... Toglie Ronald di torno
Hermione Granger trascorse il resto del pomeriggio lavorativo in uno stato di confusione che mal di sposava con la sua tipica razionalità.
Il motivo era solo uno: continuava a ripetersi le parole che le aveva detto Malfoy, prima di esser chiamato dal suo capo per andare nello Cheshire.
Si sentiva a disagio al pensiero che fosse bastato così poco per farla sentire tanto spaesata.
Pensava inoltre che, se Draco Malfoy le avesse detto qualcosa di simile durante il sesto anno, probabilmente non gli avrebbe creduto; avrebbe pensato che lo dicesse solo per convincerla a fare sesso o per "tenerla buona".
Eppure non erano più ad Hogwarts, non erano più i ragazzini che, dominati dagli ormoni, si incontravano nella Stanza delle Necessità, per esplorarsi e conoscersi da un punto di vista prettamente fisico.
Sia lei che Draco erano cresciuti in quei sei anni di lontananza, erano diventati adulti.
Lo scopo di Malfoy non poteva essere quello di riconquistarla, non quando lei aveva Ronald e lui aveva la Greengrass. O forse sì?
Cosa sperava di ottenere l'ex Serpeverde con quella confessione, di mandarla nella più totale confusione?
In tal caso, ci era riuscito.
Hermione non aveva mai trovato tra i suoi amici, qualcuno con cui condividere la passione per la lettura, soprattutto quando si trattava di romanzi babbani.
Ronald era già tanto se leggeva il trafiletto della Gazzetta del Profeta che parlava di Quidditch, Harry non era mai stato particolarmente interessato alla lettura in generale e Ginevra s'interessava solo di quelli che Hermione definiva "gli Harmony per le streghe e i maghi".
Anche tra i suoi colleghi di lavoro non era riuscita a trovarsi dei veri e propri amici, tranne Penelope, l'inguaribile pettegola.
Hermione non doveva quindi sorprendersi della calda sensazione, che sentiva all'altezza dello stomaco, al pensiero di poter condividere con Malfoy qualcosa che per lei era molto importante; così come non si sarebbe dovuta stupire dell'orgoglio, che provava all'idea di aver spinto Draco a rivalutare tutto quello che aveva dato per scontato un tempo.
Avrebbe dovuto indagare su quanto fosse realmente profondo il cambiamento di Malfoy, forse avrebbe dovuto invitarlo a prendere un altro tè uno di quei giorni e...
Hermione inorridì dei suoi stessi pensieri e cercò di tornare a dedicare maggiore attenzione al proprio lavoro.
I suoi pensieri stavano prendendo una piega pericolosa che non poteva permettersi, non in quel momento.
Era sbagliato approfittare della lontananza di Ronald e del periodo non proprio roseo che stava vivendo la loro storia d'amore, per pensare a un altro ragazzo, nello specifico il suo ex ragazzo, al quale non aveva mai veramente smesso di pensare.
Più avrebbe continuato ad analizzare il comportamento recente di Draco, il loro appuntamento di qualche giorno prima e la dolce impazienza che provava ogni mattina nel mettere piede in ufficio, più si sarebbe sentita in dovere di fare paragoni con quello che le faceva provare Ronald.
Hermione non voleva fare paragoni tra due relazioni completamente diverse tra loro, perché sapeva che sarebbe stato poco utile e deleterio.
Rimaneva però il fatto che stare con Ron non la faceva sentire particolarmente stimolata intellettualmente e culturalmente.
Da quando stava con quello che un tempo era stato uno dei suoi migliori amici, Hermione aveva proposto di assistere a delle mostre, andare a teatro, partecipare a qualche evento che non riguardasse il Quidditch e, ogni volta, Ronald aveva finto di stare male, aveva accampato scuse assurde oppure si era limitato a dirle che aveva già preso degli impegni, suggerendo le di andare da sola.
All'inizio della loro relazione Hermione non si era fatta problemi a partecipare senza di lui a simili avvenimenti culturali, preferendo arricchire le proprie conoscenze, piuttosto che passare pomeriggi a rinvangare vecchi ricordi e a litigare su quale fosse il ruolo più importante nel gioco del Quidditch.
Aveva smesso, quando si era resa conto, che il bello di partecipare a mostre e andare a teatro era quello di condividere le emozioni e i pensieri, che tali eventi suscitavano, peccato che Ronald si rivelasse sempre molto annoiato dai suoi racconti. Così Hermione, aveva finito coll'adagiarsi in una quotidianità monotona e sicura, in cui Ronald passava ore a studiare i casi che gli venivano assegnati in quanto Auror e lei, acciambellata sul divano, leggeva libri su libri, sognando vite diverse, avventure e amori impossibili.
