1.4 Vampiri /Letteratura, Arte e cultura pop/
[fonti: Scacchierestorico.com
Ilcineocchio.com , culturalmente.com, cinematografiche.com]
I vampiri, come è stato detto più volte nella rubrica, è il più fascinoso tra le creature fantastiche antropomorfe, e per questo è molto presente nel mondo della letteratura, della cinematografia e della serialità televisiva.
L'immagine canonica del vampiro, attraente e dall'eloquio forbito, vero e proprio predatore sessuale oltre che spietato assassino, si è cristallizzata nell'immaginario collettivo soprattutto attraverso la cinematografia, dal compassato Dracula, magistralmente interpretato dall'ungherese Bela Lugosi nell'omonimo film del 1931, ai crudeli vampiri del cult Intervista col Vampiro (1994), interpretati dai sex symbol Brad Pitt, Antonio Banderas e Tom Cruise.
Ovviamente però, ci sono stati dei precendenti ancor prima di "Dracula" ed "Intervista col vampiro", ed ora li andremo a vedere, analizzandone la figura.
Età classica
Il primo vampiro (o comunque con le fattezze da vampiro) viene sicuramente rivisto durante l'Antica Grecia, con uno dei loro testi più famosi e antichi: l'Odissea.
Ci riferiamo infatti a Tiresia, un non morto che Ulisse cerca di invocare per ottenere delle risposte.
"... E quando con voti e suppliche le stirpi dei morti ebbi invocato, prendendo le bestie tagliai loro la gola sopra la fossa: scorreva sangue nero fumante. S'affollarono fuori dall'Erebo l'anime dei travolti da morte... ma io, la spada affilata dalla coscia sguainando, sedevo e non lasciavo le teste esangui dei morti avvicinarsi al sangue, prima che interrogassi Tiresia...".
Questo è ciò che introduce Tiresia. Quando il "vampiro" appare ad Ulisse, egli deve lottare con forza per tenerlo a bada.
Tiresia si presenta inoltre come una figura dai lineamenti esangui ed la figura pallida, ma il dettaglio più importante è uno: è avido di sangue.
Possiamo quindi definirlo la prima descrizione ufficiale di un vampiro nella letteratura.
Passando al lato più culturale del vampiro in questa epoca, c'è sicuramente da dire che il popolo freddo era molto attento all'evocazione dei morti.
Infatti era popolare pensare che dopo la morte ci fosse un'altra vita, ma questa vita era segnata dalla ricerca continua di sangue e di poter ritornare nel mondo terreno.
I vampiri quindi, nell'età classica, prendono la definizione di morti che desiderano ardentemente tornare in vita, cibandosi del sangue mortale e chiedendo in cambio un tributo da parte degli Dei.
Oltre Tiresia, anche le sirene di Ulisse sono descritte come bellissime, in grado di ammaliare gli uomini per farlo cadere nella sventura, cibandosi del loro sangue e della loro anima.
Contrariamente a Tiresia, qui spicca la bellezza e brama della creatura, e, unendo le due descrizioni, possiamo trovare un quadro simile a quello del vampiro contemporaneo.
Secondo Omero, le Sirene, che avevano un aspetto teriomorfico (divinità dalla forma animale), erano figlie di Calliope e di Achelao. Tuttavia, non è una fonte certa: attingendo da altre fonti, le sirene avrebbero potuto fare parte del corteo di Persefone.
Oggi, la concezione di sirena è ben diversa e ha ben poco del vampiro: per metà donna e per metà pesce, questa descrizione ci giunge dal Medioevo. Omero stesso non descrisse la sirena come un vampiro: semplicemente, possiamo definire il loro comportamento tipico della sua figura.
Nella Grecia Classica, oltre alle rappresentazioni trovate nell'Odissea, abbiamo testimonianze anche tramite numerose leggende, come quella di Empusa per esempio.
Empusa possiamo dire fosse il "vampiro che poteva muoversi anche col sole", molto contrario alla nostra visione collettiva del vampiro.
Infatti, il vampiro è visto come acerrimo nemico del sole, ma qu sto non tocca il mito di Empusa.
Empusa era la regina del mondo degli spettri, ed ella era una mutaforma: poteva trasformarsi in un cane, una vacca oppure una bellissima fanciulla.
Viene descritta inoltre come un demone assolutamente spietato e al contempo lussurioso che soggiogava le sue vittime e le riduceva in fin di vita, esigendo un tributo di sangue. Possiamo trovare numerose fonti sul suo mito nella commedia teatrale di Aristofane "Le Rane", risalente al 405 a.C.
Citando la commedia:
"Ecco, vedo un mostro enorme, per Zeus... fa spavento! Continua a cambiare aspetto: era un buge e adesso è un mulo. Ecco, ma adesso cambia di nuovo! Ora, è una donna meravigliosa. Ma non è più una donna, perché è diventata un cane. È un'Empusa, allora, è lei!"
