Capitolo 5
~ Toren ~
Mi è stato dato un insegnamento una volta, che non bisogna guardare indietro perché il futuro si trova proprio davanti. E se ti distrai puoi perderlo in un soffio.
Dopo la serie di eventi vissuti nel corso della settimana, al momento non vedo che un enorme voragine davanti a me. E la profonda crepa che ho sempre avuto dentro continua ad aprirsi.
L'unico momento in cui ogni singola lesione sembra essersi richiusa, è stato quando ho parlato con lei.
Maledetta!
Quello sguardo fa male. È come sale su una ferita aperta che si rifiuta di rimarginarsi. Ma, allo stesso tempo, fa incredibilmente bene perché mi si abbatte addosso in un brivido, facendomi sentire ebbro.
Luna è una tentazione. Forte. Intensa. Deleteria. Ed io, essendo un diavolo, non posso che essere pronto alla perdizione.
Ma odio così tanto la sua voce. Così soave, così seducente. Capace di penetrare sotto la pelle, nel profondo. E quando qualcosa di simile al veleno ti penetra dentro senza che te ne accorgi, non puoi rimuoverla. Puoi solo lasciarti logorare e ammazzare lentamente.
Le occhiate di apprezzamento non smettono mai di raggiungermi. Sento ovunque i loro risolini, i bisbigli e ciò mi provoca fastidio. Perché è una cosa che non posso controllare. Perché quello che davvero voglio, non potrò mai averlo.
«Ripeti quello che hai detto?», ancora una volta interrompo JonD.
Mi sono distratto quando ha confessato di avere invitato all'Ice Ocean, il locale dei suoi zii, Luna e Alissa.
Rio gli scocca un'occhiata eloquente e JonD prende un respiro per non replicare aspramente. Hanno notato che sono ancora di pessimo umore. Il surf non è stato d'aiuto dopo essere uscito furioso dalla casa dei miei. Sento ancora dolore alla mascella e alle nocche piene di escoriazioni e nuovi tagli. Loro non hanno fatto domande, ma so che hanno capito.
«Ho invitato le due svitate, va meglio così? Ma tranquillo, non verranno. Sono già le nove».
Rio interviene prima che possa combinare un pasticcio dicendo qualcosa di inappropriato. Ha sempre fatto da ago della bilancia. «La notte è ancora giovane. Magari faranno un salto più tardi, quando ci saranno i fuochi in spiaggia».
«Non so, amico. Penso che Miele volesse evitare Declan a tutti i costi. Magari avrà pensato che sarebbe venuto anche lui. Quel tizio la segue ovunque come un fottuto stalker».
«Hai origliato la loro conversazione, vero?», finalmente apro bocca, mostrando un interesse improvviso.
Sulle guance gli affiora un lieve rossore. Colpevole, conferma con un verso gutturale. «È stato poco prima che si scontrassero con te. Volevo avvicinarmi per invitarle. Miele sembrava in preda al panico. Quel bastardo è più inquietante di Bobby lo zoppo!»
Ricordare il suo vicino di casa burbero e silenzioso, gli fa sempre un certo effetto. Di lui raccontano tantissime storie ai bambini per non farli avventurare tra i boschetti. In realtà è solo uno stronzo che ama starsene per i fatti propri e quando qualcuno invade la sua proprietà lo fa spaventare con qualcosa di plateale e terrificante.
Come biasimarlo? Anch'io ho fatto la stessa cosa, isolandomi dalla città e dalla mia famiglia.
JonD prova subito a cambiare argomento. «Be', se non verranno ce ne faremo una ragione. Ci sarà più alcol e maggiore divertimento per noi. Ne abbiamo bisogno», con un'alzata di spalle si allontana verso l'enorme bancone circolare in legno del locale semiaperto, con la tettoia spiovente coperta da foglie di palme intrecciate e le luci natalizie attorcigliate a ogni colonnina presente in una sala ristoro dai toni estivi e sempre piena di turisti.
Torna con tre birre e brindiamo silenziosamente.
«Come ti senti adesso che hai messo le mani su un grosso lavoro che ti frutterà più del nostro normale stipendio?»
«Già, pronto a spendere tutti quei soldi quando avrai consegnato la Mustang ai Maddox?»
Quando i due si spalleggiano, la cosa potrebbe degenerare in un istante. È sempre stato così.
