Cap. 3: Il Germoglio della Morte

"Felce! Torneremo presto! Aspettaci! " la voce acuta dei bambini risuonava nella mia testa, producendo un'eco infinito ogni volta che chiudevo gli occhi. "Felce! Felce siamo tornati!! " sentii a quel punto. Le voci erano nitide e distinte, sentivo quasi il profumo dei due bambini... Aprì gli occhi di scatto, percorsi veloce tutto il giardino fino al cancelletto, dicendo nella lingua dei gatti:

-finalmente siete tornati! Non potete immaginare quanto tempo vi ho aspettato! Ma non importa! Giochiamo di nuovo con quel topolino di pezza che---! - arrivai davanti al cancelletto, e le voci che avevo appena sentito svanirono mentre anche la mia sonnolenza svaniva. Guardai in alto e non c'era nessun camion o macchina. Solo qualche foglia vagante che il vento accompagnava per le strade deserte. Un altro sogno. Un'altra volta. Di nuovo. Ci stavo facendo l'abitudine. Il sole splendente e l'odore del cloro delle piscine delle altre case insieme alle risate di persone che giocavano nell'acqua fresca mi dissero che era estate. Le cicale finivano e l'erba del giardino era almeno cinque o dieci volte più lunga del normale. Già... Doveva essere passato almeno un anno. Sospirai trattenendo una lacrima e ripetendomi "no. Loro arriveranno da un giorno all'altro. " poi, sentendo il battito di alcune ali leggere chiesi allegra:

-Cantastorie? Cantastorie sei lì? - un leggero cinguettio squillò dall'albero che stava nel giardino, ed un piccolo uccellino volò giù dai rami, fino a posarsi sulla mia zampa. In realtà, chiamarlo piccolo era un eufemismo: il volatile era grande quasi quanto me, era marroncino e pieno di piccole macchie scure su tutto il corpo e poi aveva uba strana cresta rossa. Non avevo idea di che uccello fosse, Ma era mio amico ed io lo chiamavo Cantastorie.

-ciao bello! - lo salutai accarezzandogli la cresta -oggi cosa mi racconti? -

Cantastorie fischió allegro ed iniziò a raccontare. Mi raccontava sempre una storia diversa, su ciò che accadeva fuori da quella recinzione. Mi diceva che la mia casa era in una grande città, e vicino alla città c'era un'enorme foresta. Nella foresta, diceva poi, vivevano cinque clan di gatti protetti da una divinità che risiedeva nella Luna: i clan si dividevano in Waterclan, clan dell'acqua, vivevano vicino al fiume che scorreva nella foresta, il Darkclan, clan dell'oscurità (anche se sembravano essere molto buoni, risiedevano nella zona più ombreggiata della foresta), il Fireclan, clan del fuoco, risiedeva in una zona che era stata bruciata da un incendio molto tempo prima, lo Stormclan, il clan della tempesta, vivevano in una zona sferzata continuamente dal vento, ed infine... Il Deathclan; il clan più terribile, il clan della morte, dove l'unico desiderio dei suoi membri era uccidere e vedere sgorgare il sangue delle loro vittime.

Oggi mi raccontava che nei clan c'erano un re (o una regina) , un vice ed un erede, e poi cacciatori, raccoglitori, medici, maestri e messaggeri. Lo ascoltai finché non arrivò la notte e non mi addormentai cullata dal dolce cinguettio di Cantastorie.

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-HIYA! - una voce acuta e fastidiosa mi svegliò quella mattina, non avevo mai sentito prima quella voce. Aprì gli occhi lentamente

-s-si? Chi sei? - chiesi ancora mezza addormentata. Presto la mia vista si schiarì e distinsi la sagoma di un gatto: era bianco, il pelo corto, aveva un ciuffo corto ma vaporoso che gli ricadeva sulla fronte ed una profonda cicatrice ricucita da poco sotto l'occhio destro, che arrivava alla guancia.

-io sono FoolFace, dalla terza strada. Vice ed erede dello Streetclan! Un clan minore... Anzi, il più forte dei clan minori! Ehi... Sei davvero carina, lo sai?- chiese lui. Quel gatto non mi piaceva.

