14) Svettando tra nevi, ghiacci e monti

Seguendo le indicazioni che Nekoth aveva maldestramente scribacchiato sulla stessa lettera che la accompagnava fin da Val Habar, Natalie raggiunse un'abitazione nella parte alta del villaggio, fermandosi di fronte alla porta sulla quale, con mani tremanti dal freddo e battendo i denti, bussò frettolosamente un paio di volte.
Aprendola, l'abitante vide una dolce figura dai violacei capelli e dai verdi occhi illuminata esclusivamente dalla luce di una torcia che riusciva a mala pena a scaldarla. Notandola tremare visibilmente, si spostò di lato e, con una mano, le fece segno di entrare. Subito, scorgendo il fuoco di un piccolo camino, la giovane spense la torcia e corse dentro la casa in legno e pietra, fermandosi davanti al focolare e tirando un sospiro di sollievo.
"Dimmi due cose" cominciò lui senza aspettare "dimmi come hai trovato casa mia e come è andata con Nekoth"
"Come lo sa-" cominciò a domandare prima di voltarsi e stupirsi "A-Alexander?" esclamò sorpresa
"Sì, non mi avevi riconosciuto? Sei entrata in casa di uno sconosciuto con tutta questa leggerezza?"
"Siete stato voi a lasciar entrare una sconosciuta in casa vostra" ribatté prima di addolcire lo sguardo "ma in un certo senso sono contenta di questa scoperta" ridacchiò
"Spiegati" ordinò con sguardo sottile
"Ecco...vi ricordate come mai sono stata convocata?"
"Stai per dirmi che Nekoth ti ha affidata a me?" domandò preoccupato
"Magari?" domandò retorica prima di rivelare un sorrisetto imbarazzato
Prendendo un lungo respiro e portandosi una mano alla fronte, il ragazzo tirò un sonoro pugno alla parete facendola spaventare ed indietreggiare con un saltello. Farfugliando sottovoce dei poco piacevoli commenti sull'abuso di potere e sulle decine di problemi che la Lynian le aveva già causato in passato, si passò una mano lungo il volto prima di tranquillizzarsi. Spostando il suo sguardo sull'ospite che, al momento, lo osservava con fare colpevole ma con una scintilla di speranza negli occhi, si passò una mano tra i bianchi capelli prima di cercare una rapida soluzione.
"Giunta fin da Astera, vero?"
"Vero"
"Dove sei stata fino ad ora?"
"Dopo un lungo viaggio per mare sono stata a Moga, poi a Yukumo, Val Habar, Harth e infine qui"
"Non hai trovato nessuno disposto a farti da maestro?"
"Già altre persone hanno rifiutato la mia proposta..." ammise abbassando lo sguardo
"Addestrare qualcuno non è cosa facile, posso immaginare cosa stessero pensando"
"Nekoth però è stata la prima a darmi una buona notizia e-e io ci tengo davvero!" continuò "Credetemi, sono disposta ad impegnarmi giorno e notte destreggiandomi tra allenamenti, missioni e anche un lavoro per coprire qualsiasi spesa! Davvero!"
"Calma" la fermò portando in avanti le mani "stai tranquilla. Perché tutta questa enfasi? Perché non dovrei crederti?"
"Da quando sono arrivata siete il primo cacciatore di Grado G che ho incontrato" ammise "non voglio farmi scappare l'occasione di convincervi ma...ma non voglio costringervi o farvi da zavorra quindi...quindi sentitevi libero di declinare" spiegò ridacchiando
Ascoltando la dolce risata che nascondeva una nota di tristezza, osservando il finto sorrisetto e gli occhi che, rassegnati e persa la scintilla di convinzione, vagavano per la stanza nella penombra del fuoco, un poco smosso, il ragazzo si appoggiò alla parete con una spalla.
"Cosa faresti se ti dicessi di no?"
"Vi chiederei di darmi una nuova meta perché non saprei dove andare" rispose onestamente riprendendo in mano la torcia e avvicinandosi alla porta "sono disposta anche a visitare ogni villaggio del Continente se necessario"
"Nel caso ti consiglierei di arrivare fino a Bherna in aeronave e di chiedere alla Wyccademia, hanno sempre bisogno di reclute a basso costo..."
"Bherna, capito. Grazie..." sospirò
Prendendole il braccio prima che questa potesse abbassare la maniglia, Alexander le raccolse qualche ciocca di capelli con la mano, passandoli nel suo palmo e guardandoli con attenti occhi. Sospirando e osservandola con fare rassegnato, quasi seccato, le mise una mano sulla spalla facendole segno di voltarsi man mano che osservava la sua armatura di Rathian rosa e la sua corporatura.
