guerra di trincea

Lentamente le giornate sembravano iniziare a prendere una piega migliore e iniziavano a scorrere più velocemente.
Vagavo tra i corridoi con faccia beffarda "matta sono io e matti sono loro, non possono farmi nulla di male" non curandomi delle occhiatacce di alcuni; tutti mi chiamavano "lorinne" che é il connubio tra luna e Corinne e ciò non mi dispiaceva affatto, tutti avevano un soprannome in quel posto:
"Viola la sanguisuga", "Grace la semimorta", "Morena la ninfomane" "Joseph il cannibale" e " Sandy la iperattiva" tutti avevano un appellativo che rimandasse alla loro malattia mentre io ero per molti "lorinne"anche se come ha detto Grace non avevo una identità ben definita da poter meritare un soprannome reale.
Ai dottori non davo un bel da fare, loro sembravano essersi rassegnati o mi davano una tregua dalle inutili terapie; nessuno tornò a trovarmi eppure io ancora aspetto mio padre, lo vedo in ogni viso, lo riconosco in ogni  voce e mi giro a cercarlo anche se non c'è.
Jacob sembrava essere sparito anche lui, si sarà stufato anche lui della mente contorta e masochista della sottoscritta. Ogni cosa in questi giorni sembrava essere in pausa aspettando il colpo di scena che ti sconvolge e ti spiega i trascorsi; una guerra di trincea, un periodo di stallo, dei momenti in cui non sai davvero cosa aspettarti dal domani, potrebbe continuare l'apparente tranquillità o un evento potrebbe sconvolgere lo scorrere del tempo.
Per ora mi godo la mia degenza, se devo vivere  da matta me ne prenderò ogni privilegio e mi comporteró da quel che sono, se sono qui vuol dire che questa è la mia identità.
Da quel giorno iniziai a comportarmi come una vera e propria decelebrata, iniziai ad infastidire i medici, disordinare la libreria, urlare se ne sentivo la necessità e sfogare la mia ira su tutto quello che mi passava davanti senza curarmi di chi ci fosse a guardarmi.
Mi hanno classificata come matta ed é così che mi comporteró per il resto di queste 3 settimane.

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