Cap. 39
Chat Noir sbarrò gli occhi di colpo, captando rumori di passi provenire dai piani inferiori.
Era impossibile che la polizia li avesse già trovati, ma soprattutto come aveva fatto?
Alzò il capo e sbirciò fuori, notando che stava ancora piovendo a dirotto e che il fuoco si era quasi spento, facendo tremare leggermente Marinette dal freddo.
Erano in trappola: la polizia che sarebbe arrivata a momenti e la pioggia che gli impedì di svegliare la ragazza per riprendere il viaggio, dato che non voleva farla ammalare di nuovo.
Si scostò dalla sua amica addormentata, recuperando il suo zaino e prendendo il suo quaderno, scrivendo qualcosa su un foglio e, dopo averlo piegato in diverse parti, sistemarlo nella tasca a zip della felpa, sapendo che avrebbe letto il messaggio; subito dopo, richiuse il quaderno, guardandolo con un sorriso triste e gettandolo nel fuoco, rialimentando la fiamma e vedendo l'oggetto consumarsi poco a poco.
Sapeva che non aveva scampo, ma non avrebbe lasciato che qualcuno fermasse il suo desiderio di restare con Marinette, avrebbe lottato fino all'ultimo pur di riuscirci.
Man mano che i passi aumentavano, Chat Noir si mise a quattro zampe, restando sopra la ragazza come a proteggerla in qualche modo, abbassando le orecchie e scoprendo i denti e gli artigli affilati, ringhiando leggermente.
Volevano portare via la sua Principessa e tutti sapevano cosa accadeva se il tesoro più prezioso della bestia veniva rubato: sicuramente, non sarebbe finita bene per il ladro.
—•—•—
Raincomprix salì le scale, seguito da una ventina dei suoi uomini, armati e ben protetti.
Controllarono tutti i piani, senza trovare nessuno, finché non arrivarono all'ultimo.
Lì la prima cosa che notarono fu un leggero fuocherello che stava per spegnersi, consumato dall'umidità, e subito dopo un paio di tanto luminosi quanti minacciosi occhi verdi.
Raincomprix ordinò ai suoi uomini di disporsi in cerchio, coprendo tutti e quattro i lati per circondare il nemico e salvare la ragazza, che non sapeva se avesse perso i sensi o fosse addormentata, ma, soprattutto, non sapeva se fosse ferita.
Sentì Chat Noir ringhiare, scrutando le persone che aveva attorno, quasi come a studiarle una ad una, poggiando delicatamente una mano artigliata sul braccio di Marinette.
Il rumore delle armi che si caricavano allarmò l'ispettore, ordinando ai suoi uomini di non sparare se non volevano che anche Marinette venisse ferita.
Per svariati secondi, che sembravano un'infinità, ci fu come una gara di sguardi tra lui e la Belva Nera, finché quest'ultimo non si mosse, attaccando con estrema velocità un uomo sulla sua sinistra.
Subito esplose il caos, facendo svegliare Marinette, che si guardò intorno confusa: era circondata da poliziotti, alcuni in piedi che non sapevano se sparare o meno –dato che rischiavano di colpire i propri compagni– ed altri a terra feriti, con le divise lacerate ed il sangue che usciva dai tagli procurati da Chat Noir.
La ragazza si mise in piedi, volendo chiamare l'amico, ma venne presa da un agente è portata lontano –per quanto il luogo in cui si trovavano lo permetteva– da dov'era sdraiata inizialmente.
«Stai tranquilla, presto questa storia sarà finita.» disse l'uomo, il volto coperto da un casco protettivo come i suoi colleghi, impedendo alla ragazza di vedere chi fosse.
Marinette si divincolò: «No! Fermi! Non fategli del male!»
Era tutto inutile: chi era ancora in piedi combatteva contro Chat Noir con i manganelli e cercava di proteggersi con gli scudi in dotazione, che venivano distrutti dagli artigli del loro nemico.
La ragazza osservò la scena da poco più lontano, cercando di liberarsi dalla forte presa dell'agente, guardando gli uomini della polizia che cadevano feriti l'uno dopo l'altro; continuò ad agitarsi e chiamare inutilmente il nome dell'amico, ma lui sembrava aver perso il controllo, ringhiando e saltando da un bersaglio all'altro come se stesse colpendo degli uomini di pasta frolla.
Finalmente si liberò dalla presa dell'agente, correndo più vicino che poteva e urlando il nome del ragazzo un'altra volta, facendolo fermare a pochi centimetri dal petto di Raincomprix, che fissava la Belva Nera con il fiato sospeso.