"Maledetta quella Lynian e i suoi guantini di Gammoth. Mi sarei dovuto aspettare qualcosa del genere..." sospirò prima di allontanarsi di un passo e incrociare le braccia "Domattina andremo a comprare della tinta per capelli, vestiti per tenerti caldo, un set di materie prime, libri basici e ordineremo una Gigantica. Nel pomeriggio, ti farò abbattere qualche Giaprey per comprendere il tuo livello"
"Scusate?" domandò sentendo il suo cuore battere all'impazzata dalla tensione
"Seguimi, forza" ordinò
Ignorandola e facendo strada, Alexander condusse la sua ospite verso il primo piano salendo degli scalini in legno e, sbucati lungo un corridoio, aprì una porta sulla destra estraendo la chiave dalla serratura. Entrato nella stanza aprì di poco la persiana in legno della finestra, facendo entrare una fievole ventata d'aria fresca prima di tornare in corridoio.
"Prendi e non perderla" disse poggiandole una chiave in mano
Entrando, la ragazza osservò la stanza con fare spaesato. Passò una mano lungo la scrivania e lungo le ante del grande armadio, tastando poi il letto e sentendo le dita affondare nel morbido materasso e nelle gonfie coperte.
"Non...non sto capendo se davvero..." balbettò
"Se davvero...?" la esortò a concludere
"Mi state veramente accettando come allieva? Senza conoscermi e senza alcun preavviso?"
"Da ora, per te, io sarò io tuo maestro, mentore o qualunque titolo tu preferisca. Ti ospiterò così non avrai scuse come il lavoro, le pulizie, la cucina o la neve alta per non studiare. Mi aspetto tutto l'impegno e la dedizione di cui mi hai accennato" affermò con sguardo severo "che lo stia facendo per te o per Nekoth, ricorda che il tempo che spenderò ad addestrarti sarà speso per sempre, quindi, non farmene pentire" avvertì
"Non-Non vi deluderò!" rispose sentendosi schiacciata da una improvvisa responsabilità
"Se hai qualcosa da chiedere, camera mia è la porta qui di fronte. Fa' come se fossi a casa tua" invitò prima di raggiungere la maniglia, fare un passo indietro e chiudere la porta alle sue spalle

Dopo esser rimasta qualche secondo immobile, Natalie si guardò attorno ripetendo a bassa voce, tra sé e sé, che quella fosse camera sua. Con fare meccanico, replicando gesti che aveva compiuto decine di volte a casa, si levò l'armatura poggiandola su un manichino che trovò vicino all'armadio, guardando poi le bisacce ed aprendole. Svuotate lentamente e indossato l'unico pigiama che aveva portato con sè, si sdraiò sul letto scoprendo un sorprendente piacere nel calore che si formava sotto le coperte, in contrasto con la fresca aria della stanza.
Sentendo un imminente dovere verso il nuovo mentore, una responsabilità nei confronti delle proprie parole e un compito per dar scopo alle sue azioni, Natalie realizzò che la meta di quel viaggio, infine, era stata raggiunta.
Riuscendo finalmente a sorpassare la fase d'incredulità, pronta ad intraprendere un nuovo viaggio per diventare cacciatrice, per dar prova di sé stessa e coronando i suoi sogni, la ragazza si lasciò scappare una fievole risatina, poi un'altra ed un'altra ancora prima di scoppiare a ridere, allentando la tensione che l'aveva oppressa e non riuscendo a trattenere l'emozione.
"Ce l'ho fatta!" esultò sottovoce alzando le braccia verso il soffitto e scoppiando a ridere "Sono stata picchiata da una Lynian...ma ho un mentore!" continuò a ridere
Scattando in piedi cominciò a gesticolare, saltellando sul posto e alzando le braccia al cielo mentre, in un attimo di infantile ma sana, puerile innocenza, assaggiava quel primo, vero successo che le dava ragion di credere che, con abbastanza impegno, avrebbe potuto raggiungere ogni obiettivo che vedeva di fronte a sè.
In quel momento, però, la porta si aprì di scatto e il padrone di casa, con una lampada ad olio in mano, la osservò con un sottile sguardo accusatorio.
"I-Io..." ridacchiò imbarazzata
"Rendimi partecipe della tua gioia..." minacciò
Sgranando gli occhi e tacendo, sentendo un brivido freddo di paura, tensione e vergogna correrle dal collo alla punta dei piedi, Natalie indietreggiò mostrando un nervoso sorrisetto. Salutando il mentore con un contenuto gesto della mano tornò sotto le coperte, strappandogli una sommessa risatina rassegnata prima che anche lui tornasse a dormire.