Hermione si era talmente abituata a quella routine che l'idea di fare nuovamente qualcosa di diverso, come invitare Malfoy per un altro tè, durante il quale avrebbero potuto parlare di libri, le metteva addosso una strana agitazione.
Ronald si sarebbe arrabbiato se fosse venuto a sapere delle due orette scarse che aveva passato con Malfoy il martedì, dopo il lavoro? Si sarebbe ingelosito?
Forse no, forse si sarebbe limitato a guardarla come se fosse una pazza e basta; in fondo il suo ragazzo non sapeva nulla di quello che c'era stato tra lei e Draco il sesto anno, era improbabile che percepisse un ex Serpeverde come una minaccia.
Hermione aveva sempre pensato che il rapporto che aveva con Ron fosse perfetto, perché semplice e privo di limitazioni assurde.
Ronald non le aveva mai impedito di indossare un vestito perché geloso, Ronald non le aveva mai impedito di andare da sola a fare una passeggiata o a bere un caffè in un bar perché spaventata da quello che sarebbe potuto succedere; Ronald si fidava di lei e non aveva bisogno di nascondersi dietro a scuse patetiche per impedirle di essere libera e felice.
Allo stesso tempo però non sembrava mai particolarmente interessato al lavoro della propria ragazza o a quello che leggeva o a quello che pensava. Hermione sapeva che non lo faceva per cattiveria o perché considerava poco valide le sue opinioni, Ronald viveva semplicemente nel proprio mondo, dove si perdeva così spesso che a Hermione sembrava di essere più single che in una relazione.
Solo quando passavano del tempo con Harry e Ginny, la loro relazione sembrava essere reale.
Hermione aveva cominciato a sospettare che Ronald si sentisse in dovere, di fronte al loro migliore amico da una vita e a sua sorella, di dimostrare di essere un ragazzo premuroso, dolce e attento più del solito, anche se non avrebbe saputo dire perché.
Continuare a pensare a Ron la portò a chiedersi quando sarebbe tornato dalla missione da Auror, che aveva intrapreso con Harry ormai da dieci giorni.
Hermione ricordò quando, un annetto prima, lei e Ginny avevano dovuto aspettare un mese intero prima di rivedere i rispettivi ragazzi che, di ritorno da una pericolosa missione, avevano riportato poche cicatrici e un numero illimitato di racconti su quali avventure avessero dovuto affrontare in quei trenta giorni.
Ronald non aveva fatto altro che parlarle, per giorni e giorni, sempre della stessa battaglia, combattuta in Scozia con una giovane strega che diceva di essere la figlia di Voldemort.
Non era la prima volta che al suo ragazzo era capitato un caso simile, a quanto pareva erano molti i fanatici che ancora cercavano, in varie zone della Gran Bretagna, di riportare le idee malate del Signore Oscuro alla gloria di un tempo
Quando la giornata lavorativa terminò, Hermione si sentì spaesata per qualche minuto; ferma alla scrivania a guardare quella vuota di Malfoy e a chiedersi se avrebbe dovuto aspettarlo per salutarlo prima di tornare a casa.
Stupita e in parte inorridita dai suoi stessi pensieri si era alzata e aveva raccolto le proprie cose, decisa ad andare senza aspettare Draco.
Una volta agli ascensori, Hermione aveva incontrato poi il signor Quintt, che le aveva chiesto come andassero le cose nel suo nuovo ufficio e se i momentanei "coinquilini" la distraessero dal lavoro.
L'ex Grifondoro non faticò a mentire, dicendogli che andava tutto bene e che non aveva riscontrato alcun tipo di problema con gli Obliviatori. Quello che avrebbe dovuto dire, in realtà, era l'esatto opposto.
Mentre si dirigeva verso i camini, Hermione prese in considerazione l'idea di raggiungere Ginny per un pomeriggio meno solitario di quelli precedenti e, senza pensarci, invece di dire il proprio indirizzo di casa, usò la metropolvere per raggiungere l'appartamento dove Ginevra Weasley e Harry Potter convivano ormai da tempo.
In un primo momento provo un po' di senso di colpa a comparire nel salotto senza aver prima avvisato, ma si sentì subito meglio quando vide Ginny comparire di fronte a lei con un enorme sorriso in volto.
