35) Una lunga mattinata per scoccare una freccia
Voltandosi nel letto, Alexander sentì una presenza di fianco a sè, riconoscendo una figura femminile a cui passò lentamente una mano lungo la schiena, prendendo un breve sospiro e sentendo una certa familiarità nella scena.
"Lorelay fatti una vita" predicò abbracciandola
Permettendosi un sommesso squittio di panico, imbarazzo e incertezza non appena si svegliò, Natalie provò a balbettare qualche scusa, arrossendo un poco di più ad ogni parola che non riusciva a pronunciare.
"Che hai stamattina Lor-" si lamentò alzandosi col busto e mettendo a fuoco l'immagine della ragazza "Daymio Porpora? Che ci fai nel mio letto?"
"Idiota!" urlò voltandosi di scatto, tirandogli un pugno sulla spalla e preparando il successivo
"Ferma, ferma, ferma!" la bloccò portando le mani in avanti "Pensavo fossi un'altra persona, tranquilla"
"L'ho notato!" ribatté prima di osservarlo con fare imbarazzato e stringersi nelle spalle
"Quindi...che facciamo?" chiese discostando lo sguardo
"Torna pure a dormire" ordinò alzandosi e passandole una mano tra i capelli già scompigliati "hai lavorato sodo, hai diritto ad un giorno o due di riposo"
"Ne siete sicuro?" chiese sorpresa "Non...non sarebbe nel vostro interesse accelerare?"
"Come mai?"
"Prima finite di addestrarmi, prima siete libero dal vostro obbligo con Nekoth" spiegò con ovvietà "Se volete posso..."
"Se proprio ci tieni, sistemati per partire e scendi a far colazione" propose sgranchendosi le braccia e rivolgendole un sorriso
Tornando in camera sua, stranita dal distaccamento con cui Alexander aveva affrontato l'argomento di cui avevano discusso in passato, oltretutto con toni assai diversi, Natalie si soffermò mentre stringeva la pelliccia della propria tenuta Mafumofu. Ripensando alla fiducia che il giorno precedente le aveva dimostrato, ripensando alla tranquillità con cui le aveva parlato la sera prima e all'attenzione con cui l'aveva ascoltata raccontare, si preparò assicurandosi lo scudo al braccio, la spada alla vita e riempendo le bisacce con qualche oggetto che, ad una prima impressione, le sarebbe potuto tornare utile.
Entrando però dalla porta, il mentore si diresse verso la scrivania dove, con delicatezza, appoggiò alcune fiale ricolme di liquidi dagli svariati colori.
"Perché avete fatto irruzione in camera mia?" domandò intrigata
"Porta anche queste con te" consigliò
"Non avete pensato che potessi esser nuda mentre mi cambiavo?" domandò con imbarazzo "Anche se per vedermi nuda vi basterebbe aspettare che mi faccia nuovamente male" valutò con una sconfortata ma realistica risatina
"Natalie" sospirò con fare deluso "Una volta ti ho vista in intimo perché, per scrivere sul tuo diario, hai deciso di non vestirti. La volta dopo ti ho bendata completamente il busto. Quella dopo ancora, insieme a Nekoth, ti abbiamo trattata contro gli effetti di acidi e veleni. Questa notte abbiamo letteralmente dormito insieme" elencò notando un vago rossore farsi largo sulle guance di lei "Non è che debba impegnarmi così tanto per far avverare le tue preoccupazioni. Fammi un favore però, non farti male" chiese con una certa dolcezza prima di scompigliarle i capelli
"Sarà fatto" rispose regalandogli un imbarazzato ma intenerito sorriso
Scendendo in cucina minuti dopo e passando di fianco al focolare appena accesso dopo essersi preparata, la ragazza raggiunse il mentore che, con calma, era intento a chiudere dei piccoli pacchetti mentre cucinava.
Sedendosi a tavola e impugnando la forchetta, osservò il ragazzo cercando poi, preoccupata, il venefico intruglio che l'improvvisato cuoco Lynian le avrebbe spacciato col nome di Colazione.