Empusa, da come molti avrebbero potuto intuire, porta avanti la definizione della succube, da cui effettivamente deriva il vampiro occidentale.
Medioevo
Arrivando al medioevo, il soggetto del vampiro inizia a fare la sua comparsa (seppur scarsa) anche nel mondo dell'arte.
Non si fanno mai riferimenti espliciti ai vampiri, ma vi è comunque una predilezione per la tematica della morte, di cui appartiene per esempio "le Danze Macabre".
Nell'opera viene rappresentato un inquinante girotondo fra scheletri e uomini, dove in un certo senso viene ripreso il concetto del Memento mori.
Rinascimento
In epoca rinascimentale e barocca, la fama del vampiro è oscurata da quello delle streghe e dei lupi mannari, protagonisti delle cronache dell'epoca date le persecuzioni della santa Inquisizione.
Troviamo però il visionario Hieronymus Boch, che spesso inserì creature succhia sangue nei suoi quadri.
Però verso la fine del '700, dove l'inquisizione inizia a scemare, il vampiro guadagna terreno.
Il secolo dell'illuminismo fu caratterizzato dal fornimenti di spiegazioni scientifiche ad eventi che prima venivano percepiti come inspiegabili.
Nonostante tutto i vampiri non sembrano essere colpiti dall'epurazione delle figure diaboliche. Secondo le ricerche del tempo, infatti, la teoria del Risurgente (come veniva chiamato il vampiro nell'epoca), veniva visto come credibile dal momento che, sempre secondo le ricerche anatomiche degli illuministi, il sangue era un fluido vivificatore in grado di riportare in vita.
Ovviamente la notizia della possibile esistenza dei vampiri generò un'ondata di psicosi collettiva senza eguali in Europa. Le terribili ondate di peste che funestarono il vecchio continente furono infatti imputate ai vampiri, rei di trasmettere il fatale morbo attraverso il morso. Questa credenza si diffuse in particolare nell'Est Europa, dove il vampiro era noto come Nosophoros, ovvero portatore di malattia.
Agostino Calmet, abate e scrittore de "le Dissertazioni sopra le apparizioni de' spiriti, e sopra i vampiri, o redivivi di Ungheria, di Moravia e di Slesia" (1770), nel suo libro raccomandava di aprire le tombe per valutare lo stato del cadavere appena sepolto: se il corpo fosse apparso roseo e satollo, certamente si sarebbe trattato di un vampiro. Oggi queste anomalie sono spiegate dalla scienza medica come effetti conseguenti al rigor mortis, che conferisce un'apparente elasticità al corpo del defunto nelle ore successive alla morte a causa della decomposizione delle fibre muscolari, mentre l'aspetto rosato deriverebbe dal coagulo del sangue rappreso.
Questa paura irrazionale, come già detto specialmente nell'Est Europa, era tale che vi fu un boom di kit anti-vampiri, contenenti per esempio paletti di legno, ovviamente crocifissi, ma anche aglio in polvere e pistole con pallottole d'argento.
Questi "kit" ritornarono poi di moda negli anni quaranta dell'ottocento, a Boston.
Il Romanticismo
Spostandoci al romanticismo, dove si sa che il tema principale era l'irrazionalità della natura umana, il vampiro assume la fama di seduttore (avvicinandosi quindi alla natura dell'incubo e della succube), oltre che ovviamente di crudele assassino.
Con la diminuzione di potere della Chiesa sulla morale, il vampiro divenne fortemente sessualizzato ed usato come metafora della riscoperta del corpo e della sessualità.
La trasformazione del vampiro da spauracchio orrorifico a elegante aristocratico si deve al medico personale di Lord Byron, Jhon William Polidori, autore della novella Il vampiro (1831), il cui protagonista è un mondano frequentatore dell'alta società, direttamente ispirato a Lord Byron stesso che aveva la fama di spietato seduttore.
Nel 1879 comparse anche la prima vampira della storia della letteratura "moderna". Parliamo di Carmilla, nata dalla penna dell'irlandese Joseph Sheridan Le Fanu.
(Che consiglio vivamente di leggere essendo una lettura abbastanza corta)
Carmilla incarna le peggiori paure dell'epoca in quanto donna straniera e atea, dalle spiccate tendenze omosessuali e, pertanto, al di fuori del rassicurante perimetro della canonica rappresentazione del femminile nel sistema delle arti.
È proprio in questo periodo che il vampiro trova la sua definitiva veste iconografica nell'arte. Il barone inglese Philip Burne-Jones nel 1897 realizza Le Vampire, di cui conosciamo solo la riproduzione fotografica, dove il vampiro è una bellissima femme fatale che sovrasta un uomo privo di sensi.
