifrare il messaggio che ho appena appeso alla bacheca. «Non sarebbe meglio se i Tassorosso oltre ad essere ubriachi portassero anche da bere e da mangiare? Faticheremo di meno nell'organizzazione, così»
Guardo con ammirazione la fidanzata del mio portiere. Vorrei tirarle una pacca su una spalla per congratularmi con il suo bel cervello, ma non sono sicuro che apprezzerebbe il gesto e perciò vorrei evitare di ritrovarmi le sue dita stampate in faccia. «Ottima idea, Prewett. Hai mai pensato di candidarti come quinto Malandrino?»
«Che sta succedendo qui?» sbotta una voce divina alle mie spalle. «Alice, che ci fai in mezzo a questi delinquenti?»
«Oh niente, passavo di qui per caso»
***
La mia migliore amica è chiaramente una bugiarda. Una bugiarda con i capelli legati in due terribili trecce incasinate che sembrano spighe di grano, per giunta. Ma decido che fare finta che non stesse complottando con i Malandrini, al momento, è la scelta migliore. Dopo tutto se Mary è quella sana di mente e io sono il genio intelligente, deve esserci per forza nel nostro trio una schizzata rissosa in grado di bilanciare lo yin e lo yang del gruppo.
«Lily, eccoti finalmente, aspettavamo con impazienza l'arrivo dei tuoi toni soavi!»
Non mi spiego come mai Potter diventi un esaltato ogni volta che dalla mia bocca escono minacce di morte o insulti rivolti alla sua persona, forse è talmente concentrato a sorridere raggiante, che comprendere ciò che dico diventa troppo difficile.
Lancio un'occhiata alla bacheca, anche se so già cosa aspettarmi. «Un festino, davvero? Sono Caposcuola, sapete che non posso permettervelo»
Potter è pronto a dire qualcosa di stupido per convincermi delle sue buone intenzioni, ma io sono perfettamente a conoscenza dell'autorità che possiedo, perciò lo interrompo con un gesto della mano. «Non voglio sentire obiezioni. Cosa vi salta in mente? Invitate anche i Corvonero, deve essere la festa più grande e gloriosa dell'anno»
***
«È chiaramente l'unica e sola futura signora Potter» esclamo sognante, mentre la guardo allontanarsi, trascinandosi dietro sia Alice che Frank. I capelli rossi le ricadono sulla schiena come una cascata fiammeggiante; le punte le sfiorano la base della schiena dove cade inevitabilmente il mio sguardo.
Remus mi tira una gomitata micidiale. «Non è fissandole il sedere che la conquisterai»
«Come se avesse una possibilità» mi sbeffeggia Sirius, ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni del pigiama.
«Io credo in te, James!» squittisce invece Peter che, dal mondo in cui le sue palpebre si abbassano pesantemente, non sono sicuro abbia afferrato il soggetto o il contesto della conversazione. Credo che non abbia neanche ancora realizzato di non essere più a letto.
«Devo andare a parlarle, oggi sembra essere di buon umore» mi sistemo con un gesto solenne la vecchia maglietta bucata che uso per dormire. «Pad, senti se il mio alito puzza»
«Odora di sapone, ma che diamine hai mangiato?»
«Prongs» Remus mi afferra una spalla e mi osserva con aria solenne. «Sii gentile, mi raccomando. Se vuoi farle un complimento non tirare assolutamente in mezzo Frank e non paragonarla alla tua scopa. Sono stato chiaro?»
Come se ci fosse bisogno di ricordarmelo, non sono mica stupido.
«Prova solo... ad essere meno James Potter» conclude.
«Ma io sono James Potter»
«James Fleamont Potter» ci tiene a sottolineare Sirius.
«Hai capito cosa intendo» sbotta Remus, e io vorrei dirgli che no, non ho affatto capito cosa intende, perché è impossibile che un essere umano smetta di essere se stesso, però le sue sopracciglia aggrottate mi fanno intuire che non è decisamente il caso di fare obiezioni, così annuisco deciso.
Tutto chiaro. È una semplice operazione matematica: meno James Potter, più Sirius Black.
«Ehi bambola»
***
«Dovremo fare qualcosa?» mi domanda Remus disperato, mentre assistiamo alla scena esilarante del mio migliore amico che sta per essere preso a pugni.
«Qualcosa oltre ridere?» soppeso l'idea di andare in suo soccorso. «Nah»
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