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L'angolo autrice vi aspetta! :)
Se ami qualcuno lascialo libero. Se torna da te, sarà per sempre tuo, altrimenti non lo è mai stato.
(Richard Bach)
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2 maggio, ore 5.46 a.m.
È successo.
Miles se n'è andato, e tutto per colpa mia e della paura che ho avuto di affrontare le cose. Sono così incazzata con me stessa, cara agenda, che non ti puoi immaginare. Cosa mi costava dirglielo subito? Sono un'idiota, una cretina, e sono distrutta. Stanotte non ho chiuso occhio, e non ho nemmeno la forza di scrivere. Ma il peggio avverrà tra, esattamente, due ore e quattordici minuti quando la campanella della scuola suonerà decretando l'inizio delle lezioni.
Prima ora: matematica.
E ho già detto tutto.
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2 maggio, ore 4.39 p.m.
Rivederlo è stato un po' come tuffarsi da una scogliera: durante il salto ti sale un'adrenalina pazzesca e il cuore inizia a battere talmente forte da sembrare impazzito, poi, quando il tuo corpo entra a contatto con l'acqua gelata, è come se avessi ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
Vederlo arrivare insieme a Jay mi ha fatto sperare, per un attimo, che si fossero parlati e che tutto si fosse risolto, ma mi sbagliavo.
Quando i suoi occhi hanno incrociato i miei, mi sono sentita cadere. Il suo sguardo è diventato truce e si è allontanato senza dire una parola.
Jay non gli ha parlato, non di me o di quello che è successo almeno.
Non so che fare.
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5 maggio, ore 8.21 p.m.
Miles mi manca.
Mi manca così tanto che mi si mozza il respiro ogni volta che penso ai bei momenti passati insieme. E vederlo a scuola, o addirittura in classe, non aiuta.
Quindi ho deciso di parlargli, di provare nuovamente a spiegargli il perché ho taciuto.
Che dici, mia fedele Melania, funzionerà?
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6 maggio, ore 12.33 a.m.
L'ho fatto: ho provato a parlargli.
Ora sono in mensa, da sola (Jay è a casa con un tremendo mal di denti), e lo guardo da lontano mentre, anche lui, mangia in solitudine qualche tavolo più in là.
È strano vederlo così, circondato da nessuno. Vorrei alzarmi e andare da lui, ma la breve conversazione di questa mattina me lo impedisce.
Non ha voluto ascoltarmi.
O meglio, mi ha ascoltato, ma alla fine del mio discorso, ha detto solo tre parole: sono in ritardo.
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21 maggio, ore 11.10 p.m.
È da un po' che non ti aprivo, cara agenda, ma ho avuto molte cose da fare dato che ho finalmente informato tutta la mia famiglia di essere stata presa alla Seattle University.
I miei genitori mi sono venuti a trovare subito dopo la notizia e ho dovuto organizzare insieme a loro alcune faccende burocratiche.
Mamma non è molto contenta che vada a vivere così lontano da lei, ma il fatto che mio padre sia al mio fianco la rasserena.
Io, beh, sento ancora un vuoto dopo la rottura con Miles è ovvio, ma non ho intenzione di arrendermi.
Devo riuscire a farmi perdonare, costi quel che costi.
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30 maggio, ore 5.05 p.m.
È passata quasi una settimana dall'ultima volta in cui ho scritto, una settimana di merda aggiungerei.
Siamo tornati al punto di partenza, ci credi?
Lunedì sono arrivata a scuola e l'ho visto con un'altra.
Mi sono sentita morire.
Dopo tutto quello che abbiamo passato, credevo fosse cambiato, credevo avesse smesso di rimpiazzarmi con qualcun'altra, soprattutto dopo così poco tempo dalla nostra rottura.
Jay dice che fa così perchè la ferita è ancora aperta, ma io ci ho provato a farmi perdonare.
Che altro devo fare?
Forse, l'unica soluzione è soltanto partire e non tornare mai più.
Ognuno per la sua strada.
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7 giugno, una settimana più tardi - giorno del diploma.
Nel grande cortile sul retro della scuola, era stato allestito un piccolo palco di legno e, davanti ad esso, dieci file composte da trenta sedie in plastica ciascuna, aspettavano di accogliere gli studenti dell'ultimo anno della Monterey High School.
Allison si trovava insieme ai suoi genitori e ai suoi nonni sotto l'albero che era stato, per tutto l'anno scolastico, un punto di ritrovo per lei e Jayden.
Quella Quercia ne aveva sentite di conversazioni...
<<Oh tesoro, sono così fiera di te>> sussurrò ad un certo punto sua madre, reggendo tra le mani un fazzoletto di carta pieno di lacrime.
Aly accennò un sorriso, mentre con lo sguardo cercava la figura del suo migliore amico che sembrava essere in ritardo.
<<Vedrai che tra poco arriva>> mormorò Nonna Rose vedendo la nipote allungare il collo come una giraffa, scrutando tra la folla.
Se si riferisse a Jayden oppure a Miles, per la giovane rimase un mistero.
Col cellulare in una mano e il tocco nell'altra, la castana digitò un messaggio veloce prima di inviarlo all'amico e tornare a conversare con la sua famiglia.
