Cap. 16
Marinette entrò nella Bibliothèque de l'Arsenal stranamente puntuale per il suo incontro con Fu, lasciando andare un sospiro di piacere quando venne a contatto con la fresca umidità che le mura lasciavano trasparire.
Portò una mano alla vita per controllare se avesse preso la felpa e, dopo esserne certa, cercò Fu con lo sguardo, camminando tra gli scaffali in cerca dell'anziano.
Il forte odore di carta vecchia e di polvere le penetrava dalle narici, pungendole i sensi, facendola inspirare per godersi quel profumo che tanto amava.
Amava i libri ed amava leggerli.
Una volta aveva letto su internet una frase molto bella: "Leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso". E caspita se era vero.
Vagare da biblioteca a biblioteca per cercare testi da leggere, per immergersi nel meraviglioso universo che aveva scelto, era il suo passatempo preferito, senza contare gli altri suoi hobby –guardare anime, leggere manga, giocare ai videogiochi e, da qualche tempo, parlare con la Belva Nera–
Era una vera e propria nerd, si ripeteva lei in più occasioni, ma le andava bene così.
Pensando che Fu la stesse aspettando davanti all'entrata segreta, salì le scale, controllando con lo sguardo che le uniche tre persone nella stanza fossero concentrate sul libro che avevano davanti.
Arrivata in cima alle scale, vide l'anziano tirare l'ultimo libro che apriva il passaggio e, con un cenno della testa, comunicarle di seguirlo.
Annuendo, si precipitò nell'apertura buia, seguendo con passi incerti –non ancora abituata alla strada assestata– il cinese fino al tavolo a diversi metri sotto terra.
«Che cos'è successo l'altro giorno?» domando ad un tratto Fu, mentre Marinette appoggiò la cartella sul tavolo.
La ragazza sapeva a ciò che si riferiva. «Non lo so nemmeno io... Un attimo prima ero con un mio amico al parco -e me ne stavo per andare perché non ne potevo più- ed un attimo dopo mi risveglio in ospedale. Non so cos'è accaduto e, soprattutto, non so come mai Chat Noir si sia fermato.»
Fu la guardò visibilmente incuriosito. «Potresti dirmi tutto quello che ti ricordi?»
La ragazza annuì. «Come ho detto prima, ero con questo mio amici al parco, quando me ne stavo per andare lui si dichiarò... –disse un po' in imbarazzo.– Mentre si stava avvicinando a me Chat Noir è spuntato da non so dove ed è corso verso di noi il mio amico.»
«E poi tu ti sei messa tra loro e Chat Noir si è fermato... Quello l'ho visto al telegiornale.» esclamò annuendo. «Ora bisogna capire il perché. Dopotutto, tu sei una normale civile e non so come possa essere interessato a te in modo specifico.» rimuginò, lisciandosi la barba grigia sul mento.
Marinette si morse il labbro inferiore, insicura se raccontare la verità o tenerla celata.
Ma, dopotutto, Fu si era fidato di lei mostrandole il segreto della biblioteca e raccontandole tutto quello che conosceva riguardo gli antichi possessori dell'anello maledetto; senza contare che aveva sviluppato per lui un sentimento di fiducia e amicizia.
La corvina di schiarì la gola per attirare la sua attenzione, ma la sua prima parola fu uno squittio di insicurezza. «Io forse so il perché l'ha fatto.»
«Cosa intendi dire?»
Marinette prese un respiro profondo. «Io conosco personalmente Chat Noir. Mi ha salvato da un malvivente poco più di una settimana fa e da allora mi fa visita ogni sera.»
L'anziano la guardò stupefatto mentre gli raccontava. «E come fa a comunicare con te?»
«Scrive su un quaderno. Comunque, l'altra sera mi disse -cioè, scrisse- che era geloso di questo mio amico perché provava qualcosa per me, ma io non lo ascoltai ed uscì allo stesso con lui. Tutto il resto si sa dopo.» spiegò guardando le sue dita che giocherellavano nervose con lotto della sua maglia. «Mi dispiace di non aver detto prima la verità, ma gli avevo promesso che non avrei detto a nessuno che ci conosciamo per la questione della nostra sicurezza, ma di lei mi fido e sento che ha tutte le risposte per questa assurda faccenda.» continuò subito dopo, alzando lo sguardo per incontrare quello dell'anziano, che le sorrideva gentilmente.