Se Rio, tra me e JonD, è l'ago della bilancia, quando non ci sono o quando mi trovo nel mezzo, divento con costanza la loro preda preferita. Ma, invece di esserne scocciato, per non dargliela vinta, accetto qualsiasi sfida. Loro questo lo sanno.
Prendo un sorso di birra. «Direi che sono pronto a pagarvi lo stipendio mensile, le ultime bollette arrivate e a mettere qualcosa da parte per finire la mia villa. Sapete che mi è dispiaciuto non potere aggiungere l'extra che vi avevo promesso».
«I ragazzi hanno compreso la situazione e nessuno di loro ha davvero bisogno di quell'extra. Qualcuno ha anche capito che la scorsa settimana hai messo la tua parte e non ti è rimasto niente nelle tasche. Volevano restituirli, ma li abbiamo dissuasi prima che potessi incazzarti con loro e licenziarli in tronco», ribatte prontamente Rio. «Ma ora dimmi, come ci si sente a lavorare per un succhiacazzi come Ector Maddox?»
Ringhio disgustato. «Non voglio nemmeno pensarci. Mi auguro che Luna tenga la bocca cucita o passeremo dei guai».
I due riflettono solo adesso sul particolare. Io invece ho già calcolato tutto e so come agire. Non temo le mosse di Ector. Dovrà solo prepararsi al contrattacco. Ho trovato giusto qualcosa che potrebbe distruggere suo figlio e di conseguenza anche lui.
«Pensi sia davvero necessario?»
Guardo JonD. «Fare cosa? Lavorare per recuperare i soldi che quel fottuto parassita di Ben mi ha rubato?»
Scuote la testa. «No, ma dovrai fare attenzione con lei».
Perché improvvisamente è come se ci trovassimo in pericolo? Non era lui quello a stuzzicarmi, a spingermi a iniziare una sorta di scommessa che poi non ho accettato per davvero?
«Mi credete uno sprovveduto?»
JonD scola il liquido, gettando la bottiglia vuota e facendo canestro nel cestino.
Non capisco come sia possibile che abbia preferito fare il meccanico, quando sarebbe potuto entrare in una delle squadre migliori di basket o di football dello stato. Come direbbe suo padre: un talento sprecato.
«Direi di sì, visto lo spettacolo di oggi. A proposito, ti stavi masturbando per rilassarti o stavi solo facendo arrossire "Miss frigida"?»
A volte parlano come dei ragazzini stronzi, dimenticando di essere ormai adulti da un pezzo e di parlare di una donna.
Anch'io in determinate situazioni mi lascio sfuggire certi aggettivi, ma subito dopo me ne pento. Quando succede ripenso ai rimproveri di mia nonna. Minacciava sempre di tagliarmi le palle appena mi sentiva insultare le mie sorelle. Forse è per questo che cerco sempre di rimediare.
«Mi stavo solo divertendo. Proprio come voi due. Nudo integrale in una spiaggia pubblica? Che scommessa c'era sotto questa volta?»
Scambiano l'ennesimo sguardo. «Come cazzo hai fatto a capirlo?»
«Vi conosco, bestie!»
Ridono e mi abbracciano. «Allora, quando chiederai a Luna di uscire con te?»
«Mai. Non ne ho nessuna intenzione».
«Dimmi che stai scherzando e che non vuoi davvero che lei ceda ed esca con Dec-fottuto-stronzo!»
Stringo i denti, ma all'esterno non mostro niente. Nessuna reazione, nessun segno di cedimento. Sono talmente abituato a non esternare pensieri e sensazioni, da turbare chi mi sta attorno; compresi i miei amici, i quali, pur conoscendomi, hanno sempre avuto qualche dubbio sulla mia natura umana. Poiché chiunque dimostra o mostra sempre qualcosa. Io lo faccio solo pochi istanti prima di scatenare l'inferno. Non sono mai prevedibile.
«È solo una cliente che mi farà guadagnare un bel gruzzolo. Niente di più».
«Allora perché le hai imposto di presentarsi all'officina tutti i giorni?», interviene attento come sempre Rio. «Se è solo una cliente perché averla intorno mentre lavori? A parte per il panorama, non trovo altra motivazione».
Bevo un lungo sorso. «Non voglio che pensi che manometterò la sua auto. Ho troppi problemi per aggiungerne altri alla lista. Sentite, comportatevi bene con lei, intesi? Non vorrei che l'affare saltasse».
