Cap. 22

Marinette si svegliò, sbadigliando e stirandosi per quanto il suo amico, avvinghiato a lei, glielo permettesse.

Sorrise, accarezzandogli la testa e vedendo il suo orecchio destro agitarsi quando glielo sfiorò.

Subito dopo si sporse per recuperare il cellulare poggiato a terra per controllare che ore fossero e se qualcuno l'avesse cercata; per sua fortuna non c'era nessuna chiamata da parte dei genitori, tranne per qualche messaggio su Whatsapp di Alya e Nino.

Cancellò le notifiche e notò che erano passate le otto di sera. Erano ormai più di due ore che stava dormendo, crollata accanto a Chat Noir mentre lui le solleticava la pelle nuda delle braccia dopo che gli aveva raccontato la serata precedente, mentre lui mugugnava ogni volta che lei gli diceva di qualcuno che le si avvicinava, ridacchiando.

Si alzò, facendo attenzione a non svegliare l'amico, che miagolò non sentendo più il corpo caldo della ragazza.

Uscì dalla stanza presa dalla curiosità delle varie stanze della casa; una volta quell'abitazione era una villa sontuosa, invidiata da parecchie persone, eppure in nemmeno un anno era passata dalla casa più bella alla casa degli orrori per eccellenza.

Scese la prima rampa, per poi risalire quella opposta, finendo davanti a due porte.

Aprì la prima, trovandosi dentro quello che pareva essere uno studio di lavoro; uscì subito dopo, richiedendo la porta per raggiungere l'altra, ma sembrava essere chiusa.

Tentò un'altra volta, sentendo il legno cedere per via del marciume di cui era rivestito e finendo per rompere la serratura arrugginita.

La ragazza entrò incuriosita, guardandosi attorno; era la prima stanza che era tenuta bene di tutta la casa: il letto matrimoniale era ancora tutto intero, diversamente da quello in cui dorme il felino, e le coperte erano immacolate, segno che nessuno si sdraiava sul materasso da un po'; il resto della stanza era in perfette condizioni, seppur ricoperto di polvere.

Tutti gli oggetti che arredavano la stanza erano ancora al medesimo posto.

Marinette camminò all'interno della stanza, incuriosita di sapere a chi appartenesse dei membri della famiglia Agreste, raggiungendo il comodino su cui erano sistemate tre foto incorniciate singolarmente.

Il vetro era opaco per la polvere, ma Marinette riuscì a distinguere le sagome del padre di famiglia, Gabriel Agreste, e del figlio, Adrien.

L'altro foto doveva per forza appartenere alla madre, dedusse allungando la mano per afferrare la foto.

Si ricordava della moglie: una donna meravigliosa, sia caratterialmente che esteticamente; gentile e amorevole con tutti, soprattutto con il figlio, a cui era molto legata.

Ma, purtroppo, la sorte non fu molto gentile con lei, poiché morì per una malattia l'anno precedente.

Un brontolio animalesco proveniente dall'entrata la fece sobbalzare, rischiando di cadere per terra.

Si voltò e trattenne uno squittio per lo spavento quando, sullo stipite della porta, vide il felino guardarla leggermente assonnato, ma notando un briciolo di delusione nei suoi occhi.

«C-Chat... Mi dispiace, so che non dovevo entrare, ma la curiosità ha vinto contro il buonsenso...»

"Lo sai che c'è chi rischia la vita per la sua curiosità? Ringrazia che sei tu, sennò ti avrei trascinato fuori con la forza"

Scrisse il ragazzo sul quaderno e Marinette poté sentire il tono secco e di rimprovero dell'amico.

Abbassò il capo, uscendo dalla stanza con il peso dello sguardo del biondo su di sé, indirizzandosi verso la porta di ingresso per uscire.

Ma perché Chat Noir viveva proprio lì? Una villa che tutti desideravano per la sua fama e per la sua sontuosità, magari che, in mano di qualcuno, sarebbe potuta tornare al suo splendore originario in poco tempo.

Le venivano in mente due possibili risposte: era l'unica abitazione che aveva trovato, o era particolarmente legato alla casa e non voleva che qualcuno la avesse.

Ma allora perché distruggere tutte le stanze?

La ragazza si fermò sulla soglia della porta, voltandosi verso l'amico.

«Perché qui?» domandò di scatto, facendogli chinare di lato il capo in segno di . «Perché proprio in questa casa? È la villa degli Agreste dopo tutto. E come mai hai distrutto tutte le camere tranne quella dei genitori?»

"E perché tu metti il naso dove non dovresti?" scrisse, mostrandole la pagina e vedendo cambiare la sua espressione di curiosità e desiderosa di risposte in una di delusione. "Scusa,  non dovevo risponderti così..." aggiunse subito dopo, per poi strappare la pagina e stracciarla, gettandola a terra.

«No, hai ragione. Non devo curiosare in cose che non sono mie.» rispose lei, girandosi per uscire.

