13

La vera amicizia è una pianta che cresce lentamente e deve passare attraverso i traumi delle avversità perché la si possa chiamare tale.
(George Washington)
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Sembrava che il biondo si fosse volatilizzato, sparito nel nulla.

Allison aveva cercato ovunque: nella classe di letteratura e in quella di arte, in palestra e perfino nel bagno dei ragazzi, sorbendosi un 'ma sei impazzita per caso?' e un 'smamma smorfiosa, hai sbagliato reparto', oltre alla vista di quattro paia di gambe che sbucavano da sotto una porta. Inutile dire che una delle due persone in questione era in ginocchio e ai piedi indossava delle ballerine color porpora.

Niente. Di Jayden non vi era più alcuna traccia e la ragazza giunse alla conclusione che il suo migliore amico aveva lasciato in fretta e furia l'intero edificio scolastico. Il motivo però, era la cosa che la preoccupava di più.

Con la testa china, e il cuore un po' più vuoto del normale, uscì dal bagno e si diresse a passo lento verso l'aula di biologia.
Passò le due ore di lezione restanti con la testa fra le nuvole e gli occhi puntati sull'orologio, aspettando con ansia il suono della campanella.

Con molta attenzione, tirò fuori il cellulare dalla tasca esterna dello zaino, ma non compariva alcun messaggio in arrivo. Aveva inviato un sms al ragazzo subito dopo essere tornata in classe e, non ricevendo alcuna risposta, lo aveva anche chiamato, senza però alcun successo.

Quando finalmente la campanella suonò, raccolse le sue cose e si diresse verso l'uscita con un grosso peso sullo stomaco. Sperava con tutto il cuore che il suo unico amico non fosse davvero arrabbiato con lei.

Una volta varcata la soglia della Monterey High School, sentì i Green Bulls, i giocatori di basket, discutere su quanto fosse forte la squadra contro la quale avrebbero dovuto giocare una dura partita da lì a una settimana. Sollevò la testa riconoscendo tra le voci, anche quella di colui grazie al quale aveva fatto scappare Jayden a gambe levate.

Perchè era ovvio che fosse sempre sua la colpa. Da quando aveva messo piede in quella scuola, Miles non aveva fatto altro che dar fastidio al suo amico, e di sicuro aveva inventato la storia del passato oscuro e tenebroso di Jayden.

Ma poi le vennero in mente di nuovo i suoi nonni e ricadde così in un limbo di incertezze.

Jayden era davvero chi credeva che fosse? E se era così, perché era scappato senza darle alcuna spiegazione? Una cosa era certa, non avrebbe aspettato molto prima di trovare una risposta a quelle domande.

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<<È davvero squisito nonna! Sei un'ottima cuoca, sai?>>

Il pranzo con pollo arrosto e piselli cucinato da nonna Rose aveva aperto le papille gustative della giovane come fossero le porte del paradiso. 

<<Oh tesoro, mi fa piacere che ti sia piaciuto. Vuoi un po' della crostata di ieri? Ne è avanzata qualche fetta!>>

Come poteva dire di no ad una torta?

Allison annuì e la vecchina gliene porse una fetta abbondante.

<<Posso chiedervi una cosa?>> domandò poi rivolgendosi ad entrambi i nonni, dopo aver bevuto un goccio d'acqua ed essersi pulita le labbra con il tovagliolo.

<<Certo cara, chiedi pure>>

Nonna Rose e nonno Ben la fissarono curiosi.

<<Sapete dove abitano i Sullivan?>>

Jayden era il suo migliore amico è vero, ma al contrario di lui, lei non era mai passata a prenderlo o a trovarlo, non ancora almeno, e dove era situata la sua abitazione non era mai stato argomento delle loro discussioni.

<<Oh, fammi pensare>> mormorò nonno Ben. <<Credo che abitino in Border Street, ma il numero non lo ricordo>>

<<Ma no, quelli che abitano lì sono i Maddox del negozio di ferramenta caro, ti sei confuso come al solito>> lo rimproverò dolcemente Nonna Rose.

Nonno Ben si grattò la nuca calva e alzò le spalle.

<<I Sullivan abitano vicino al loro negozio, al numero...>>

Stava quasi per ottenere l'informazione desiderata quando il telefono iniziò a squillare riempiendo il silenzio all'interno della sala da pranzo.

L'anziana signora lasciò la frase in sospeso, si pulì le mani nel grembiule ricamato e si alzò per andare a rispondere. Dal canto suo, Aly arricciò il naso contrariata e salì in camera sua, decisa ad iniziare subito i compiti.

Più tardi sarebbe passata al negozio alimentare e, con una scusa che avrebbe deciso in un altro momento, si sarebbe fatta dire l'indirizzo dai genitori di Jayden.

In un modo o nell'altro avrebbe trovato il sistema per parlargli, questo era certo.

**

Quando arrivò davanti alla vetrina del negozio si stupì per la grande vastità di prodotti in vendita. Pane, prosciutti, formaggi e addirittura caramelle, erano tutti disposti in perfetto ordine sulle mensole in legno scuro.

Prese un profondo respiro ed entrò.

Al suo ingresso, una campanella posta sopra la porta segnò il suo arrivo ed una signora dai lunghi capelli biondi e gli occhi chiari le rivolse un sorriso cordiale.

<<Ciao, in cosa posso esserti utile?>> domandò incrociando lo sguardo con quello della ragazza.