«Hai fatto bene a dirmelo, e puoi stare tranquilla: il tuo segreto con me è al sicuro, come il fatto che tu non hai raccontato a nessuno di questo posto.» disse allargando le braccia per indicare l'enorme spazio che li circondava. «E poi, anch'io ho i miei segreti e, poco alla volta, appena sarai pronta, te li racconterò.»
«Non è necessario, davvero.» esclamò scuotendo la testa.
«Eccome se lo è. E sono più che sicuro che ti sarà utile per aiutare Chat Noir.»
Marinette rimase senza parole, incapace di elaborare ciò che le stava dicendo.
Fu le poggiò la mano sul braccio in maniera confortante, notando la sua espressione.
«Marinette, fidati di me. Tu sei l'unica che può far uscire quel ragazzo dall'inferno che sta passando. Essere maledetto equivale a mettere fine alla propria vita: quell'anello uccide la tua parte umana e lascia spazio ad un mostro. Ma per quel ragazzo c'è ancora speranza, e sei tu la sua unica speranza.»
—•—•—
Marinette era sdraiata supina sul suo letto, fissando il cielo notturno dalla botola sopra di lei.
Lei era l'unica speranza per Chat Noir.
Voleva fare di tutto pur di aiutarlo, ma sentire una cosa del genere l'aveva lasciata spiazzata.
Come poteva lei, una normalissima ragazza di diciotto anni, maldestra e pericolo pubblico, essere la speranza di una persona?
Impossibile.
Eppure, quando Fu glielo disse era sin troppo serio.
I suoi pensieri vennero interrotti da un leggero bussare al vetro della botola ed da un paio di luminosi occhi verdi.
Si alzò con un sorriso ed aprì la caditoia, poggiandosi con le braccia al pavimento e mettendosi a pari altezza col volto di Chat, anche lui sorridente.
«Ciao Gattino.» esclamò poggiando il mento sull'avambraccio.
Chat Noir emise un miagolio, per poi sfiorare con l'indice la frangia della ragazza in segno di saluto.
«Aspetta un secondo, vado a prendere il quaderno. Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?»
Il felino scosse la testa e le fece cenno che l'avrebbe aspettata lì fuori.
La ragazza scese dal letto e recuperò il quaderno e la penna che aveva lasciato sulla scrivania, per poi salire sull'attico e porgere gli oggetti al biondo.
"Come stai?"
«Questo dovrei chiederlo io a te, Chat.» rispose con tono preoccupato, sedendosi accanto a lui. «Tutto bene?»
"Lo sfogo di ieri sera mi è servito, ora mi sento leggermente meglio"
«Sai che puoi contare sempre su di me, vero?» chiese porgendogli la mano, allargando le dita.
Il ragazzo annuì e la strinse, intrecciando le dita con le sue.
«Io sono curiosa.» esclamò all'improvviso, facendogli inclinare la testa di lato. «Sembrerò invadente, ma... Qual è il tuo vero nome?»
Chat si fece serio, guardando le sue gambe distese per qualche secondo prima di scrivere la risposta.
"Ho perso la mia identità da quando sono diventato Chat Noir. Il ragazzo che ero prima non esiste più"
Marinette gli prese la mano per la seconda volta, facendogli alzare gli occhi su di lei.
«Mi dispiace... Non dovevo chiedertelo...»
"Non mi sento pronto a dirti chi ero. So solo chi sono ora: un mostro"
«Non è assolutamente vero! Tu non sei un mostro! I nostri sono coloro che uccidono senza alcun motivo, per vendetta personale o per il semplice gusto di farlo. Tu sei un povero ragazzo che sta soffrendo a causa di una maledizione, sei una vittima» esclamò con risolutezza, levandogli la penna di mano non appena lo vide iniziare a scrivere. «E non ricominciare con la questione dell'altro giorno. Nath è rimasto illeso ed io sono qui con te senza graffi e senza alcuna ferita, e questo per merito tuo.»
La ragazza riconsegnò la biro all'amico, che iniziò a scrivere.
"È solo per te che sono riuscito a fermarmi: mi ero ripromesso che ti avrei protetta da tutto e da tutti, soprattutto da me stesso. A volte penso che l'unico modo che ho di farlo è allontanarmi da te, farti tornare a vivere la tua vita com'era prima di incontrarmi, ma non riesco. Non riesco ad allontanarmi da te" scrisse, girando verso di lei il quaderno per farglielo leggere, per poi girare pagina perché era finito lo spazio. "So di essere egoista e forse mi odierai per questo, ma qualcosa mi riporta sempre qui. Tu sei l'unica che mi capisce e l'unica che mi è vicina in questo brutto periodo. Non voglio lasciarti"
Marinette lesse e poi guardò l'amico con tenerezza, accarezzandogli la guancia. «Ed io non voglio che mi lasci. Non ti abbandonerò e non ti allontanerò da me, capito?»
