16
Per alcuni custodire un segreto è come trattenere il respiro.
(Roberto Gervaso)
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La mattina seguente Allison si svegliò di soprassalto. La sveglia di Star Wars, che si era portata dietro sin dal suo primo trasloco come un oggetto sacro e da custodire con la massima cura, in quanto regalo di suo padre per il suo decimo compleanno, aveva trillato proprio nel momento in cui, nel suo incubo, stava per essere investita da un camion, lo stesso dal quale, la sera prima, Miles l'aveva salvata evitandole una morte certa.
Con gli occhi sgranati, la bocca secca e il viso imperlato di sudore per lo shock ancora in circolo nelle sue vene, sollevò la testa dal cuscino e spense l'aggeggio con mano tremante. Rimase a lungo a fissare il celeste soffitto poi scostò le lenzuola dal suo corpo e si alzò, sfregandosi il viso con entrambi i palmi, assicurandosi così di essere davvero sveglia.
Procedette poi verso il bagno a passo lento e insicuro, tra uno sbadiglio e l'altro, si lavò il viso e i denti e tornò in camera a prepararsi.
Quel giorno non aveva la minima voglia di scegliere accuratamente cosa mettere, così estrasse dall'armadio i primi indumenti che trovò: una gonnellina bianca a vita alta lunga fin quasi al ginocchio, e un pullover nero con scollo a V. Ai piedi, invece, mise le sue Adidas Neo total white.
Non era proprio la tipa che indossava gonne per andare a scuola, né, a dire la verità per una festa, ma quell'outfit in fin dei conti non le dispiaceva affatto.
Non si truccò nemmeno, perché, quando si fermò davanti allo specchio ad osservare la sua figura, una lacrima le rigò il viso.
Se non fosse stato per Miles...
Scese a salutare i nonni e, dopo aver assicurato loro che avrebbe fatto colazione al bar vicino alla scuola, uscì dalla villetta e si incamminò a piedi con sguardo perso ed apatico.
Rivedeva quei fari puntati addosso, il corpo di Miles colpirla con forza facendola cadere a terra e i suoi occhi che la osservavano preoccupati.
Il ragazzo che odiava, con il quale fin dal loro primo incontro non vi era stata affatto sintonia, le aveva salvato la vita, e lei ancora non riusciva a capacitarsene.
In un solo istante, tutte le sue forze, la sua determinazione, la sua cocciutaggine e testardaggine vennero meno, facendole perdere la capacità di stare in piedi.
Si accasciò sul marciapiede e pianse.
Pianse finché qualcuno, o meglio qualcosa, non le sfiorò la spalla.
Sollevò lo sguardo e, con gli occhi velati di lacrime, riconobbe un soffice battuffolo di pelo rossiccio strisciarle addosso facendo delle sonore fusa.
Sorrise e si asciugò il viso con la manica del pullover, prima di accarezzare il gattino e rialzarsi, ringraziandolo mentalmente per averla, anche se per poco, rallegrata.
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Una volta arrivata davanti alla scuola, senza aver effettuato la sosta al bar, -il suo stomaco non ne voleva sapere di incontrare del cibo in quel momento- si incamminò verso l'aula di matematica.
Quando, appena messo piede in aula, vide tutti i suoi compagni con la testa sui libri, si bloccò impietrita.
<<Cazzo!>> esclamò con voce piuttosto alta, facendo voltare alcuni degli studenti nei primi banchi.
Si era completamente dimenticata che la settimana prima il professor Allen aveva fissato un test sulle disequazioni proprio per quel giorno. Rassegnata, quindi, si andò a sedere in un banco vuoto a metà aula, sospirando per la consapevolezza di un futuro, terribile, brutto voto.
Il test iniziò dopo che il professore ebbe finito di spiegare modalità e tempi, ed Aly, come aveva da principio sospettato, si stava trovando in serie difficoltà.
Proprio mentre stava per alzarsi, decisa a consegnare il compito ed avvertire Allen, con una stupida scusa, che i giorni precedenti non era riuscita a studiare a dovere, Bailey fece il suo ingresso con tanto di fiatone e scivolata.
L'uomo dietro alla cattedra lo fulminò con lo sguardò e gli indicò un posto a sedere senza nemmeno rivolgergli la parola.
Quando le passò accanto, per scoprire poi che si sarebbe seduto dietro di lei, Aly ebbe un sussulto. La scia di profumo che emanava era la stessa che la sera prima le era entrata nelle narici quando i loro corpi erano pressoché attaccati l'uno all'altro.
Si disse che avrebbe dovuto ringraziarlo a dovere, magari offrendogli un caffè o un'intero pasto per sdebitarsi, anche se la cosa non la riempiva di gioia.
Era pur sempre suo nemico.
Sì, un nemico che però ti ha salvato la vita, replicò la parte razionale di lei.
Ma poi, usa ancora offrire un caffè per ringraziare una persona?, si chiese ancora dimenticandosi temporaneamente di dove fosse.