-che vuoi da me? Vattene! - gli ordinai

-ma come sei cattiva! Guarda che invece... - con una mossa velocissima mi venne dietro, prendendo la collottola fra i denti per bloccarmi -... Sarà bellissimo- fece lui, stringendo sempre di più. No! Non potevo lasciarlo fare... Non potevo arrendermi... Senza combattere... NO! Eravamo sul pianerottolo vicino l'ingresso della casa, e mi liberai di quel parassita facendolo schiantare contro la dura porta di legno. Si rialzò, dolorante e scioccato. Pensavo di averlo battuto, intimorito, ma poi... Poi so mise a ridere:

-e-ehi! Ah ah... Sei davvero cattiva con me! - si passò una zampa sopra l'occhio, ed esaminandola notò che aveva del sangue su di essa, ed altro scendeva placidamente da un taglietto che si era aperto sulla fronte -ah ah! Mi hai anche fatto uscire sangue-mi guardò con uno sguardo pericoloso -e questo non è piaciuto. - la sua voce si congeló all'istante.

-c-cosa vuoi far---! - non riuscì a finire la frase che lui mi graffió sul fianco, ma creando un forte impatto che mi schiacciò a terra. Lo guardai con le lacrime agli occhi.

- ora. Stai ferma. - disse lui

-io n-non vogl---! -

-ZITTA!!! - mi intimò lui, graffiandomi la testa.

-e poi ora... Iniziò ad avvicinarsi -comando io- strinsi gli occhi, ed una lacrima scese sulle mie guance

-no... - sussurrai. E poi. Qualcosa dentro di me si fece spazio attraverso il posto più lontano della mia anima. Era un sentimento nuovo, mai provato... Mi alzai davanti a lui, quel nuovo sentimento che mi bruciava il sangue -no. - ripeti con fermezza e decisione. Quella strana sensazione parlava... Mi chiedeva qualcosa... Cercai di ascoltare meglio... Intanto, un'altra risata senza emozione uscì dalle labbra di quel parassita.

-tch uhuhuh-alzò di nuovo lo sguardo e sguainó gli artigli -non vuoi proprio capire--! - affondò gli artigli mirando a qualche punto morbido del mio corpo. Ma essi affondarono solo nella terra fresca -eh? - fece lui confuso, e poi raggeló. Avevo la sua testa fra le mie zampe. Ora sentivo bene cosa mi chiedeva quella voce. Ed era...

-no, sei TU che non hai ancora capito... Con chi stai parlando- sangue.
-MEEEAAAWWWWW!!! - un urlo lacerò la gola di Foolface. Avevo inserito uno dei miei artigli nella piccola fessura della ferita che il gatto aveva sotto l'occhio ed avevo tagliato via le cuciture. La pelle, non accendo più quell'aiuto cedette, facendo affluire tutto il sangue in quel punto, che uscì a fiotti coprendo persino l'occhio. Il gatto bianco si portò le zampe sull'occhio imprecando -MALEDIZIONE!! I-IL VETERINARIO AVEVA DETTO CHE SE LA FERITA SI RIAPRIVA POTEVO ANCHE MORIRE!! -

-ESATTO! -gli dissi soffiandogli contro -CHIEDI PERDONO!! - il mio movimento fu così improvviso, che Foolface vide la mia cicatrice

-AH! - gridò lui spaventato, allontanandosi -ST-STAI LONTANA! STAI LONTANA LUNA STORTA!!!- gridò -t-tu non sei una gatta normale!!-

-esatto - dissi con una calma pericolosa -e dillo a tutti. Se qualcuno oserà mancarmi di rispetto io gli farò fare la tua stessa fine. Ed ora.... VA'!!! - gli gridai, Foolface corse via

-s-si signora!!! - corse via, la vista compromessa dall'occhio chiuso dal sangue. Lo guardai fuggire via. Abbassai lo sguardo sulla zampa insanguinata e sorrisi.

Da quel giorno, molti gatti vennero a sfidarmi, da quel giorno nacque la "Felce's Challenge", dove gatti di ogni strada cercavano di battermi e di conseguenza sottomettermi, e perché no, dopo essere stati soddisfatti, di uccidermi. Ma nessuno riuscì a tornare in vita. Però dappertutto si iniziò a sentir parlare della "gatta che viveva nel giardino abbandonato, la gatta nera e arancione, con una cicatrice a forma di luna spezzata e l'occhio coperto dal ciuffo che uccideva chiunque fosse tanto stupido da disonorarla". Bhe, mi mancava solo questa...

Cantastorie? Ti prego, raccontami ancora quella favola...

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