Dopo un lungo viaggio dal Campobase fino a Pokke, mentre Natalie raccontava i suoi pensieri riguardo la giornata di addestramento e guidava Cleo, barcollante ed ancora sommersa per metà del mondo dei sogni, Alexander si limitava ad osservare con interesse entrambe. La prima, carica di entusiasmo, le ricordava i tempi passati, quando lui era l'allievo e, con lo stesso sguardo, la sua Maestra di caccia lo ascoltava pronunciare discorsi assai simili. La seconda ragazza, invece, era semplicemente oggetto della sua curiosità, chiusa, timida, impacciata e riservata in pubblico ma amichevole e più aperta con Natalie.
Entrando nella Sala della Gilda, si diressero verso il grande bancone dove, ripresentandosi a Sasha, descrissero la loro giornata in breve prima che una sensazione, un presentimento di un importante qualcosa fuori posto, attirasse l'attenzione del veterano.
"Natalie, precedetemi pure" avvisò "Riporta Cleo sana e salva alla Wyccademia e poi dirigiti verso casa" ordinò porgendole le chiavi dall'abitazione
"Va tutto bene?"
"No" le sussurrò avvicinandosi con un velato sorriso in volto "Guarda le occhiaie di Shirley...se non la convinco a dormire sta notte, domattina la ritroviamo morta dal lavoro"
Ridendo, la ragazza strinse la mano dell'addormentata amica attirando la sua attenzione, facendole segno di dirigersi con lei verso l'uscita.
Osservando le due lasciare l'Avamposto, Alexander si voltò incrociando lo sguardo furente ma rassegnato di Shirley che, come aveva sospettato, gli fece segno di sedersi.
Giungendo istanti dopo e saltando sulla panca di fronte a lui, Nekoth lo squadrò con fare incuriosito prima di sfoggiare un divertito sorriso sulle feline labbra, permettendosi poi un attimo di debolezza ed annusando l'aria.
"Buonasera Alexander" lo salutò spostandosi poi di lato "Shirley, saresti così gentile da regalare un piatto di stufato al tuo Cavaliere preferito...e poi, magari, andare a dormire?"
"Certo" rispose prontamente la Dama
"Grazie di averla mandata a dormire" rise il cacciatore
"Ti vedo di buon umore" valutò passandosi la zampina sotto il mento "Come procede l'addestramento della tua protetta?"
"Come sai che l'ho promossa da allieva a protetta?" domandò prima di scuotere il capo con rassegnazione "Procede bene, senza intoppi. Dopo l'attacco del Kushala abbiamo chiarito un po' di cose e tutto sembra esser migliorato, sia a casa che sul campo"
"Ottimo. Non mi aspettavo nulla di meno da te" si complimentò prima di mostrarsi seria "Stai ancora valutando di lasciare il villaggio?"
"Non lo so" ammise "Tornare con lei alle basi mi ha riportato alla memoria vecchi ricordi, bei momenti, belle serate, incontri interessanti, sfide impossibili, vecchi amici e...una persona in particolare"
"Pensa al tuo futuro, non al suo passato, non devi vivere la Sua vita" consigliò poggiandogli in fronte una zampina che poi guardò con far deluso "Come dovrei darti una schicchera con questo batuffolo che mi ritrovo al posto delle zampe?"
"A Lorelay ne hai mai date?"
"Solo qualche graffio" si discolpò "Tornando a parlare della tua allieva, che avete fatto oggi?"
"Addestramento con armi a distanza"
"Solo?" domandò con sguardo furbo meno tornava a posto
"Sì, perché?" chiese non capendo il motivo dell'insinuazione
"Chiedevo per curiosità. Stai attento a cosa fai con lei" raccomandò scendendo dalla panca e voltandosi
"Aspetta Nekoth" la inseguì raggiungendola in pochi passi "Perché tutte queste insinuazioni?"
"Perché? Magari perché Natalie è minorenne e perché siete entrambi ricoperti dell'odore altrui?" domandò retoricamente "Idiota" commentò infine con ironia
Uscendo dall'Avamposto, il cacciatore si appoggiò ad una delle colonne di legno dell'entrata, prendendo una boccata d'aria, imprecando sottovoce per qualche momento e scuotendo il capo prima di dirigersi verso casa, ripensando alle parole che aveva scambiato con la Felyne, mentre ascoltava la ghiaia muoversi sotto i suoi piedi ad ogni passo.
