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- Leggete per piacere lo spazio autrice? -

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Imparate a litigare guardandovi in faccia. È l'unico modo per capirsi davvero.
(Twitter)

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Appoggiato al davanzale della finestra, il ragazzo stava ammirando il panorama con sguardo distratto e pensieroso. Le fioche luci delle insegne e dei negozi ancora aperti, riempivano il buio della sera, rendendo Jackson una cittadina un po' meno fantasma di quello che di giorno sembrava.

Con il mento appoggiato al palmo della mano, continuava a fissare una luminaria verde ed intermittente, a forma di croce, appartenente ad una farmacia poco distante dall'albergo, senza però guardarla davvero.
La sua mente era altrove. Era casa, a Monterey, da Bryan e suo padre.

Non li aveva mai chiamati da quando era arrivato lì, e suo padre non aveva mosso un dito per fare altrettanto. Tuttavia, sperava con tutto il cuore che non fossero successi casini, data la sua assenza per tre giorni.

Aveva il timore di tornare a casa e trovare suo padre ubriaco sul pavimento del salotto, o Bryan in una delle sue crisi, lasciato ad urlare e dimenare la nuca a destra e a manca, o peggio, arrivando alla conclusione che, forse, accettare di venire in gita a Yellowstone fosse stata una pessima idea.
Per una volta in vita sua aveva pensato a se stesso e non alla sua famiglia, non alle conseguenze negative cui, la sua mancata presenza nell'ambiente famigliare, avrebbe portato.

Che idiota, pensò, rimettendosi dritto col busto. Come ho potuto anche solo pensare che andarmene per tre giorni potesse essere una buona idea?

Scosse il viso e sospirò, poi si avvicinò al comodino dove era riposto il suo cellulare e lo afferrò deciso a telefonare allo sceriffo, proprio nel momento in cui Allison azionò il phon per asciugarsi i capelli bagnati.

Allison.

Aveva pensato a lei in quei due giorni e non a coloro che facevano parte delle sue giornate da tutta una vita. Si diede dell'egoista, ma in fin dei conti lei era l'unica grazie alla quale non era ancora crollato.

Digitò il numero della centrale torturandosi il labbro per il nervoso. Suo padre avrebbe dovuto essere al lavoro, mentre Nathan, l'infermiere, a casa con Bryan. Sperava che fosse davvero così. Tutto secondo le regole.

<<Polizia di Monterey, come posso aiutarla?>>

Era Tina, la segretaria.

<<Ciao Tina, sono Miles. Come va? Vorrei parlare con mio padre per favore>> rispose il moro sedendosi sul letto, un po' più rilassato nel sentire la voce calda e affettuosa della donna.

<<Ehi, senti un po' chi abbiamo qui! Dove ti sei cacciato? È un po' che non ti fai vedere..>> esclamò Tina con gioia. <<Tuo padre non può parlare, tesoro. Sta interrogando un ragazzo riguardo un incidente accaduto tanto tempo fa. Sembra che questo Sullivan abbia confessato di aver buttato il fratello gemello giù da un dirupo nove anni fa>> spiegò.

Aveva capito bene? Aveva detto Sullivan?

Per un secondo rimase interdetto.

<<Come si chiama il ragazzo? Puoi dirmelo?>>

D'un tratto, Miles parve più interessato a scoprire quel nome che a parlare con suo padre. Ma doveva sapere se quel cognome apparteneva proprio a chi aveva in mente.

<<Beh, ecco...>> balbettò la signora, indecisa sul da farsi. <<Veramente sarebbero informazioni private, almeno credo. Io sono solo una segretaria, non so se..>>

<<Non lo verrà a sapere nessuno, e poi è solo un nome>> cercò di convincerla l'altro.

<<Oh, e va bene. Si chiama Jayden, Jayden Sullivan>>

Cazzo, era proprio lui.

D'improvviso si chiese se Allison ne fosse al corrente, e, in caso contrario,  avrebbe dovuto avvertirla della sua amicizia con un assassino ed allontanarla da lui nell'immediato.
Lo sapeva, aveva sempre sospettato che quel ragazzo solitario dall'aria misteriosa fosse un tipo strano, ed ora ne aveva avuto la conferma.

<<Grazie Tina. Comunque, mi faresti un grande piacere se dicessi a mio padre di richiamarmi quando ha finito>> disse, per poi riattaccare nello stesso istante in cui la porta del bagno sì aprì.

**

Allison, vestita con una tuta pesante e calze antiscivolo, alzò il viso verso il ragazzo, immobile di fronte a lei.