Chat Noir si voltò verso la ragazza, con gli occhi totalmente verdi e le orecchie appiattite al capo, mostrandole i denti affilati in un'espressione di pura rabbia.
Marinette mosse un paio di passi in avanti. «Chat, per favore, fermati. Non sei in te.» disse con voce calma, volendolo rassicurare.
Il felino rilassò i muscoli del corpo e la sua espressione accigliata, ma sembrava tornare in sé: la pupilla tornò visibile, così come l'iride smeraldina; i suoi ringhi si placarono e abbassò le mani artigliate, permettendole di avvicinarsi ancora.
Gli occhi delle persone presenti erano tutti sulla scena, visibilmente sorpresi e increduli di ciò a cui stavano assistendo, eppure una ragazza si era avvicinata alla Belva Nera e lo stava calmando con frasi dolci.
Il commissario Raincomprix aveva la bocca spalancata.
E pensare che appena qualche secondo prima stava per venire attaccato dalla stessa creatura che ora guardava con occhi dispiaciuti Marinette.
In quel momento gli sembrò di capire che Chat Noir non presa con sé contro la sua volontà, ma lei era d'accordo e che in quel momento lui la volesse proteggere.
A risvegliarlo dai suoi pensieri fu il rumore di uno sparo è Chat Noir che ringhiava minaccioso toccandosi la spalla dalla quale spuntava quello che sembrava un dardo.
Il ragazzo crollò sulle ginocchia e Marinette fece lo stesso, cercando di soccorrerlo preoccupata.
Raincomprix si voltò solo per vedere un uomo con la tuta mimetica mentre impugnava un fucile.
«L'esercito...» esclamò sorpreso, facendo spazio alla decina di persone che salivano le scale, seguite da quello che sembrava essere il generale.
«Grazie agente. Ha fatto un buon lavoro.» disse serio, recandosi a pochi passi dai due ragazzi.
Marinette fissò l'uomo con le lacrime agli occhi, tenendo Chat Noir stretto a sé; ormai il ragazzo faticava a tenere gli occhi aperti, ma stava lottando per rimanere cosciente, soffiando minaccioso contro il nemico.
«Il sonnifero sta facendo effetto, a quanto vedo.» esclamò tra sé e sé, per poi guardare la corvina. «Non preoccuparti ragazzina, ora è tutto finito.»
Marinette sbottò. «Ma lui non voleva farmi del male! Non mi ha mai fatto nulla!»
Il generale sorrise. «Oh lo so, ma l'incubo della Belva Nera che terrorizza la città è durato troppo, e anche stasera questo mostro ha ferito gravemente troppe persone. Portatelo via.» aggiunse facendo un cenno con la testa.
Senza dire nulla, cinque dei suoi uomini si mossero verso i due ragazzi, quattro impegnati a tenere fermo Chat Noir, che malgrado l'anestetico si agitava, volendo liberarsi, mentre un altro separò Marinette dal biondo, tirandola indietro ed impedendole di avvicinarsi ancora a lui.
Gli uomini in tuta mimetica scesero le scale finché non raggiunsero l'uscita del palazzo, fuori dal quale vi era una gabbia ed un furgone del medesimo colore delle loro divise.
Marinette tentava in tutti i modi di divincolarsi dalla presa dell'uomo, ma la stanchezza ed il fatto che fosse allenato le impediva di liberarsi; ad un paio di metri da lei, Chat Noir, anche lui che tentava di liberarsi, tendendo la mano verso l'amica, invano.
Calde lacrime si mescolavano alla pioggia fredda ed i loro corpi bagnati che lottavano per la libertà, per potersi riabbracciare almeno un'ultima volta.
La scena sembrava scorrere a rallentatore per Marinette, urlando in preda alla rabbia e alla tristezza quando un uomo infilò un ago pieno di liquido trasparente nella spalla del felino, che si mise a ringhiare e cercare di sferrare artigliate, ma le sue gambe cedettero nuovamente ed ora servivano solo due persone a tenerlo fermo.
La corvina rimase impietrita quando lo misero dentro quella dannata gabbia, come se fosse un animale pericoloso.
Nessuno capiva che era un essere umano, esattamente come loro.
Chat Noir, ormai stremato e con la testa che gli girava, alzò lo sguardo, sorridendo tristemente a Marinette, che tentò nuovamente di liberarsi dalla presa dell'uomo, inutilmente.
Schiuse le labbra come a dire qualcosa, ma, effettivamente, non poteva parlare, così portò la mano sul suo petto e, successivamente, la porse in avanti, con il palmo rivolto verso l'alto.
