Capitolo 03 - Mistero al cioccolato
Ero pronto per passare la serata di oggi ed avevo perfino preparato il tutto, tra cui: popcorn, una bibita gassata, una coperta, il divano su cui sedermi e un telefilm da vedere.
Insomma, era perfetto… perfetto se non per colpa sua e delle sue chiamate all’ultimo minuto, che mandano in aria i miei piani da più di dieci anni.
Per una buona volta dovrei decidermi di cambiare numero o semplicemente distruggere il telefono, in modo tale da non trovarmi più.
Ma sarebbe ancora peggio, dato che lei sa dove abito e di conseguenza, si piomberebbe da me non importa se fuori ci sarà l’ultima era glaciale o la prima invasione degli alieni.
Quindi, cosa fare se non rispondere?
«Mia cara Suzuhara Maiko, perché devi sempre chiamarmi all’ultimo minuto?»
«Avanti Yui-chan, non ho ancora detto nulla!»
«E pensi che non l’abbia capito? Ci conosciamo da venti anni, ed ora come ora, so a cosa stai pensando.»
«Bugiardo.»
«Per tua informazione, anch’io vivo sulla Terra. Cosa pensavi? Che non mi ero reso conto che domani è San Valentino? Se vuoi un aiuto per fare i cioccolatini, scordatelo.»
«Oh Yui-chan, quanto sei crudele! Non puoi fare questo piccolo favore alla tua migliore amica? Ti prego, solo per questa volta!»
«Ho detto di no.»
«Per favore! Sennò vengo lì e li facciamo da te!»
«Va bene, mi arrendo, basta che non vieni da me. Aspettami per qualche minuto che vengo.»
Proprio per questo motivo, il giorno prima di San Valentino, fui costretto a fare i cioccolatini.
Sono le sette di sera e proprio come ritenevo, lei ha davvero un pessimo tempismo; proprio io che avevo programmato di passare la serata a guardare un telefilm.
Perché queste cose succedono solo a me?
E poi, per la mia sfortuna, la ragazza si è trasferita in città tempo fa ed è per questo se ora sono costretto a prendere, ancora una volta, la metrò, cosa che faccio ormai ogni giorno.
Alla Barner Ford o BFC sta andando tutto bene, almeno per il momento in cui ci sto lavorando.
Quel Outo Saburo si è rivelato più intelligente di quanto pensassi ed è anche estremamente amichevole, nonostante il nostro incontro è stato alquanto bizzarro.
Grazie a lui ho conosciuto anche altre persone della compagnia, tra cui Miura Isao: un uomo di ventinove anni dal carattere riservato e serio, esattamente il contrario di quest'ultimo dal carattere spontaneo e allegro; capelli neri ed occhi dello stesso colore; piuttosto alto dalla corporatura robusta.
Il mio rapporto con quest'ultimo? Solo e solamente da colleghi, nemmeno amici.
Abbiamo avuto diverse occasioni per parlare e sempre è finita nello stesso modo: uno scambio di saluto e via.
Ma questi sono dettagli poco importanti, poiché l’unica cosa di cui mi devo preoccupare al momento è ciò che sto per fare dopo, e se mai riuscirò ad uscirne vivo.
A casa di Maiko ci sono già stato cinque o sei volte, potete pure immaginare i motivi, per questo mi è stato facile trovare il suo appartamento.
Non riesco nemmeno a bussare alla porta di casa che essa di apre da sola, rivelando così la figura della ragazza con addosso il grembiule da cucina ed il viso totalmente sporco di cioccolato.
Cosa ha fatto per conciarsi così?
«Solo una cosa Maiko, non studiavi cucina? Come fai a non saper fare i cioccolatini?» chiedo entrando in casa per poi togliermi le scarpe.
«È una storia lunga Yui-chan, non sai quante volte ho provato a farlo. Ma viene sempre fuori una strana sostanza che non sa minimamente di cioccolato.»
«Come scusa?» chiedo camminando nella direzione della cucina.
Pessima scelta, Yuichiro.
La cucina era ridotta in condizioni indescrivibili e sul tavolo vi erano almeno dieci ciotole contenenti quello che in passato, doveva essere per forza cioccolato: una stranissima sostanza nera, liquida ed appiccicosa che emette un cattivo odore.
Davvero, quella cosa sconosciuta, l’ha creato lei con ingredienti commestibili?
«Maiko, quello sarebbe?» ed indicai le ciotole.
«I risultati di oggi… Per questo ti ho chiesto di venire, a differenza di te, non ho iniziato a cucinare dai tempi delle medie!»
«Capito capito, ma ora mettiamoci subito al lavoro. Voglio tornare a casa il più presto possibile.»
«Nessun problema, ti ospito io. Dopotutto vivo da sola e se non mi sbaglio, il tuo posto di lavoro si trova proprio qui vicino, no?» disse facendomi l’occhiolino.
Tiro un sospiro di rassegnazione e come da lei "ordinato", abbiamo iniziato a fare questi famosi cioccolatini di San Valentino.
Durante la preparazione ho chiesto chi sarebbe stato il fortunato a ricevere i suoi dolci, ma la ragazza ha voluto fare la misteriosa dicendo solamante che erano per una persona che conoscevo anch'io, cosa che non mi ha aiutato per niente.
Io e lei conosciamo tante persone in comune, fin dai tempi delle elementari, per questo il suo indizio mi è totalmente inutile.
Dopo numerosi tentativi, tra cui l'ennesima comparsa di quella sostanza sconosciuta, siamo riusciti a fare della vera cioccolata ed è stata un'impresa ardua equilibrare bene il gusto.