<<Con chi parlavi?>> domandò accennando un sorriso e avvicinandosi a lui con l'intenzione di stampargli un veloce bacio sulla gota.

<<Ho chiamato la centrale per parlare con mio padre ma.. sembra essere impegnato ad interrogare un ragazzo>> rispose cercando di catturare con lo sguardo l'espressione sul suo viso.

Allison si sedette sul letto e distese le gambe.

Certamente, sentendo quella frase, la sua mente era corsa verso Jayden, ma la cosa non la spaventava. Il suo migliore amico era innocente e di questo ne era più che convinta.

Quindi sorrise e alzò le spalle, facendogli poi cenno di sedersi accanto a lei.

Quando furono ad una distanza minima, si girò su un fianco e alzò una mano verso il viso di Miles, prima di accarezzargli i capelli morbidi.

<<È rilassante toccarti i capelli, sai?>> mormorò ridendo appena, appoggiando poi la nuca alla sua spalla.

Stava così bene appoggiata a lui.

<<Non me lo aveva mai detto nessuna, ma grazie, mi fa piacere>> rispose l'altro stringendola di più contro il suo torace muscoloso.

In quello stesso momento il cellulare della ragazza prese a suonare, rivelando sullo schermo il nome della madre.

Dopo aver, come ogni volta, sbuffato, decise di rispondere, anche se avrebbe tanto voluto non spostarsi dalla bellissima posizione in cui si trovava.

<<Ciao mamma, come stai?>> chiese appoggiandosi con la schiena alla testiera del letto.

<<Ciao tesoro, io sto bene e tu? Come procede la gita al parco naturale?>>

Allison pensò subito all'esperienza di qualche ora prima con quel lupo, Belfire, e le si illuminarono gli occhi.

<<Benissimo! Ho accarezzato un lupo proprio qualche ora fa>> disse, questa volta con grande gioia nella voce.

<<Oddio! Tesoro non hai avuto paura?>>

Paura? Dio, ma era seria?
Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

<<Ti assicuro che è stata l'esperienza più bella di tutta la mia vita - forse al secondo posto dopo il sesso con Miles, pensò - e non ho avuto nessuna paura. E poi era un lupo abituato agli uomini>> la rassicurò.

<<Oh, bene allora. Mi fa piacere che tu ti stia divertendo. Mi manchi tanto tesoro>>

Sì, immagino, pensò.

<<Anche tu mamma>> mentì, <<ma ora devo proprio andare. Sai, dobbiamo ancora cenare e sono affamata. Ti chiamo domani appena arrivo a casa dei nonni>> e senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere, chiuse la chiamata.

<<Non la sopporto>> borbottò tra sé e sé, incrociando le braccia al petto e guadagnandosi un'occhiataccia da parte del moro accanto a lei.

<<Almeno tu una madre ce l'hai ancora>>

Le si mozzò il respiro.
Quella frase le fece venire i brividi ed anche la pelle d'oca, sia a causa della tristezza con cui era stata pronunciata sia perchè le fece comprendere quanto era stata stupida nel dire una cosa del genere in presenza di Miles.

Lui non sapeva del suo essere al corrente della morte della madre e non glielo avrebbe detto, quindi cosa poteva dire ora?

Lo guardò negli occhi, i quali all'improvviso erano diventati lucidi e velati.

Perché era così idiota a volte? Parlare tranquillamente di quanto non sopportasse sua madre, davanti ad un ragazzo che la madre l'aveva persa di recente. Si sarebbe presa a martellate in testa, se avesse avuto l'attrezzo adatto a disposizione.

<<Scusa>> fu tutto quello che riuscì a pronunciare dopo un lungo e silenzioso lasso di tempo. <<Non volevo rattristarti>> aggiunse, sporgendosi poi per abbracciarlo teneramente.

Rimasero così, l'uno attaccato all'altra per qualche minuto.
Allison abbassò le palpebre ed inspirò il profumo di bucato e bagnoschiuma presente sul collo del ragazzo, prima di riprendere la parola.

<<Mi piacerebbe così tanto sapere di più su di te, Miles Bailey>> sussurrò, con le labbra ancora appoggiate alla sua pelle.

Miles sciolse lentamente l'abbraccio, la osservò qualche secondo poi sorrise.

<<E va bene, d'altronde te lo avevo promesso, ma non dare la colpa a me se, quando avrò finito, rimarrai turbata>>

Aly annuì e afferrò la sua mano per incoraggiarlo ad iniziare.