Con un sonoro sospiro, appoggiò la fronte alla mano, rassegnata, e tamburellò con la biro sul banco per circa una decina di minuti, mentre quelle file di numeri sul foglio le passavano davanti agli occhi senza che riuscisse a trovarvi alcun senso.
Non era mai stata troppo frana in quella materia, alla sufficienza ci era sempre arrivata senza problemi, eppure quell'argomento lo trovava più difficile di altri. Sarà anche che il modo di spiegare di Allen era incomprensibile.
Per la seconda volta stava per alzarsi, quando una mano le toccò la spalla, facendola irrigidire.
<<Pss, Roberts, voltati!>>
Miles la stava chiamando, ma la ragazza teneva lo sguardo fisso sull'anziano di fronte a lei.
<<Cosa vuoi Miles? Non posso voltarmi>> bisbigliò, girando leggermente la testa verso sinistra.
<<Allora guarda sotto la tua sedia>> rispose l'altro in un sussurro.
Allison fece come le era stato detto, sebbene non le piacesse eseguire ordini.
Per non destare sospetti, fece cadere a terra la biro e quando si abbassò per raccoglierla, cercò qualcosa di ignoto sotto la seggiola. Vagò con lo sguardo fino ad identificare un piccolo fogliettino di carta ripiegato come a formare una pallina microscopica; lo afferrò e si raddrizzò per poi aprirlo.
Sgranò gli occhi quando lesse tutti i passaggi delle quattro disequazioni del test, e sorrise come una stupida quando vide Miles passarle accanto e consegnare il compito al professore.
<<Non mi sorprende Bailey che tu abbia già consegnato!>> disse Allen afferrando il foglio protocollo a quadretti del moro.
<<Che vuole farci prof, lo sa anche lei che sono il migliore della classe>>
Modesto, pensò la ragazza, poi, prima che il tempo scadesse, si mise a ricopiare il tutto il più velocemente possibile.
**
Avrebbe dovuto farlo adesso, non poteva aspettare la fine delle lezioni o avrebbe rischiato di non incontrarlo più fino al giorno successivo.
Buttò alla rinfusa tutte le sue cose nello zaino e corse all'inseguimento di colui che per la terza volta le aveva salvato il culo.
<<Miles, ehi Miles!>> urlò percorrendo a gran velocità il corridoio finché riuscì a raggiungerlo.
Quel ragazzo faceva tre metri con un solo passo, era incredibile.
Quando lui si voltò, lei ne approfittò per riprendere fiato.
<<Hai bisogno?>> chiese. Il suo tono di voce la sorprese. Era seccato, quasi fosse infastidito dall'averla di fronte.
<<Io... beh, ecco..>>
<<Senti, se è per il compito di matematica non so nemmeno perché io l'abbia fatto, ma in ogni caso prego>> disse a denti stretti prima di voltarsi e riprendere nuovamente il suo cammino.
Wow, quel ragazzo era davvero insopportabile. Che cazzo gli era preso? Prima la aiutava e poi se ne usciva con una frase simile?
La ragazza si convinse sempre più che fosse bipolare.
Fu quasi sul punto di mandarlo a quel paese ma poi strinse i pugni e lo seguì, piazzandosi di fronte a lui bloccandogli così la strada.
<<Senti, coglione, non so nemmeno io perché tu abbia voluto aiutarmi siccome io non te l'ho chiesto e di certo non è da te, ma in realtà volevo ringraziarti per ieri sera>> disse guardandolo dritto negli occhi per osservarne la reazione.
Infatti, lui si irrigidì e distolse lo sguardo.
<<Prego, posso andare ora?>>
Ma era serio?
<<Cos.. no, no che non te ne puoi andare! Miles ieri sera tu mi hai salvato la vita mettendo in serio pericolo la tua, te ne sei reso conto oppure no?>>
Aly stava davvero per perdere la pazienza. Un attimo prima era il ragazzo più altruista del mondo, e un secondo dopo non gliene fregava di niente e di nessuno.
<<Senti>> cominciò lui, afferrandola per un braccio e portandola lontano da sguardi indiscreti, <<va bene, ti ho salvato la vita e sono contento che tu stia bene, ma devi dimenticarti di ieri sera, okay? Di quello che hai visto>>
La giovane, da principio non riuscì a capire, ma poi, quando la sua mente tornò con i ricordi alla sera prima, comprese.
<<Ti prego Aly, promettimelo>>
Era la prima volta che la chiamava così, e i suoi occhi scuri la stavano letteralmente supplicando di dimenticare.
Ma perché? Perché avrebbe dovuto dimenticarsi di lui che raggiungeva un ragazzo disabile dall'altro lato della strada? Perché era questo a cui si riferiva, giusto?
Si ritrovò ad annuire senza nemmeno accorgersene e, quel suo gesto, Miles lo prese come un'ottima scusa per dileguarsi.
Eppure Allison rimase perplessa.
Chi era quel ragazzo? E perché voleva tenerlo nascosto?
Sospirò, e, decisa a farsi gli affari suoi, si incamminò verso l'aula di letteratura dove Jayden la stava aspettando.
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