Un altro interprete dell'archetipo della donna vampiro è il norvegese Edvard Munch, autore dell'iconico Love and Pain (1895), successivamente ribattezzato Vampire, esposto al Munch Museet di Oslo.
La donna vampiro è qui una creatura dalla lunga chioma rossa che stringe in un abbraccio la figura maschile, che sembra abbandonarsi al suo tocco, in un'opera in bilico tra grande tenerezza e giochi di potere, in cui Munch riversa la sua paura del femminile, percepito come erotico e inconoscibile, foriero di vita e di morte.
Parlando del simbolismo, furono gli scrittori e artisti francesi ad interessarsi a questa figura. Troviamo tra di essi l'oriconauta Odilon Redon, pittore.
Egli dipinse "Il mostro", che rappresentava una creatura umana con cranio calvo e orecchie apountite, che scrutava il viaggiatore con sguardo indagatorio e malinconico.
Da citare assolutamente però e l'irlandese Bram Stoker, autore del celeberrimo Dracula (1897), che fece raggiungere alla popolarità del vampiro l'apice.
Questo libro è ovviamente una pietra miliare del genere horror, e prende spunto, da come abbiamo detto nella sezione delle Origini, da Vlad III di Valacchia, vissuto in Transilvania nel quindicesimo secolo.
Tra la fine dell' 800 e l'inizio del '900 la figura della contessa Bathory (di cui abbiamo già parlato) fu studiata in chiave psichiatrica come Serial killer sadica ed edonista, catturando l'attenzione del pittore ungherese Istvan Csok, che, attraverso un'attenta analisi della ritrattistica della contessa, ne forni un'inquietante versione in un dipinto del 1895 che vede la Bathory osservare il tormento psicologico delle sue vittime, nude nella neve, comodamente sdraiata in poltrona.
1900 - in poi
Nel 1922 appare il primo vampiro cinematografico, il Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau, capolavoro dell'espressionismo tedesco, dove per la prima volta viene mostrata la vulnerabilità del vampiro ai raggi solari.
Da quel momento, "La Stirpe di Dracula", per citare il bel saggio di Massimo Introvigne, non ha mai cessato di esercitare il suo fascino oscuro e perturbante, popolando film, fumetti e videogames.
Infine è d'obbligo citare Anne Rice, con "Intervista col vampiro" riadattato cinematograficamente da Brad Pitt, Antonio Banderas e Tom Cruise.
(Che ripeto di vedere o leggere, essendo che è semplicemente un capolavoro. Se vi interessa però un riadattamento a serie, è stato pubblicato nel 2021/2).
Parlando in modo più dettagliato del film e del libro, la storia originale vedeva molti rimandi e allusioni anche all'omosessualità e la Hollywood di allora.
Pure l'idea di una famiglia formata da due uomini e una bambina preoccupava gli sceneggiatori di offendere i "ben pensanti". Si provò per un momento di trasformare la parte di Louis in personaggio femminile: si erano già fatti nomi di due Premi Oscar come Cher e Anjelica Huston. Fortunatamente le varie opposizioni della Rice e la paura di una stroncatura da parte dei fan del libro, impedirono questo cambiamento.
Altro tema fu Claudia. Nel libro è una vera e propria bambina, intorno ai 6 anni: come poteva un'attrice così giovane donare quella famelica interpretazione? Si optò allora per un'adolescente Kristen Dunst che, durante le riprese, diede anche il suo primo bacio a Brad Pitt: esperienza che, nonostante fosse invidiabile da molte sue coetanee, all'epoca la giovane ritenne disgustosa.
"Intervista col vampiro" incarna in chiave moderna (1994), il tema del vampirismo, facendogli assumere un carattere sessuale ma tenendo nel mentre la crudeltà e apatia dei personaggi. Fenomenale è la tragedia di Claudia, donna centenaria intrappolata nel corpo di una bambina, innamorata di Louis, dalle fattezze adulte che si era occupato di lei come un padre.
Nonostante non tradisca il quadro generale del personaggio vampiresco, l'umanità è ben presente, in pregi e difetti: la vanità, la disperazione e la gelosia sono emozioni ricorrenti nel film, e così è per la serie.
Come già detto, film fenomenale e dalla fotografia e costumi di scena favolosi.
Menzioni onorevoli:
Sfortunatamente (almeno per me) è un must anche citare Twilight, ben più moderno di Intervista col vampiro.
Più che citare la fotografia o la caratterizzazione dei personaggi, è da sottolineare la lotta tra l'eros e il thanatos che vi è per tutta la saga.
Amori, pulsioni, rabbia e gelosia: caratteri già visti in altre opere, ma riadattati ad un contesto adolescenziale.
Coraggiosa è la scelta di riadattare la figura del vampiro, trasformando una causa di morte in una debolezza (per esempio la fotosensibilità non è più una morte istantanea, bensì un modo per essere scovati).
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