<<Mia madre si chiamava Diana, ed era la donna più bella che avessi mai visto in tutta la mia vita, senza offesa>> disse sorridendole appena e ricevendo dalla ragazza una leggera risata.
<<Quando era ancora all'università, ha conosciuto uno studente giocatore di baseball, del quale si è perdutamente innamorata. Avevano entrambi vent'anni, una buona famiglia alle spalle, un buon percorso scolastico da affrontare insieme e tutta un'altra serie di cose mielose. Insomma, si sono messi insieme e dopo quattro anni di fidanzamento è nato Bryan>> spiegò, il viso rilassato mentre pronunciava quelle parole.
<<Ma si sa, non sempre è tutto rose e fiori. Infatti qualche anno più tardi lei e quell'uomo si sono lasciati, ed è stata costretta a cercare una casa in cui andare a vivere insieme al figlio di soli sei anni. Ha trovato lavoro come fiorista vicino all'aquario in cui a volte ho i turni io, e magicamente si è innamorata di un poliziotto che un bel giorno è entrato in negozio per fare qualche domanda: mio padre>> mormorò, questa volta contraendo la mascella e raddrizzandosi col busto.

<<Si sono sposati e due anni dopo sono nato io, bello come il sole>>

Allison sorrise dolcemente, dando mentalmente ragione a Miles.

<<Ma immagino tu voglia sapere anche di Bryan, giusto?>> domandò.

La ragazza annuì, aggiungendo <<solo se vuoi, non voglio che tu ti senta costretto>>, ma il moro accanto a lei riprese subito a raccontare.

<<Era il 14 maggio, esattamente due mesi prima della mia nascita, - sì sono nato il 14 luglio, ora lo sai - quando mia mamma era andata a prendere Bryan a scuola. In pratica, aveva appuntamento dal dottore, per via della gravidanza, alle due meno dieci del pomeriggio e siccome le lezioni erano finite all'una e mezza, non vi era tempo di riportare a casa Bryan, mangiare e tornare dal dottore, anche perché mio padre era già in centrale e non avrebbe saputo a chi lasciare in custodia il bambino. Quindi, una volta parcheggiata l'auto, si sono avvicinati alle strisce pedonali, e in un millesimo di secondo, una moto ha investito Bryan, ma non mia madre. La dinamica dell'incidente non la so, non la conosce bene nessuno in realtà, o forse non me l'hanno voluta dire per non spaventarmi>> disse, rilasciando poi un velato sospiro. <<Comunque è a causa di quello che il mio fratellastro è paralizzato su una sedia a rotelle. In più è sempre così carino e gentile con me, perché mi ritiene la causa del suo incidente, e non gli do tutti i torti>> raccontò ancora.

<<Poi due anni fa lei è morta per un tumore al cervello, uccidendoci moralmente tutti quanti. Fine della storia, ti è piaciuta?>>

Allison era sconvolta, un po' per la confessione appena ascoltata e un po' per la leggerezza con cui Miles le aveva raccontato tutto, nascondendo così un dolore e un peso troppo profondi e incolmabili.

<<I-io..>>

<<No ti prego, se c'è una cosa che odio è la compassione, quindi evita di dire che ti dispiace>> disse brusco, ricomponendosi però subito dopo. <<Scusa, non volevo aggredirti, vieni qui>>, e detto ciò allargò le braccia, lasciando che la bella di fianco a lui lo stringesse forte e lo calmasse come solo lei era in grado di fare.

<<Ora però tocca a te, mi hai detto tutto della tua vita?>> le chiese, una volta ripreso il contatto visivo con lei.

<<Penso di sì, insomma, cos'altro dovrei dirti?>>

Miles si mise seduto e incrociò le gambe. <<Parlami della tua amicizia con Sullivan>>

Oh.

Quella domanda non se l'aspettava proprio e si chiese come mai fosse interessato ad una cosa simile. Proprio lui che Jayden non lo poteva vedere.

<<Siamo diventati amici subito, un po' anche grazie a te. Quando il primo giorno di scuola ti ho sentito prenderlo in giro, mi sono detta che quel ragazzo, considerato da molti, te compreso, uno sfigato, avrebbe avuto bisogno di una tosta come la sottoscritta per il semplice fatto che non è nella sua indole rispondere a tono o fare a pugni. Ma in realtà, è il ragazzo più dolce che io conosca, senza offesa, e non è affatto uno sfigato. Anzi, siamo molto simili. È un amante del mare, della fotografia, in sostanza è un sognatore>>

<<E un assassino>>

**

Il sorriso sul volto di Aly sparì in un istante.