Passarono pochi minuti prima che una voce affannata alle sue spalle la costringesse a voltarsi.
<<Eccomi, siamo arrivati!>> esclamò il biondo, seguito dai suoi genitori, dalla piccola Jinny e... da Miles.
Nel vederlo avvolto dalla toga scura, Allison deglutì. Era bellissimo.
Cercò di sorridergli ma, più che un sorriso, quella che spuntò sulle sue labbra parve una smorfia dettata dal nervosismo e dall'agitazione.
Fortunatamente, Jayden la tolse da quell'impaccio abbracciandola con trasporto e lei racambiò.
<<Scusa il ritardo, colpa di quel mostriciattolo di mia sorella>> disse ricevendo un'occhiataccia sia dalla piccola che da sua madre.
<<Non importa, piuttosto vorrei presentarti i miei genitori: mamma, papà, questo è Jayden Sullivan, l'amico di cui vi ho parlato>>
<<Il migliore>> precisò il biondo, provocando una risata tra tutti i presenti, tranne che in Miles.
Dopo essersi presentati, suo padre chiese chi era il ragazzo moro lì in disparte.
Allison si voltò verso il giovane alto e silenzioso appoggiato contro il tronco della Quercia.
Che fare adesso?
Ignorare la domanda, far finta di non conoscerlo o richiamare l'attenzione di Miles e presentare anch'esso ai suoi genitori?
Prese un bel respiro e...
<<Miles!>> esclamò, cercando di domare il tremolio della sua voce.
Quando gli occhi di Bailey le furono addosso, gli fece cenno di avvicinarsi.
<<Vorrei presentarti i miei genitori. Papà, mamma, questo è Miles, il mio...>>
E fu in quel preciso istante che si bloccò. Le parole le morirono in gola.
Stava davvero per presentarlo come il suo ragazzo?
<<Sono il suo ex ragazzo, molto piacere>> continuò lui, stringendo la mano ad entrambi i signori.
<<Ah, ma sì certo, Aly mi ha parlato tanto di te durante le nostre telefonate. Sentite condoglianze per tuo fratello>> disse Dominik, il padre della ragazza.
Il moro accennò un sorriso di ringraziamento, seguito poi dalla voce metallica del preside che invitava tutti gli studenti a prendere posto.
La fine di ogni cosa costruita fino ad ora era sempre più vicina.
**
La cerimonia fu breve ma d'effetto.
Il discorso tenuto da Lynn, con la quale Allison non aveva più avuto alcun rapporto da quando aveva passato le due ore di studio più pesanti e noiose a casa di quest'ultima, aveva commosso tutti i presenti, Aly compresa.
Il preside aveva poi invitato ogni diplomando, chiamandolo per cognome, a salire sul palco per conferire a ciascuno la pergamena, e infine, tutti quanti avevano lanciato in aria i loro tocchi come voleva la tradizione.
Dopo un'ora, sia i Sullivan che i Roberts, erano ancora nel cortile a festeggiare e chiacchierare quando al padre di Jay venne la brillante idea di scattare alcune foto ricordo.
<<Andate a cercare anche Miles>> aveva aggiunto, dopo averne scattata qualcuna al figlio e all'amica.
<<Vado io!>> esclamò quest'ultima ricevendo un sorriso di incoraggiamento da parte del biondo.
Quindi, si mise alla ricerca del moro col cuore che gli pompava nel petto fuori controllo.
E quando lo vide, al tavolo delle bevande intento a parlare con uno studente a lei sconosciuto - forse appartenente alla squadra di basket -, cercò di infondersi coraggio e darsi mentalmente la forza di proseguire i suoi passi.
Una volta a distanza ravvicinata, sollevò un braccio e posò la mano sulla sua spalla per farlo voltare, e quando lo fece, beh, inutile dire che si sentì mancare il respiro.
<<Posso rubarti un secondo? Il papà di Jay vorrebbe scattarci delle foto>> spiegò.
<<D'accordo, andiamo>> rispose quello, sorpassandola e iniziando a camminare verso le due famiglie riunite.
Mentre lo guardava avanzare, ad Allison riaffiorò ogni ricordo: dal loro primo incontro sulla spiaggia, alle due ore di detenzione in palestra, dalla festa della scuola, alla gita a Yellowstone, dalla loro prima vera volta al loro primo 'ti amo'.
'Ti amo', due piccole e apparentemente semplici parole, che in realtà nascondono un significato enorme.
Con un gesto deciso, Allison si sporse in avanti quel poco che bastò per afferrare la mano di Miles e farlo arrestare.
Lui, per tutta risposta si voltò indietro, ritrovandosi a pochi centimetri da lei.
Si guardarono negli occhi per istanti che parvero interminabili minuti.
Potevano vedersi riflessi nelle pupille dell'altro.
