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Cinque corpi coperti da lenzuoli erano distesi su delle lunghe tavole in una stanza privata. Al suo interno vi erano i medici reali che attendevano in disparte che il principe ereditario Moo e Jongin esaminassero i corpi. Mentre i due erano tranquillamente in piedi davanti ai cadaveri Hoseok spiava da dietro una colonna coprendosi naso e bocca con un fazzoletto, nauseato. Jongin lo guardava di sott'occhio, divertito.
Il principe ereditario Moo scoprì uno dei corpi, lo guardò attentamente in viso, lo voltò per osservarlo meglio, poi gli aprì la bocca. A quel gesto alzò i suoi occhi, sgranati, e li puntò su Jongin. Questo subito capì ci fosse qualcosa di strano e lanciò uno sguardo. Fatto questo entrambi si mossero per controllare anche gli altri corpi, tutti nella stessa condizione. Anche Hoseok si sporse per spiare, ma non appena guardò la nausea lo colse più forte che mai, provocandogli rumorosi conati che lo costrinsero a cercare un secchio in cui vomitare.
<<Cosa vuol dire che a tutti loro manca la lingua?>> domandò Hoseok a nessuno in particolare, una volta che i tre raggiunsero i suo studio, ed aver rigettato tutto quello che aveva in corpo <<Cosa gli hanno promesso, e chi, per convincerli a farsi tagliare la lingua? Un gruppo di assassini professionisti non sarebbe disposto a farlo?>>
Jongin camminava avanti e indietro, fermandosi poi davanti ad un quadro particolare, che rappresentava dei volti avvolti dalle fiamme. Moo, che fino a quel momento era rimasto seduto alla scrivania dell'astrologo, si alzò per raggiungere il fratello.
<<Sono l'unico che pensa qui?>> sbottò Hoseok <<Sono gradite anche i vostri pensieri>>
<<È l'inferno di Daegyuhwan>> disse Moo riferendosi al quadro <<Hanno tagliato la lingua a tutti coloro che hanno commesso omicidio o adulterio>>
<<Non è il momento di pensare al quadro>> sospirò Hoseok. Dopo aver pronunciato quella frase però sgranò gli occhi puntandoli su Jongin e il quadro alle sue spalle <<Non avevano già nessuna lingua>> disse serio.
<<Cosa?>> domandò il principe ereditario Moo.
<<E se le loro lingue non fossero state tagliate ma ne fossero già privi?>> ipotizzò Hoseok <<Ho sentito che ci sono monaci caduti che fanno uso di questa punizione>>
<<Allora...Chi potrebbe esserci dietro?>> domandò Jongin serio.
<<Qualcuno che ha più di chiunque altro>> parlò Moo <<Qualcuno che avrebbe potuto incontrarsi con i monaci caduti senza destar sospetti>>
***
Jongin afferrò violentemente Wangyo e lo sbatté contro una delle pareti del palazzo. Wangyo provò a liberarsi applicando forza, ma suo fratello era evidentemente molto più forte di lui, bloccandolo per la gola impedendogli ogni movimento.
<<Che cosa fai?>> disse a denti stretti Wangyo.
<<Sei stato tu non è vero?>> disse Jongin con tono basso e irato <<Hai tentato di uccidere il principe ereditario>>
<<Pazzo bastardo>> ringhiò Wangyo <<Non provare ad accusarmi, hai le prove?>>
<<Hai usato dei monaci assassini e li hai uccisi tutti. Non è vero?>> lo strattonò ancora Jongin.
<<Questa è una sciocchezza>> protestò <<Lasciami andare>>
Ancora Wangyo provò a liberarsi, ma ancora una volta fu violentemente ancorato alla parete.
<<È la mamma?>> chiese Jongin.
<<Cosa?>>
<<Ti sto chiedendo se c'è la mamma dietro a tutto>> urlò Jongin.
<<Non osare disonorare nostra madre>> ringhiò Wangyo riuscendo a liberarsi dalla presa di Jongin, mentre questo lo fissava attentamente.