Scrutò il viso del compagno, con la speranza di veder affiorare su quelle labbra un sorriso e successivamente una risata che testimoniasse quanto quell'accusa fosse soltanto uno scherzo cretino, ma no, Miles non rideva affatto.

Deglutì.

<<Cosa hai detto?>>

Il tono di voce basso, ma duro.

Dal canto suo Miles sospirò, passandosi una mano sul viso.

<<È per questo che mi hai chiesto della mia amicizia con lui? Per sbattermi in faccia questa cazzata?>>

La ragazza iniziò a scaldarsi, allontanandosi da lui ed alzandosi addirittura dal comodo letto che solo il giorno prima, aveva ospitato le loro effusioni.

<<Una cazzata? Me l'ha detto la segretaria della centrale! Ti rendi conto del pericolo che corri a stargli accanto?>> replicò lui, imitandola.

Ora erano uno di fronte all'altra, il grosso matrimoniale a dividerli.

<<No, tu non ti rendi conto!>> sbraitò lei puntando l'indice contro di lui. <<Conosco Jayden e so anche tutta la storia, per filo e per segno, meglio di chiunque altro. Non è un assassino, non lo sarà mai. La morte di Jaxon è stata solo uno spiacevole incidente. Stavano litigando, lui ha perso la pazienza e l'ha colpito, ma non era sua intenzione farlo cadere nel vuoto, o peggio ucciderlo, quindi Miles, non ti azzardare a dire mai più una cosa simile su di lui! Mi hai capito?>>

Il moro intanto le si era avvicinato e le aveva posato le mani sulle spalle, come a calmarla, riportandola a ragionare lucidamente, perché era chiaro, secondo lui, che fosse accecata dall'affetto per quel teppista criminale.

<<No, Allison, tu devi ascoltare me! Se perdesse la pazienza di nuovo, ma con lui ci fossi tu? Se si sfogasse su di te? Io non posso permetterlo, non posso perdere anche te>>

Il petto di Miles, e anche quello della giovane, si alzava e si abbassava troppo velocemente, tanto che dovettero entrambi tacere per riprendere fiato.

Aly si allontanò da lui, staccandosi così dalla sua presa, mentre alcune lacrime presero a rigarle il viso.
Lo sapeva, se lo sentiva che se Miles fosse venuto a conoscenza di quel fatto avrebbe reagito così, ma lei non poteva accettarlo.

<<Miles, devi credermi. Jayden è un bravo ragazzo, quello che è successo è acqua passata. Il caso è stato riaperto solo perché lui ha deciso solo ora di dire la verità su quel giorno di nove anni fa. Nove Miles, era solo un bambino>> tentò di spiegare di nuovo.

<<Un bambino sì, ma è per colpa di un suo pugno che suo fratello è morto. Avevi detto che non gli piace fare a botte, eh? Beh, evidentemente non sono l'unico a dare un'impressione sbagliata su di me. E poi cazzo, dice di essere il tuo migliore amico ma ha omesso di dirti che ha un fratello morto, è un bugiardo >> sentenziò l'altro, sfidandola con lo sguardo.

<<Adesso stai davvero esagerando>> concluse lei. <<Pensa quello che vuoi, io a lui non rinuncio, e se la cosa non ti va bene, è un problema tuo>> disse avviandosi poi verso la porta.

<<Dove stai andando?>>

Miles le si avvicinò nuovamente e le bloccò un polso, trattenendola.

<<Esco. Non ho più voglia di stare qui dentro a sentirmi dire da te cosa devo o non devo fare e quali amici avere. E sai cosa ti dico? L'unico bugiardo qui dentro sei tu, Miles. Già, non pensare che non abbia capito che quei segni che hai sulla schiena te li ha fatti tuo padre e non Bryan!>>

Con quell'ultima frase, si liberò dalla sua presa, aprì la porta ed uscì sbattendola dietro di sé.

Come era possibile che due persone finissero dal fare sesso sotto una fottuta doccia, all'urlarsi in faccia a quel modo nel giro di una sola ora?

Miles aveva rovinato tutto, come sempre. Forse aveva creduto, e sperato, troppo presto che fosse una persona diversa, ma la realtà era che era lo stesso stronzo di sempre.


Me:

Ahia! Piovono litigi nella camera 69!
Voi da che parte state?

Come penso avrete notato ho cambiato la copertina, ma ho ancora qualche dubbio, nonostante questa mi piaccia moltissimo.

Vi va di rispondere a un sondaggio?
Vi posto qui sotto le altre cover che ho fatto e, se vi va, ditemi quale preferite. ❤

Al prossimo capitolo,
Chia xx

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