Cap. 5: un test...?
Quella mattina era iniziata bene. In realtà, era appena l'aurora. Nessun randagio aveva mostrato il suo muso, ed era una bella giornata estiva, precisamente, il solstizio d'estate. Mi sedetti sotto il portico ad annusare l'odore dell'erba ed a lasciare che il sole mi scaldasse. Cantastorie cantava delle melodie dal suo ramo preferito, e stranamente, oggi il miasma di sangue era meno forte del solito. Il disgustoso odore di un camion di passaggio mi fece bruciare le narici e la testa. Già, Ancor quel ricordo. Ormai era passato un po' di tempo... Avevo visto i fiori sbocciare, il pesco dei vicini fiorire, per poi essere coperto di neve... Bhe... Ad occhi e croce... Quant'era passato... Un mese? No, almeno due anni. Mi alzai e camminai fino alla vaschetta degli uccelli che era in un angolo del giardino ed esaminai il mio riflesso nella poca acqua che era sopravvissuta all'afa. Decisamente, quella che avevo davanti, non era più una gattina. Era una gatta robusta, il cui pelo ricadeva sul corpo in ciocche unticce, e Ormai il ciuffo che ricopriva l'occhio, era arrivato più giù del mento. Mi girai per avere un ultima visione del camion. ... Ah, era un semplice camion di surgelati o qualcosa di simile... Ma presto anche il camion dei traslochi con i miei umani sarebbe tornato... Io lo sapevo! Sentii una lacrima scendermi la guancia e scossi la testa per scacciare il pensiero. Scesi la vaschetta e sentii le zampe farmi male. Gli artigli erano decisamente troppo lunghi e rovinati... Avrei fatto meglio a limarli. Così andai verso la roccia decorativa, che stava proprio sotto l'albero dove Cantastorie stava cantando.
-ehi, mi canti quella canzone che mo piace tanto? Anzi no, quella tua ballata!- Cantastorie cinguettó felice e prese a cantare. Sorrisi guardando verso di lui e presi ad affilare i miei artigli contro la roccia, procendo scintille rosse o blu.
*Tzwing, tzwing*
Cantastorie smise di cantare di colpo, e volò via. Chissà come mai...? In ogni caso continuai il mio lavoro. In realtà, poco lontano da lì, il suono di zampe felpate si sovrappose allo sfregare di artigli.
*Tzwing tzwing*
*Tap tap tap*
Allontanai le zampe dalla pietra per esaminare il mio lavoro: gli artigli erano perfettamente levigati. Sorrisi soddisfatta, ma a quel punto, chiunque fosse la fonte dell'altro suono, fece un errore: fece rompere un rametto.
*tap tap tap cric*
Mi girai di scatto per affrontare l'intruso, rizzai il pelo e gli soffiai contro:
-e tu chi saresti?!-
-calmati zuccherino, non voglio farti niente- a parlare era stata una voce acuta come un violino scordato; e apparteneva ad un gatto alto e smilzo, bianco pezzato di nero (effettivamente, sembrava un peluche tutto rattoppato). Ma quello che mi colpì di più, fu il suo collare: un collare rosso, con incastrati zanne e artigli a mo' di trofei o ciondoli. In quel momento capì: era un gatto del Deathclan.
-sapessi quante volte me lo hanno detto!- gli soffiai di nuovo, non lasciandomi intimidire.
-hm hm hm! Immagino... Ma dico davvero, non sono qui per la Felce's challenge, sono qui per altro-
-ossia? -
-sono qui per sottoporti ad un test-stranamente, mi incuriosì molto
-ed in cosa consisterebbe? -
-ovvio, no? -si posizionò per saltare -battermi in un duello!-
-bene! Fatti sotto!- gli soffiai contro, ma prima che potessi reagire, mi fu addosso, penetrando la pelle della schiena con i suoi artigli, miagolai di dolore. E poi, con le zampe posteriori, mi calció via, contro la roccia.
-tutto qua? - chiese lui beffardo. Io non reagì. Lui avanzò tranquillo, sguainando gli artigli e preparandosi a terminarmi. Aveva abbassato la guardia. Perfetto. appena sollevò la zampa per colpirmi, io gli tirai un pugno sulla gola e lui, preso alla sprovvista, non riuscì a schivarlo. Tremò e sputò della bile e si accasciò a terra per riprendersi. Mi rialzai ed iniziai a ripulirmi, togliendomi di dosso polvere e sangue.