«Hermione, che bella sorpresa!», esclamò la rossa, gettando le braccia intorno al collo dell'amica: «Stavo giusto pensando di scriverti una lettera e chiederti se ti andava di passare del tempo assieme questa sera o domani... la casa mi sembra sempre troppo vuota quando Harry non c'è».
Hermione ricambiò l'abbraccio, sentendo il familiare profumo agrumato di Ginny, che la portò quasi alle lacrime. Avrebbe voluto raccontarle l'immensa confusione che la accompagnava da qualche giorno ormai, confusione che non faceva altro che aumentare, ma non era certa di essere pronta ad ammettere di aver avuto una relazione con Malfoy il sesto anno.
«Come vanno i preparativi per il matrimonio?», le chiese invece, mettendo da parte le lacrime e la confusione, decisa a passare un pomeriggio il più normale possibile.
«Vuoi davvero saperlo? Potrei parlare per ore», la avvertì, facendole gesto di sedersi sul divano di fronte al camino con lei.
La casa che entro pochi mesi sarebbe stata la dimora dei coniugi Potter, era molto grande e accogliente. Alte pareti bianche, ritratti di famiglia sulle pareti del salotto, foto babbane nella libreria accanto al camino, una sala da pranzo abbastanza grande da contenere l'intera famiglia Weasley, una cucina dotata di ogni comfort babbano o magico e tre ampie stanza da letto al piano superiore.
Ginny e Harry avevano comprato quella casa con i risparmi di una vita, che i defunti signori Potter avevano lasciato in eredità al figlio. Grazie ai cospicui stipendi che i due futuri sposi ricevevano ogni mese, non avevano mai avuto problemi a mantenere la casa e uno stile vita agiato.
«Ancora non ho trovato un abito da sposa, ci credi?», si lamentò Ginny, afferrando la pila di riviste che si trovavano accanto al camino, per posarla sul grembo di Hermione: «Ho sfogliato ogni catalogo di ogni atelier di abiti da sposa che ho trovato e ancora non ho visto un abito che mi faccia dire: "Sì, è lui!". Sto cominciando a perdere la speranza».
Hermione non poté non sorridere nell'udire il tono melodrammatico della propria amica e pensò subito alla conversazione che avevano avuto martedì lei e Draco e voltandosi verso Ginny le disse: «E se ti facessi fare un abito su misura?»
«Non ho intenzione di spendere tutti i galeoni del budget per un semplice abito, Herm».
«Certo che no, ma secondo me c'è un Atelier che non hai preso in considerazione», disse Hermione, posando le riviste sul tappeto ai suoi piedi.
«Ah si? Quale?»
«Zabini's Atelier», disse Hermione, con tono mortalmente serio per fare capire alla sua amica che non stava scherzando: «Ci sono entrata qualche giorno fa, casualmente, e non sono male i vestiti che disegna. Potrebbe anche farti uno sconto, dato che gli faresti una grande pubblicità, in quando giocatrice di punta delle Holyhead Harpies».
Ginevra iniziò a grattarsi pensierosa il mento, segno che stava genuinamente prendendo in considerazione le parole dell'amica: «Perché sei entrata nell'Atelier di Zabini?»
Hermione fece spallucce, nascondendo il disagio che provava, all'idea di non poter dire la completa verità a Ginevra, dietro a un sorriso tirato: «Ci sono passata davanti e gli abiti in vetrina mi hanno incuriosito, così sono entrata a dare un'occhiata. Zabini è ancora più particolare di quanto lo ricordassi ad Hogwarts».
Ginevra sorrise: «E immagino sia sempre tremendamente bello e arrogante».
Hermione sollevò un sopracciglio, osservando incuriosita la propria amica: «Devi dirmi qualcosa, Ginny?»
La rossa rise, gettando il capo all'indietro, le guance soffuse da un tenue rossore: «Avevo una cotta per lui, prima di mettermi con Dean Thomas. Niente di che».
Hermione sorrise: «Beh, potresti farti disegnare un abito su misura dalla tua cotta segreta, allora», disse, prendendo un po' in giro la propria amica, nascondendo dietro alla propria giocosità il disagio, che provava all'idea di non essere mai riuscita ad ammettere a Ginny della propria "cotta segreta".
«Perché no? Se dici che è bravo, tanto vale provare a parlarci. Ti va di fare un salto con me domani pomeriggio? Tanto io ho gli allenamenti con la squadra fino alle quattro, tempo che mi faccio una doccia... possiamo incontrarci di fronte all'Atelier per le cinque».