Marinette sgranò gli occhi, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto.
Riconobbe quel segno, rimastole impresso nella mente dopo la prima volta che lo vide.
"Ti amo."
Il mondo sembrò crollarle addosso: perché proprio in quel momento? Perché non gliel'aveva detto prima? Perché proprio ora, mentre lo stavano caricando su quel maledetto furgone per portarlo chissà dove?
Osservò Chat Noir chiudere gli occhi, ormai privo di sensi, per poi vederlo sparire dietro le porte del furgone che si chiusero.
Poco dopo, l'intera area fu piena di gente curiosa, paparazzi ed ambulanze, che portarono via le persone ferite da Chat Noir.
Ma in mezzo a tutta quella confusione, era ancora vivibile il furgone in cui era imprigionata la Belva Nera, anzi, Adrien, che si allontanava piano piano, seguito da altri furgoni dentro i quali vi erano i soldati che avevano partecipato alla missione.
I rumori erano ovattati e si sentiva soffocare, malgrado altri agenti della polizia avessero eretto delle specie di barriere con il nastro e con delle sbarre apposta.
Raincomprix raggiunse Marinette, che fissava il vuoto senza dire nemmeno una parola, portandola verso l'ambulanza per controllare come stesse.
L'agente non disse nulla nel vedere la ragazza con quell'espressione sconvolta, gli occhi rossi dal pianto e le gote rosse per il freddo.
Sentì il cuore stretto in una morsa nel vederla in quello stato, mentre l'operatore sanitario le faceva delle domande e lei non rispondeva, ancora con la coperta –ormai fradicia– sulle spalle, stringendola come se servisse a proteggerla in qualche modo.
Era impossibile ignorare i molteplici paparazzi che cercavano di avvicinarsi alla ragazza per sapere qualunque cosa, anche la più minima; ma poco prima aveva ricevuto degli ordini e toccava a lui mascherare maggior parte della verità.
—•—•—
«La Belva Nera ha rapito la ragazza, portandola in questo luogo abbandonato. Non sappiamo cosa volesse farle, ma se non fosse stato per il tempestivo intervento delle forze dell'ordine, a quest'ora i genitori della giovane, molto probabilmente, non potrebbero più abbracciarla.» Immagini della sera precedente scorrevano in televisione: una calca di persone, soprattutto paparazzi, che si sbracciavano pur di parlare con l'ispettore Raincomprix, mentre sullo sfondo si vedeva Marinette soccorsa da un paio di persone, una che la visitava e l'altra che cercava di parlare insieme, inutilmente. «La ragazza, una studentessa come tante altre, ha vissuto un incubo durato per poche ore, ma solo lei sa come ci si può sentire ad essere l'unica salvata dalle grinfie della Belva Ne–»
Sabine spense la televisione, tornando a preparare qualcosa da mangiare. «Non ti fa stare meglio sentire quelle cose, tanto meno vederle.» disse con una leggera nota di rimprovero, mettendo l'acqua a bollire.
Marinette non disse nulla, stringendo la coperta dell'amico al petto –ovviamente dopo averla lavata– unico ricordo che aveva di lui.
Sabine guardò tristemente la figlia, andando a sedersi accanto a lei e abbracciandola. «Mari, mi dispiace per quello che è successo. Nemmeno io volevo che Chat Noir venisse catturato, ma non puoi restare tutto il tempo rinchiusa in casa e non accettare nemmeno le visite dei tuoi amici.»
La ragazza sospirò. «Alya mi ha tradita. Mi ha seguita e mostrato alla polizia che ero con Chat.» borbottò, la voce incrinata per il nodo alla gola.
«Non sapeva che rapporto avevate te e lui. Però se tu glielo avessi detto, magari, tutto questo non sarebbe successo.»
«Oppure mi avrebbe presa per pazza e questa cosa dell'esercito sarebbe accaduta prima.» ribatté lei, stringendo la coperta.
«Dovresti dare più fiducia ai tuoi amici, soprattutto quelli più stretti. Magari Alya all'inizio ti avrebbe preso per pazza, vero, ma poi avrebbe capito, così come Nino. Come l'hai detto a me avresti potuto dirlo a loro.»
«A te l'ho detto perché era una situazione di estrema emergenza, sennò non te l'avrei mai detto. Ho visto come avevi reagito quando ero finita in ospedale: ero sconvolta e parecchio spaventata e non potevo dirti che si trattava di un errore... Poi gli hanno sparato e tu eri l'unica persona di cui mi fidavo.»
«E di Alya e Nino non ti fidi?»
La giovane aprì la bocca per rispondere ma la chiuse subito dopo, non sapendo che rispondere.