JonD apre la bocca facendo un sorriso da clown. Molla un colpo sul mio petto. «Vale anche per te, signorino. Se vuoi che l'affare vada in porto, tieni l'uccello nei pantaloni o se proprio devi, sfogati con qualcuno che non sia Miele», indica tra la folla.
Ed eccola appena arrivata.
Alissa è davanti a lei, con una giacca sagomata fucsia e sotto di essa un prendisole zebrato che le arriva sopra le ginocchia abbronzate. Cammina come se stesse sfilando.
Luna invece, indossa una larga giacca di jeans con le maniche risvoltate sugli avambracci, un top nero abbastanza scollato sul davanti a offrire la visione del suo seno rotondo che non ha bisogno di sostegno e shorts in denim a vita alta a fasciarle il culo sodo.
Non porta mai qualcosa di vistoso come la sua amica. A lei non piace attirare gli sguardi. Ma è pressoché impossibile non ammirarla o desiderarla. Persino io mi trovo in difficoltà quando la vedo. Mi si secca la bocca e provo uno strano senso di vertigine.
I suoi occhi vagano tra la folla e in un baleno scandagliano il locale pieno di tavoli in legno con le tovaglie blu e bianche, le candele accese e i centrotavola: barattoli con dentro le conchiglie. Fino a scovarmi nella zona bar.
Ed è come se non esistesse nascondiglio per quegli occhi così chiari, talmente limpidi da lasciare intravedere la sua anima pura. Mi viene voglia di sporcarla col peccato delle mie azioni.
Sulle sue labbra affiora qualcosa. Non è un sorriso vero e proprio, più una smorfia simile all'insoddisfazione. Come se vedermi o percepirmi le provocasse qualcosa di orribile dentro.
Mi piacerebbe spazzare via quell'espressione e quei pensieri che avrà da sempre sul mio conto e lasciarle affiorare un sorriso che raramente sfodera davanti a tutti.
JonD si fa strada, senza dare a me o a Rio l'opportunità di fermarlo. Raggiunge Alissa, le sorride e indica noi due con il pollice.
Non so quale sia con esattezza il suo piano. Conoscendolo ho il sospetto che abbia in mente qualcosa di epico per farla pagare alla rossa che ci sta scrutando con una certa attenzione.
Ci avviciniamo proprio mentre il nostro amico sta dicendo: «Pensavo non sareste venute».
Alissa toglie la giacca piegandola sul braccio. «Un invito è pur sempre un invito. Sappi che ho dovuto usare le mie tecniche di persuasione sulla tizia alle mie spalle per essere qui. È un osso duro, medaglia d'oro in testardaggine», si giustifica. «Carino questo locale. Spero ci sia dell'alcol e qualcosa di buono da mangiare, prima che...»
«Sono qui!», ribatte Luna, seccata. «Tu continua pure a parlare male della tua migliore amica. Quella che ti sopporta dall'asilo. Io vado a sedermi lì in fondo, mi è venuta voglia di fritto di mare. Divertitevi a sbranarvi», sfodera i denti in un sorriso perfido e dopo questa stoccata, che ha fatto cadere Alissa in imbarazzo, si allontana senza degnarci di uno sguardo.
Alissa finge di non essere turbata o ferita dalla reazione di Luna. «Scusatela. Oggi è... come dire, un po' tesa. Vado a farle compagnia, ci si vede», guarda JonD con un sorrisetto, «magari più tardi mi offri un drink», strizzandogli l'occhio raggiunge Luna.
JonD corruga la fronte grattandosi la nuca. «Mi ha appena dato un appuntamento o cosa?»
Rio picchietta la mano sulla sua spalla sospettoso. «È stato inquietante. Forse vuole ammazzarti. In fondo le hai sempre dato il tormento dopo che ti ha rifiutato».
JonD sospira guardandola con aria tetra. «Non ho paura. Andiamo», si dirige proprio verso i divani in vimini in fondo alla sala, in direzione delle due che hanno appena ordinato e parlato con zia Rosita.
«Che cosa hai intenzione di fare?», lo fermo.
«Scoprire cosa vuole e sventare il suo attacco. Ha trascinato qui Miele per una ragione e non dimenticare che oggi in spiaggia l'ha messa in imbarazzo davanti alle ragazze».
«Sei sicuro che non siano qui solo per rilassarsi?»
«Forse Luna. Ma quel diavolo di Alissa... non credo. Non mi fido di lei e sapete la ragione».
Appoggiando JonD, pur non essendo d'accordo, le raggiungiamo.