<<Oh, ecco io in realtà non sono qui per comprare qualcosa>> mormorò vergognandosi appena per la figuraccia che sicuramente avrebbe fatto.

<<Sono un'amica di Jayden e oggi avremmo dovuto studiare insieme solo che, beh ecco, si è dimenticato di dirmi l'indirizzo. I miei nonni, i signori Roberts, mi hanno detto che i suoi genitori lavorano qui e allora...>>

<<Sei la nipote di Ben e Rose! Non sai quanto tua nonna mi abbia parlato di te, Allison giusto?>>

Aly annuì, sorpresa da quella manifestazione di calore nei suoi confronti.

<<Sono contenta che Jay sia diventato tuo amico, sai ne ha davvero pochi al momento e un po' di compagnia non gli farebbe proprio male!>>

Allison sorrise, mentre la donna fece il giro del bancone avvicinandosi a lei.

<<Sei proprio bella come diceva tua nonna. Comunque, vieni ti faccio vedere la strada per raggiungere casa nostra>>, e così dicendo la condusse fuori dal negozio.

Dopo averle spiegato la strada, la signora Sullivan le diede un abbraccio e due baci sulle guance, gesto che spiazzò un po' la giovane ma che le fece piacere. Somigliava molto a Jayden esteticamente; meno caratterialmente, ma era sicura che la sua gentilezza l'avesse presa da lei.

Giunta davanti al numero civico 141, si fermò a contemplare l'abitazione. Era davvero molto semplice: bianca con due finestre dalle persiane marrone scuro sul davanti e una porta del medesimo colore proprio nel mezzo di esse.

Si sistemò meglio lo zaino sulla spalla e si avvicinò al portone.

Poco dopo aver bussato, questo si aprì lasciando che la chioma bionda e gli occhi azzurri del ragazzo facessero capolino.

<<A-Aly? Che ci fai qui?>>

Gli occhi di Jayden passarono in rassegna tutta la sua figura e finirono anche oltre le sue spalle. Chi credeva che avesse portato con lei? Miles, forse?

<<Vorrei parlarti di quello che è successo oggi a scuola, sei sparito nel nulla>> spiegò togliendosi il cappellino che stava indossando e le stava accaldando un po' troppo la testa.

Il biondo lasciò passare qualche minuto prima di rispondere.

<<Oh>> rispose poco dopo.

Oh? Cosa significava 'oh'? Era tutto lì quello che aveva da dirle?

<<Jayden, che cosa è successo? Cosa c'è che non va?>> chiese ancora.

Lui fece un passo in avanti, oltrepassando la soglia e accostando la porta alle sue spalle. Poi, le rivolse un sorriso.

<<È tutto okay Aly, davvero. Io sto benone. In realtà non c'è proprio niente che non va, non so perché ho reagito così>> disse, ma alla ragazza parve piuttosto agitato e con una gran fretta di archiviare l'argomento.

<<Ah sì? E allora perché quando ti ho parlato di quello che mi ha detto Miles, te ne sei andato lasciandomi lì come una completa stupida?>>

Allison osservò quegli occhi color del mare un po' troppo a lungo, tanto che il ragazzo fu costretto a distogliere lo sguardo, o per l'imbarazzo o per la vergogna di essere stato smascherato.

Jay sospirò rumorosamente prima di tornare con gli zaffiri sulla giovane donna davanti a lui.

<<Mi chiedi davvero perché? Stiamo parlando di Miles, Aly. Tu lo conosci solo da qualche mese ma ti assicuro che gli anni precedenti era anche molto peggio di come è ora. Non puoi fidarti di quel che dice, nessuno può farlo e tu arrivi in questa città da tre mesi e già pendi dalle sue labbra>>

Il tono in cui lo disse era calmo, eppure ad Allison quelle parole ferirono come una lama impregnata di veleno.

<<Come puoi dire questo Jay? Ti ho anche detto che non credo ad una parola di quello che..>>

<<Ho visto come lo hai guardato quando è entrato in mensa oggi>> si affrettò a dire il biondo.

Come lo aveva guardato? Perché non se ne era resa conto? Oppure, se ne era resa conto eccome e non voleva ammetterlo?

<<Non credi davvero a quel coglione di Bailey, vero?>>

La voce di Sullivan la riportò alla realtà dopo un attimo si spaesamento e confusione. Guardò quegli occhi al momento così tristi e cupi che il suo cuore fece una capriola per poi sciogliersi come neve al sole.

Non credeva a Miles, ovvio, eppure credeva ai suoi nonni, anche se a dir la verità, anche loro avevano detto che si erano trattate di voci. E se, chi le avesse sparse in giro, avesse anche inventato tutto? Insomma, poteva davvero credere ad una persona sconosciuta che si era, forse, divertita a sparare cazzate sulla vita di un ragazzo?

No, lei credeva a Jay e a Jay soltanto.

<<No Jay, non credo a Bailey. Credo solo a te, perché sei il mio migliore amico, giusto?>> chiese lei dolcemente, accennando un sorriso sincero.

<<Certo che sì, Roberts>>, e detto ciò lui la avvolse tra le braccia.

<<Però, per qualsiasi cosa, se c'è qualcosa che ti fa stare male io...>>

Non la lasciò finire ma la strinse di più a sé, lasciandole un bacio leggero sulla nuca castana.

In quel momento, Aly non avrebbe potuto desiderare di meglio.

Me:

Mmm, ormai si è capito: gatta (o in questo caso, Jay) ci cova.

Supposizioni?

Alla prossima,
Chia xx

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