Il ragazzo le afferrò il polso, fermandola e, dopo averle fatto cenno di aspettare, scrivere sul quaderno.

"Scusami se ho reagito così, ma non mi sento ancora pronto per dirti tutto, anche perché non so come tu possa reagire. Devo ancora trovare la forza per mandare giù tutto quello che è successo in tutto questo tempo"

La corvina annuì, sorridendogli. «Ora devo andare. Voglio farmi una doccia e voglio mangiare una bella pizza.»

"La prossima volta, se me lo permetterai, voglio portarti da una parte"

«Dove mi vuoi portare?» chiese incuriosita.

"È una sorpresa, ma sono sicuro ti piacerà" scrisse, con tanto di faccina che ammiccava alla fine.

La ragazza annuì, dandogli un bacio sulla guancia prima di salutarlo e camminare verso casa, sparendo dietro le mura che circondavano l'abitazione.

Chat Noir rientrò in casa, andando nella camera che Marinette aveva aperto, guardandosi intorno nostalgico.

Entrare in quella camera gli provocava una fitta allo stomaco ed il senso di nausea lo invadeva, costringendolo ogni volta ad uscire risvegliando in lui ricordi belli e ricordi brutti, che avrebbe preferito dimenticare.

Deglutendo si avvicinò al comodino, prendendo la cornice sulla destra e, pulendo il vetro con la mano, guardò la donna ritratta in foto; i suoi meravigliosi occhi verdi gli sorridevano calorosi, mentre il bellissimo sorriso gli dava la forza per andare avanti.

Sebbene lei non fosse più presente nella sua vita, poteva sempre contare su quello che gli aveva insegnato.

Anche se non era la stessa cosa.






—•—•—






Marinette masticò il tappo della penna mentre le parole di madame Bustier non raggiungevano nemmeno le sue orecchie.

I suoi pensieri erano su Chat Noir, la sua storia triste e sul cercare di capire il perché si nascondesse a Villa Agreste.

«Tu sai il perché Chat Noir si nasconde nella villa abbandonata degli Agreste?» domandò di punto in bianco ad Alya, che la guardò sconvolta.
«Marinette, ne avevano già parlato della questione...»
«Lo so, ma la mia è solo curiosità. Non sto facendo nulla di male.» rispose mantenendo il tono basso per non farsi scoprire dalla professoressa.
«Ed io che ne so. Gli piacerà la casa.» disse seccata, volendo finire la conversazione al più presto.
«Ma è praticamente in rovina.»
«Beh, lui l'ha ridotta in quel modo. Magari non gli piaceva l'arredamento.» ridacchia. «Oppure aveva qualcosa contro gli Agreste e per vendicarsi li ha uccisi tutti, nascosto i loro cadaveri e poi si è impadronito della casa.»
«Quanto l'hai fatta tragica...» rise la corvina, tornando a guardare il quaderno prima che la professoressa notasse le due parlare.
«Oppure è particolarmente legato a quel luogo. Non saprei proprio...» aggiunse Alya e Marinette annuì.

Forse aveva ragione sull'ultima cosa.

Ma come poteva esserlo?







—•—•—







«Signore, so che oggi non dovrei essere qui, ma è una cosa urgente.» esclamò Marinette dopo aver raggiunto Fu, chiedendogli di parlare con lui in un luogo appartato. «È possibile che Chat Noir si leghi particolarmente ad un determinato luogo? Che sia una casa, o un vicolo...»
«Sì, è possibile.» rispose l'anziano. «I possessori dell'anello maledetto, trasformandosi, diventano molto territoriali e protettivi. Almeno, così lo è per il novantanove percento di loro. Molto spesso i portatori si rintanano nelle proprie abitazioni, costringendo a chi viveva con loro a scappare, oppure scelgono un posto totalmente estraneo e lo usano come sorta di tana.» spiegò brevemente, facendola annuire. «Non è la prima volta che uno Chat Noir è stato riconosciuto perché ritrovato ad usare casa sua come tana.»

La ragazza sentì il sangue raggelasti nelle vene.

«E, magari, tentano di distruggere tutto perché gli ricorda della loro vita precedente?» chiese cercando di mantenere la voce più ferma possibile.
«Sì. Vogliono staccarsi totalmente dalla loro vita precedente poiché ricorda loro la normalità, anche se restano nella propria abitazione perché è l'unico luogo che conoscono. È un ossimoro, poiché abitano nello stesso luogo di prima ma, nello stesso tempo, vogliono staccarsi da esso.»

Marinette annuì, ringraziando l'anziano ed uscendo dalla biblioteca.

Doveva parlare con Chat Noir, al più presto.

Doveva dirgli che, forse, aveva capito chi era.







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Vi spoilero già che nel prossimo capitolo mi picchierete ahahahahah

Ora scappo :3

A venerdì :3

FrancescaAbeni

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