***
Jongin osservava in lontananza la regina Yoo e Sehun. Il ragazzo imitava mosse di combattimento mentre la donna sorrideva all'allegria del figlio minore. Sua madre lo odiava, Jongin lo sapeva bene eppure lui non riusciva ad odiarla nonostante tutto. Doveva la vita al principe Moo, ma quella donna, nonostante tutto, era pur sempre sua madre. Ma non era questa la sua preoccupazione principale. Vedeva Sehun sorridere genuinamente e innocentemente alla donna, ignaro di tutto ciò che lei architettava alle sue spalle nascondendosi dietro alla maschera della madre amorevole e premurosa. Non poteva permettere che quel sorriso luminoso, che la felicità e la speranza di Sehun venissero distrutte così come era successo a lui. Doveva agire, doveva fare una scelta.
***
A casa dell'ottavo principe Jondgae dava ordini a destra e a manca a tutti i loro servi che afferravano vari vestiti, coperte, e altri viveri si muovevano velocemente.
<<Jongdae>> domandò Kyungsoo dopo aver notato tutto quel trambusto <<Cosa sta succedendo?>>
<<Minseok sta donando cibi e oggetti ad una città che è stata colpita dal gelo> spiegò Jondgae accomodandosi su una sedia.
<<Capisco>> sorrise Kyungsoo <<Tu non vai?>>
<<In realtà oggi mi sento poco bene perciò il mio viso è scolorito>> disse Jongdae tristemente.
<<Posso truccarti io>> si offrì Kyungsoo correndo verso la cassettiera dove erano conservati alcuni cosmetici posandoli poi davanti a Jongdae.
<<Ma io non so se sia il caso>> balbettò Jongdae.
<<Fidatevi di me>> disse Kyungsoo cominciando a sistemare quello che gli sarebbe servito per colorare il viso pallido di Jongdae.
Afferrò una piccola tinta per cominciare a far risaltare le sopracciglia di Jongdae.
<<Ho fatto un sogno>> cominciò Kyungsoo <<Nel mio sogno vendevo trucco. Stavo truccando molti clienti e amici. Era divertente, mi sentivo come se fossi una persona importante>>
Mentre raccontava non poteva fare a meno di ricordare la sua vita, la sua vera vita. Quei momenti in cui aveva insegnato a quello che riteneva il suo migliore amico come applicare al meglio il trucco sul suo viso per illuminarlo e renderlo più vicino alla perfezione. Il suo migliore amico si era spesso lamentato della sua poca autostima ed in quel modo Kyungsoo sperava di aiutarlo a vedersi più bello, più sicuro di sé.
<<Mi piaceva la sensazione che una persona si sentisse speciale grazie a me>> continuò <<Sentivo di poter servire a qualcuno, di fare qualcosa di buono>>
Kyungsoo ricordò come aiutava le clienti del suo negozio di cosmesi a scegliere il prodotto più adatto alla loro pelle, il profumo più dolce, il colore migliore per la loro carnagione. Era proprio quello che stava facendo quel giorno. Dalle vetrine del negozio vide quello che era il suo ragazzo attendere per strada. Sorrise al pensiero che il ragazzo lo stesse aspettando. Afferrò il cellulare abbandonato sul bancone per mandargli un messaggio, felice, non aspettandosi quello che avrebbe visto dopo. Un ragazzo abbracciò quello che era il suo ragazzo da dietro, e questo si voltò lo baciò sulle labbra, lo abbracciò e sparirono dalla vista di Kyungsoo.
<<Il mio gesto però aveva contribuito a rendere il mio migliore amico più bello>> raccontò ancora Kyungsoo << E lui stava andando ad incontrare quello che era il mio ragazzo. Ero stato completamente tradito. Entrambi mi hanno mentito. Hanno preso tutto ciò che avevo, compresa la mia casa>> concluse applicando un po' di colore sulle labbra di Jongdae per renderle di un rosa naturale.
<<Hai fatto un incubo>> gli sorrise Jongdae <<Dovresti dimenticarlo in fretta>>
<<Hai ragione>> ricambiò Kyungsoo <<Ho fatto>> ridacchiò soddisfatto, passando a Jongdae un piccolo specchio in cui specchiarsi.
Quando il ragazzo vide il suo riflesso rimase sorpreso. La sua pelle era ancora chiara, ma le sue guance erano rosee, le labbra vive e gli occhi vispi e ben delineati in modo naturale. Non si era mai visto così bene quando la sua salute giocava con lui.
<<Hai un magnifico talento Kyungsoo>> sorrise felice Jondgae accarezzandosi la guancia.