«Certo, vengo molto volentieri, magari ne approfitto per comprare il completo da lavoro che avevo adocchiato...»
Un rumore, simile allo strappo di un vestito, oltre alla porta d'ingresso fece voltare entrambe, preoccupate, verso l'origine del suono.
L'istante successivo una chiave veniva girata nella toppa e oltre il legno scuro della porta apparve il volto sorridente di Harry Potter.
Ginevra si lanciò tra le braccia del proprio fidanzato e Harry iniziò a tempestarla di baci.
«Sei tornato, mi sei mancato tanto», disse Ginny: «La barba mi fa il solletico», aggiunse, iniziando a ridere, mentre cercava di limitare i baci ricevuti.
«Ciao, Harry», disse Hermione, raggiungendo i due, per farsi scoccare un sonoro bacio sulla guancia e ricevere un caloroso sorriso da parte del suo migliore amico.
«Che bello vederti, Hermione. Ho lasciato Ronald poco fa a casa tua».
All'udire quella parole la ragazza sentì una fitta dolorosa al petto, che non riuscì in un primo momento a identificare, indecisa se fosse stata causata dal piacere o dalla vergogna.
Ron era tornato e lei continuava a pensare a Draco e alle poche parole che si erano detti.
Cosa c'era di sbagliato in lei?
«Allora se non vi dispiace, rubo un po' di metropolvere e vado ad accoglierlo», disse Hermione, avvicinandosi al camino.
«Fai pure», disse Harry, mentre Ginny aggiungeva: «Io e te ci vediamo domani, Herm, non te lo dimenticare!»
La ragazza sorrise ai suoi amici, rassicurò Ginevra e poi, presa una manciata di metropolvere entrò nel camino, diretta verso casa.
Nel salotto trovò ad aspettarla un imbronciato Grattastinchi, che come sempre muoveva nervosamente la coda e sembrava voler giudicare la propria padrona con quegli occhietti socchiusi.
«Ron?», chiamò Hermione, muovendo i pochi passi che la separavano dalla cucina, dove notò subito la rosa appassita che le aveva regalato il proprio ragazzo per il San Valentino appena passato.
«Ron?», provò a chiamare nuovamente, questa volta con tono più forte.
Solo quando fece l'intero giro della casa e non trovò nessuno, Hermione si sedette sul divano, indecisa sul da farsi.
Harry aveva detto di aver lasciato Ronald di fronte a casa sua prima di tornare da Ginevra, Ron aveva le chiavi, dove poteva essere andato?
In un primo momento Hermione pensò al peggio e controllò la strada fuori dalla porta di casa, rendendosi conto che no, non c'era alcun cadavere per strada.
Il secondo pensiero fu che Ronald fosse andato da sua madre per farle sapere che stava bene, ma accantonò subito quell'opzione, dato che la signora e il signor Weasley erano partiti la domenica prima per una vacanza di un paio di settimane in Brasile.
Successivamente Hermione iniziò a prendere in considerazione l'idea che Ronald potesse essere andato a comprarle una rosa, dei cioccolatini o a prenotare una cena romantica in qualche ristorante per festeggiare il suo ritorno.
Rassicurata da quel pensiero, Hermione diede da mangiare al suo gatto poi, acciambellata sul divano, riprese in mano "Il Maestro e Margherita", riprendendo dal capitolo su Ponzio Pilato, che non era riuscita a terminare, durante la pausa pranzo, quella mattina.
Si distrasse dalla lettura, tornando a pensare a Ronald, quando si fecero le sette e mezza di sera e di lui non aveva ottenuto ancora alcun tipo di notizia.
Fu in quel momento, mentre si rendeva conto che molto probabilmente non era in giro a comprarle un regalo o a organizzare un appuntamento romantico, che iniziò a chiedersi se per caso Ronald non avesse un'amante.
Non aveva mai pensato che Ron potesse tradirla; era troppo sincero e genuino per tenere nascosto un simile segreto senza stare male. Eppure il dubbio iniziò ad insinuarsi nella mente dell'ex Grifondoro.
Dopo una doccia, durante la quale Hermione aveva nascosto sotto il getto d'acqua le proprie lacrime, dovute all'insicurezza che provava in quel momento, mangiò alcuni avanzi che aveva recuperato dal frigo.
