Capitolo 5 - Kurt
Non poteva essere vero, non poteva essere così semplice.
La porta si aprì rivelando la sua figura.
I lunghi capelli rossi erano legati in una coda alta ed i suoi occhi erano luminosi.
Teneva stretta tra le mani una cartellina viola scuro, sembrava agitata.
Si sedette sulla sedia davanti al "mio" letto ,o per lo meno a quello che sarebbe diventato mio in futuro.
Ora riuscivo a vedere anche le piccole lentiggini che le contornavano il naso.
Quando aprì la cartella e puntò lo sguardo su di me strinsi le spalle.
Rimasi fermo, impassibile a guardarla.
Fu quando la vidi nettamente a disagio che distolsi lo sguardo.
Lei si schiarì la voce.
<Sono la dottoressa Tessa Laurence.> disse.
La dottoressa Tessa Laurence...
Mi sentii stupido per aver creduto che fosse davvero lei, eppure erano due gocce d'acqua.
Tutto ciò non aveva senso, mi sentivo impotente davanti a questa situazione.
Se le avessi rivelato il mio timore mi avrebbe preso per pazzo.
Ma se fosse stata davvero Angel che si era camuffata sotto le vesti della dottoressa Laurence? In questo caso l'avrei fatta scoprire mettendola in pericolo.
<E tu?> chiese.
Trovai quella domanda inutile.
<Non credo sia necessario dirtelo dato che sono già stato schedato e ridotto a dei fogli dentro una cartella.>
Lei sorrise.
<Beh ma io voglio conoscerti, indipendentemente da quello che c'è scritto qui dentro.> disse alzando la cartellina che aveva in mano e appoggiandola a terra.
Anche il modo in cui parlava mi sembrava il suo.
Mi ero prefissato di scappare ma non potevo.
Dovevo restare per indagare su di lei e dimostrare sia a me stesso che agli altri che non ero pazzo.
<Quindi non ti presenti?>
Strinsi gli occhi in due fessure.
<Sono Kurt.>
<Piacere, Kurt.> disse <Nella cartella che mi è stata data c'è scritto che hai 19 anni e che soffri di un raro disturbo mentale non specificato. Vorrei che mi aiutassi a capirlo.>
Fu in quell'istante che capii dove ero stato rinchiuso, avevano trasformato la scuola in un ospedale psichiatrico.
Chissà quando altri ragazzi staranno facendo passare per pazzi.
Dovevo liberare tutti.
<Non ho nessun disturbo mentale!> esclamai innervosito.
<Senti Kurt, io voglio aiutarti ma tu devi collaborare e riconoscere di avere un problema...>
<Ma ti ascolti quando parli? Non sai niente di me, non mi conosci!>
Ma era davvero così?
Non mi conosceva?
<Certo, non ti conosco ma è quello che ho intenzione di fare.>
Il suo tono di voce continuava a rimanere pacato nonostante si stesse evidentemente scaldando.
Sembrava così impostata, come se fosse tenuta a dire certe cose piuttosto che altre.
Una risata amara uscì dalla mia bocca.
<Sei solo una delle tante altre marionette che stanno qui dentro. Loro vogliono che tu mi conosca e tu non puoi contrariarli. Ti stanno controllando e non te ne accorgi neanche.>
<Non sono una marionetta! Tu non hai il diritto di mettere bocca sulla mia vita privata, sei uno dei miei pazienti ed è il mio compito capire cosa c'è che non va in te.> esclamò alzandosi di scatto per poi prendere la cartella che aveva abbandonato per terra.
<È fidati sono molte le cose che non vanno in te!> disse <Ci vediamo domani alla stessa ora, buona giornata.>
Aprì la porta ed uscì sbattendola alle sue spalle.
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