I due si siedono prendendo posto proprio sulle comode poltroncine di vimini davanti al tavolo e al divano. A me tocca sedermi, casualmente, accanto a Luna, la quale lascia trasparire il disappunto ma non si scosta. Continua semplicemente a ignorarmi persino quando le nostre ginocchia si sfiorano.
«Zia Rosita, porta pure la brocca con la birra artigianale e un altro piatto di misto, grazie».
«Certo, tesoro. Lo aggiungo all'ordine delle due bellissime signorine».
Zia Rosita è una donnona di cinquant'anni forte e tenace dai capelli corti ossigenati, legati costantemente in una coda. Indossa abiti eccentrici, è sempre ben truccata e curata e odora di fiori.
Si occupa principalmente della cucina e adora dedicarsi all'estetica del locale, che cambia aspetto quasi ogni settimana; mentre il marito gestisce il locale, impartendo ordini a destra e a manca con professionalità maniacale.
L'unico anello debole della famiglia è sempre stata Foxy. Se solo si degnasse, di tanto in tanto, di farsi viva e non fosse così impegnata a riempirsi il cervello di merda e a scopare chiunque cada nel suo mirino, sarebbe l'orgoglio dei suoi.
Uno dei camerieri porta le nostre ordinazioni augurandoci una buona cena e buon divertimento. Riempio i bicchieri di birra distribuendoli.
«Allora, che altri impegni c'erano nella tua lista?», domando a Luna, prendendo un generoso sorso. Ricordando le parole di JonD sul fatto che non sarebbe venuta.
«Snobbare qualcuno? Una maschera col sangue di un povero servo?»
Il suo profumo dolce confonde i miei sensi. È un dannato afrodisiaco. Sto cercando in tutti i modi di non lasciarmi distrarre.
Mastica piano, manda giù il boccone e prendendo il bicchiere mi guarda per la prima volta negli occhi. «Di sicuro non ritrovarmi seduta accanto a te», ribatte spietata e sincera, senza nemmeno riflettere.
Me lo merito. Ma la cosa mi eccita, facendo partire una sorta di caccia silenziosa e selvaggia tra me e lei.
«Prevedibile», ficco in bocca una patatina.
Rio nel frattempo mi passa un piattino con il fritto senza distogliere l'attenzione da noi due. Lo trova divertente.
Schiaccio un po' di limone sul pesce e mi godo il primo pasto della giornata.
Pochi minuti dopo al nostro gruppo si aggiunge Summer.
Io e JonD abbiamo il sospetto che lei e Rio in realtà stiano insieme. Sappiamo che ci danno dentro come conigli, ma non hanno mai ufficializzato.
Summer è una ragazza abitudinaria, semplice, acqua e sapone. Meravigliosi capelli mossi e scuri, pelle abbronzata e due occhi da cerbiatta.
Non proprio il tipo che ci si aspetterebbe per uno come Rio. Eppure quando la guarda, oltre la brama, noto che c'è qualcos'altro. Lui sta dannatamente bene con lei. Infatti la prende in braccio e la imbocca facendola arrossire lievemente sussurrandole qualcosa e interloquendo al contempo con JonD e Alissa. Quest'ultima assorbe ogni informazione sul nostro gruppo e continua a torturare il povero JonD, il quale si ritrova a rispondere aspramente per non essere messo al tappeto. Poi però comincia ad ignorarla.
«Non hai altro da fare? Sei così annoiato da perdere tempo a stuzzicarmi?»
Il tono di Luna è un insulto. «In realtà ho sempre da fare. Ad esempio adesso sto cenando con la mia socia in affari», la indico. «Tu che scusa hai?»
Mi osserva mangiare tenendo la forchetta tra le labbra. E cazzo se vorrei che ci avesse altro al posto della posata.
Ogni pensiero indecente che mi balena dentro è una fitta al petto per il tradimento da parte del mio corpo.
Dovrei vederla come un oggetto. Come qualcosa di viscido e impossibile da toccare. Eppure, il lato scellerato di me, si rifiuta di pensare che anche solo sfiorarla potrebbe folgorarmi.
«Non sapevo di essere stata invitata a una cena di lavoro, altrimenti mi sarei messa tutta in tiro».
«Quello che ha accettato l'invito sono stato io. Dovresti essere onorata di avermi al tuo tavolo al posto di Declan il segaiolo».