Stava per andare a letto, dopo aver passato numerosi minuti a interrogarsi se avesse mai notato comportamenti sospetti da parte di Ronald, che avrebbero potuto avvalorare la sua tesi sul tradimento, quando la porta d'ingresso si aprì.
Hermione si alzò dal divano, andando in contro al proprio ragazzo, con il volto paonazzo dalla rabbia e le mani strette a pugno.
Non gli diede neanche il tempo di salutarla, chiedendogli senza mezzi termini dove fosse stato.
«Herm, ma di cosa stai parlando?», chiese Ronald, posando a terra la borsa che si era portato dietro per la missione.
«Sono ore che ti aspetto. Ero da Ginny quando Harry è tornato, dicendomi che tu dovevi essere qua ad aspettarmi. Perché sei arrivato solo ora? Dove sei stato?»
Ron sembrò diventare più pallido del solito, mentre abbassava lo sguardo sul pavimento e si grattava la testa: «Non ti ho trovata a casa e ho pensato che avessi fatto tardi al lavoro, allora sono andato a bere una burrobirra con Dean e Seamus».
Hermione non temette che Ronald le stesse mentendo, non sarebbe stata la prima volta che il suo ragazzo preferiva passare del tempo con i suoi amici piuttosto che con lei.
«Avresti potuto avvertirmi, ho temuto che fossi morto!», disse Hermione, alzando la voce: «Ho pensato che fossi con un'altra».
Ron aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa: «Per chi mi hai preso, Herm? Perché mai dovrei tradirti?»
«Perché siamo come due calzini spaiati, Ron, e non andiamo bene insieme».
Nella stanza cadde un silenzio teso dopo quella parole, pronunciate con un filo di voce da una sconsolata Hermione Granger.
«Di cosa stai parlando 'Mione?», chiese il rosso, guardandola con gli occhi sbarrati.
«Sto parlando del fatto che non abbiamo interessi in comune, non riusciamo ad andare d'accordo per più di qualche ora, non riusciamo a sopportare l'uno la presenza dell'altra e finiamo sempre con organizzare uscite con Harry e Ginny, perché solo con loro riusciamo a fingere che vada tutto bene. Ma non va tutto bene, Ron».
«Mi stai lasciando?», chiese il ragazzo, muovendosi a disagio sui talloni, gli occhi fissi sul volto pieno di sofferenza di Hermione.
«Sì, ti sto lasciando».
Ron annuì, afferrando nuovamente il borsone che poco prima aveva appoggiato a terra, issandoselo a spalle: «È finita per davvero questa volta?»
Hermione si asciugò le lacrime che percorrevano il suo viso e annuì, nella sua mente il volto di Draco e nel petto la calda speranza che quella volta le cose sarebbero potute andare diversamente tra di loro: «Temo di sì».
«Siamo comunque amici, vero?», riuscì ad articolare Ronald, malgrado il groppo in gola e il pianto che non riusciva a contenere; quella volta sapeva che non avrebbero fatto pace, che quella rottura era quella definitiva. Avevano cercato di far funzionare per anni la loro relazione, ma era d'accordo con Hermione, non aveva più senso continuare a fingere che andasse tutto bene.
«Certo, Ronald. Io ci sarò sempre per te, per Harry e Ginny», disse Hermione, appoggiando la mano sulla spalla del rosso.
«Ci vediamo, allora: Ciao, Hermione», mormorò Ron, lasciando nella mano di Hermione la copia della chiave della porta d'ingresso, prima di percorrere il corridoio e uscire.
«A presto, Ronald», disse Hermione con un filo di voce, prima di trascinarsi fino al divano e, abbracciando il cuscino adagiato contro il bracciolo, scoppiare in un pianto pieno di rassegnazione e tristezza.
Eppure, malgrado Hermione si sentisse annientata in quel momento, sapeva di aver fatto la cosa giusta, per lei e per Ronald.
***
Buongiorno popolo di Wattpad!
Eccoci alla fine del capitolo.
Spero che la rottura di Hermione e Ronald non sembri troppo affrettata, anche perché è dall'inizio della storia, che ho lasciato intendere che, per quanto Hermione si aggrappi alla sua relazione con Ron, in realtà i due non sono propriamente compatibili e in questo capitolo ho mostrato ulteriori motivi per avvalorare questo concetto.
Spero abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!
Vi ricordo che la prossima settimana non penso di riuscire a pubblicare, dato che sarò in vacanza.
Per chi fosse interessato, mi può trovare su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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