Rientrato nell'abitazione osservò la familiarità dell'ambiente, dirigendosi poi al piano superiore dove, entrando in camera sua, cominciò a cambiarsi.
"Maestro? Posso entrare?"
Dopo aver bussato ed esser entrata timidamente senza aspettare alcuna risposta, Natalie osservò per qualche secondo il mentore a petto nudo. Balbettando delle scuse, si voltò immediatamente, sia per rispetto sia per nascondere il proprio, estremo imbarazzo.
"Daymio Porpora, dimmi pure"
"Avrei...bisogno di un aiuto"
"Per?"
"Cambiarmi le bende" rispose sistemandosi nervosamente una ciocca di capelli
Avendo come un'intuizione che le parole di Nekoth fossero più veritiere di quanto volesse credere, Alexander si avvicinò alla ragazza passandole una mano tra i morbidi capelli che scompigliò con calma.
"Ti raggiungo in camera tua tra qualche minuto, fammi trovar pronte le bende e i gancetti che ti rimangono"
"Grazie" sospirò voltandosi "sapevo di-" rimanendo pietrificata con guance rosse, Natalie osservò con interesse il ragazzo per qualche istante "Indossate una maglia" ordinò uscendo e sentendolo scoppiare a ridere "Non fa ridere! Sono un'innocente ragazzina impressionabile!" gli urlò in risposta
Come annunciato, minuti dopo, Alexander si presentò in camera di Natalie che, inginocchiata sul letto dandogli le spalle, si stava togliendo la maglia rimanendo con solo le bende a coprirla. Raccogliendosi i capelli e lasciando che ricadessero sulla spalla destra liberandole la schiena, la giovane indicò il comodino sul quale giacevano tre rotoli di bende ed una decina di ganci per fissarle.
"Daymio Porpora, ci risiamo" sospirò lui "L'ho già fatto molte volte quindi non farti pensieri strani, faremo in fretta" la rassicurò ironicamente
"Molte volte? Solo quasi-morta solo due o tre volte" sbuffò impettita
"Parlavo del bendare altra gente"
"Inoltre sono sveglia...ed è imbarazzante" farfugliò "Quando vi facevate male voi, chi vi bendava?"
"È successo diverse volte e sono stato curato da svariate persone" rispose mantenendo un tono vago come suo solito
"I tagli sul vostro fianco?"
"Una storia per un'altro giorno"
"Non mi raccontate mai nulla" sbuffò alzando gli occhi al cielo
Ridendo, Alexander sfoderò un piccolo coltello, appoggiandolo sulla pelle della ragazza e tagliando le bende che, una alla volta o in piccoli mazzi, cominciarono a cadere. Ignorando la fredda lama metallica, abituata oramai alla fresca brezza mattutina e alle basse temperature, Natalie lasciò che il suo sguardo corresse rapidamente sulla parete e sulla finestra chiusa che aveva di fronte, come in cerca di un qualcosa che la aiutasse ad arginare la tensione del momento.
Percependo l'ultima benda staccarsi, sentì poi nuove bende venir tirare lungo il suo corpo, ogni tanto tenendole dove fosse necessario, ogni tanto spostando o alzando le braccia e ogni tanto tirandole lei stessa.
Alle sue spalle, Alexander cercava di mantenere un certo distacco mentre osservava il corpo proporzionato e slanciato dell'allieva, la rosea pelle prossima alla totale guarigione, i morbidi capelli viola e le nervose mani che infilavano le dita tra le coperte, stropicciandole con piccoli movimenti.
Tramite la loro involontaria complicità, entrambi percepirono che nella stanza si era creata una certa tensione che, formandosi poco alla volta durante la giornata, aveva raggiunto il proprio apice in quel momento di complice vulnerabilità e fiducia reciproca.
Terminata l'operazione, però, i due si separarono, Natalie indossando una canotta smanicata sopra le bende ed Alexander indietreggiando di un passo.