-wow! È incredibile!- il gatto pezzato miagolo entusiasta, la voce leggermente gracchiante. Come poteva essersi ripreso così in fretta?! -una zampata... Anzi, no, un pugno alla gola! Mai visto qualcuno combattere così! Avevo ragione!-
-quindi.... Quel test... L'avrei superato?-
-oh, ma certo, quello! Direi proprio di si!-
Si passò la zampa sulla gola. -sei davvero incredibile, Felce-
-come conosci il mio nome? O aspetta... Questa è una domanda stupida-
-solo un po', dolcezza. Comunque... Tutti sentono parlare di una gatta nera, con strisce ed una macchia arancione, con una cicatrice su un occhio, mentre l'altro occhio è coperto, e non si sa nemmeno se c'è effettivamente... - zampettó verso di me e mi sollevò il ciuffo, mostrando l'occhio, e rivelando la seconda parte della cicatrice -come vedi so' molte cose di te, Felce, oppure.... Dovrei chiamarti Luna Storta? O, e poi... -
-va bene va bene ho capito! Sai tutto di me, complimenti!- dissi prendendomi il ciuffo e risistemandolo sull'occhio. Lui rise leggermente e saltò sulla staccionata:
-bene, ora, seguimi!- e saltò giù. Però, quando vide che non lo stavo seguendo, tornò indietro -ehm... Pronto? Cosa stai aspettando? Un invito formale?-
-ecco... Io... Io non posso-dissi sospirando e chinai la testa. Come potevo? I bambini sarebbero tornati da un giorno all'altro e... Ed io avevo promesso di aspettarli!
-non puoi...- fece lui pensieroso. Poi, come se mi avesse letto nella mente, mi disse: -aspetti ancora i bipedi, vero?-
-...si... - dissi, guardando il vuoto
-Ma ancora non hai capito?!- mi ringhió lui con tono aggressivo -se ne sono andati! Via! "torneremo presto, aspettaci!" ma non lo capisci che era solo una farsa? Solo per far tacere i bambini? A loro non gliene importa più niente di te! Che tu viva o muoia non fa loro differenza!-
-ti sbagli! Loro tornerann--! -
-loro torneranno? Davvero? Sono passati due anni, Felce. Due anni. Apri gli occhi-
Abbassai lo sguardo, e pensai ai bambini, ed il mio cuore si sciolse. Li amavo tanto, come se fossero stati i miei gattini... Poi mi ricordai del bipede adulto. Di come mi aveva trattata, di ciò che mi aveva detto, e di come ancora bruciasse la cicatrice. -allora? Che fai? - non ebbe tempo di rispondere che saltai sopra di lui, atterrando sulla strada. Lui si girò stupefatto
-allora? Andiamo?-
-se riesci a starmi dietro- ghignó in modo beffardo -vieni con me!- disse ed iniziò a correre veloce davanti a me. Io lo seguì. Ma non mi guardai indietro. Quel posto maledetto ni aveva già fatto perdere abbastanza tempo. Non avrebbe certo meritato che io provassi dolore a lasciarla. Così, noi correvamo, il vento nella pelliccia, e mai mi ero sentita più felice.
-ehi? Quindi... Tu sai già il mio nome, ma... Tu chi saresti?- gli chiesi ad un certo punto, mente mi guidava attraverso le strade della città, che avrei tanto voluto aver conosciuto prima.
-oh! Giusto! Che maleducato! Perdonami, non mo sono mai neanche presentato: mi chiamo Fang, vice del Deathclan- disse lui, visibilmente fiero del suo titolo. Notai che non era erede però, al contrario di Foolface... -senti, Felce, è ancora presto, e se facessimo un giro panoramico? -
-certo... Però, sappi, che se mi sfiori anche solo con una zampa... Inizieranno a chiamarti "signorina".-
-c-chiarissimo! Tranquilla, non ti faró niente! - rispose lui agitato. -andiamo?-
-andiamo-risposi. E così, mi portò a fare un giro della città....
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