Certo che si fidava di Alya e Nino, erano i suoi due migliori amici, dopotutto, si conoscevano sin dal primo anno di asilo; era cresciuta con loro.
Eppure, non si fidava abbastanza da dire loro di Chat Noir.
Forse perché aveva paura per la reazione che avrebbe avuto il biondo, oppure perché Alya e Nino non avrebbero capito.
Insomma, chi mai potrebbe fare amicizia con la Belva Nera?!
Eppure tutte queste risposte le sembravano solo giustificazioni, scuse, ed il vero motivo era un altro.
«Ha detto che mi ama...» sussurrò con un filo di voce, notando la vista farsi offuscata per via delle lacrime. «Ed io non ho potuto dirgli che ricambiavo i suoi sentimenti...» tirò su con il naso, affondando il viso nella coperta, mentre la madre la abbracciava e la cullava.
Rimasero così per alcuni minuti, lasciando che Marinette si sfogasse fino a quando non smise di piangere, tornando a fissare il vuoto con gli occhi rossi e bagnati.
Sabine le baciò la testa, alzandosi per andare a controllare i fornelli.
«Oh! Mari, mi stavo per dimenticare.» disse, poggiando un foglio di carta piegato in varie parti sul cuscino del divano. «Era nella tua felpa di ieri sera. È un po' bagnato, ma credo si possa leggere ancora. Io non l'ho aperto.» aggiunse, tornando in cucina.
L'adolescente guardò il foglio, recuperandolo e aprendolo, notando chiazze larghe per via della pioggia che avevano leggermente sbiadito l'inchiostro blu.
Riconobbe subito la scrittura di Adrien e la sua attenzione si concentrò totalmente sulle parole.
"Cara Mari,
Mi dispiace non potertelo dire correttamente ma sono sicuro che questa sarà l'ultima volta che parleremo e dovevo dirtelo in qualche modo. Non posso parlare è l'unico modo che ho per dirtelo è scriverlo: ti amo. Ti ho amata sin dal primo momento in cui ti ho vista ed ho goduto di ogni momento che ho passato con te. Ti avevo detto che sono una persona sincera, ma ho tenuto segreto questa cosa perché avevo paura di un tuo rifiuto. Mi viene da ridere scrivere questa cosa, poiché prima del tuo incontro non mi importava più nulla, ma tu mi hai dato una ragione in più per continuare a vivere e mi sono sentito come un normale adolescente innamorato, che aveva paura di un rifiuto da parte della persona che amava. Anzi, tu eri la mia unica ragione di vita. Vorrei poter scrivere altro, ma il tempo a mia disposizione è poco. Promettimi solo una cosa: promettimi che mi ricorderai come Adrien Agreste, il ragazzo maledetto innamorato di una principessa. La mia principessa.
Ti amo.
Adrien Agreste, Chat Noir"
Marinette finì di leggere, accorgendosi solo in quel momento che nuove chiazze erano presenti sul foglio e che il suo viso era bagnato.
«Ti amo anch'io, Chaton.» sussurrò, lasciando cadere il foglio a terra e stringendo nuovamente la coperta, abbandonandosi in un pianto liberatorio.
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EHI EHI EHI!
CONCLUDIAMO IL 2017 IN GRANDE! DAVVERO IN GRANDE!
Ma, momento pubblicità
*parte una musichetta in stile pubblicità spastica*
Sono qui a promuovere una meravigliosa idea di @cerisefrost: il piccione viaggiatore della vendetta! Si tratta di un piccione che caga in testa alle persone che odi! Attenzione: IlPiccioneVendicatoreVaAddestratoConCostanzaORischiateDiVenireCagatiInTestaDalVostroStessoVolatile.LaConpagniaNonÈResponsabileInCasoCiòAvvenga.
*strizza l'occhio con un una pubblicità anni 80 con tanto di "DING" in sottofondo*
No dai, a parte gli scherzi, siamo a fine anno e non trovo le parole giuste per ringraziarvi.
In questo 2017 ci sono stati alti e bassi, gioie e non gioie, sia per quanto riguarda Wattpad che la sfera privata, ma le gioie le ho avute soprattutto qui su Wattpad.
Grazie infinite a tutti per avermi sopportata in questo anno e spero che le mie storie vi continueranno a piacere anche per gli anni a venire (se starò su Wattpad ancora per tanto lel) :3
E niente capitolo prima di sabato 6 gennaio, è inutile che chiedete
Ci vediamo nel 2018 con il 40º capitolo di "Monster", buon anno a tutti ^^
FrancescaAbeni
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