Capitolo 16
«Che facciamo?» chiede Peter in un sussurro, sporgendo la faccia arrossata in avanti, verso il gradino su cui sono seduto. Lo guardo in tralice; la mascella contratta dalla frustrazione, la sigaretta consumata tra il pollice e l'indice e la gamba destra che si muove frenetica.
Che facciamo? La sua voce mi rimbomba nella testa. E io lo so che la sua domanda e i suoi occhi interrogativi puntati su di me sono più che leciti, perché James è il mio migliore amico e adesso sta fissando la porta chiusa della nostra camera come se sperasse di vederci attraverso. Cosa cazzo facciamo? Il verbo è al plurale, ma è ovvio che sia lui che Remus si aspettano che io faccia qualcosa.
Mary e Alice sono chiuse lì dentro insieme a Lily da almeno mezz'ora. Ogni minuto che passa la faccia di James diventa sempre più simile a quella del Cornuto che è.
«Sto per piangere» annuncia Frank, prima di tirare fuori dal suo cestino da picnic un fazzoletto rosso a quadri. «Non giudicatemi»
Remus gli assesta una pacca di conforto, con la stessa espressione di chi ti sta giudicando per aver pensato che uno come lui possa giudicarti in un momento simile.
Benissimo. Se vogliono che sia io a prendere in mano la situazione, così sia. «Peter» dico, cercando di sfoggiare il tono più rassicurante del mio repertorio, ma non è da me, perciò tutto ciò che ottengo è basso ringhio. «Vai in Sala Grande, almeno uno di noi deve ascoltare cosa ha da dire Silente riguardo...» il marchio apparso in cielo, i genitori di Lily uccisi, i nomi di Regulus, Piton e Avery che non compaiono sulla mappa del Malandrino. «... quello che è successo» taglio corto.
«D'accordo, vado» Wormtail annuisce deciso, prima di scendere la rampa di scale e sparire dalla nostra vista.
Mi alzo in piedi con uno scatto, i capelli neri che mi ricadono sul viso e la giacca di pelle che si tende sulle spalle quando faccio per spolverarmi i jeans dallo sporco dei gradini. Mi avvicino a James, che fa di tutto per evitare di incrociare il mio sguardo e si ostina ad ostentare una maschera di finto distacco per nascondere la sua preoccupazione.
Poggio la schiena alla parete, le nostre braccia si sfiorano. «So che non vuoi sentirti dire stronzate in questo momento, perciò ti risparmierò la mia battuta su i tuoi capelli e i furetti impagliati»
James sorride e il mio cuore è un po' più leggero.
«Pad» la sua voce è roca, stringe i pugni. «Fuori c'è la guerra, me ne rendo conto per davvero solo adesso. Non voglio restare a guardare»
«Non lo faremo, te lo prometto, contribuiremo al caos»
***
È apparso il marchio nero in cielo e sono morte delle persone, è vero, ma andrà tutto bene perché James, Sirius e Remus sono tranquilli e fino a quando loro penseranno che non ci sia nulla da preoccuparsi, allora starò tranquillo anche io.
Cammino in corridoio titubante, nell'ombra, con la mano nella tasca ben serrata attorno alla bacchetta. La Sala Grande non è lontana e io devo assolutamente smetterla di tremare come una foglia, perché va tutto bene, Hogwarts è un luogo sicuro.
Respiro a fondo, il cuore in gola.
So che stanno fingendo, che in realtà sono nel panico anche loro, i mei migliori amici, ma a volte è più conveniente fare finta di niente.
«Ehi, palla di lardo!» non riesco a vedere chi ha parlato, ma so che si tratta di Avery. «Sectumsempra»
E ora nell'ombra non sono più solo. La mia testa sbatte contro la parete, sento il sapore del sangue sulla lingua, le mie palpebre sono pesanti come piombo, crollo a terra.
Sento una voce maschile che parla, mi sussurra di restare sveglio. Ho lo sguardo offuscato ma riesco ad intravedere un viso spigoloso proprio davanti al mio, ha gli stessi occhi di Sirius.
Sono stanco e il buio sembra così confortante.
«Come ti chiami?»
«Peter»
«Ciao Peter, io sono James Potter, futuro cercatore dei Chudley Cannons e lui è Sirius Black, non farti intimorire dalla sua espressione da cane rabbioso, ti assicuro che non morde. Lui invece si è divorato la mia cioccolata, ma non so chi sia»
***
I capelli rossi di Lily sono sparsi sul cuscino di Potter come un'aureola fiammeggiante attorno alla sua testa. Ha gli occhi arrossati, socchiusi e infastiditi dalla flebile luce grigiastra che penetra nella stanza attraverso la finestra accostata. Non mi osservo attorno, anche se guardare da vicino le foto incollate alle pareti, i vari fogli scribacchiati sul pavimento e sulla scrivania, persino quello strano mantello poggiato malamente su una sedia, mi aiuterebbero a distrarmi e forse a neutralizzare il groppo in gola che tenta di soffocarmi. Però sono qui per la mia migliore amica e devo essere forte per lei.
Ho un peso che mi comprime il petto, perché Lily è la sorella che non ho mai avuto e sento che qualcosa in lei si è rotto. Guarda il vuoto, devo stare attenta: è facile perdersi lì dentro, e non voglio che passi lo stesso inferno che ho dovuto affrontare io alla morte di mio padre.
Quando sei nel vuoto è buio anche se fuori c'è il sole. Vedi la luce, ma attorno a te hai solo tenebre, senti che ti risucchiano, ti trascinano in fondo. Sei intrappolato nella tua stessa testa, provi a scappare, ma non ci riesci perché in realtà non lo vuoi davvero: il buio ti è famigliare, lo conosci, fa parte di te. Sopravvivi, non stai vivendo, osservi il mondo che ti scorre davanti agli occhi come se fossi all'interno di una bolla. Tutto ti arriva attutito, distante, quasi non sembra reale, eppure lo è perché riesci a vederlo. Non provi nulla e quando soffri ti piace, quando piangi, quando sbatti i pugni al muro fino a perderne la sensibilità, perché senti, ed è in quel momento che realizzi di essere vivo.
Tiro su con il naso. Mary mi stringe una mano, ha i capelli biondi arruffati per via della corsa che ha fatto per arrivare qui.
La voce strascicata di Lily rompe il silenzio. «Fateli entrare, voglio parlare con loro»
«Con i Malandrini?» chiedo, mordendomi una guancia con forza per trattenere le lacrime.
«Si, siamo tutti dalla stessa parte»
***
«Buon compleanno, Peter!»
«Auguri rattaccio!»
«Remus, porta la torta. Wormtail deve spegnere sedici candeline»
«Non la trovo»
«Che vuol dire che non la trovi?!»
«È sparita, ma giuro che ieri sera era proprio qui!»
«Non importa, allora daremo fuoco a sedici tuoi libri e Peter spegnerà quelli»
Apro gli occhi di scatto perché qualcuno sta piangendo in modo davvero irritante e mi sta facendo scoppiare le testa.
Realizzo che mi trovo in pieno bagno delle ragazze solo quando la figura scolorita di Mirtilla Malcontenta mi sfreccia davanti. «Credevo fossi morto! Vai ad infestare un altro posto, questo è il mio bagno!»
Avverto dolore ovunque. Abbasso lo sguardo e noto con terrore la mia maglietta completamente zuppa di sangue all'altezza del petto. Quando però la sollevo in preda al panico per controllare la ferita, non trovo nulla se non un paio di sottili cicatrici perlacee.
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