"Dove...dove si trova Cotoletta?" indagò spaventata
"È alla fattoria, sta pescando" rispose prima di bloccarsi "Sta pescando da tre giorni ad esser sinceri" aggiunse preoccupato "Stamattina torta" annunciò infine
"Torta?"
"Torta"
"Come...come a casa?"
"Perdonami?"
"Quando ero ancora a casa, mamma ci faceva sedere tutti a tavola mentre tagliava la torta che aveva sfornato la sera prima" raccontò con tono sommesso, quasi nostalgico, senza preavviso "ho sempre avuto una passione per la crostata fatta con la sua marmellata ai frutti di bosco. La torta preferita di papà, che non abbiamo mai capito cosa fosse, era un abominio strano che si impastava in bocca e impiegavi anni a masticarlo...la odiavamo" rise con una pesante nota di nostalgia nella voce
"Hai sorelle o fratelli?"
"Una sorella, Lilyan"
"Lynian?" domandò stranito
"Lilyan" corresse ridendo "È poco più grande di me, era mia complice in tutto ed era l'unica a sapere che avessi scelto la strada della caccia. Mi ha sempre supportata in ogni modo, economicamente, emotivamente, stando alzata la notte ad aspettarmi, controllandomi la mattina ed aiutandomi a nascondere la cosa a mamma e papà. Le ho scritto un sacco di lettere ma non ho mai avuto il coraggio di spedirgliele. Spesso mi aiutava anche a sistemarmi i capelli ma, venuta qui, ho dovuto imparare a sistemarmeli da sola" rise melanconicamente guardando il braccialetto che le aveva affidato
"Anche lei vuole intraprendere la tua stessa strada?"
"No, lei era quella saggia e riflessiva delle due...e vorrebbe passare la propria vita a studiare e ricercare" annunciò con una nota di monotonia nella voce
"I ricercatori sono l'unico motivo per cui noi cacciatori possiamo cacciare" rise "I tuoi genitori?"
"Papà si chiama Walter, mamma si chiama Christine o moglie-di-papà quando è arrabbiata e non vogliamo subire la sua ira" rise "Mamma fa paura quando si arrabbia. Papà si arrabbia di rado, solo in occasioni...particolari"
"Per esempio?"
"Quando abbiamo litigato prima...prima che scappassi di casa" ammise
"Pensi spesso a loro?"
"Tutti i giorni" rivelò asciugandosi una lacrima
"Sta tranquilla, è normale sentire la mancanza di persone importanti" la rassicurò posandole un piatto di fronte
Sedendosi di fianco a lei, Alexander guardò la ragazza mangiare con gusto la semplice colazione che le aveva preparato, lasciandosi scappare un sorrisetto soddisfatto. Sorpreso da come l'allieva, nuovamente, fosse riuscita a riportargli alla memoria vecchi ricordi e vecchi legami, scosse il capo non capendo quanto la cosa potesse, effettivamente, star guarendo o ampliando le sue ferite, optando per andar a prepararsi mentre provava a capire se, con quelle parole, avesse provato a rassicurare l'allieva o sé stesso...
Scendendo al piano terra dopo aver preparato il necessario, trovò l'allieva seduta su di una poltrona di fronte al camino che già si stava spegnendo.
"Prego" disse porgendole il suo arco di Rathalos
"Ma...non lo so usare, non bene" obiettò
"Se già lo sapessi usare, sarebbe un giornata d'addestramento?" domandò retorico in risposta
"Giusto" rise
Uscendo di casa e passando per la Gilda, i due accettarono un contratto d'esplorazione venendo, però, fermati prima che uscissero dall'Avamposto. Con rapidi ed aggraziati saltelli Cleo raggiunse la coppia per poi fermarsi di fronte a loro, con sguardo basso e mani conserte di fronte all'ampia mantella di Gammoth.
"Buongior-" esordì timidamente
"Cleo!"
Interrompendola ed avvicinandosi con fare euforico, Natalie abbracciò l'amica sentendo sia i bianchi capelli che le colorate pellicce di Gammoth solleticarle le guance. Sentendosi in soggezione, la ragazza le lanciò un titubante sguardo prima di rispondere timidamente al gesto.