Le sue piccole narici si dilatano. «Quindi lo stai facendo per un dispetto? Maturo da parte tua», mangiucchia come un uccellino. «Sai, mi dispiace fartelo notare ma... non sei più al liceo e sono passati parecchi anni».
Alissa sta sogghignando per qualcosa che vede sullo schermo. Rio e Summer sono in un altro pianeta e JonD appare teso.
Mi distrae la reazione di quest'ultimo. Solitamente non è mai sul punto di esplodere. La sua allegria potrebbe causare attacchi di ridarella a chiunque.
Gli mollo un colpo da sotto il tavolo e si riscuote alzandosi come una molla.
«Mi sposto un momento in cucina. Vado a vedere cosa c'è per dolce stasera prima della festa», dice con voce affannata, sibilata.
Corrugo la fronte, mi alzo e senza dire niente agli altri lo raggiungo. Lo fermo per un braccio e lo trascino nel piccolo corridoio.
«Che succede?»
Colto alla sprovvista sfodera un sorriso incerto. «Niente, stavo solo...»
«Stronzate. Sai che non me la bevo. Va' al dunque!»
Storce le labbra. «Sono fottuto! A breve non risponderò più delle mie azioni. Lei è lì e tutta quella merda è tornata a galla, T.», gesticola. «Pur sapendo di essere una cazzo di principessa in un covo di bastardi, sta fingendo con aria innocente di non ricordare niente di quello che ha fatto e io, io sono a tanto così dal vendicarmi».
Spalanco gli occhi. «È per questo che ti stai rintanando in cucina? Che ne è stato delle tue palle? Le hai perse sotto quella doccia oggi?»
«Le ho perse, forse. Non posso reagire. Non stasera. La vendetta è un piatto che va gustato freddo e lei merita ogni boccone amaro».
Ha ragione. Quello che gli ha fatto Alissa non può essere dimenticato tanto in fretta. «Sono sicuro che riuscirai a recuperare la tua dignità».
«Amico, non voglio che smetta di ribattere a tono, mi piace questo suo lato. Dio solo sa quanto mi eccita tutto questo, perché quando gliela farò pagare, sarà fottutamente spettacolare, ma...»
«Ma non sembra più lei?»
Una voce precede la mia. Luna si avvicina impacciata. «Scusate, cercavo il bagno e non ho fatto a meno di sentire».
«Adesso origli le conversazioni private? Maturo da parte tua, Miele».
«Calma, ho detto che non è stato intenzionale. Ad ogni modo, Alissa ha vissuto dentro una cupola d'oro, rispetto a voi. È vero. Al college ci siamo dovute adattare a un nuovo ritmo. Lei è quella che ha avuto più successo tra le due. Si è omologata. Lo fa sempre, soprattutto quando può trarne un vantaggio», spiega con voce pacata guardando il mio amico come se avesse davanti un cucciolo maltrattato.
«Senti, so che sembra assurdo da dire, ma devi continuare a mantenere le cose così come sono con lei. Replica a ogni suo attacco come hai sempre fatto. Tanto l'hanno capito tutti che prima o poi gliela farai pagare. Non ti sto dicendo che a me stia bene, lei è la mia unica amica, ma non posso fermarti. Forse c'è una parte di me che non vuole farlo e che attende quel momento quanto te. Perché quello che ti ha fatto non è stato giusto. Solo... non gettate la spugna proprio ora».
JonD rimane stordito e non riesce nemmeno a parlare. Si fissa i pugni stretti in vita e tiene le spalle tese.
«Vai a fare pratica altrove. Questo non è un fottuto manicomio», ribatto duro, anche se sono sorpreso dalle sue parole. Ho il sospetto che Alissa le abbia fatto qualcosa. «I sentimenti delle persone non sono un gioco che puoi manipolare con queste stronzate!»
Si irrigidisce. «Non era mia intenzione...»
«Allora non farlo più. Non siamo cavie per i tuoi esperimenti del cazzo! Non siamo amici e non siamo nemmeno animali in cerca di un rifugio».
«Tor!», interviene JonD per placare il mio istinto di protezione, che si è innalzato creando una barriera spessa e indistruttibile.
«Voleva solo...»
Mi avvicino a lei dopo avere fatto cenno al mio amico mettendolo a tacere. «Qui non siamo al college, principessina. Quelli che vedi, sono il mio branco, la mia famiglia, la mia gente. Se volete starci, sarete voi a dovervi adattare. E se non volete subire, allora non dovete stuzzicare. La tua amica avrà quel che si merita con o senza la tua approvazione».