"Maestro?" lo chiamò voltandosi "Avete un minuto?"
"Certo, dimmi" rispose lasciando trapelare una nota di tensione
"Avrei una confessione da fare" ammise prendendo un lungo sospiro
"È una cosa bella o una cosa brutta?"
"Non...non lo so"
"Confessione d'amore, cosa molto bella" cominciò ad elencare "Hai rotto qualcosa, cosa brutta visto che dovrai ripagarla fino all'ultimo Zenny. Hai bruciato qualcosa, cosa molto, molto brutta dato che metà delle casa è fatta di legno. È una cosa bella o una cosa brutta?"
"Molto, molto bella?" domandò timidamente ridacchiando
"Va bene" sospirò chinandosi di fronte a lei, appoggiandosi su di un ginocchio "dimmi"
"Ho invitato Cleo a cena e a dormire qui"
"In casa mia?"
"Sì"
"Quella stessa casa in cui anche tu saresti ospite?"
"Sì"
"Come farebbe Cleo a trovarti, cosa vorrebbe mangiare e dove dovrebbe dormire?" domandò squadrandola
"Non ci ho pensato" ammise "Siete arrabbiato?"
"Assolutamente no" rispose con un falso sorriso in volto
Stranita dell'espressione, Natalie gli lasciò allungare una mano verso la sua guancia e, in un momento di distrazione, non la notò scorrere fino alla sua fronte dove, istantaneamente, tirò una schicchera.
"No!" urlò saltando in piedi sul letto e notando lo sguardo sottile del compagno "Pietà!"
"Va bene, siediti" ordinò sospirando "Come mai l'hai invitata?"
"Non so" ammise facendo come le era stato detto "L'ho vista titubate dopo che ci siamo separate...e insieme stiamo bene...non so, mi è venuto spontaneo invitarla"
"Come avete fatto a diventare migliori amiche nel giro di qualche ora?" domandò incredulo sospirando
"Non lo so" ripeté ricambiando il sorriso "Semplicemente...siamo amiche" aggiunse prima di pensare per lunghi momenti "Ma è vero che questa non è casa mia e, per quanto il nostro rapporto sia migliorato, sono un'ospite ancor prima che un'allieva. Mi dispiace"
"Non c'è bisogno di scusarsi" sospirò lui, incredulo di quel che stesse pensando "Cambiati, vai da Cleo-"
"E disdico, certo" lo interruppe
"Vai a prenderla così le mostri anche la strada per venire qua"
Saltando al collo del mentore abbracciandolo, Natalie esultò per qualche momento, scattando in piedi e indossando di fretta il suo completo Mafumofu si precipitò verso la porta della stanza, uscendo di corsa e, dopo pochi secondi, tornando da lui.
"Riconfermate?"
"Confermo" sospirò ridendo
"Sicuro?"
"Sicuro"
"Grazie!"
Esultando e riabbracciandolo, la ragazza gli posò, con sua sorpresa, un innocente bacio sulla guancia prima di sfrecciare fuori dalla stanza, inciampare per le scale lanciando un'ancor più innocente imprecazione ed uscire di casa sbattendo la porta.
Poco tempo dopo, mentre il sole stava tramontando e la temperatura cominciava ad abbassarsi, Natalie giunse alla rampa che portava sul Soclacieli. Con sguardo perso salì a bordo dove potesse esser vista, fermandosi non appena mise piede sul ponte principale.
"Ragazzina" un urlo attirò la sua attenzione "Possiamo aiutare?" domandò uno di alcuni marinai (se così potevano esser chiamati) mentre controllavano alcune funi arrotolate a terra
"Starei cercando Cleo"
"Cleo?" domandò voltandosi verso i colleghi "Conosciamo nessuna Cleo?"
"Quella nuova silenziosa" rispose uno
"Quella nuova! Certo!" esclamò prima di voltarsi "Vedi il camino centrale? Scendi lungo la scala sottostante, e cerca la sua cabina"
"Come la riconosco?"