***
Ai lati della strada della piccola cittadina Minseok, Jongdae, Kyungsoo, Taehyung e il resto dei loro collaboratori stavano distribuendo i viveri al popolo.
Minseok quella mattina non aveva potuto non notare le condizioni di Jondgae. Sapeva che la salute di suo marito era cagionevole, e quando questo si ammalava la sua pelle diventava quasi bianca, le labbra dello stesso colore e gli occhi spenti. Davanti a lui però in quel momento aveva un ragazzo sorridente, dal viso amorevole pieno di vita e occhi allegri. Per l'ennesima volta pensò a quanto era fortunato ad averlo al suo fianco, a quanto lo amava e, dopo aver saputo da Taehyung che era stato Kyungsoo a truccarlo era immensamente grato a quel ragazzo poiché aveva impedito a Jongdae di buttarsi giù e ogni giorno riempiva di vivacità la loro vita.
Finito di consegnare tutto ciò che avevano Jongdae, Kyungsoo e Minseok erano in un piccolo negozio. Davanti al secondo vi erano diversi ingredienti naturali e con grande sorpresa di Jongdae e Minseok il ragazzo riuscì a riconoscerli tutti.
<<Come fai a conoscerli tutti?>> domandò Jondgae curioso.
<<Sono ingredienti usati per la cura della pelle, si possono anche usare per fare del sapone>> sorrise Kyungsoo guardando il tutto con una luce brillante negli occhi <<Ne ho fatto qualcuno tempo fa>>
<<Questa è la medicina per i tagli che mi avevate chiesto>> disse il proprietario del negozio allungando una piccola boccetta verso Minseok che lo ringraziò.
<<Kyungsoo>> lo chiamò <<Metti questo sul taglio>> disse indicando la ferita al collo.
Kyungsoo guardò prima Minseok, poi Jongdae che gli sorrise, il tutto sorpreso.
<<Dovresti curarla affinché non rimangano cicatrici>> disse ancora Minseok.
Che avesse una cicatrice o meno a Kyungsoo non importava poi molto, ma ricordò il momento in cui Taehyung gli raccontò di come il quarto principe fosse odiato e allontanato per via della cicatrice sul suo viso e capì che Minseok e Jongdae non volevano che lui potesse vivere la stessa sofferenza. Non capiva perché a Jongin venivano riservati quegli atteggiamenti, ma era grato che quei due fossero così attenti nei suoi confronti.
<<Grazie>> li ringraziò dolcemente, sorridendo dal profondo del cuore di una gioia che non provava da molto tempo.
***
Jongin aveva cavalcato a caval spronato, stringendo fra le mani la sua spada, lungo il sentiero che lo portava fuori dalla città. Nella sua mente ogni cosa era chiara, ma il suo cuore era ancora titubante. Glielo doveva. Doveva a Sehun la gioia di una famiglia. Doveva a Sehun, uno dei pochi che lo trattava dolcemente, la protezione di un fratello maggiore.
Era quello il motivo per cui si era recato al vecchio tempio dove vivevano i monaci caduti. Era quello il motivo per cui li aveva affrontati uno dopo l'altro mentre il principe ereditario Moo, che aveva scoperto il loro nascondiglio, cavalcava per raggiungerli. Jongin non poteva permettere che uno di loro parlasse, non poteva permettere che facessero il nome della regina. Se il re avesse saputo che dietro all'attacco del principe Moo si nascondeva lei l'avrebbe allontanata dal palazzo e con lei Wangyo e Sehun. E, sebbene poteva sopravvivere all'allontanamento della donna e del fratello maggiore non poteva accettare che Sehun affrontasse quella sofferenza. Colpo dopo colpo, cadavere dopo cadavere pensava a come, la regina Yoo e Wangyo avrebbero potuto organizzare un attacco ben peggiore dopo l'allontanamento. Avendoli sott'occhio sarebbe riuscito a controllare meglio ogni loro mossa, in più avrebbe regalato a Sehun una vita felice, poiché lo avrebbe sempre tenuto all'oscuro e protetto dai piani viscidi dei due.
Fu quello, alla fine di tutto, il motivo per cui nascosto fra gli alberi guardava Moo, Hoseok e altri soldati del palazzo osservare il tempio in fiamme, lasciandoli così nell'insicurezza di ciò che realmente era accaduto quella notte.
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