I suoi occhi guizzano nei miei, il suo respiro cambia insieme al suo calore. Riesco quasi a percepirlo a così poca distanza.
«Volevo solo aiutare JonD. Era teso e stava per gettare tutto alle ortiche con una reazione impulsiva. Gli sto solo dicendo che Alissa sa che si vendicherà, e gli consiglio di farlo quando abbasserà le difese. Perché ora come ora, lei non teme niente. E per la cronaca: non voglio turbare il vostro equilibrio, tantomeno essere vostra amica».
«E nel frattempo hai usato le cazzo di nozioni che hai imparato a lezione. Due piccioni con una fava. Non farlo più», ringhio. «È ridicolo e non funziona».
«Sei protettivo e lo...»
«No. Tu non comprendi perché non sai cosa significhi avere qualcuno da perdere. Sei da sempre abituata ad avere tutto e tutti sbattendo le ciglia. Invece la gente come noi, soffre quando qualcuno come te decide di essersi stancato», lascio uscire il vecchio rancore e non riuscendo a sostenere il suo sguardo smarrito, sentendomi al limite, prima che possa ferirla ulteriormente, mi allontano sentendo JonD scusarsi un paio di volte con lei.
Supero il tavolo, ignoro le domande inespresse di Rio e mi sposto in spiaggia sedendomi a riva.
«Dovevi proprio?»
«Non ora!»
JonD si siede accanto a me. «Sai, è l'unica ragazza che non è terrorizzata da te quando sei così infuriato», distende le gambe fissando il cielo, la luna pallida a specchiarsi sull'oceano. «Stava cercando di aiutarmi a calmarmi, come volevi fare tu quando mi hai seguito. E sono sicuro che non abbia usato nozioni di psicologia, ma sia abituata ad aiutare a causa degli attacchi di sua madre. Sappiamo che quella donna remissiva più di una volta ha avuto una crisi isterica».
«Stava cercando di sabotare il tuo piano con Alissa».
JonD gratta la nuca poi nega. «Ha solo detto che non avrebbe funzionato adesso. Cristo, Tor, rilassati. Capisco che sei teso, ma non puoi vedere il marcio anche in queste cose». Soppesa il mio sguardo. «Stavi pensando al fratello? Per questo le hai urlato in faccia quelle parole? Lei non è Peter!»
Passo nervoso la mano tra i capelli. «Non voglio rischiare. Quelle due appartengono a famiglie che potrebbero annientarci».
Solleva le spalle con indifferenza. «Non ho più niente da perdere. Ho fatto la mia scelta quella notte e arriverà il momento di riscuotere», sospira leccando le labbra. «Ascolta, non devi per forza proteggermi. Voglio solo il tuo appoggio».
«Sai che non posso».
Spalanca i suoi occhi sempre accesi di allegria. «Dammelo lo stesso. Anche se non accetti la cosa, dimostra di essere mio amico».
«Qual è il tuo piano?»
«Sarò gentile con lei», ghigna perfido. «Forse userò giusto un pochino la dolcezza di Luna».
La musica si innalza alle nostre spalle. Segno che è iniziata la vera serata.
JonD si solleva scuotendo le mani. «Torniamo alla festa, cazzone».
Mi lascio convincere e ci imbattiamo in Foxy proprio mentre Alissa, Rio, Summer e Luna si avvicinano.
Capelli blu, occhi neri, labbra carnose, vita sottile, Foxy è una stronza esuberante che prende tutto quello che vuole quando lo vuole.
Zia Rosita, sua madre, non l'ha mai capita. Continua infatti a disperarsi e le tenta tutte per riportarla sulla giusta rotta. Ma Foxy ha un carattere indomabile. Fa quello che vuole senza regole.
«Ehi, dove sei stato?», mi domanda su di giri, allacciandomi le braccia intorno al collo. Muove il bacino ma non avverto più quella scossa carica di eccitazione di un tempo. Non da quando si scopa chiunque per un po' di coca.
«Mi sono annoiata in queste settimane. Hai messo su altra massa, Toren Connor?», ridacchia e sollevandosi sulle punte mi sussurra all'orecchio: «Ho bisogno di te».
Senza aspettare, prendendomi per mano, mi allontana dal gruppo, sotto lo sguardo intenso di Luna che segue ogni mio passo. E mi domando che cosa diavolo sto facendo?
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