<<Miles..>> sussurrò Aly, la mano ancora stretta tra la sua. <<Io ti amo. Ti amo da impazzire e mi dispiace cazzo, mi dispiace per essere stata infedele alla nostra promessa di raccontarci tutto, sempre. In questi mesi ho capito che persona sei realmente, e posso dirti con certezza che non mi meriti, sono troppo poco per te...>>
<<Allison..>>
<<No, ti prego, fammi finire>> continuò. <<Non oso nemmeno immaginare il male che ti ho fatto mentendoti, ma i mesi passati con te sono stati i più belli della mia vita. Domani mattina partirò per Seattle ma porterò con me ogni ricordo di noi due perché ti ho amato come non ho mai fatto, ti amo ancora e credo ti amerò per il resto dei miei giorni. Ora ti prego, non dire nulla, seguimi e andiamo a fare queste benedette foto prima che mi metta a piangere.>>
Aveva pronunciato quelle parole tutte d'un fiato, con la speranza che fossero servite a qualcosa. Ma aveva paura della risposta che Miles avrebbe potuto dargli, perciò gli lasciò la mano e prese a camminare a passo svelto verso il punto in cui i suoi famigliari e quelli di Jay erano ancora intenti a parlare.
**
Se ne erano andati quando sul grande prato verde non era rimasta che una decina di persone.
Aveva parlato con Jay circa il suo arrivo a Seattle dopo le vacanze estive e si salutarono così, con un abbraccio dei loro, due baci sulle guance e un 'ci rivediamo a settembre, all'università'.
Ed ora, in fila per il check-in all'aeroporto di San Francisco, Allison non vedeva l'ora arrivasse già la fine dell'estate per cominciare una nuova vita.
Avrebbe avuto Jayden al suo fianco, e non avrebbe potuto desiderare inizio migliore; tuttavia la mancanza di Miles, almeno i primi tempi, le avrebbe provocato senza dubbio un grosso vuoto interiore.
Già, perché qualcuno che l'amasse come lui stesso aveva fatto, non sarebbe stato facile da trovare né a Seattle, né in nessun'altra parte del mondo.
Di questo era più che sicura.
<<Allora tesoro, sei pronta a vivere col tuo caro paparino?>> domandò l'uomo accanto a lei, prima di avanzare lungo la coda che si era creata.
<<Sì, a patto che non mi starai col fiato sul collo e non mi imporrai regole strambe come farebbe la mamma>> puntualizzò lei.
Suo padre la guardò di sottecchi.
<<Aly così mi offendi. Ti sembro forse tua madre?>> chiese Dominik, ridendo subito dopo insieme alla figlia.
Era così strano partire di nuovo, ma questa volta sarebbe stato per sempre, almeno così sperava.
Quando chiamarono il volo, la ragazza si voltò indietro un'ultima volta prima di uscire sulla pista, come se qualcuno, Lui, avrebbe potuto apparire da un momento all'altro.
Scema, hai decisamente visto troppi film, pensò, e scuotendo la testa per cacciare quel pensiero si diresse verso l'enorme veicolo con le ali.
Il momento del decollo era sempre stato il suo preferito. Sentire da sotto il sedere la spinta che l'aereo si dava per partire, le faceva venire al contempo pelle d'oca e vuoti d'aria, ma era comunque una sensazione piacevole. Almeno per lei.
Si erano staccati da terra da meno di un secondo, quando dall'altoparlante il pilota avvertì i passeggeri che vi era un ritardatario e avrebbero ripreso il viaggio tra qualche istante. Nulla di cui preoccuparsi.
Chi è così idiota da arrivare in ritardo il giorno della partenza del proprio aereo, si chiese. Lo sanno tutti che all'aeroporto bisogna arrivare almeno due ore prima del volo.
Scosse la testa e riprese a sfogliare la rivista che teneva tra le mani, quando dal fondo del mezzo, - lei si trovava a metà circa - sentì gridare il suo nome.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra miliardi.
Ancora incredula, si slacciò la cintura e corse verso il suono, che pian piano diventava sempre più forte.
E poi lo vide.
Dall'altra parte dello stretto corridoio, proprio di fronte a lei, Miles la guardava col gli occhi pieni di gioia e un sorriso che significava: sono qui.
<<Amore mio..>> sussurrò a sé stessa, sotto lo sguardo incredulo dei passeggeri, prima di ricominciare a correre e finire poi direttamente tra le sue braccia, calde e protettive.
<<Sarà per sempre, se tu lo vorrai>> gli sussurrò il moro all'orecchio mentre la stringeva al suo petto.
<<Lo voglio>> rispose lei, nascondendo al suo sguardo un sorriso gioioso.
Intorno a loro, gli applausi dei presenti.
FINE.
Me:
Ebbene, questa storia è giunta al termine.
Grazie a tutti quelli che l'hanno iniziata e non terminata e a quelli che invece l'hanno finita di leggere.
Come vi avevo già anticipato, tra qualche giorno cambierò il titolo: da Madness a Monterey.
Altra cosa: ho già in mente una nuova storia, e pensavo di avvertirvi qui quando inizierò a pubblicarla, perciò, se volete, lasciate questa storia in biblioteca così da ricevere notizie a riguardo.
Bene, ho finito il sermone ahaha
Mi farebbe tanto piacere ricevere le vostre ultime opinioni ❤
Un bacio enorme,
alla prossima,
Chia xx
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