Giunta la mattina, Cotoletta accese i vari fuochi della cucina mentre Alexander preparava una cassa di legna per alimentarli ma, sentendo un rapido frastuono, il cacciatore sospirò alzando gli occhi al cielo. Bussando alla porta della nuova ospite, l'aprì lentamente trovando la ragazza inginocchiata sulla coperta che era caduta a terra mentre si massaggiava la spalla destra.
"Tutto...tutto bene?" domandò mentre altre domande gli passavano per la testa
"Sì..." mugolò
"Che vuoi per colazione?"
"Va-Va bene qualsiasi cosa"
"Frittelle" esordì dopo qualche secondo di silenzio "Scendi in cucina tra cinque minuti"
Uscendo dalla stanza il ragazzo lasciò sola l'ospite che, subito, si levò la maglia del pigiama per controllarsi la spalla. Un evidente rossore le percorreva la parte del corpo mentre si chiedeva quanto la situazione potesse ancora peggiorare. Alzandosi, rivestendosi e prendendo la coperta che si portò fin sopra le spalle, si inginocchiò sul letto osservando la persiana in legno che, dopo poco, aprì.
Di fronte ai suoi occhi la neve ricopriva decine di scoscesi tetti da cui, risplendendo al sole mattutino, pendevano altrettanti stalattiti di ghiaccio formatesi nella notte. Vedendone una di fonte a sè, le venne naturale allungare la mano per prenderla e, con fare bambinesco dopo essersi guardata attorno, ne staccò un morso che subito la fece rabbrividire.
Oltre le case e le strade, guardando in basso, poteva intravedere la riva del fiume che scorreva nella valle tra i monti. Distanti da lei e col sole alle spalle, tutte le montagne innevate luccicavano quando venivano colpite dai deboli raggi che, solo un poco, riuscivano a scaldarle il volto.
Scendendo le scale e dirigendosi in cucina, si sedette al grande tavolo di legno di fronte al mentore, portandosi le gambe al petto prima di racchiudersi nella coperta che stava usando come mantella.
"Per caso hai freddo?" domandò retoricamente
"Frittella per la cacciatrice" miagolò Cotoletta buttando con fatica un piatto sul tavolo ben più alto di lui
"Sì, come fate voi di Pokke a indossare abiti così...normali?" chiese osservando la frittella che per metà giaceva sul piatto e per metà sul tavolo "grazie Cotoletta"
"Perché noi qui ci siamo cresciuti abituandoci al clima. Sai, piuttosto, cosa ti servirebbe?" chiese con fare pensieroso
"Cosa?"
"Mafumofu"
"Come vi permettete!" urlò impettita "Essere il mio mentore non vi da' il permesso di appellarvi a me con insulti come Mafafafo e-"
"Non hai capito niente..." sospirò ridacchiando "comunque è Mafumofu" corresse
"Mafomufo, quel che ho detto io" ritentò "e cosa...cosa sarebbe?" domandò con un guardingo imbarazzo
"Nel mio villaggio significa Mangia-Terriccio" esordì il cuoco buttando della carne in una teglia
"Mafu. Mofu. È un vestito tipico di Pokke che ti terrà al caldo; non credere a Cotoletta. Te ne parlerà meglio l'armaiolo"
"Siete sicuro di non avermi insultata?" chiese con fare sospettoso e addentando una delle frittelle con fare aggressivo
"Domandò con fare minaccioso la Daymio Porpora mentre mangiucchiava la propria preda..." narrò in risposta mentre olio cominciava a sgorgare dalla teglia fin sulle piastre da cucina e fino a terra
"Cosa? Quello era un insulto! Vero? Non c'è niente di cui ridere!" urlò con fare accusatorio "voglio altre fri-" aggiunse prima di osservare il Lynian massaggiare della carne immersa in un bagno d'olio e spezie
"Altre frittelle?" chiese mentre, lentamente, slittava sul ripiano della cucina insieme alla teglia
"N-No grazie, passo..."
Più l'allieva domandava e accusava, spiegando ed esponendo sia le sue preoccupazioni riguardo il soprannome che le sue motivazioni per non mangiare altre frittelle, più il mentore rideva crogiolandosi nell'innocente ignoranza della ragazza e nella cupa bellezza dei metodi culinari del Lynian, non riuscendo nemmeno a mangiare o bere senza rischiare di soffocarsi.