Chat annuì, poggiandosi nell'incavo del suo collo ed iniziando a fare le fusa, facendola ridere per il solletico.
—•—•—
Chat Noir si sistemò sulla ringhiera, mettendosi a quattro zampe anche per non cadere, restando girato verso Marinette.
«Mi fa sempre piacere averti qui, e devo dire che stai imparando tante belle battute.» ridacchiò, scompigliandogli i capelli biondi.
Lui rispose con un brontolio per pavoneggiarsi, gonfiando il petto e stando attento a non perdere l'equilibrio.
La ragazza rise di gusto e Chat Noir la guardò con un ghigno; lei gli sorrise, avvicinandosi a lui e poggiando la fronte contro la sua.
I loro occhi si incontrarono e nessuno dei due intendeva interrompere il loro scambio di sguardi.
Ogni volta che guardava i suoi bellissimi occhi azzurri, il felino ne rimaneva ipnotizzato ed ora, avendola così vicino, sentiva con chiarezza l'attrazione che lo spingeva verso di lei.
Si leccò le labbra secche, sporgendosi maggiormente, notando che la ragazza fece lo stesso.
Il giovane non poté far altro che pensare che tutto quello era sbagliato, che le stava rendendo la vita un inferno, esattamente come la sua, ma in quel momento non poteva far altro che pensare alla sua felicità e che quella ragazza ne era la rappresentazione fisica.
Le loro labbra erano ad un soffio di distanza, ed entrambi sentivano il respiro caldo dell'altro sul viso; sentivano il calore che emanava il corpo dell'altro e l'elettricità che scorreva tra loro.
A Chat Noir sembrava quasi di essere in un sogno e mise delicatamente la mano sopra la guancia della ragazza, solleticandogliela grazie agli artigli.
Marinette si sporse in avanti, sperando nel contatto, ma una profonda e minacciosa voce attirò la sua attenzione.
«Lascia stare mia figlia, mostro!»
Tom salì dalla botola e subito si mosse in direzione dei due.
Chat Noir soffiò minaccioso, digrignando i denti e sfoderando gli artigli, ma quando levò la mano dalla guancia della ragazza le procurò tre graffi per le sue unghie affilate.
Marinette cadde all'indietro, perché venne spinta dal ragazzo e perché prese un grande spavento, e picchiò la testa per terra; subito venne soccorsa da Sabine, che salì dopo aver sentito l'urlo del marito.
Si mise a sedere, vedendo il ragazzo in posizione d'attacco, ringhiando verso Tom e mostrandogli i denti.
«Vattene! Hai già fatto del male a molti e non voglio che ne fai anche a mia figlia.»
Chat Noir spostò lo sguardo sull'amica e notò i tre graffi sanguinanti sulla guancia.
Glieli aveva fatti lui. Era lui la causa.
Abbassando le orecchie, soffiò per l'ennesima volta verso l'uomo, per poi saltare verso il tetto accanto e sparire nella notte.
«No! Chat Noir!» urlò Marinette, tentando di mettersi in piedi, ma la testa le iniziò a girare per via della botta appena presa.
«Stai seduta tesoro, ora vado a prendere qualcosa per disinfettarti la ferita ed un po' di ghiaccio per la testa.» disse gentile Sabine, cercando di nascondere il tono di panico ed il forte tremore alle mani.
Ecco il suo essere medico che prendeva il sopravvento, pensò la ragazza, vedendo il padre afferrare il cellulare per chiamare la polizia.
Perché tutto doveva sempre andare tutto storto? Perché Chat Noir doveva soffrire in quel modo a causa degli altri?
La ragazza sentì i tagli bruciarle e la vista diventarle offuscata per via delle lacrime che le sgorgavano copiose.
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E si torna anche con Monster!
E poi boh, Wattpad mi odia: ho dovuto riscrivere tre quarti di capitoli perché non mi aveva salvato le modifiche...
Ok. Disinstallo l'app e la reinstallando U^U
Eheheheheh vedrete cosa succederà nei prossimi capitoli MUAHAHAHAHAH
A venerdì prossimo :3
FrancescaAbeni
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