"Posso venire con voi?" le sussurrò
"Certo! Come mai?"
"Devo recuperare campioni di-di studio per i ricercatori. Tu? Cioè, voi? Se-se posso chiedere"
"È la frase più lunga che abbia mai detto in mia presenza" commentò Alexander
"Q-Quello Cattivo!" lo riconobbe prima che Natalie scoppiasse a ridere
"Ridi Daymio Porpora, ridi che dopo rido io" minacciò spostando lo sguardo sull'altra "Se vuoi venire con noi, sei la benvenuta"
Con un attimo di diffidenza, Cleo concesse un timido sorriso a Natalie prima di prenderle la mano e farsi accompagnare fino al Campobase delle Montagne Nevose, mantenendo comunque una distanza di sicurezza dal veterano.
Percorrendo i sentieri che partivano da Pokke e lasciando che l'allieva li guidasse, permettendole così di spiegare alla nuova conoscenza la strada, i tre cacciatori giunsero al Campobase dove, sedendosi sulle casse di fianco alla tenda, Alexander poggiò la balestra che teneva con sè.
"Adesso, tu prepara arco e fiale" ordinò all'allieva aprendo la bisaccia prima di rivolgersi all'altra presente "Tu che intenzioni hai?"
"Ce-Cercare risorse" balbettò indietreggiando di qualche passo
"Cleo, questa è una zona di caccia pericolosa. In caso non tornassi dobbiamo avere una vaga idea di dove e quando venire a cercarti"
"Ho...Ho dei picconi e-e voglio esplorare la-la zona" balbettò alzando lo sguardo e incrociando il suo "e-eviterò qualsiasi scontro" dichiarò
"Ogni tanto devo dare ragione a Phelipe sui novizi" sospirò capendo che non avrebbe ricevuto ulteriori informazioni "Prendi!" ordinò
Lanciando un pacchetto di viveri, Alexander guardò con interesse la ragazza alzare le mani per prenderlo, mancarlo impacciatamente, venir colpita sulla testa prima di lanciare uno squittio di panico e cadere rovinosamente a terra.
"Cleo!" urlò Natalie
"Sta bene" la bloccò lui
Alzandosi impettita e prendendo il pacchetto, arrabbiata per l'umiliazione, Cleo ritornò sui propri passi fin dal veterano, ridandogli l'oggetto prima di voltarsi ed andarsene.
"Sono biscotti" puntualizzò lui
Bloccandosi, la cacciatrice si voltò nuovamente, tornando sui propri passi perriprendere con imbarazzo il pacchetto e andarsene, questa volta per davvero, dal Campobase.
Scoppiando a ridere mentre salutavano e venivano salutati dalla cacciatrice della Wyccademia con un ampio gesto del braccio, i due si prepararono prima che l'allieva, con sguardo colpevole, si avvicinasse al mentore.
"Maestro...vero che non dicevate sul serio?"
"Riguardo?"
"Riguardo quella minaccia per quel soprannome-"
"Giusto! Me ne ero dimenticato" esordì "Oggi scopriremo quanto può essere cattivo...Quello Cattivo"
"Questo cosa comporterebbe?" domandò impaurita
"Che devi esser più brava del solito. Vai lì" spiegò prima di indicarle l'insenatura nella roccia che ospitava parte del campo "E mira qui" aggiunse appoggiando un foglio sul tronco di un albero dalla parte opposta della zona e fissandolo col coltello da scalco
Prendendo un profondo respiro, Natalie portò l'arco di fronte a sè, tendendo la corda e prendendo la mira prima di bloccarsi con fare confuso e adocchiare il mentore.
"Domanda" esordì "ora che ho teso la corda come prendo la freccia?"
"Ti prego dimmi che stai scherzando"
"Si...no? No"
"La prendi prima di tendere" sospirò
"Giusto!"