Finito di mangiare e recuperata un poco di serietà, Alexander indossò la suddetta armatura Mafumofu mentre Natalie optò per la sua fidata armatura di Rathian, dirigendosi verso l'officina dell'armaiolo che, facendo anche da sarto, accolse i due con un interessato sorriso e appoggiandosi al bancone con un braccio.
"Alexander, buongiorno...che mi puoi dire di quell'armatura di Rathian rosa...e anche della bambina che la indossa"
"Mi...mi ha appena dato meno importanza della mia armatura?" domandò lei scioccata "Aspetta...bambina?" domandò impettita dopo aver notato di essere l'unica ragazza nella zona
"Lei, Nekoth, allieva, Mafumofu" spiegò sinteticamente
"Lei, Mafumofu" ripeté toccando la spalla del Felyne sdraiato sul bancone al suo fianco "ci pensi tu?"
"Abito Mafumofu da cacciatrice in taglia media" rispose il suddetto miagolando mentre si svegliava "prego signorina, venga a provarne"
"Arrivo" annunciò raggiungendo il Lynian e sparendo nel retrobottega
Di fronte ad un ampio campionario di abiti già pronti, la ragazza li fece passare in cerca delle misure più prossime alla sua taglia. Affondando le mani negli spessi tessuti e nelle gonfie pellicce, sentì una strana e calda sensazione avvolgerle le braccia, confortandola dall'intenso freddo che l'aveva avvolta fino a quel momento.
"Cacciatrice suppongo" miagolò
"Supponi correttamente" rise
"Allora permettetemi" continuò avvicinandosi al campionario e facendolo scorrere con la zampetta "questo"
Osservando i vestiti che il Felyne stava indicando, Natalie si avvicinò, prendendoli con sé e stringendoli al petto prima di guardarsi attorno, adocchiando un camerino verso il quale si diresse.
Spogliandosi dell'armatura di Rathian con un poco di diffidenza, sentì la sua pelle ghiacciarsi prima di stringersi tra le braccia e raggiungere i nuovi indumenti. Presto, la dolce sensazione di calore che prima sentiva solo tra le sue mani, la avvolse completamente, facendole rivalutare le spesse pellicce bianche mentre si sistemava il cappuccio dietro la testa.
Uscendo dall'officina col resto della propria armatura sotto le braccia, si crogiolò nella nuova ed accogliente sensazione mentre, in maniera pungente ma gradita, la fredda aria le accarezzava il volto.
"Come si chiama quel vestito?" esordì il fabbro prendendola alla sprovvista
"Io? Cosa?" balbettò  "Mafa...Fama...Mufomufo!" esclamò
Incrociando le braccia e annuendo, il fabbro ridacchiò mentre il Lynian, impietosito, le fece segno di avvicinarsi.
"Mamamofu..." le miagolò debolmente all'orecchio
"Mamomafu!" ribatté con orgoglio
"Certamente..." balbettò Alexander prima di lanciare una rapida occhiata al fabbro che, come lui, scoppiò a ridere
"Hai fatto apposta?" domandò impettita voltandosi verso il Lynian
"Te l'ho già detto, non tutti riescono a pronunciarlo al primo tentativo" Alexander provò a difenderlo
"Non è il mio primo tentativo" ribatté con sguardo sottile "e non dovrebbe essere compito vostro insegnarmi?"
"Ci sto provando" si discolpò
"Forza, forza" si intromise l'uomo "non litigate. È cominciata la Stagione Calda, andate a lavorare!"
Facendo spallucce e non potendoli discolpare, Alexander salutò l'uomo prima di far segno alla novizia di seguirlo. Camminando per le strade sterrate e coperte di piccoli ciotoli, affiancate dalla neve che già era stata spalata, la ragazza osservò le alte e strette abitazioni dagli scoscesi tetti coperti di un morbido strato bianco. Molti abitanti, vestiti di un abito Mafumofu diverso e leggermente più atto alla vita quotidiana, stavano già lavorando o spostandosi tra le varie parti di Pokke, riportando il villaggio in vita dopo la notte di riposo.
"Quanto è grande Pokke?" domandò la giovane
"C'è la parte alta, la parte bassa" elencò mostrandole la mano con cui cominciò a contare "il centro, la fattoria, le miniere e la caverna di ghiaccio. Con calma ti mostrerò tutto"
"Ora che facciamo?"
"Stiamo andando alla Sala della Gilda"
"Stiamo andando a cacciare?" domandò con un'euforica scintilla di speranza negli occhi
"Cosa? No!" ribatté senza condividere il sentimento "Stiamo andando a chiedere spiegazioni a Nekoth"

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