"L'unica porta senza targa col nome"
Seguendo le indicazioni, Natalie proseguì sul pavimento di tavole di legno, raggiungendo il pilone che, come sfiato delle caldaie sottostanti, indirizzava alte fiamme nel pallone principale scaldandone l'aria. Scendendo le scale camminò lungo il corridoio finché, lette tutte le targhe, non raggiunse un'anonima porta di legno. Spingendo senza far forza, quest'ultima di apri rivelando una stanza con un letto, un baule, alcuni manichini ed una grande scrivania piena di cianfrusaglie.
Con sua estrema sorpresa, Natalie rimase scioccata dalla dissonanza che caratterizzava l'amica da come l'aveva precedentemente vista e da come la stava vedendo in quel momento. Vestita solo col proprio intimo che le lasciava sfoggiare la femminile sagoma, Cleo prendeva regolari e profondi respiri mentre, sfruttando una trave del soffitto come barra, faceva trazioni dandole la schiena ed usando due Spadoni come pesi aggiuntivi per complicare l'esercizio.
Alzandosi dal letto della ragazza, però, una piccola figura deforme composta da coperte e vestiti scattò per la stanza, correndole addosso impacciatamente e colpendole la gamba sulla quale rimbalzò, cadendo a terra.
"Moofy! Che stai facendo?" domandò la giovane lasciando la trave e atterrando
Voltandosi di scatto con fare determinato, severo, materno e poggiando le mani sui fianchi, l'albina sbiancò ulteriormente non appena incrociò lo sguardo dell'amica, indietreggiando di qualche passo e guardandosi attorno con una profonda espressione di panico in volto.
"Na-Na-Natalie" balbettò imbarazzatissima "A-Avrei sistemato la-la camera se-se-"
"Non importa" rise facendole segno di tranquillizzarsi "Dovrei scusarmi io, non volevo disturbarti"
"No, no...io...scusa per il comportamento di...di Moofy"
"Moofy?"
Avvicinandosi, Cleo si chinò di fronte all'ammasso di coperte che aveva assalito la cacciatrice, aprendolo e rivelando una nera creatura coperta da bianchissima lana.
"Moofy" lo presentò
Sciogliendo il cuore della ragazza e capendo che la suddetta non fosse un pericolo per la padrona, il cucciolo di Moofa si avvicinò abbassando il muso e cominciando a scuoterlo, lasciando barcollare lentamente le piccole orecchie da destra a sinistra in un fluido e continuo movimento.
"Che sta facendo? L'ho...l'ho rotto?" domandò confusa
"Nora...Nora mi ha detto che...che è una cosa bella" sentenziò "O forse si è rotto..."
"Nora?"
"Una...una persona cattiva che-che mi ha dato Moofy"
"Perché sarebbe cattiva?"
"Mi ha fatto del male" cominciò a farfugliare a bassa voce, trovando in lei una certa confidenzialità "mi ha strattonava o mi bloccava, mi ha detto che come persona ero al pari di un Moofa e..." farfugliò per poi bloccarsi "Non importa, scusa" sospirò in un repentino cambio d'atteggiamento "Moofy saluta!"
In risposta all'ordine la creatura saltò sulle ginocchia della cacciatrice ancora accovacciata, leccandole la guancia prima che lei si ritraesse ridendo, nascondendo però le proprie preoccupazioni per l'amica ed affondando le dita nella folta pelliccia, tastandone la morbidezza.
"Perché sei qui?" domandò la padrona riprendendo l'animale in braccio
"Ero venuta per accompagnarti fino a casa. Mi sono accorta di non averti dato indicazioni"
"A-Allora non te ne sei dimenticata apposta!" esultò abbracciandola prima che il Moofa ne approfittasse per leccare il viso ad entrambe
"Perché dovrei?" domandò ridendo ed allontanandosi dal cucciolo
"Ma-Magari non...non volevi più essere mia amica" farfugliò distogliendo lo sguardo
"Perché non dovrei volerti come amica?"
"Non...non lo so" ammise "Sono strana-"
"Cleo" la interruppe "Sei troppo tenera" si complimentò prima di tranquillizzarsi e cambiando discorso "Vuoi portare anche Moofy sta sera?" domandò porgendole la mano e, con gentilezza, sorridendole
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