La ragazza mi ringraziò almeno una decina di volte dopo il risultato ben riuscito, che per gratitudine, mi ha dato la metà di quella quantità industriale con il pretesto di darli a qualcuno che mi piaceva.
Peccato che al momento, non so nemmeno dove sia quel qualcuno che mi piace.
Alla fine mi sono fermato a casa sua, che per la mia felicità, ho dormito comodamente sul divano.
Non so come ma sono riuscito a dormire durante la notte e il giorno dopo, riuscì perfino ad arrivare in anticipo sul posto di lavoro.
Proprio come temevo ieri, tutte le colleghe libere dell’agenzia si sono armate di cioccolatini per gli uomini a loro classificati “più belli”, ed erano così tanti che ben presto l’intero edificio iniziò a profumare di dolce.
Ad un certo punto della giornata ho perfino rischiato di vomitare per l’odore troppo forte, che sinceramente, stava facendo venire la nausea un po' a tutti.
Ecco perché ho sempre odiato questa festività, per non dimenticare i cioccolatini o le lettere che trovavo nel mio armadietto durante il periodo delle superiori, un'esperienza a dir poco terribile.
«Hanade, anche tu hai ricevuto dei cioccolatini?» mi chiede Saburo indicando la busta che avevo sulla scrivania, risvegliandomi dai miei pensieri.
«Ah no, quelli li ho fatti io.»
«Li sai fare? Pensavo che a San Valentino si dessero da fare solo le ragazze.»
«Ti sbagli, ho solo aiutato una mia amica a farli e questi... sono parte dei suoi ringraziamenti nei miei confronti.»
«Se lo dici tu.»
«E tu invece? Niente cioccolato?»
«I-Io? Niente… Cosa credi?» confessò prima di andarsene via.
Strano, eppure mi è parso in imbarazzo.
No, mi sarò sicuramente immaginato la cosa.
D'altronde non dovrebbe essere poi così strano se Saburo fosse fidanzato, in fondo è pur sempre un ragazzo popolare e sicuramente, deve aver ricevuto qualcosa.
Perfino io che sono arrivato da qualche giorno ne ho ricevuti due o tre, ma con una banale scusa di essere già impegnato, li ho rifiutati tutti.
Dato che non ho nessuna intenzione di iniziare una nuova relazione.
La mia idea principale era quella di regalare a qualcuno quello che mi ero portato dietro, ovvero i cioccolatini, ma sfortunatamente non sono riuscito a nel mio intento: tutti quanti erano sommersi da quella roba e nessuno ci pensò due volte prima di rifiutare.
Verso la sera tardi, la maggior parte degli impiegati se n'erano già andati ed io ero uno di quei pochi rimasti a causa del lavoro.
A questo punto, o mi costa finire tutto quel dolce da solo mettendo su qualche chilo, o semplicemente buttarlo via nella spazzatura.
La seconda opzione è senza dubbio quella più facile ma un po' mi dispiace...
In casi estremi li regalerò ad uno sconosciuto, pensai.
Ormai arreso della situazione, decido di andare alle macchinette per comprarmi qualcosa da bere e possibilmente fresco.
Inserisco la moneta da cento yen nella macchina e premo sul pulsante per una lattina di tè verde, l’unico disponibile che soddisfa i miei gusti, e nell’esatto istante in cui mi allontano per ritornare alla mia postazione, sentii rumore.
È stato un rumore strano, forse un tonfo, che mi è sembrato prevenire dal bagno dietro l’angolo.
Andai a controllare che fosse tutto nella norma ma quello che vidi, non era un fantasma o un elfo, bensì Saburo che si stava baciando con Isao.
È stato uno shock per me vedere quella scena, che per sbaglio ho fatto cadere la lattina dalla mia mano, rivelando in questo modo la mia presenza di troppo.
Questione di secondi che il castano notò la mia presenza, si staccò da Isao mentre sprofondava nell’imbarazzo più totale e mi si avvicinò, iniziando ad agitare le braccia in cerca di una scusa plausibile,
Che strano… questa cosa mi ricorda un po' il passato.
«Ha-Hanade! Ti sbagli, posso spiegare! Non è co-come sembra…!»
«Stai tranquillo, dopotutto anch’io avevo una storia come la tua. Non lo dirò a nessuno.»
Gli feci un lieve sorriso e me ne andai.
Ero sorpreso sì, di certo non mi sarei mai immaginato che quei due avessero una relazione, così diversi da poter stare insieme.
Sbaglio o gli opposti si attraggono?
Per un attimo, in loro ci ho visto io e lui e forse, questa diventerà la mia nuova angoscia; non sarebbe male se potessi ritornare a quei tempi, ritornare a sette anni fa e magari, fare qualcosa di più insieme.
Ma ciò sarebbe impossibile; ormai, è già tutto finito.
Tornai nella mia postazione con i soliti pensieri incerti e subito, qualcosa attirò la mia attenzione: non era un oggetto ma bensì un cambiamento, una strana ed insolita scomparsa.
Perché i cioccolatini, sono spariti?
Angolino di Ren-san:
Onestamente questo capitolo fa un po' pena ma okay, meglio non è uscito-
Magari un giorno lontano lo migliorerò...
Teoricamente questo dovrebbe essere lo speciale di San Valentino, ma dato che: uno, il mio protagonista è single; due, questo capito anche se corto, ha una certa importanza... e quindi, ho deciso di non renderlo come un extra ma bensì un punto di riferimento... decisivo? Forse.
E niente, felice San Valentino a tutte le coppie!
[Chi leggerà questo capitolo dopo il quattordici... spero che ti sia piaciuto il capitolo! /?/ (anche se fa schifo)]
Mentre chi è single come me, solo una cosa: infilatevi nel letto e state comodi fino alla fine~
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