La speranza è tutto


Il vento soffiava sulla mia pelle, i raggi del sole illuminavano il mio corpo e il cielo si mostrava in tutta la sua maestosità, ogni secondo più azzurro di prima. Un uccello percorreva la sua traiettoria aerea, come uno squalo attraversa il mare. Ed io, sdraiata su una comoda sdraio, guardavo sopra di me. Seguivo i movimenti delle nuvole, degli aerei e dei volatili. Oh quanto invidiavo quegli esseri celesti, che ad uno sbattere d'ali subito si mettevano in volo, percorrevano enormi distanze e con un solo sguardo verso il basso potevano ammirare le città, le strade e i boschi. Non avrei mai pensato che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno di vita.
Rientrai in casa stufa dell opprimente caldo estivo. Non appena entrati una ventata di aria fresca come il paradiso mi travolse, facendomi sospirare.
Mia madre indaffarata alla cucina mi gridò che tra poco era pronto. Mio padre già affondava la forchetta nella pastasciutta al sugo appena cotta. Mio fratello tirò un urlo mentre giocava alla playstation ad un gioco che non avevo mai capito cosa fosse. Guai toccassi il suo gioiellino. Mi avrebbe aggredito subito o , se avesse avuto una pistola in mano, mi avrebbe sparato all'istante.
Allora andai in camera mia e mi distesi sul letto col cellulare in mano, non trovando niente di meglio da fare. La noia stava prendendo il sopravvento.
Sfogliavo la home di instagram, distribuendo like a più non posso, quando qualcosa attirò violentemente la mia attenzione, già facile da catturare per lo stato di noia in cui versavo in quel momento.
Quanto avrei voluto non tenere sotto controllo quel rumore.
Fu un tonfo, un rumore sordo.
Prima avevo sentito lo sbattere della porta d'ingresso, ma nulla di strano, perché mia madre usciva continuamente di casa per andare a sistemare il giardino ed occuparsi dell'orto. Oh no mia madre!
La chiamai a squarciagola, non ottenendo risposte.
Corsi in cucina e vidi mio padre immobile davanti alla finestra.
Lo raggiunsi e mi affacciai. Sbarrai gli occhi. Urlai. Mia madre stava a terra. Non era ferita, era solo distesa a terra a faccia in giù.
Così mi affrettai a uscire, ignorando le suppliche di mio padre di non mettere piede fuori di casa. Ormai ero davanti alla porta. Esitai. Sentii mio fratello dire cosa fosse successo.
Non ci pensai più ed uscii.
Mio padre urlò prima quando aprii la porta e dopo quando la richiusi.
Posai i piedi sul duro pavimento esterno che circondava l'intera casa e mi raddrizzai, indirizzando lentamente lo sguardo verso quella persona tanto amata e che in quel momento era solo un corpo.
Tutti speravamo non fosse privo di vita, attaccandoci a quella speranza come l'unica ancora di salvezza, come ci si attacca ad una mano nel momento in cui i piedi penzolano su un dirupo od uno strapiombo e non si ha altro pensiero in testa se non quello di porre in salvo la vita.
Se quella mano non ci avesse preso o peggio ci fosse scivolata dalla nostra stessa mano, o se quell'ancora avesse errato nella sua traiettoria, la nostra vita si sarebbe frantumata come un'onda su uno scoglio.
Cercando di animare il mio corpo di coraggio, iniziai a camminare, guardandomi continuamente intorno ad ogni passo.
Ma niente , sembrava non fosse successo nulla. Eppure c'era stato quel tonfo.
Finalmente ero in ginocchio accanto a mia madre.
Mio padre piangeva dalla finestra e tappava gli occhi a mio fratello.
Anch'io iniziai a piangere.
Con molta delicatezza voltai mia madre.
La faccia che avrebbe dovuto suscitarmi amore e compassione mi suscitò terrore.
Il viso di mia madre era completamente nero. Urlai di colpo, allontanandomi dalla paura.
Rientrai immediatamente in casa, sconvolta.
Mio padre mi venne incontro e mi strinse forte forte, mio fratello si aggiunse all'abbraccio.
Mi riaffacciai dalla finestra e il corpo non c'era più.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top