Lasciando l'arco, la cacciatrice prese un mazzo di frecce dalla faretra, tenendone tre con quattro dita, incoccandole, tendendo e scoccando. Il trio di frecce venne sparato malamente in tre direzioni diverse, una finendo anche ai piedi di Alexander che saltò indietro. Guardando la scena con indifferenza, la giovane prese quattro altri proiettili, incoccandoli a fatica prima che, bloccandole la mano, il mentore non la fulminasse con lo sguardo; indeciso se ridere o disperarsi.
"Natalie...per favore, serietà" la rimproverò "Hai preferito una giornata di addestramento ad una di riposo? A me va bene finché non sprechi il nostro tempo"
"Certo Maesto" sospirò abbassando lo sguardo "vi chiedo scusa"
"Prima di tutto, appoggia la faretra a terra dato che stiamo lavorando sulla mira" ordinò "Seconda cosa, prendi una sola freccia" spiegò mentre lei eseguiva "tieni l'arco in basso, incocca con calma, guarda il bersaglio e alza l'arco, tendi e mantieni la posizione"
"Così?" domandò una volta pronta a scoccare e con l'arco in tensione
Camminandole attorno, il ragazzo osservò la posizione, dandole un calcetto sul piede in modo da farglielo spostare e alzandole di poco il gomito con la mano.
"Memorizza la posizione...e scocca"
Ricevuto l'ordine, la coppia vide la freccia lasciare l'arco correndo con un sottile fischio che passò a lato dell'albero, ricadendo nella valle sottostante.
"Mancato" valutò Alexander "Ripartiamo. Abbassa l'arco, riprendi una freccia, incocca, alza, mira, tendi...e ferma"
Osservando la ragazza in ogni movimento, le corresse nuovamente la postura prima di aprire una mano e, col palmo, farle segno di scoccare. Lasciando la corda, la freccia si conficcò nel tronco, liberando una lieve fiammata che, però non causò danni.
"Mancato?" propose lei ridendo
"Natalie, prendi un profondo respiro, prendi la freccia ed incocca" rispiegò "alza l'arco e puntalo prendendo la mira, fa' pure con calma"
"Non c'è un qualche trucco?" sospirò facendo come le veniva detto
"No, devi esercitarti fino a sentire l'arma come una tua estensione. Hai mirato?"
"Sì"
"Bene, prendi la freccia, falla correre in linea col tuo braccio mentre la tendi...e mantieni la posizione" ripeté osservandola "non tremare e scocca"
La freccia, questa volta, sibilò per qualche istante, mancando sia il bersaglio che il tronco dell'albero, incastrandosi sui rami prima di ricadere a terra.
"Lasciamo perdere" sospirò "Mi dedicherò alle armi ravvicinate" constatò demoralizzata ed umiliata dai continui fallimenti
"Non arrenderti" la rimproverò dandole una schicchera in fronte
"Non avete altri consigli? Consigli utili?" domandò prendendo una nuova freccia
Posizionandosi alle sue spalle e valutando la richiesta, Alexander si appoggiò alla sua schiena e le prese delicatamente i polsi accompagnandola nei movimenti, alzando l'arco mentre, con un ampio movimento, le faceva incoccare e tendere contemporaneamente.
"Adesso, prendi un profondo respiro" le sussurrò "e concentrati sul tuo bersaglio soltanto" consigliò mentre la accompagnava in piccoli, impercettibili, aggiustamenti
Aprendo le mani liberandole i polsi, lasciò scorrere le sue dita sulle braccia di lei, alzandole leggermente il gomito fino ad allinearlo con la freccia. Aprendo la mano, Natalie vide la freccia lasciare l'arco, sibilando per qualche istante prima di ricadere al centro del foglio che, scaturita la fiammata, s'annerì prima di spegnersi.
Alzando l'arco al cielo in segno di vittoria, la ragazza sentì il mentore scompigliarle i capelli e, voltandosi un poco, lo notò con la coda dell'occhio sorridere soddisfatto. Sorridendo anche lei mentre un lieve rossore le aveva colorito il volto, si lasciò cadere indietro di quel mezzo passo che bastò per farla appoggiare al suo petto.
"Ancora..." disse semplicemente
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